1000 resultados para Usos del suelo urbano peligrosos
Resumo:
Il presente lavoro si colloca in un ampio percorso che ha visto diversi studi interessati nella problematica del traffico urbano, e quindi delle congestioni stradali, il cui impatto nella qualità della vita nelle grandi città è diventato sempre più rilevante con il processo di urbanizzazione. Dalle prime ricerche compiute, risalenti alla prima metà del 900, e aventi come oggetto di studio la singola strada, il ricorso alla modellizzazione matematica di recente si è sviluppato in particolar modo per quel che concerne la rete urbana. Le problematiche che si incontrano affrontando il contesto delle reti urbane si possono riassumere sinteticamente innanzitutto nella mutevolezza del flusso del traffico nell'arco della giornata. In secondo luogo nell'esistenza di punti critici variabili nel corso del tempo. Incidentalmente può accadere che si verifichino eventi eccezionali dovuti tanto all'ambiente naturale, quanto sociale. Ogni modello nella sua natura riduzionista consente di prendere in esame alcune problematiche specifiche e la scelta di operare in modo selettivo risponde alla complessità del fenomeno. Con queste indicazioni di metodo si è pensato di concentrarsi sullo studio degli effetti delle fluttuazioni endogene dei flussi di traffico in una stradale di tipo Manhattan. Per modellizzare il traffico utilizzeremo un sistema dinamico, nel quale la velocità ottimale si basa sulla relazione del Diagramma Fondamentale postulato da Greenshields (1935).
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Si indaga il ruolo delle tecnologie verdi all'interno del contesto urbano, in particolare gli effetti delle infrastrutture verdi sulla regimazione idrica e l'isola di calore. Si sono implementati substrati estensivi alleggeriti sostenibili tramite materie secondarie, che costituiscono un vantaggio economico e strutturale, oltre che di riciclo di scarti da filiere produttive, mantenendo intatta la crescita delle piante
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Studio storiografico condotto su fonti archivistiche, filmiche e sulla stampa locale e specializzata che ricostruisce dettagliatamente l'ambiente cittadino d'inizio Novecento nel quale si sono diffusi i primi spettacoli cinematografici, determinandone le caratteristiche e tracciandone l'evoluzione fra 1896 e 1925. L'avvento della cinematografia è strettamente connesso a un processo di modernizzazione del volto urbano, degli stili di vita, delle idee e il cinema si salda a queste istanze di rinnovamento, con una precisa ricaduta sull'immagine della città e sull'esperienza dei suoi cittadini appartenenti alle diverse classi sociali.
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Oggetto del presente studio è il progetto di ricostruzione del centro urbano di Le Havre ad opera di Auguste Perret. Suo obiettivo è il riconoscimento di quell’idea di città posta a fondamento del progetto, per il quale ci si propone di indagare il senso e le grammatiche costitutive della sua forma. Quella di Le Havre costituisce una dimostrazione di come una forma urbana ancora compatta ed evocativa della città storica possa definirsi a partire dalle relazioni stabilite con gli elementi della geografia fisica. Nei suoi luoghi collettivi e monumentali, che rimandano chiaramente a una cultura dell’abitare che affonda le proprie radici nella più generale esperienza della costruzione della città francese, la città riconosce un valore formale e sceglie di rappresentare il proprio mondo civico dinanzi a quei grandi elementi della geografia fisica che costituiscono l’identità del luogo nel quale questa si colloca. Sembra infatti possibile affermare che gli spazi pubblici della città atlantica riconoscano e traducano nella forma della Place de l’Hôtel de Ville le ripide pendici della falesia del Bec-de-Caux, in quella della Porte Océane l’orizzonte lontano dell’Oceano, e nel Front-de-mer Sud l’altra riva dell’estuario della Senna. Questa relazione fondativa sembra essere conseguita anche attraverso la definizione di un’appropriata grammatica dello spazio urbano, la cui significatività è nel fondarsi sull’assunzione, allo stesso tempo, del valore dello spazio circoscritto e del valore dello spazio aperto. La riflessione sullo spazio urbano investe anche la costruzione dell’isolato, sottoposto a una necessaria rifondazione di forma e significato, allo scopo di rendere intellegibile le relazioni tra gli spazi finiti della città e quelli infiniti della natura. La definizione dell’identità dello spazio urbano, sembra fondarsi, in ultima analisi, sulle possibilità espressive delle forme della costruzione che, connotate come forme dell’architettura, definiscono il carattere dei tipi edilizi e dello spazio da questi costruito.
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Il castello di Coriano, in provincia di Rimini, per la sua complessità ci ha permesso di confrontarci con diversi temi, dal reinserimento del castello all’interno del contesto urbano alla conservazione e il restauro delle manufatto, dall’aspetto paesaggistico legato alle visuali, all'interazione della vegetazione con le strutture. L'evoluzione delle vicende storiche ha fatto sì che il ruolo del castello sia cambiato nel corso del tempo, attraversando una prima fase di forte importanza pubblica per poi essere rafforzato da opere difensive e infine subire un progressivo abbandono che lo ha privato della sua dimensione sociale, rendendolo un luogo isolato e privo d'identità. L'analisi del manufatto e del suo contesto storico e paesaggistico ha condotto ad un progetto di valorizzazione che mira a rendere nuovamente il castello fulcro di attività sociali e nuovo protagonista della realtà corianese, fornendone al tempo stesso una chiave di lettura.
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Riscrivere la storia di un luogo urbano, risolverlo sviluppando un sistema progettuale complesso, rende necessario cogliere le caratteristiche stesse del luogo, individuare le possibilità e le potenzialità strutturali che lo spazio offre e svelare rapporti talvolta sottesi. Il progetto ha origine dalle necessità e da esse trae forza: l’architettura ideata deriva direttamente dal confronto tra il luogo, la sua storia e le sue trasformazioni, e gli esempi, le architetture che conosciamo, quelle costruite e quelle soltanto disegnate. La risoluzione della Caserma Mameli, la restituzione del suo spazio alla grande città, l’auspicabile creazione di un nuovo nucleo di riferimento per la zona Milano Nord, porta a riflettere sull’importanza del riutilizzo urbano al fine di ottenere nuove unioni e sinergie all’interno del complesso schema della città del XXI secolo. La città contemporanea, in continua trasformazione, vive un’epoca di profondi cambiamenti: si intende progettare e pensare la città in maniera sostenibile, limitando l’impatto della nuova costruzione, favorendo il riutilizzo, urbano ed umano, sviluppando reti sempre più estese per la mobilità collettiva e cercando di limitare quanto più possibile la mera speculazione.
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"Non possiamo permettere l'utilizzo del [tessuto] urbano come strumento per la produzione di iniquità e trasferimenti, incapaci di vedere l'importanza e la difficoltà di creare uno spazio attivo che sia equo, ecologico ed economico" (Schafran, 2014). In un contesto di emergenza ambientale globale e considerando le problematiche degli insediamenti popolari sudamericani, la presente ricerca propone l’introduzione del concetto di sostenibilità urbana come fattore di miglioramento di un quartiere della periferia del Gran Santiago. Il caso studio è interessante in quanto la politica cilena si muove in direzione di maggiore consapevolezza per i temi ambientali, pur dovendo ancora risolvere problemi di segregazione e scarsa qualità nella “vivienda social”. La presente ricerca è quindi finalizzata ad individuare una matrice composta da linee guida di sostenibilità riferite alla scala di quartiere, come strategia per rispondere ai problemi socio-residenziali, oltre alle imperanti esigenze di maggiore sostenibilità ambientale. A tale scopo è necessario fare riferimento a sistemi di valutazione adeguati: analizzando quelli utilizzati in ambito nazionale e internazionale, si ricava una matrice di 106 linee guida, 16 criteri e 3 ambiti principali di interesse. È questo lo strumento utilizzato per la diagnosi del caso studio. In base alle criticità emerse e alle necessità dell’area emergono due strategie principali su cui si articola la proposta progettuale di riqualificazione del quartiere: implementare dotazioni di servizi e aree verdi e introdurre tecnologie e misure ecofriendy, col fine di generare identità e migliorare la qualità di vita nel quartiere.
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La ciudad en tanto espacio amplio, heterogéneo y densificado ocupa un lugar particular en el estudio de fenómenos sociales. La tensión entre procesos intrínsecos, marcados por la transformación histórica de la ciudad, y tendencias globales como gentrificación y segregación del espacio urbano crea una compleja dinámica multidimensional que no solo se manifiesta en el aspecto físico, sino también en el imaginario colectivo del espacio urbano. Desde esta perspectiva del espacio-ciudad entendido como construcción social (en el sentido de la «producción del espacio social» de Lefèbvre 1974), percibido, concebido y vivido por quienes habitan en él, sus experiencias compartidas y sus objetivos comunes (Johnstone 2004: 69), la lengua adquiere un papel fundamental como medio de expresión y reflejo de las identidades urbanas. La ciudad se convierte en texto, en semiótica espacial. Las variedades en el uso de la lengua se convierten en símbolos espaciales, valorados e interpretados por los hablantes a base de un proceso perceptivo-selectivo y de sus representaciones extralingüísticas. Sirven, consciente o inconscientemente, para posicionarse dentro de la jerarquía urbana, provocan actitudes lingüísticas positivas o negativas. Por lo tanto, como ya lo hizo constar Labov en los años setenta, los habitantes de los grandes metrópolis se definen mucho más por sus actitudes y perjuicios lingüísticos marcados y persistentes que por las variedades que objetivamente hablan. Por eso, la perspectiva subjetiva de los hablantes, es decir, su percepción del espacio y de las diferencias en el uso de la lengua se considera cada vez más importante. El objetivo de esta ponencia es presentar consideraciones teóricas y metodológicas para el análisis de la percepción lingüística en el espacio urbano desde un enfoque interdisciplinario, poniendo en discusión conceptos de la Sociolingüística y de la Geografía Humana, como por ejemplo el uso de mapas cognitivos como representaciones del imaginario social, sobre el modelo del Área Metropolitana de Buenos Aires, ciudad que, como es sabido, destaca por la identificación geográfica y la conciencia lingüística de sus habitantes.
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El cultivo del cacao en pequeña escala, sustento básico de muchas familias del Alto Beni, es afectado por los impactos del cambio climático. Para el desarrollo sostenible, es necesario que las fincas adquieran resiliencia: la capacidad de un sistema para reducir su sensibilidad hacia factores de estrés y perturbaciones, manteniendo su productividad, capacidad auto-organizativa, de aprendizaje y adaptación al cambio. Investigamos las diferencias en la resiliencia entre las fincas orgánicas y no orgánicas de cacao, y los rasgos significativos que inciden en la resiliencia socio-ecológica de los sistemas agrícolas del cacao. Definimos indicadores de resiliencia con expertos locales y productores durante un taller y con grupos focales. Los indicadores de la capacidad de amortiguación fueron: materia orgánica de los suelos, densidad aparente del suelo, e infestación con Moniliophthora perniciosa, diversidad arbórea, diversidad de cultivos, hormigas y fuentes de ingresos de las familias productoras. Los indicadores de auto-organización fueron: afiliación a organizaciones productoras, nivel de subsistencia, rendimientos de cacao e ingreso familiar anual. La capacidad de adaptación se evaluó indagando la cantidad de capacitaciones en que participaron las familias y la cantidad de fuentes de información que poseían. Entrevistamos 52 hogares: 30 orgánicos, 22 no orgánicos. Las fincas orgánicas en el área eran más diversificadas y rendían más. El ingreso familiar anual de las fincas orgánicas era sustancialmente mayor al de las no orgánicas. Probablemente el mayor rendimiento se debió principalmente a que los productores orgánicos participaron en más capacitaciones debido a su pertenencia a las organizaciones locales. Concluimos que las organizaciones locales de agricultura orgánica contribuyeron a crear resiliencia proporcionando servicios de extensión mediante el establecimiento de parcelas, creación de capacidades y seguros sociales
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Este proyecto es una continuidad de investigaciones previas centradas en el análisis comunicacional y sociocultural de actuales procesos de reurbanización de la ciudad de Posadas. Para ello, se prioriza una perspectiva relacional/sociocultural y política y se recurre a aportes teórico-metodológicos de varias disciplinas, en particular de la Comunicación Social, la Semiótica, el Análisis del Discurso, la Sociología y la Antropología Social. Se busca en esta instancia abordar la dimensión simbólica de una dinámica urbana - en este caso de una ciudad como Posadas-, en correlación con un orden urbano emergente y hegemónico que viene generando modificaciones profundas en su configuración (tanto en su trazado como en su trama social). Partimos para ello de los efectos de sentido de divisiones del espacio urbano posibilitadas por la reurbanización que habilitan nuevas oposiciones entre sus habitantes; promueven ciertos flujos y prácticas de espacio, pero también exclusiones y “refuerzos de fronteras” (territoriales, sociales, simbólicas); acorde con “un discurso de lo urbano” y con políticas de espacio que buscan instituir un “modelo de ciudad” y por ende un modo de concebir /habitar/convivir en la ciudad profundamente signado por el mercado. De allí que se busque focalizar el análisis en producciones discursivas y prácticas sociales vinculadas por un lado con espacios de alta densidad de la ciudad (“la costa” y “el centro”); y por otro con disputas –pasadas y presentes- por el suelo urbano y el espacio público; como un modo posible más de aproximación a la conflictividad de las sociedades contemporáneas.
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A través del presente proyecto se pretende describir: a) la incidencia de personas discapacitadas y enfermas en familias tabacaleras que trabajan con agrotóxicos (determinando cantidad de discapacitados y enfermos entre familias tabacaleras, Su ubicación y distribución geográfica en el Municipio de San Vicente, Departamento Guaraní, Provincia de Misiones); b) las características de la vida cotidiana, sus posibilidades para cubrir las demandas de educación y atención de sus integrantes, particularmente, de aquellos categorizados como discapacitados o enfermos y, c) modos en que las familias tabacaleras interpretan la relación de los problemas de enfermedad y discapacidad con sus condiciones de vida y el trabajo agrícola con agrotóxicos. A través de la categoría calidad de vida de las familias tabacaleras, identificar y describir el potencial de estas unidades para articular con la sociedad local los distintos elementos de atención (educación, asesoramiento, medica-sanitaria, rehabilitación socio-psicofísica, cobertura de beneficios legales, económicos y sociales) que permitan a las personas enfermas y/o discapacitadas alcanzar el máximo de sus potencialidades y autovalimiento en relación con los ciclos vitales de la familia. Con la participación de profesionales de la medicina y del medio ambiente se indagará entre los productores sobre el posible impacto de los agrotóxicos en aquellos aspectos relacionados a la calidad del suelo de dicado a la producción de alimentos y de la agua para beber.
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Introducción: El ambientalismo en la provincia ha convertido a la expansión de la frontera agrícola, representada por pequeños productores rurales mucho de ellos sin tierra, en los principales responsables de la degradación del principal ambiente a conservar: la Selva Misionera. La conversión o transformación de la selva con fines agrícolas que llevan a cabo los agricultores, a través principalmente de la técnica de tumba y quema, es considerada la principal causa de desaparición de la selva. En este trabajo se toma el caso de Colonia Pepirí, una pequeña comunidad de productores rurales que están asentados desde hace varios años dentro de los limites de Reserva de Biosfera Yabotí, una de las mas importantes áreas de conservación de la provincia. Esta colonia esta asentada sobre dos grandes lotes de propiedad privada en los que se realiza explotación de madera nativa. Si bien, en los últimos años se ha aceptado su presencia continúan las restricciones sobre muchas de las actividades que realizan. Con este trabajo de investigación se intentó ver la evolución en la ocupación del espacio, las características generales de esta ocupación y la utilización del ambiente natural. La intención era describir las principales características de la utilización de los recursos en esta colonia particular. Por tratarse de un área de conservación, en el cual un elemento crítico es la conservación de la selva. Se tomo especial consideración del uso del ambiente y sus recursos, así como los efectos producidos por las actividades agrícolas ganaderas sobre el monte. El presente trabajo esta organizado para su presentación en cuatro capítulos, el primero trata sobre los fundamentos de la política ambiental en la provincia y breve análisis de la misma basándome en algunas reflexiones teóricas dentro de la antropología. Un segundo capítulo que presenta una reseña de la Reserva de Biosfera Yabotí. En el tercer capitulo una caracterización de la Colonia Pepirí. Y un cuarto y ultimo donde se plantea los principales usos del espacio. Se incluyen además unos breves comentarios a modo de conclusión.
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Más allá del planteo urbano inicial, las características de una ciudad están dadas por el uso, la apropiación y el sentido de pertenencia de sus habitantes. Los rastros del pasado están a veces también en la toponimia. Artículo aceptado y publicado en revista especifica de arquitectura, urbanismo y diseño del diario Clarín de Buenos Aires
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La creciente demanda, en los últimos años, a nivel mundial y nacional de los productos deshidratados hace que esta actividad se perfile como promisoria en la región cuyana. Prácticamente el 100 % de la deshidratación de cebolla (Allium cepa L.) del país se realiza en Mendoza, habiendose hecho sólo producciones aisladas y de escaso volúmen en otras plantas del país. Las estimaciones preveen que se seguirá abasteciendo el mercado local y se incrementaránlas exportaciones de cebolla deshidratada. El objetivo general del presente trabajo fue establecer la influencia de la fertilización y el riego sobre la productividad y calidad de un cultivar mejorado de cebolla de importancia económica para la industria del deshidratado. En el Campo Experimental del INTA La Consulta se llevaron a cabo durante los años 1994-´95 y 1995-´96, dos ciclos de ensayos, con una línea de cebolla para deshidratar derivada del cultivar Southport White Globe. El suelo es de origen aluvial, profundo y de textura franca (Torrifluvente típico). Se determinaron los principales parámetros físicos, químicos e hídricos de la fracción fina del suelo. Para determinar el efecto de la fertilización sobre componentes de crecimiento y calidad y estudiar la variación de la concentración y ritmo de absorción de nutrimentos se ensayaron diferentes tratamientos. En el primer ciclo se ensayaron nueve tratamientos con tres niveles de N (0, 100, 200 kg N ha-1 ) aplicado como urea y tres niveles de P (0, 30, 60 kg P ha-1 ) como superfosfato. En el segundo ciclo se probaron ocho tratamientos con los siguientes niveles de N, P y K, respectivamente: (0 y 100 kg N ha-1), (0 y 40 kg P ha-1) y (0 y 60 kg K ha-1), éste último como sulfato de potasio. Para evaluar el efecto de diferentes regímenes de riego al final del ciclo de cultivo sobre la produccción cuantitativa y cualitativa de cebolla para la industria del deshidratado se programaron cortes anticipados de riegos, según diferentes fechas anteriores a la cosecha. Estas fueron para el primero y segundo ciclo de ensayo, respectivamente: (33, 27, 21, 8) y (21,14, 7) días anteriores a la fecha de cosecha estimada. Las principales conclusiones fueron: A) Con respecto a la fertilización: i) En todos los casos, e independientemente del tratamiento ensayado el mayor incremento relativo de sustancia seca aérea se evidencia durante la II fase de viii desarrollo que tiene lugar entre los primeros días de noviembre y mediados de diciembre ii) En dicha II fase se comienzan a manifestar incrementos absolutos de peso seco aéreo y área foliar atribuibles a la fertilización iii) También en todos los tratamientos se verifica que al finalizar la II fase el peso de los bulbos alcanza el 20 % de su peso de cosecha. En ese momento, los valores determinados para el porcentaje de sólidos totales (% ST) oscilan entre 13 % y 14 % iv) La mayor tasa de crecimiento del bulbo se constató en la III fase en la que se logra el 80% restante de su peso final v) En la III fase el % ST del bulbo sigue en aumento hasta casi el momento de cosecha y alcanzó valores promedios de 20 % y 21 %. La fertilización con diferentes dosis de N, P y K no influyó en el contenido de materia seca de los bulbos aunque sí lo hizo positivamente sobre su peso fresco vi) Los máximos rendimientos de bulbos (37.3 Mg ha-1) y de materia seca (7.92 Mg ha-1) se obtuvieron, en el segundo ciclo de ensayo, con las dosis de 100 kg N ha-1 y 40 kg P ha-1 vii) Los parámetros tisulares aéreos de valor diagnóstico asociados a máximosrendimientos, y al final de la II fase, correspondieron a una Alimentación Global (N, P, K) de 4.96 g % g s. seca y concentraciones de N, P y K respectivamente de: 2.56 g %, 0.22 g % y 2.18 g %. En cuanto a los tenores de Ca y Mg los porcentajes respectivos fueron: 2.10 g % y 0.16 g %. Los valores medios de equilibrios nutricionales fueron: N - P - K: 52 % - 4% - 44%. Con respecto a los micronutrimentos sus concentraciones fueron, en mg kg-1, Fe: 400, Zn: 55, Mn: 35 y Cu:19 y los valores de equilibrios nutricionales : 78.5 % - 11 % - 7 % - 3.5 %, respectivamente viii) La extracción total efectuada por el cultivo para esas máximas producciones, en kg ha-1, de N - P - K - Ca - Mg fueron: 214 - 40 -187 - 184 -19 B) Con respecto a los regímenes de riego: i) El rendimiento máximo obtenido -38.9 Mg ha-1- en el ensayo de cortes anticipados de riego correspondió al tratamiento R7 del ciclo 1995-‘96 ii) El mismo perteneció al tratamiento, que además de la fertilización básica con 100 kg N ha-1, aseguró durante los meses de noviembre, diciembre y enero, ix hasta siete días antes de cosecha, una humedad edáfica mínima (umbral de riego) correspondiente al 50 % del agua disponible. Este tratamiento se caracterizó por un total de 18 riegos y una incorporación de agua de 6120 m3 ha-1. iii) Los rendimientos totales de materia seca fueron afectados detrimentalmente por los otros regímenes de riego de cortes más anticipados iv) Se constató una relación lineal positiva altamente ignificativa entre el rendimiento y la lámina total de agua aplicada al cultivo.
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En el presente trabajo se propone y desarrolla una herramienta de "Gestión del riesgo de contaminación del recurso hídrico", inspirada en métodos comúnmente utilizados en las evaluaciones de impacto ambiental tales como la Matriz de importancia y la Evaluación de riesgo. Dicha herramienta se aplica en el oasis del río Tunuyán Inferior, cuya cuenca se localiza en el sector E de la Cordillera de Los Andes, provincia de Mendoza, Argentina. El método propuesto consiste en la determinación, en cada Unidad de Manejo (UM)3 de: 1. la vulnerabilidad del territorio; 2. la peligrosidad del efluente; 3. las clases de riesgo; 4. el índice prioridad de manejo del riesgo, variables que luego se traducen cartográficamente. Las bases de datos generadas pueden ser analizadas desde distintos enfoques y, a su vez, actualizadas a medida que se van profundizando los conocimientos acerca de los atributos que hacen a la peligrosidad del vertido (ej.: tipo de efluente, tiempo, caudal y lugar de descarga) y a la vulnerabilidad de la UM (ej.: tipo de acuífero, profundidad de nivel freático, permeabilidad del terreno, calidad del suelo, etc.). Esta herramienta de gestión genera un diagnóstico dinámico de la situación, ya que puede ser perfeccionado a través de la investigación de las variables que intervienen en el proceso de contaminación del agua por efluentes. Además, es una herramienta práctica porque jerarquiza las prioridades de gestión, de acuerdo con un orden de aplicación gradual de medidas de manejo del riesgo de contaminación. Teniendo en cuenta la tendencia mundial de reducción de glaciares por efecto del calentamiento global y su impacto negativo en los caudales de los ríos, es indispensable y urgente establecer prioridades de gestión para preservar la calidad del recurso hídrico.