424 resultados para A. alpina
Resumo:
Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)
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Conselho Nacional de Desenvolvimento CientÃfico e Tecnológico (CNPq)
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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)
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This study was developed with the aim of evaluating recombinant bovine somatotropin (rbST) on non-carcass components of goat kids of three genotypes. It was used 23 male goat kids of three genotypes, being 8 Alpine, 4 ½ Boer + ½ Alpine (½ BA) and 11 ¾ Boer + ¼Alpine (¾ BA), from which 12 received rbST e 11 control. The growth hormone used was the recombinant bovine somatotropin (rbST) and animals of treatment 1 received the hormone in the amount of 0.3 mg/kg live weight, from 45 days, adjusted in intervals of 14 days. Animals of treatment 2 (control) received saline solution in the same dosage and interval. The ½ BA goats presented a higher proportion of external non-carcass components (head, feet and skin) in relation to Alpine goats. Regarding the vital organs, such as lungs, kidneys and spleen, and the non-carcass components blood, internal fat and perinephric fat, Alpine goats presented higher values than ¾ BA goats. The administration of recombinant bovine somatotropin (rbST) did not produce effect on proportions and weight of non-carcass components. Proportions and weight of non-carcass components varied in function of genotypes, although animals were slaughtered at similar live weight.
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Pós-graduação em Medicina Veterinária - FCAV
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Pós-graduação em Medicina Veterinária - FCAV
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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de NÃvel Superior (CAPES)
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To evaluate the effect of breed group, slaughter weight and sex on tissue proportion of the leg and muscle, bone and fat ratio in confined kids, seventy-four goats of both sex were used and divided among breed groups: Alpine (A), ½ Nubian + ½ Alpine (½ ANA), ½ Boer + ½ Alpine (½ BA), ¾ Boer + ¼ Alpine (¾ BA) and ½ Nubian + ¼ Alpine + ¼ Boer, (Three cross - TC), at three slaughter weights (25, 30 and 35 kg). Leg represented 31.01% of half carcass, where 62.29% was total muscle, 21.45% total bone and 8.35% total fat. Alpine animals had higher bone weight than other groups. Male kids had higher muscle and bone proportion, whereas females had higher subcutaneous and intramuscular fat in leg. The percentage of total weight of the muscle, five muscles, adductor muscle, quadriceps muscle and femur were higher in the slaughter weights of 25 and 30 kg.
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Forty-three animals of three genotypes, wich 13 Alpine (8 males and 5 females), 9 ½ Boer + ½ Alpine (4 males and 5 females) e 21 ¾ Boer + ¼ Alpine (11 males and 10 females), wich 21 received rbST and 22 control.The growth hormone used was the bovine recombinant somatotropin (rbST) and the animals of treatment 1 received the hormone in the adjusted amount from 0,3 mg/kg of live weight in intervals of 14 days. Animals of treatment 2 (control) had received saline solution in the same dosage and interval. There was no influence of the recombinant bovine somatotropin in the evaluated characteristics of performance. Males had been higher to females in weight gain of application of hormone to 120 days of age, as well as in daily average weight gain of 60 to 90, 90 to 120 and of application to 120 days of age. Weight to 90 and 120 days of age of females had been smaller in relation to males.
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Conselho Nacional de Desenvolvimento CientÃfico e Tecnológico (CNPq)
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[ES] El presente trabajo ofrece un análisis preliminar de la red fluvial con antecedencia terciaria del sureste gallego. Las observaciones geomorfológicas de campo se centran en la cartografÃa de terrazas erosivas, canales abandonados, meandros colgados, codos de captura y redes anómalas. Para su interpretación se confrontaron con los thalwegs de los cursos principales y las fracturas alpinas cartografiadas por otros autores. Se propone una cronologÃa para los procesos fluviales identificados; cronologÃa que apunta una antigüedad de la red fluvial mayor a la estimada hasta el momento. De las siete tendencias identificadas, tres presentan una entidad regional (ENE-WSW, NE-SW, N-S), y cuatro local (NW-SE, SW-NE, SE-NW, S-N). Se confirma el carácter principal de la paleorred ENE-WSW (caracterizada por el rÃo Sil) y como hipótesis se propone, para la Sierra de Queixa-San Mamede, el carácter de paleorrelieve positivo de herencia mesozoica. Este relieve habrÃa sufrido varios procesos de levantamiento isostático y también tectónico durante la Orogenia Alpina. Estos levantamientos habrÃan provocado la superposición de capturas en las estribaciones surorientales de la Sierra de Queixa-San Mamede.
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[ES] Se presenta la cartografÃa geomorfológica y el análisis de cuatro formaciones superficiales que recubren algunos sectores de los Llanos de Castro Caldelas, una planicie topográficamente aislada por el profundo encajamiento de la red fluvial del rÃo Sil y por la falla de Maceda, de edad alpina. Sobre este replano erosivo se ha identificado una red fluvial fosil, parcialmente capturada por el rÃo Sil y varios niveles de terrazas erosivas que corresponden al desmantelamiento del replano inicial R1000. La relación entre morfologÃas y depósitos permitió elaborar una secuencia de procesos desencadenada por un pulso tectónico que descabaló el replano R800 y produjo el levantamiento relativo de los Llanos de Castro Caldelas y otras áreas adyacentes
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Esta monografÃa es la publicación de la tesis doctoral de la Universidad Complutense de Madrid
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Il presente lavoro è stato avviato per caratterizzare dal punto di vista geochimico i siti di alimentazione e di riproduzione del Fenicottero ed ottenere così un dataset relativo alle concentrazioni di metalli nei sedimenti di alcune zone umide, utilizzate da questa specie per alimentarsi e riprodursi e scarsamente studiate in passato. Il lavoro di tesi qui presentato si è articolato in due differenti studi: • Un’indagine dettagliata sulla presenza e distribuzione di metalli ed elementi potenzialmente tossici nei sedimenti provenenti da alcune delle principali aree di alimentazione del Fenicottero nell’Alto Adriatico; • Un’indagine preliminare relativa ai metalli contenuti nei sedimenti provenienti da alcuni siti riproduttivi del Fenicottero nel Mediterraneo occidentale. Per quanto riguarda i siti di alimentazione sono state campionate tre zone umide dell’area deltizia del fiume Po: le Valli di Rosolina, Valle Bertuzzi e le Valli di Comacchio. Riguardo i siti riproduttivi sono state campionate cinque aree umide nel Mediterraneo occidentale: le Paludi dell’Odiel nel sud-ovest della Spagna, la Camargue in Francia, lo Stagno di Cagliari in Sardegna, le Valli di Comacchio in Emilia-Romagna e Valle Dogà in Laguna di Venezia. I 57 campioni raccolti sono stati analizzati mediante analisi XRF ed analisi termiche, presso il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali, dell’Università di Bologna, e mediante analisi ICP-MS, presso l’AcmeLabs di Vancouver (Canada). Il complesso deltizio del fiume Po ha registrato concentrazioni anomale di Cd, Pb, Sb e Sn mostrando un generale arricchimento nei sedimenti delle aree umide investigate rispetto al valore di riferimento. Analizzando le correlazioni di questo elemento con le frazioni dei sedimenti, si è evidenziata una buona correlazione con la componente organica del sedimento. Ciò potrebbe indicare la presenza di fenomeni di adsorbimento di questo elemento ad opera della matrice organica. L’area di studio non è apparentemente interessata da importanti attività industriali, che potrebbero in parte spiegare le elevate concentrazioni di Cd, Pb, Sb e Sn. Due potenziali sorgenti antropogeniche di contaminazione sono rappresentate da un’estensiva attività agricola nelle zone limitrofe alle valli considerate e da un elevata pressione venatoria esercitata proprio all’interno di queste zone umide. In particolare, quest’ultima attività umana, potrebbe rappresentare una spiegazione più che plausibile per l’elevata presenza di Pb, messa in evidenza dallo studio, dato che fino ad pochissimi anni venivano utilizzate munizioni al Pb con conseguente rilascio in ambiente di ingenti quantitativi di questo metallo. Il Cu e lo Zn si distribuiscono invece in modo relativamente omogeneo nelle tre zone umide investigate, con un debole arricchimento di questi due elementi nei sedimenti delle Valli di Rosolina. Per quanto riguarda l’As, la sua distribuzione nell’area di studio, confrontata con i valori di background, non sembra sollevare particolare preoccupazione, cosi come la presenza di Hg in tutti e tre i siti investigati. Le Valli di Comacchio e Valle Bertuzzi sono inoltre caratterizzate da concentrazioni elevate di Cr e Ni, dati che confermano il naturale arricchimento di questi due elementi nell’area di studio evidenziato da un ampia letteratura e riconducibile ad apporti litologici provenienti dai depositi ofiolitici delle Alpi occidentali trasportati dal fiume Po verso l’Adriatico. Tuttavia, in alcuni campioni la concentrazione di Cr è molto superiore a quella caratteristica delle ofioliti di origine alpina, soprattutto per Valle Bertuzzi. Per spiegare queste anomalie sono necessarie indagini più approfondite sulla presenza e distribuzione di Cr nell’area di Comacchio e Bertuzzi. Riguardo ai 5 siti riproduttivi del Fenicottero, la colonia di Odiel (Spagna) si distingue per essere il sito maggiormente contaminato tra quelli investigati. Si sono infatti riscontrate elevate concentrazioni di As, Cu, Hg, Pb, Sb, Sn e Zn, se confrontate con quelle degli altri siti campionati. Questo risultato non sorprende. Il sito è infatti riconosciuto in letteratura come uno dei sistemi estuarini più inquinati dell’Europa occidentale, in quanto interessato dall’attività mineraria della IPB (Iberian Pyrite Belt), uno dei più importanti siti minerari mondiali, e dall’attività del polo industriale di Huelva. La colonia francese della Camargue si distingue invece per essere il sito meno impattato dall’attività antropica, non mostrando concentrazioni anomale per nessuno degli elementi in traccia analizzati. I sito riproduttivo situato nei pressi di Cagliari, in Sardegna, ha riportato elevate concentrazioni di Cd, Hg e Pb. La contaminazione di questo sito a seguito di ingenti scarichi di rifiuti industriali contenenti Hg e Pb a partire dagli anni ’60 è ben documentata in letteratura. Sebbene negli anni ’90 siano stati realizzati progetti di bonifica del sito, le concentrazioni ottenute nel presente studio sono ancora elevate suggerendo la possibilità che il processo di rimozione di Hg e Pb messo in atto in passato possa aver avuto scarsa efficacia. La colonia riproduttiva di Comacchio ha registrato concentrazioni elevate di Cr, Ni e Pb. Come già detto riguardo ai siti di alimentazione l’abbondanza di Cr e Ni nell’area è da ricondurre a fattori naturali, mentre le elevate concentrazioni di Pb non trovano riscontri in precedenti studi. La presenza di alcuni campioni con concentrazioni anomale di Cr e il generale arricchimento di Pb nel sito suggeriscono la necessità di studi più approfonditi e specifici sulla presenza di questi elementi nell’area di Comacchio. Infine, la colonia situata in Laguna di Venezia si caratterizza per avere concentrazioni relativamente elevate di Cd e Hg riconducibili all’attività del polo industriale di Porto Marghera, come già evidenziato da numerosi studi. Tuttavia, i dati del presente studio non confermano le concentrazioni anomale di Zn messe in evidenza da molti studi effettuati nell’intera laguna veneta. Ciò può trovare una spiegazione nel fatto che il sito indagato in questo studio corrisponde ad un piccola porzione dell’intera laguna, molto raramente investigato negli studi passati. Mediante il presente studio è stato quindi possibile implementare le scarse conoscenze geochimiche relative ai sedimenti di alcune zone umide frequentate dai fenicotteri nell’Alto Adriatico e, al contempo, mettere in luce alcune importanti criticità , in particolar modo riguardo Cd, Cr, Pb, Sb e Sn, la cui presenza e distribuzione nell’area dovrebbero essere ulteriormente investigate da studi futuri.
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Hintergrund: Miniaturisierung ist ein häufig beobachtetes Phänomen bei Pflanzen in arktisch-alpinen Lebensräumen und wird als Anpassung an niedrige Jahresmitteltemperaturen und eine kurze Vegetationsperiode interpretiert. Ziele: In der vorliegenden Arbeit wird im Petasites-Clade (Petasites Mill., Endocellion Turcz. ex Herder, Homogyne Cass., Tussilago L.; Asteraceae) und in Soldanella (Primulaceae) die Evolution der Miniaturisierung arktisch-alpiner Arten untersucht. Zudem wird innerhalb von Homogyne untersucht, ob unterschiedliche edaphische Präferenz von H. alpina (variabel) und H. discolor (kalkliebend) genetisch fixiert ist. rnMethoden: Molekulare Phylogenien des Petasites-Clades und von Soldanella wurden mit nukleären und plastidären Markern erstellt, und mit den in den Alpen vorkommenden Soldanella-Arten wurde zudem eine Fingerprint-Studie (AFLPs) gemacht. Zur Datierung der Diversifizierungsereignisse im Petasites-Clade diente eine molekulare Uhr, und die Evolution von Miniaturisierung wurde rekonstruiert. Mit H. alpina und H. discolor wurde ein vergleichendes Kulturexperiment durchgeführt.rnErgebnisse: Miniaturisierung entstand mehrere Male unabhängig voneinander in den arktisch-alpinen Vertretern des Petasites-Clade, aber nicht alle arktisch-alpinen Arten sind klein. Das Alter der arktisch-alpinen Arten deutet darauf hin, dass diese Taxa ihren Ursprung in der arkto-tertiären Flora haben. In Soldanella sind reduzierte Blütenmorphologie sowie Kleinwüchsigkeit der beiden alpinen Arten zweimal parallel entstanden. Homogyne alpina und H. discolor zeigen keine edaphischen Unterschiede hinsichtlich des Keimverhaltens, aber in Kultur zeigt sich, dass die Präferenz von H. discolor für Kalk wahrscheinlich genetisch fixiert ist.rnSchlussfolgerungen: Miniaturisierung von Pflanzen in größerer Höhe und höherer geographischer Breite kann in der Regel beobachtet werden. Allerdings kann die Evolution arktisch-alpiner Arten auch durch Faktoren wie Nährstoffverfügbarkeit, Konkurrenz und Störung beeinflusst werden, die dem Effekt der Temperatur entgegenwirken, so dass nicht alle Pflanzen in arktisch-alpinen Habitaten klein sind. Blütenmorphologische Reduktion in Soldanella kann als Anpassung an einen höheren Grad an Selbstbestäubung interpretiert werden, um eine geringere Bestäuberaktivität im alpinen Lebensraum zu kompensieren.