997 resultados para Luiz Alfredo Garcia-Roza


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Hadron therapy is a promising technique to treat deep-seated tumors. For an accurate treatment planning, the energy deposition in the soft and hard human tissue must be well known. Water has been usually employed as a phantom of soft tissues, but other biomaterials, such as hydroxyapatite (HAp), used as bone substitute, are also relevant as a phantom for hard tissues. The stopping power of HAp for H+ and He+ beams has been studied experimentally and theoretically. The measurements have been done using the Rutherford backscattering technique in an energy range of 450-2000 keV for H+ and of 400-5000 keV for He+ projectiles. The theoretical calculations are based in the dielectric formulation together with the MELF-GOS (Mermin Energy-Loss Function – Generalized Oscillator Strengths) method [1] to describe the target excitation spectrum. A quite good agreement between the experimental data and the theoretical results has been found. The depth dose profile of H+ and He+ ion beams in HAp has been simulated by the SEICS (Simulation of Energetic Ions and Clusters through Solids) code [2], which incorporates the electronic stopping force due to the energy loss by collisions with the target electrons, including fluctuations due to the energy-loss straggling, the multiple elastic scattering with the target nuclei, with their corresponding nuclear energy loss, and the dynamical charge-exchange processes in the projectile charge state. The energy deposition by H+ and He+ as a function of the depth are compared, at several projectile energies, for HAp and liquid water, showing important differences.

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A low-energy new method based in a one-step synthesis at room temperature produces very small maghemite nanopar ticles. The fast neutralization reaction (co-precipitation) of a ferric solution (FeCl3 aqueous) in a basic medium (NH4OH concentrated) produces an intermediate phase, presumably two-line ferrihydrite, that in oxidizing conditions is transformed to maghemite nanopar ticles. That “primordial soup” is characterized by small atom arrangements that are the base for maghemite tiny crystals. The final product of the reaction was characterized by X-ray diffraction, high-resolution transmission electron microscopy, X-ray absorption fine structure, Mössbauer spectroscopy, and magnetometry.

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Organizado por la Facultad de Ciencias del Mar de la Universidad de Las Palmas de Gran Canaria

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Questa tesi di laurea comincia dallo studio delle modalità attraverso cui, nel secondo dopoguerra, si è deciso di gestire la ricostruzione all’interno del tessuto storico del capoluogo emiliano. Il fine è capire se le ricostruzioni si rapportano e si inseriscono all’interno del tessuto edilizio storico, alle sue caratteristiche e peculiarità, ricucendolo là dove la guerra l’aveva interrotto. Definiti quadro e contesto di riferimento, si sono delineati i protagonisti della ricostruzione bolognese. Primo tra tutti emerge Alfredo Barbacci, Soprintendente ai Monumenti dell’Emilia, il cui ruolo inevitabilmente lo fa entrare nel vivo della vicenda. In carica all’epoca della guerra (e dunque dei bombardamenti), è coinvolto fin dai primi momenti di pace nella gestione della ricostruzione. La sua militanza, a partire dagli anni Sessanta, nei confronti della tutela dell’ambiente costruito, quanto di quello naturale, ha spinto la ricerca ad indagare se, e in che modo, questa sua “militanza” abbia legami con la Ricostruzione bolognese, ed approdare infine a considerazioni più ampie sull’origine della frattura legislativo disciplinare tra tutela e gestione del paesaggio.

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Il Soprintendente Alfredo Barbacci fu uomo di poliedrica formazione, perito nell’uso di metodiche innovative di restauro ed esperto delle tecniche di ricomposizione delle forme architettoniche dei complessi monumentali, danneggiati dai bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Quel che, questo studio ha inteso indagare e comprendere, attraverso un approccio critico, sostanziato dalle carte d’archivio, è fondamentalmente il contributo, da egli ha offerto circa la valenza storica e architettonica del tessuto connettivo di base della città, da cui si originava - negli anni della sua attività - l’idea ancora inedita di un bene culturale e sociale nuovo: il centro storico tutto, con annessi monumenti, complessi architettonici nobili ed edilizia minore, di base. Dando avvio all’analisi sistematica delle teorie e della prassi di Alfredo Barbacci e alla lettura puntuale dei suoi scritti, sono stati razionalizzati il significato, le valenze e le implicazioni del termine edilizia minore all’interno del più ampio contesto del restauro dell’edilizia monumentale e alla luce degli elementi di tendenza, portati all’attenzione dal dibattito delle diverse scuole di pensiero sul restauro, a partire dai primi anni del sec. XX fino agli anni Settanta dello scorso secolo. Concretamente vi si evidenziano interessanti intuizioni e dichiarazioni, afferenti la necessità di un restauro del tipo integrato, da intendersi come strumento privilegiato di intervento sul tessuto nobile e meno nobile della città antica. Al termine della sua carriera, il contributo del Soprintendente Barbacci al dibattito scientifico si documenta da sé, nella compilazione a sua firma di quella parte della Relazione Franceschini, in cui si dava proposta di un corpo normativo alla necessità di guardare alla città storica come a un bene culturale e sociale, insistendo come al suo interno era d’uopo mantenere, nel corso di interventi restaurativi, un razionale equilibrio tra monumento ed edilizia minore già storicizzata e che non escludesse anche l’apparato paesaggistico di contorno.

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Nonostante l’importanza crescente degli scrittori latinos caraibici all’interno della letteratura nordamericana, le loro opere sono ancora poco conosciute in Italia. Lo scopo di questa tesi è di presentare il filone degli scrittori caraibici che scrivono e pubblicano negli Stati Uniti attraverso la traduzione di alcuni capitoli tratti dal romanzo How the García girls lost their accents della scrittrice newyorchese di origini dominicane Julia Álvarez. L’elaborato è diviso in cinque capitoli: il primo inizia fornendo una breve panoramica del contesto storico e letterario in cui si inseriscono gli autori latinos, per poi proseguire con la descrizione delle caratteristiche principali di questo filone; una breve parentesi verrà dedicata anche alla sua difficile collocazione letteraria. Nel secondo capitolo viene presentata l’autrice e la sua opera. Il terzo capitolo si focalizza sulla struttura e i temi principali del romanzo e su una descrizione più dettagliata dei capitoli scelti per la traduzione. Nel quarto capitolo vengono riportate le mie proposte di traduzione per quattro dei capitoli del romanzo. Infine, l’ultimo capitolo è composto da un’analisi dettagliata del processo di traduzione che include alcune riflessioni preliminari sul testo, la descrizione di alcune delle teorie più recenti dei Translation Studies e delle strategie messe in atto durante il processo di traduzione.

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In a sediment core from the Pacific sector of the Antarctic Zone (AZ) of the Southern Ocean, we report diatom-bound N isotope (δ15Ndb) records for total recoverable diatoms and two distinct diatom assemblages (pennate and centric rich). These data indicate tight coupling between the degree of nitrate consumption and Antarctic climate across the last two glacial cycles, with δ15Ndb (and thus the degree of nitrate consumption) increasing at each major Antarctic cooling event. Coupled with evidence from opal- and barium-based proxies for reduced export production during ice ages, the δ15Ndb increases point to ice age reductions in the supply of deep ocean-sourced nitrate to the AZ surface. The two diatom assemblages and species abundance data indicate that the δ15Ndb changes are not the result of changing species composition. The pennate and centric assemblage δ15Ndb records indicate similar changes but with a significant decline in their difference during peak ice ages. A tentative seasonality-based interpretation of the centric-to-pennate δ15Ndb difference suggests that late summer surface waters became nitrate free during the peak glacials.