950 resultados para Danza afro
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Il fulcro tematico e concettuale della tesi consiste nel rapporto complesso, paradossale e spesso anche controverso esistente fra il teatro e la performance (art) – e cioè il rapporto fra i concetti di “teatralità” e di “performatività”. L’attenzione è posta su quelle correnti nelle arti performative contemporanee che tendono allo scioglimento delle nozioni di genere, disciplina, tecnica e autorialità e che mettono in questione lo status stesso dell’opera performativa (lo spettacolo) in quanto prodotto esclusivamente estetico, cioè spettacolare. Vengono esaminate – prelevando rispettivamente dal campo del teatro, della danza e della performance art – le pratiche di Jerzy Grotowski e Thomas Richards, Jérôme Bel e Marina Abramović. Quello che accomuna queste pratiche ben diverse tra loro non è soltanto la problematica del rapporto fra teatralità e performatività ma soprattutto l’aspetto particolarmente radicale e assiduo (e anche paradossale) del loro doppio sforzo, che consiste nello spingere la propria disciplina oltre ogni confine prestabilito e nello stesso tempo nel cercare di ri-definire i suoi codici fondanti e lo statuto ontologico che la distinguerebbero dalle altre discipline performative. Sono esaminate anche diverse teorizzazioni della performance con particolare attenzione a quei contributi che mettono in luce (e in questione) il delicato rapporto fra il teatro e la performance (art) attraverso una (ri)concettualizzazione e comparazione dei termini di teatralità e di performatività. La tesi esamina l’evoluzione della comprensione di quel rapporto all’interno del campo teorico-storico e artistico che inizialmente riflette la tendenza a percepire il rapporto in termini di opposizione e addirittura esclusione per approdare col tempo a una visione più riconciliante e complementare. Le radicali pratiche contemporanee fra il teatro e la performance rappresentano forse una nuova forma-processo performativa specifica e autonoma – che potrebbe essere definita tout court “performance” – e con cui viene definitivamente superato il progetto teatrale modernista?
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La dissertazione è suddivisa in due capitoli più tre appendici. Nel I capitolo, Musica e dolore, si indagano i casi di metamusicalità in riferimento al dolore, che si intensificano in Euripide: si nota lo sviluppo di una riflessione sul ruolo della mousike rispetto al dolore, espressa attraverso un lessico medico e musicale. Si dimostra che in Euripide si pone il problema di quale scopo abbia la musica, se sia utile, e in quale forma lo sia. Nella prima produzione si teorizza una mousa del lamento come dolce o terapeutica per chi soffre. Molti personaggi, però, mostrano sfiducia nel potere curativo del lamento. Nell’ultima produzione si intensificano gli interrogativi sulla performance del canto, che si connotano come casi metamusicali e metateatrali. Nell’Elena, nell’Ipsipile e nelle Baccanti, E. sembra proporre una terapia ‘omeopatica’ del dolore attraverso la musica orgiastico-dionisiaca. Nel II capitolo, Natura e musica, si sceglie l’Ifigenia Taurica come esempio di mimetismo orchestico-musicale fondato – oltre che su casi di autoreferenzialità – su un immaginario naturale che, ‘facendo musica’, contribuisce all’espressività della choreia e della musica in scena. Si ipotizza inoltre un accompagnamento musicale mimetico rispetto ai suoni della natura e movimenti di danza lineari accanto a formazioni circolari, che sembrano richiamare la ‘doppia natura’ del ditirambo. L’Appendice I, Gli aggettivi poetici ξουθός e ξουθόπτερος: il loro significato e la loro potenzialità allusiva, affronta un caso particolare e problematico di ‘mimetismo lessicale’, innescato dal termine ξουθός e dal composto euripideo ξουθόπτερος. Si dimostra che l’aggettivo indica originariamente un movimento vibratorio, ma sviluppa anche un senso sonoro, ed è quindi un termine evocativo rispetto alla performance. Nell’Appendice II, Il lessico musicale in Euripide, è raccolto il lessico euripideo coreutico-musicale. Nell’Appendice III, La mousike nei drammi euripidei, sono raccolti i riferimenti alla mousike in ogni dramma.
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La dissertazione si articola attorno all’idea di tradizione e alla concettualizzazione di genere nella musica di villaggio dei Banyoro e dei Batooro dell’Uganda occidentale. Il lavoro si sviluppa nel complesso in tre parti principali. Nella prima si presentano le trasformazioni storiche intervenute nelle relazioni di genere dal periodo precoloniale al presente e si introduce la musica di villaggio delle popolazioni considerate, ponendola a confronto con la musica di corte e con quella religiosa. La seconda sezione è dedicata allo studio dei repertori vocali e di danza di villaggio, a partire dalla documentazione realizzata con informatori anziani: di queste musiche sono considerate le caratteristiche stilistiche ed è condotta un’analisi che mira a mettere in luce le idee di genere trasmesse attraverso questi repertori. L’ultima parte del lavoro prende in considerazione le trasformazioni intervenute nel panorama musicale ugandese nell’ultimo secolo, a partire dall’influenza di musiche esterne, dall’insegnamento della musica tradizionale nelle scuole e dall’istituzione di festival scolastici e di gruppi folklorici: diverse performance attuali di canti e di danza sotto sottoposte a studio analitico. Nel complesso, si rileva una generale rifunzionalizzazione di musiche e idee di genere che si rifanno al passato, ma hanno valore soprattutto per il recupero della cultura locale nel presente,connotato dal contesto multiculturale dell’Uganda contemporanea e dalle politiche, promosse dal Governo, che favoriscono l’emancipazione femminile.
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Con questa tesi intendo presentare la mia proposta di traduzione della sezione “École de danse” del sito internet www.operadeparis.fr. Considerato che il numero di pagine previsto per l’elaborato finale di una laurea triennale è estremamente ridotto, sono stata costretta a fare una selezione delle parti da tradurre. La traduzione dell’intero sito web, infatti, avrebbe richiesto una trattazione molto più lunga e dettagliata, in quanto le informazioni riportate e gli argomenti affrontati sono davvero innumerevoli. Pertanto, ho scelto di incentrare il mio lavoro su quelle che sono le mie passioni: da un lato il chiodo fisso per la danza, arte che pratico da quando ero bambina e che adesso insegno ai più piccoli; dall’altro, l’amore per la Francia e, più nello specifico, per Parigi. Di conseguenza, mi è sembrato doveroso rendere omaggio a Parigi e alla danza applicando le mie conoscenze linguistiche all’ambito traduttivo. La mia tesi si articola dunque come segue. Il primo capitolo si focalizza sul concetto di lingua speciale, grazie all’approfondimento personale di testi sulla didattica e sulla prassi della traduzione specializzata, con particolare attenzione alla lingua speciale della danza. Nel secondo capitolo, affronterò la particolare modalità di scrittura del web, sul quale si incentra la mia traduzione, che sarà presentata immediatamente a seguire, nel terzo capitolo. Al termine della mia proposta traduttiva, sarà possibile trovare tutti i miei commenti relativamente agli aspetti morfosintattici, lessicali e terminologici presenti nelle parti da me selezionate al fine della traduzione. Per concludere, qualche osservazione finale sulla stesura dell’intero elaborato finale e bibliografia e sitografia da me consultate a supporto del mio lavoro di ricerca.
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Questa ricerca vuole mostrare come l'abito di scena,in particolare nel mondo dello spettacolo moderno e contemporaneo, possa assumere una funzione anche scenografica, trasformandosi completamente o parzialmente in arredo scenico oppure completando elementi scenici.
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Seladin-1 (SELective Alzheimer's Disease INdicator-1) is an anti-apoptotic gene, which is down-regulated in brain regions affected by Alzheimer's disease (AD). In addition, seladin-1 catalyzes the conversion of desmosterol into cholesterol. Disruption of cholesterol homeostasis in neurons may increase cell susceptibility to toxic agents. Because the hippocampus and the subventricular zone, which are affected in AD, are the unique regions containing stem cells with neurogenic potential in the adult brain, it might be hypothesized that this multipotent cell compartment is the predominant source of seladin-1 in normal brain. In the present study, we isolated and characterized human mesenchymal stem cells (hMSC) as a model of cells with the ability to differentiate into neurons. hMSC were then differentiated toward a neuronal phenotype (hMSC-n). These cells were thoroughly characterized and proved to be neurons, as assessed by molecular and electrophysiological evaluation. Seladin-1 expression was determined and found to be significantly reduced in hMSC-n compared to undifferentiated cells. Accordingly, the total content of cholesterol was decreased after differentiation. These original results demonstrate for the first time that seladin-1 is abundantly expressed by stem cells and appear to suggest that reduced expression in AD might be due to an altered pool of multipotent cells.
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Primarily, this book is for students who want to know Beja. In addition, it contains useful information for linguists who want to know about Beja.
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The future of Brazilian children who have the protection offered by familial bonds is threatened by social inequities that force them to seek shelter and grow up in shelters. According to the Institute of Applied Economic Research, an estimated 20,000 children and adolescents are served by institutions. The majority of these children are afro-descendent males between the ages of seven and fifteen years old. Of those researched, 87.6% have families (58.2% receive visits from their families, 22.7% are rarely visited by their families and 5.8 are legally prohibited from contacting or being by their families). The percentage of children and adolescents “without families” or with “missing families” is 11.3%. There is no information available for 2% of the children and adolescents residing in shelters. The principle factors that necessitate the placement of Brazilian children in institutions that provide care and shelter include poverty (including children forced to work, sell drugs or beg, for example); domestic violence; chemical dependence of parents or guardians; homelessness; death or parents or guardian; imprisonment of their parents; and sexual abuse committed by their parents or guardians. The issue of abandoned children and adolescents and their care and shelter in the Brazilian context expresses a perverse violation of Child and Adolescent Rights.
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The protection and sustainable management of forest carbon stocks, particularly in the tropics, is a key factor in the mitigation of global change effects. However, our knowledge of how land use and elevation affect carbon stocks in tropical ecosystems is very limited. We compared aboveground biomass of trees, shrubs and herbs for eleven natural and human-influenced habitat types occurring over a wide elevation gradient (866–4550 m) at the world's highest solitary mountain, Mount Kilimanjaro. Thanks to the enormous elevation gradient, we covered important natural habitat types, e.g., savanna woodlands, montane rainforest and afro-alpine vegetation, as well as important land-use types such as maize fields, grasslands, traditional home gardens, coffee plantations and selectively logged forest. To assess tree and shrub biomass with pantropical allometric equations, we measured tree height, diameter at breast height and wood density and to assess herbaceous biomass, we sampled destructively. Among natural habitats, tree biomass was highest at intermediate elevation in the montane zone (340 Mg ha−1), shrub biomass declined linearly from 7 Mg ha−1 at 900 m to zero above 4000 m, and, inverse to tree biomass, herbaceous biomass was lower at mid-elevations (1 Mg ha−1) than in savannas (900 m, 3 Mg ha−1) or alpine vegetation (above 4000 m, 6 Mg ha−1). While the various land-use types dramatically decreased woody biomass at all elevations, though to various degrees, herbaceous biomass was typically increased. Our study highlights tropical montane forest biomass as important aboveground carbon stock and quantifies the extent of the strong aboveground biomass reductions by the major land-use types, common to East Africa. Further, it shows that elevation and land use differently affect different vegetation strata, and thus the matrix for other organisms.
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OBJECTIVE: To systematically review published literature to examine the complications associated with the use of misoprostol and compare these complications to those associated with other forms of abortion induction. ^ DATA SOURCES: Studies were identified through searches of medical literature databases including Medline (Ovid), PubMed (NLM), LILACS, sciELO, and AIM (AFRO), and review of references of relevant articles. ^ STUDY SELECTION AND METHODS: A descriptive systematic review that included studies reported in English and published before December 2012. Eligibility criteria included: misoprostol (with or without other methods) and any other method of abortion in a developing country, as well as quantitative data on the complication of each method. The following is information extracted from each study: author/year, country/city, study design/study sample, age range, setting of data collection, sample size, the method of abortion induction, the number of cases for each method, and the percentage of complications with each method. RESULTS: A total of 4 studies were identified (all in Latin America) describing post-abortion complications of misoprostol and other methods in countries where abortion is generally considered unsafe and/or illegal. The four studies reported on a range of complications including: bleeding, infection, incomplete abortion, intense pelvic pain, uterine perforation, headache, diarrhea, nausea, mechanical lesions, and systemic collapse. The most prevalent complications of misoprostol-induced abortion reported were: bleeding (7-82%), incomplete abortion (33-70%), and infection (0.8-67%). The prevalence of these complications reported from other abortion methods include: bleeding (16-25%), incomplete abortion (15-82%), and infection (13-50%). ^ CONCLUSION: The literature identified by this systematic review is inadequate for determining the complications of misoprostol used in unsafe settings. Abortion is considered an illicit behavior in these countries, therefore making it difficult to investigate the details needed to conduct a study on abortion complications. Given the differences between the reviewed studies as well as a variety of study limitations, it is not possible to draw firm conclusions about the rates of specific-abortion related complications.^
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Este trabajo analiza la danza del candombe montevideano con el objetivo de reconstruir un tipo de reflexividad que opera en el contexto de una perfomance festiva, caracterizada por situarse en un espacio-tiempo intermedio entre ritual y espectáculo y en donde lo corporal juega un rol principal. Con el término reflexividad corporizada se intenta caracterizar un tipo de reflexión transformadora de las subjetividades que no se da únicamente en la conciencia, sino en un sujeto “total”. A partir de un cruce entre la fenomenología y un análisis más estructural de las representaciones instituidas sobre las mujeres negras uruguayas, buscamos comprender la rearticulación significante en las prácticas y discursos, principalmente en la reformulación que la performance posibilita. Como acontecimiento liminar, que permite una apertura senso-perceptiva, la danza del candombe produce transformaciones subjetivas en los participantes, fundamentalmente porque estas experiencias involucran la participación corporal y un peculiar tipo de reflexividad que es corporizada.
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Esta investigación se propone analizar, en las instancias I y II de Francés del Profesorado de Arte con Orientación en Danzas Clásicas, el proceso de adquisición de la lengua francesa en lo referido a las estructuras morfo-sintácticas y contenidos léxicos propios de la especialidad de los alumnos. La necesidad de la enseñanza de esta lengua surge del hecho de que, por razones históricas y técnicas, el francés se utiliza internacionalmente para designar los pasos y figuras de la danza clásica. Pero, por otra parte, el aprendizaje de este idioma debe también facilitar el acceso a saberes específicos e información actualizada, articulándose en forma directa con los contenidos propios del campo disciplinar de los destinatarios del curso. Por lo tanto, la enseñanza del francés responde, según la demanda institucional, a criterios de utilidad instrumental, dado que los alumnos deberán emplear este vocabulario de especialidad, tanto en el código oral como en el código escrito, en su futuro desempeño profesional, y además necesitarán desarrollar habilidades y estrategias de lectura destinadas a posibilitar el acceso al contenido de documentos de carácter disciplinar redactados en la lengua estudiada. Se trata pues de un curso de francés con objetivos específicos (FOS), pero estos objetivos y los contenidos correspondientes difieren en gran medida de los de la asignatura Francés Instrumental, que se dicta en las carreras de grado de las universidades argentinas Por lo tanto, en este trabajo se procurará analizar los siguientes aspectos: adquisición y / o afianzamiento del vocabulario en francés relacionado con la especialidad, desarrollo de habilidades orales mediante la práctica de la pronunciación, la acentuación, la entonación y el ritmo propios de la lengua francesa, descubrimiento y adquisición de las estructuras y reglas generales y frecuentes de la lengua extranjera, adquisición de estrategias de lecto-comprensión de textos disciplinares redactados en francés, incluyendo las capacidades de inferir y de analizar el paratexto como factores de recuperación de conocimientos previos. Este análisis deberá conducir a un diagnostico de dicho proceso y a la propuesta de acciones que, ya sea que se circunscriban a la cátedra o que se extiendan al campo institucional o interinstitucional, tengan por finalidad optimizar la enseñanzaaprendizaje del francés con los objetivos específicos anteriormente señalados. TABLA DE MATERIAS
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A pesar de haber sido considerada tradicionalmente como la más "abstracta" y "autónoma" de todas las artes, la música participa activamente en la construcción, propagación y perpetuación de estereotipos de género y nacionalidad, condicionando nuestra percepción de lo femenino y lo masculino y nuestro sentido de pertenencia o alteridad respecto de una cultura determinada. El objeto de este trabajo es explorar esta problemática a partir del análisis de una obra en la que se articulan significativamente las construcciones de género y nacionalidad, las Tres danzas argentinas de Alberto Ginastera (1916-1983).
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En esta obra se interpreta la danza de una celebración cultural autóctona de la Provincia de Mendoza, la "Fiesta Nacional de la Vendimia", basada en el movimiento, en el color y la transparencia. Está organizado bajo una paleta de color cromático que refleja los claros y los oscuros de manera ordenada. La obra transmite el esplendor del trabajo de los mendocinos.
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La creciente participación de niños, jóvenes y adultos en el espacio público y privado de las ciudades, su presencia cada vez más generalizada en la práctica de disciplinas que involucran al cuerpo en movimiento pero realizadas por fuera de los marcos institucionales, revelan un escenario intrigante para la investigación en detalle de esas prácticas. Muchas de ellas involucran formas de la experiencia estética del movimiento, en escuelas de danza, de comedia musical, de expresión corporal, y otras que se encuadran en la mímica y las actividades circenses, los malabarismos, las destrezas de danza aérea, el clawn. Asimismo, muchas de ellas, se enseñan y se aprenden en el espacio público urbano, o bien en espacios institucionales que adquieren un carácter 'alternativo' en relación a su uso cotidiano: Escuelas y Colegios en horarios de contraturno, gimnasios, salones comunitarios, etc... Es necesario conocer el actual estado, describirlo y analizarlo, buceando especialmente en los modelos de organización interna de estas pequeñas agrupaciones o 'formaciones' (Williams) de personas que realizan actividades corporales con sentido 'estético' y/o 'recreativo y artístico', pero sin pretensiones de participación en espacios institucionalizados. A su vez, se considera necesario reconocer esta nueva conformación 'figuracional' (Elias N.), ya que permite identificar un nuevo escenario de relaciones sociales, reconocerlos como lugares de producción y reproducción de la cultura corporal. Es también, la posibilidad de construir un 'prisma' que permita leer críticamente los modelos didácticos de la Educación corporal en las instituciones