879 resultados para Lingua dei Segni, Arte, Integrazione, Teatro, Corpo


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Lo scopo di questa tesi è mettere a confronto due tecniche di sottotitolaggio presenti sul mercato, sottotitolando uno spezzone del film “This is England”. Il primo approccio è il sottotitolaggio tradizionale, ovvero la creazione di sottotitoli in una data lingua a partire dall’audio e dallo script nella lingua dei dialoghi originali. Il secondo metodo è il pivot subtitling, che consiste nella creazione di sottotitoli in una determinata lingua a partire da sottotitoli esistenti in una lingua diversa da quella dei dialoghi originali. Questa tesi nasce dalla curiosità di sperimentare personalmente le due tecniche e formare una mia opinione critica al riguardo. Così è seguita la scelta di un film. Il film “This is England”, di difficile comprensione a causa di accenti particolarmente marcati di alcuni protagonisti, della densità di alcuni dialoghi e dei riferimenti culturali alla sottocultura inglese skinhead nata a fine anni ‘60. La parte principale del lavoro è stata la creazione dei sottotitoli. Nel primo capitolo introdurrò il film, spiegherò la prima fase del lavoro, ovvero come ho svolto il processo del sottotitolaggio tradizionale, successivamente seguiranno nozioni sui pivot subtitles e il secondo processo di creazione di quelli italiani. Il secondo capitolo spiegherà il concetto di qualità dei sottotitoli. Successivamente seguiranno i commenti ai sottotitoli: si tratterà di mettere a confronto i sottotitoli ottenuti con le due diverse tecniche per la medesima battuta o scena. Per finire analizzerò le differenze che emergono dalle due tecniche, l’impatto sul pubblico, i vantaggi e gli svantaggi di ognuna e i motivi per cui una viene utilizzata più dell’altra. Queste considerazioni serviranno per dare una risposta alla questione della tesi: in cosa consiste la differenza fra le due tecniche? Sono accettabili entrambi i risultati seppur diversi?

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Half-title: Opere su Dante del reverendissimo D. Marco Giovanni Ponta ...

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Este estágio permitiu-me reflectir sobre questões fundamentais para a minha formação em Dramaturgia e Encenação. A capacidade de trabalho e coordenação requeridas a um encenador tomaram-se preocupações concretas no meu trabalho. Ter a noção de todos os elementos a ter em conta para criar um espectáculo permitiu-me compreender a importância individual de cada um, bem como a minúcia da harmonização entre eles. Esta viagem começa na origem e compreensão do texto, passando pela análise do trabalho do encenador, e culminando na observação da evolução do meu trabalho. Executar o que até agora apenas conhecia das linhas escritas por Peter Brook, Artaud, Stanislavki, António Damásio e Erving Goffman, entre outros, significa levantar um véu e ver com os meus olhos as texturas que compõem a arte do Teatro. ABSTRACT: This training period opened the field for broader reflection on fundamental issues related to Dramatology and Staging Techniques. The skills acquired, the coordination, and the endurance demanded from a stage director showed the actual dimension of the whole that one must consider when creating a show. namely. by understanding the importance of each and every individual on stage as well as the difficult minute details necessary to develop a sense of harmony with different parts. My voyage starts with the work, ending with the criticism of my own work. With practical staging experience - unveiling the most significant textures in the art of Theatre - I fully realized the writing of authors such as Brook. Artaud. Stanislavski, Damacio and Goffman.

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La ricerca impostata considera campi disciplinari specifici e distinti, verso la loro integrazione, mirando a produrre un avanzamento relativo alla scienza della voce attraverso la pratica e lo studio della sua applicazione in campo artistico. A partire dall’analisi delle teorie novecentesche relative alla fonazione nel mondo della scena (Antonin Artaud, Stanislavskij e altri) per giungere alle acquisizioni prodotte dalle terapie corporee e vocali (Tomatis, Lowen, Wilfart in particolare), Marco Galignano ha sviluppato un percorso originale che è passato inoltre attraverso lo studio della pratica di una serie di artisti contemporanei (tra cui Baliani, Belli, Bergonzoni, Jodorowski, Hera, Lucenti e Manfredini) e di pedagoghi e terapeuti (da Serge Wilfart al maestro Paolo Zedda). Galignano ha inoltre riferito, nel suo lavoro, gli esiti della sua personale esperienza di formatore, sviluppata a Bologna all’interno di diversi Dipartimenti dell’Università Alma Mater, del Conservatorio di Musica G.B. Martini, dell’Accademia di Belle Arti e del Teatro Duse in particolare. L’obiettivo della tesi è dunque quello di fondare le basi teoriche per una rinnovata pedagogia vocale, a partire dalla possibile riscoperta del suono naturale fino a giungere alle potenzialità terapeutiche ed artistiche del linguaggio. Gli obiettivi di questo lavoro contemplano l’istituzione di una nuova modalità pedagogica, la sua diffusione attraverso una presentazione opportunamente composta e la sua inscrizione in diverse occorrenze artistiche e professionali. Molte le personalità di spicco del panorama internazionale della scienza e dell’arte della voce che hanno contribuito, negli anni, alla presente ricerca: Francesca Della Monica, insegnante di canto e performer, Tiziana Fuschini, logopedista, Franco Fussi, foniatra, Silvia Magnani, foniatra ed esperta di teatro, Gianpaolo Mignardi, logopedista, Dimitri Pasquali, pedagogo, Livio Presutti, medico chirurgo otorinolaringoiatra, Simonetta Selva, medico dello sport, Serge Wilfart, terapeuta della voce, Paolo Zedda, professore di canto in diverse realtà e Maestro di dizione al Conservatorio Nazionale di Parigi, e molti altri, oltre agli artisti citati in fondo, con le loro ricerche hanno contribuito direttamente alla redazione dell’elaborato finale, che mira a fondare le basi di una rinnovata pedagogia vocale per il teatro in Italia. La ricerca vuole infatti colmare in parte la penuria di apporti scientifici specificamente rivolti alla formazione vocale dell’attore teatrale. II lavoro vorrebbe inoltre raccogliere l’eredita di quei teorici, maestri e registi-pedagoghi che nel Novecento hanno posto le basi per la formazione dell’attore, e al tempo stesso prolungare la linea genealogica che da Stanislavskji trascorre in Grotowski, senza escludere esperienze fondate su presupposti alternativi alla formazione del repertorio vocale del performer: psicofisicità, terapie olistiche, fisica quantistica. Come accennato, una parte della ricerca è stata condotta in collaborazione col Prof. Franco Fussi, correlatore, e grazie al lavoro di redazione nel gruppo della rivista Culture Teatrali, diretto da Marco De Marinis, relatore. II percorso ha inteso infatti sviluppare alcune delle linee di ricerca aperte da Fussi virandole verso lo specifico dell’attività e del training vocale dell’attore, e ha avuto una tappa di verifica rilevante nel Convegno Internazionale di Foniatria e Logopedia “La Voce Artistica” di cui Fussi è direttore, a cui Galignano ha partecipato in veste di relatore. 1. II concetto guida del lavoro di Galignano risiede nell’idea di vibrazione e nel rapporto che questa intrattiene col suono. Il suono, per l’essere umano, costituisce la base materiale della fonazione, del linguaggio codificato comunitariamente così come dei particolari idioletti in continua evoluzione, basi della comunicazione verbale e paraverbale. Il linguaggio umano è costituito principalmente da sonorità vocale e da articolazione consonantica (rumori), e cioè composto di suoni armonici e di rumori prodotti da apparati articolari del corpo che risultano efficaci solo se integrati nel corpo da cui originano. A partire da un tentativo di definizione di salute corporea e di equilibrio psicofisico, attraverso l’analisi della rigenerazione cellulare e delle dinamiche comportamentali, Galignano definisce scientificamente la lingua parlata come emersione di codici comunicativi che originano da una schematizzazione del mondo intimo-personale del soggetto e si fondano su memorie molecolari, sull’attitudine comportamentale abituale, tra spontaneità, automatismi e capacità episodica di attenzione psicofisica. Ciò costituisce, per Galignano, la “risonanza olistica” alla base dell’efficacia comunicativa in sede pedagogica. L’argomento, che verrà sviluppato per la presentazione editoriale dell’elaborato e di cui la tesi di dottorato è solo una prima tappa in fieri, è stato sviscerato anche sulla base di nozioni di fisica classica e di fisica quantistica. Ciò senza dimenticare gli studi approfonditi sulla vocalità in ambito filosofico, da Bologna a Cavarero, da Napolitano a Zumthor. La tesi è composta attraverso una progressione che, a partire da una dichiarazione di poetica, trascorre poi verso l’analisi della fisiologia e della psicologia della voce, per approdare a una zona di approfondimento scientifico, teorico ed empirico, di una serie di metodi d’avanguardia di abilitazione e riabilitazione. In ultimo, come appendice, vengono riferiti i risultati del percorso laboratoriale condotto nel corso degli anni del dottorato di ricerca. Le esperienze sul campo maturate nell’ambito dell’attività pedagogica e laboratoriale si sono inoltre sviluppate a partire da un Progetto Strategico d’Ateneo dell’Università di Bologna intitolato “La Voce nel Corpo. La Recitazione e il Movimento Coreografico”, di cui Marco Galignano è responsabile scientifico. Un tempo specifico della tesi di dottorato è dunque composto a partire dai risultati maturati attraverso le varie azioni, laboratoriali e artistiche, che fin qui il progetto “La Voce nel Corpo” ha prodotto. In definitiva, attraverso il tessuto composto da esperienze pedagogiche, pratica artistica e ricerca scientifica, la tesi di dottorato di Galignano, work in progress, mira a comporre un sistema integrato, teorico-pratico, per l’insegnamento e la trasmissione di una specifica tecnica vocale calata nella pratica attoriale, ma utile a fini ulteriori, da quello riabilitativo fino alle tecniche di cura del sé su cui s’e appuntata la riflessione filosofica erede della teoresi artaudiana. La parte conclusiva della ricerca riguarda i suoi possibili futuri sviluppi, specifici, impostati attraverso la collaborazione, attuale, passata o in divenire, con artisti quali Marco Baliani, Matteo Belli, Alessandro Bergonzoni, Albert Hera, Michela Lucenti, Danio Manfredini e altri a cui Marco Galignano è particolarmente riconoscente.

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I propose with this paper a reflection on the experiences contained in the creation of the body- in-art (FERRACINI, 2006a, b) that originated the show Rosmaninhos... This process was developed within the coletivo UZUME teatro from João Pessoa PB, through recreations and resignifications of the corporeity and physicality contained in the steps, loas, aboios, songs and choreography observed in the manners that Mestre Zequinha plays in his group of Cavalo Marinho (Sea Horse), resident in the city of Bayeux - PB, and starting from the appropriation of the text Hamlet of William Shakespeare. The body-in-art is understood in this work as a vectorial body that dilates its daily functionality, recognizing a potential learning area capable to generate creative escape lines that destabilize the "subject centered in an individuality and identity" (FOUCAULT apud FERRACINI, 2006b, p.14), being open to the differentiation of itself, indicating the possible existence of an itself-other and of the exchange-in-art space. This process of construction of the body-in-art based on Master Zequinha s ways of playing the Cavalo Marinho was methodically guided by the appropriation of the coletivo UZUME teatro of the stages of Observation, Codification and Theatricalization contained in the technique of corporal mimeses proposed by the LUME Teatro (Campinas - SP). That use resulted in two phases: Active Observation and Composition of the body-in-art. Through the repetition of these aesthetic matrixes of the Cavalo Marinho, the actors discovered actions that when, codified and organized, can configure their body-in-art, which created a vectorial exchange-in-art space to what was found in the Cavalo Marinho party. This search proposed the means of potentiating the actors' work when it comes to a preparation that allowed to dilate the scenic presence and stimulated the production of actions, which culminated in the mounting of the show Rosmaninhos...

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En esta investigación se refleja en la experiencia como actor / profesor / narrador en el escenario y en el aula, tener en cuenta tanto la experiencia del cuerpo en el evento teatral. Mi interés es cómo podemos hablar de la experiencia como actor / profesor / narrador de la actitud fenomenológica a la que apunta el filósofo francés Maurice Merleau-Ponty, observando cómo el cuerpo propensas a estos la comunicación sensible y ofrece una forma diferente de pensar en el cuerpo teatro y la educación. Con este fin, la experiencia de la creación del personaje en el show Gurdulu "Matrióchka: una historia dentro de la historia", Ensign Grupo de Teatro y el trabajo como profesor de teatro IFRN - Campus Central de Navidad permitió la comprensión de estos del cuerpo. En el recuento de mi viaje como una actriz / maestro / narrador cuenta que el cuerpo es profundo y es atemporal suficiente. Pero no sólo el cuerpo individual del cuerpo que está unido a un cierto mundo, donde la experiencia es algo que se puede decir, es historia. La historia está en la institución a su vez, un fenómeno de expresión que una fructífera tradición y abre el horizonte de la vida, el deseo, el encanto, el arte, la poesía y el conocimiento

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Con la famosa frase: "Ahora escribo teatro para muñecos (...) a la manera del teatro 'Di Piccoli' en Italia" Valle-Inclán le otorga al grupo italiano de Podrecca el papel clave en la formulación del esperpento. Es interesante observar que Valle-Inclán, el dramaturgo que a lo largo de su trayectoria artística no entra en el contacto directo con las vanguardias europeas del momento, a las alturas del año 1921, manifiesta estar informado muy bien sobre las más modernas tendencias teatrales inspiradas en gran parte en el arte del marionetismo, de la máscara, en la estética de lo grotesco, lo surreal y lo absurdo. Por consiguiente resulta necesario plantearse una serie de preguntas sobre el alcance y posibilidades del conocimiento de la labor del grupo por el autor gallego, para poder delimitar qué "Teatro di Piccoli" inspira su nueva dramaturgia. No debe escaparse de este examen una observación en torno al esperpento, el género que no funda su base en la imitación de marionetas, sino en la creación grotesca en la que la ficción y la abstración del personaje marionetizado, y su mundo referencial llevado ab absurdum, desenvela la verdad cruda y amarga de la condicón humana y su realidad histórica.

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Con la famosa frase: "Ahora escribo teatro para muñecos (...) a la manera del teatro 'Di Piccoli' en Italia" Valle-Inclán le otorga al grupo italiano de Podrecca el papel clave en la formulación del esperpento. Es interesante observar que Valle-Inclán, el dramaturgo que a lo largo de su trayectoria artística no entra en el contacto directo con las vanguardias europeas del momento, a las alturas del año 1921, manifiesta estar informado muy bien sobre las más modernas tendencias teatrales inspiradas en gran parte en el arte del marionetismo, de la máscara, en la estética de lo grotesco, lo surreal y lo absurdo. Por consiguiente resulta necesario plantearse una serie de preguntas sobre el alcance y posibilidades del conocimiento de la labor del grupo por el autor gallego, para poder delimitar qué "Teatro di Piccoli" inspira su nueva dramaturgia. No debe escaparse de este examen una observación en torno al esperpento, el género que no funda su base en la imitación de marionetas, sino en la creación grotesca en la que la ficción y la abstración del personaje marionetizado, y su mundo referencial llevado ab absurdum, desenvela la verdad cruda y amarga de la condicón humana y su realidad histórica.

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Con la famosa frase: "Ahora escribo teatro para muñecos (...) a la manera del teatro 'Di Piccoli' en Italia" Valle-Inclán le otorga al grupo italiano de Podrecca el papel clave en la formulación del esperpento. Es interesante observar que Valle-Inclán, el dramaturgo que a lo largo de su trayectoria artística no entra en el contacto directo con las vanguardias europeas del momento, a las alturas del año 1921, manifiesta estar informado muy bien sobre las más modernas tendencias teatrales inspiradas en gran parte en el arte del marionetismo, de la máscara, en la estética de lo grotesco, lo surreal y lo absurdo. Por consiguiente resulta necesario plantearse una serie de preguntas sobre el alcance y posibilidades del conocimiento de la labor del grupo por el autor gallego, para poder delimitar qué "Teatro di Piccoli" inspira su nueva dramaturgia. No debe escaparse de este examen una observación en torno al esperpento, el género que no funda su base en la imitación de marionetas, sino en la creación grotesca en la que la ficción y la abstración del personaje marionetizado, y su mundo referencial llevado ab absurdum, desenvela la verdad cruda y amarga de la condicón humana y su realidad histórica.

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I propose with this paper a reflection on the experiences contained in the creation of the body- in-art (FERRACINI, 2006a, b) that originated the show Rosmaninhos... This process was developed within the coletivo UZUME teatro from João Pessoa PB, through recreations and resignifications of the corporeity and physicality contained in the steps, loas, aboios, songs and choreography observed in the manners that Mestre Zequinha plays in his group of Cavalo Marinho (Sea Horse), resident in the city of Bayeux - PB, and starting from the appropriation of the text Hamlet of William Shakespeare. The body-in-art is understood in this work as a vectorial body that dilates its daily functionality, recognizing a potential learning area capable to generate creative escape lines that destabilize the "subject centered in an individuality and identity" (FOUCAULT apud FERRACINI, 2006b, p.14), being open to the differentiation of itself, indicating the possible existence of an itself-other and of the exchange-in-art space. This process of construction of the body-in-art based on Master Zequinha s ways of playing the Cavalo Marinho was methodically guided by the appropriation of the coletivo UZUME teatro of the stages of Observation, Codification and Theatricalization contained in the technique of corporal mimeses proposed by the LUME Teatro (Campinas - SP). That use resulted in two phases: Active Observation and Composition of the body-in-art. Through the repetition of these aesthetic matrixes of the Cavalo Marinho, the actors discovered actions that when, codified and organized, can configure their body-in-art, which created a vectorial exchange-in-art space to what was found in the Cavalo Marinho party. This search proposed the means of potentiating the actors' work when it comes to a preparation that allowed to dilate the scenic presence and stimulated the production of actions, which culminated in the mounting of the show Rosmaninhos...

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I propose with this paper a reflection on the experiences contained in the creation of the body- in-art (FERRACINI, 2006a, b) that originated the show Rosmaninhos... This process was developed within the coletivo UZUME teatro from João Pessoa PB, through recreations and resignifications of the corporeity and physicality contained in the steps, loas, aboios, songs and choreography observed in the manners that Mestre Zequinha plays in his group of Cavalo Marinho (Sea Horse), resident in the city of Bayeux - PB, and starting from the appropriation of the text Hamlet of William Shakespeare. The body-in-art is understood in this work as a vectorial body that dilates its daily functionality, recognizing a potential learning area capable to generate creative escape lines that destabilize the "subject centered in an individuality and identity" (FOUCAULT apud FERRACINI, 2006b, p.14), being open to the differentiation of itself, indicating the possible existence of an itself-other and of the exchange-in-art space. This process of construction of the body-in-art based on Master Zequinha s ways of playing the Cavalo Marinho was methodically guided by the appropriation of the coletivo UZUME teatro of the stages of Observation, Codification and Theatricalization contained in the technique of corporal mimeses proposed by the LUME Teatro (Campinas - SP). That use resulted in two phases: Active Observation and Composition of the body-in-art. Through the repetition of these aesthetic matrixes of the Cavalo Marinho, the actors discovered actions that when, codified and organized, can configure their body-in-art, which created a vectorial exchange-in-art space to what was found in the Cavalo Marinho party. This search proposed the means of potentiating the actors' work when it comes to a preparation that allowed to dilate the scenic presence and stimulated the production of actions, which culminated in the mounting of the show Rosmaninhos...

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Este trabalho parte de uma leitura da filosofia de Merleau-Ponty centrada na noção de Corpo como Obra de arte, fundamentando-se no pressuposto de que se trata de um conceito fundamental da fenomenologia contemporânea e da estética. Este trabalho assume a tarefa de mostrar que, Merleau-Ponty discute a questão do corpo como obra de arte não com os pressupostos do intelectualismo, do empirismo, ou antes, da Psicologia Clássica, mas tomando como base o vivido, o corpo como aquele que percebe, que está situado num mundo e que portanto ele tem um corpo que é fundante. É neste sentido que o seu projeto filosófico se fundamenta, em primeiro lugar, na tentativa de estabelecer um retorno ao vivido e a tarefa da compreensão de que a verdadeira filosofia é reaprender a ver o mundo. Por conseguinte, justifica-se uma investigação que irá pensar o corpo como obra de arte e como tal, inacabada e ao mesmo tempo, ele se dá através de seus desdobramentos na medida em que o sentido só é acessível por um contato direto. Do mesmo modo, partindo de uma compreensão merleau-pontiana de corpo como obra de arte, por fim, este trabalho assume também a tarefa de se indagar acerca da repercussão desta mesma afirmação na relação do saber filosófico consigo mesmo, logo, no modo da própria filosofia entender a sua história, estando, pois, a importância desta incursão no ensejo de explicitar o que, para Merleau Ponty, seria um corpo comparado a obra de arte como um nó de significações vivas e não a lei de um certo número de termos co-variantes.

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O objetivo desta tese é, por um lado, abordar a relação entre o corpo e a linguagem a partir das perspectivas da poesia, do teatro e da performance. Por outro lado, propomos que a compreensão de tal campo relacional pode esclarecer pontos em comum entre essas diferentes artes, trazendo uma nova percepção do fenômeno poético. Para tal, fez-se necessário operar um desvio com relação à concepção moderna que entende o corpo enquanto substância material extensa e a linguagem como algo associado à substância subjetiva ideal do pensamento. Pelo contrário, procuramos trabalhar com a hipótese de que corpo e linguagem se encontram em estado de relação senão necessária ao menos constante, valendo-nos da ideia do corpo-em-vida, e da linguagem enquanto ação e enquanto discurso. A análise opera um recorte contemporâneo entre obras que vão das poetas Angélica Freitas e Marília Garcia até a da atriz e encenadora Cristina Flores, e da performer norte-americana Laurie Anderson. A escrita da tese nos levou a uma combinação entre aspectos formais do ensaio e do drama, numa costura de múltiplas vozes, de modo a concretizar o entrelaçamento entre as ideias vividas ao longo da pesquisa e a experiência física da produção do texto

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A dissertação estuda o romance Um Crime Delicado, de Sérgio SantAnna (1996), ao filme quase homônimo, de Beto Brant (2005), tendo como principal questão a imagem do corpo no contexto sócio-cultural urbano e a sua representação na arte contemporânea. O romance de SantAnna acolhe, na urdidura ficcional, subtemas da maior relevância, tais como o lugar da deficiência física no horizonte de uma cultura hedonista, violência sexual (contra a mulher) e os poderes da crítica de arte (da autojustificação ao desvirtuamento de seus fins). A adaptação fílmica, por sua vez, introduz mudanças na obra de partida que complementam e enriquecem o romance e suas questões. No exercício comparativo, a tradicional discussão sobre as relações interartísticas (calcadas em Lessing), o culto à beleza e respectiva hostilização da feiura, os limites da exacerbação sensorial a partir do uso artístico da nudez provocaram a incorporação de outras obras de arte e de artistas à discussão de conceitos imprescindíveis: o abjeto, o contraditório, a intermidialidade. No primeiro capítulo, circunscrevemos historicamente nosso tema, focalizando a representação do corpo como lugar de multiplicação e relativização de significações; a seguir, apresentamos o painel de contradições que a sociedade excitada do século XX (Christoph Türcke, 2010) projeta sobre a questão corporal; e, para finalizar, propusemos a dilatação teórica do adágio horaciano ut pictura poesis /a poesia é como a pintura ao cinema poético (com suporte teórico de Claus Clüver, 2011, e Wolfgang Moser, 2006). Concluímos sugerindo que as intermidializações propõem novas interpretações aos textos literários, mas podem ser bem mais contundentes como formas de potenciação estética e de crítica social.