1000 resultados para Dentistas - Presidente Prudente
Resumo:
Pós-graduação em Odontologia Preventiva e Social - FOA
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The purpose of the ergonomics is to generate adequate working conditions, by the correct use of equipment and appropriate anatomic positions. Ergonomics has become essential in the dentist's life while in the dental practice. The misuse of equipment in performing tasks or the wrong choice of equipment can initiate various problems like back pain, bursitis, repetitive strain injury (RSI), limitation of movement, and stress. Using a survey that was implemented with professional dentists linked to Paulista Association of Dental Surgeons (APCD) and graduate students at the Universidade Estadual Paulista (UNESP) in the São José dos Campos (SP) region, this study intends to propose an adequate research instrument to identify ergonomic critical factors of dental stools and their relation to productivity and satisfaction of dentists. The survey was developed with Google Docs Forms tool and was designed by analysis of other studies, existing surveys and other papers in this area. Relevant content were discussed and developed questions about the stool used by dentists in their activities, the occurrence of any problems arising from the exercise of their profession and the views of respondents about the influence of using the dental stool in these cited problems as well as their productivity. Due to obstacles encountered during the project, particularly bureaucratic issues, the survey cannot be implemented as needed, resulting in a test with reduced number of answers. The users' opinion varies according to the stool used, bringing some difficulty to generalizing the answers, but if treated properly, it is possible to obtain relevant conclusions about the main aspects perceived by users in relation to the stool and the needs pointed as most important
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The purpose of the ergonomics is to generate adequate working conditions, by the correct use of equipment and appropriate anatomic positions. Ergonomics has become essential in the dentist's life while in the dental practice. The misuse of equipment in performing tasks or the wrong choice of equipment can initiate various problems like back pain, bursitis, repetitive strain injury (RSI), limitation of movement, and stress. Using a survey that was implemented with professional dentists linked to Paulista Association of Dental Surgeons (APCD) and graduate students at the Universidade Estadual Paulista (UNESP) in the São José dos Campos (SP) region, this study intends to propose an adequate research instrument to identify ergonomic critical factors of dental stools and their relation to productivity and satisfaction of dentists. The survey was developed with Google Docs Forms tool and was designed by analysis of other studies, existing surveys and other papers in this area. Relevant content were discussed and developed questions about the stool used by dentists in their activities, the occurrence of any problems arising from the exercise of their profession and the views of respondents about the influence of using the dental stool in these cited problems as well as their productivity. Due to obstacles encountered during the project, particularly bureaucratic issues, the survey cannot be implemented as needed, resulting in a test with reduced number of answers. The users' opinion varies according to the stool used, bringing some difficulty to generalizing the answers, but if treated properly, it is possible to obtain relevant conclusions about the main aspects perceived by users in relation to the stool and the needs pointed as most important
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Em 1989, Brandão descrevia o Triângulo Mineiro como “fruto da ambiguidade de seu estigma de fazer parte de Minas, mas ser articulada economicamente a São Paulo.” A mesorregião do Triângulo Mineiro e Alto Paranaíba, faz fronteira com os estados de Goiás, São Paulo e Mato Grosso do Sul, interligando também com a Central Mineira e com o Oeste de Minas, sendo a característica de “rota de passagem” como principal fator do desenvolvimento de sua economia. O posicionamento estratégico da região, como eixo de ligação da capital paulista ao chamado Brasil Central, pode ser considerado um importante fator no estreitamento dos laços entre a região e São Paulo, somado ao sentimento de não pertencimento do Triângulo ao estado de Minas Gerais, o qual resultou por décadas em manifestações separatistas na região. A arquitetura moderna produzida no Triângulo Mineiro e Alto Paranaíba deu um salto significativo no momento de construção da nova capital federal, em finais da década de 1950, onde o papel de mediação, principalmente da cidade de Uberlândia, no processo de infra-estruturação da nova cidade foi determinante nos avanços construtivos do Triângulo. Esse momento coincidiu com o início do processo de verticalização das principais cidades da região e o aumento de arquitetos residentes nas cidades. Por meio, em especial, dos edifícios para as estações ferroviárias da Cia Mogiana, de Oswaldo Arthur Bratke em Uberaba e Uberlândia (déc. 1960) e do Terminal Rodoviário Presidente Castelo Branco em Uberlândia, dos arquitetos Fernando Graça, Flávio Almada e Ivan Curpertino (1970), este trabalho objetiva conduzir uma discussão acerca da produção de arquitetura moderna no Triângulo Mineiro ligada às estratégias de transportes intermunicipais como própria cultura de desenvolvimento econômico da região. Nos interessa valer do debate entre o uso da estética brutalista, e da própria escolha por uma arquitetura moderna, como artifício no plano de desenvolvimento das empresas de transporte, e dos governos locais. Sobretudo, discutir as interlocuções do Triângulo Mineiro com São Paulo, rebatendo-as na formação do conjunto arquitetonico moderno produzido na região. Este trabalho é fruto da pesquisa de mestrado da autora cujo tema central é a difusão da arquitetura moderna no Triângulo Mineiro e Alto Paranaíba, pelo Iau/Usp, e financiado pela Capes.
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I tre capitoli in cui è suddiviso il lavoro cercano di offrire una ricognizione delle questioni che ruotano intorno alla sussistenza o meno di prerogative presidenziali riguardo l’attività legislativa, e in generale sulle eventuali trasformazioni avvenute, soprattutto negli ultimi anni, nel ruolo del Presidente della Repubblica all’interno del sistema costituzionale italiano. Il lavoro esordisce con una premessa metodologica con cui si tenta di valorizzare la questione relativa ai diversi approcci metodologici che si possono seguire nello studio delle tematiche presidenziali: ossia, tenere nettamente distinti il piano delle norme da quello delle prassi oppure analizzarli e valutarli congiuntamente. Il primo capitolo è dedicato all’analisi della figura presidenziale così come delineata dalla Costituzione e arricchita dagli oltre sessant’anni di letteratura costituzionale. Vengono quindi analizzate le disposizioni costituzionali di riferimento e viene dato conto delle principali teorie costituzionali espresse dalla letteratura giuridica. Il secondo capitolo è dedicato a quella che viene offerta come una delle possibili cause da cui traggono origine le evoluzioni registrate in questi ultimi anni dalla figura presidenziale: ossia, il mutamento del sistema costituzionale di rappresentanza politica. Tale elemento è analizzato soprattutto nel suo ambito istituzionale, vale a dire il modello di forma di governo rappresentato dal circuito parlamento-governo. Il terzo capitolo entra direttamente nelle due questioni di fondo della ricerca: da un lato lo studio della generale attività presidenziale di intervento nelle questioni politiche, attraverso comunicati o esternazioni; dall’altro lato l’analisi di alcuni specifici casi paradigmatici di intervento presidenziale in sede di emanazione o promulgazione (o, comunque, discussione) degli atti legislativi del governo e del parlamento, accaduti tra il 2006 e il 2013. Inoltre, il lavoro è arricchito da una importante sezione (allegata) di “case studies” contenente il risultato di una ricerca effettuata su oltre tremila documenti presidenziali, dal 2006 al 2013, resi pubblici dagli uffici del Quirinale.
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La ricerca analizza la forma di Stato e di Governo e si focalizza nel ruolo importante del Capo dello Stato in funzione alla separazione dei poteri e consolidamento della democrazia in una Repubblica Parlamentare. Questa ricerca comparativa analizza l’evoluzione della forma di governo in Italia e Albania. La ricerca analizza nei dettagli l’evoluzione della forma di Governo, focalizzandosi all’istituzione del Capo dello Stato in Albania dall’indipendenza (1912), evidenziando il ruolo dell’Italia in quest’evoluzione. In maniera comparativa si analizza l’evoluzione dell’istituzione del Capo dello Stato in Italia fin dalla sua unita e gli altri sviluppi i quali servirono come modello per l’Albania, evidenziano l’influenza a livello internazionale che ebbe l’Italia per l’indipendenza dell’Albania, che portò al consolidamento dei loro rapporti. Questa ricerca analizza la collaborazione di questi due Stati la quale culmino con la loro Unione Personale identificandosi nello stesso Capo di Stato. La ricerca inoltre evidenzia che come questa fase sia stata superata dalla II Guerra Mondiale e la Guerra Fredda che vide questi Stati a sviluppare diverse forme di Governo. Per di più la ricerca evidenzia la trasformazione politico-istituzionale e il processo di cambiamento dell’Albania dopo la caduta del muro di Berlino che segno la fine del sistema comunista, che vide l’Albania ad adottare il modello Italiano per il Capo dello Stato.
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“Il Presidente del Consiglio dei Ministri nell'ordinamento vigente e nelle proposte di riforma”. La tesi si propone di ricostruire i caratteri propri della figura giuridica del Presidente del Consiglio nell’ordinamento vigente, sino alla analisi delle più recenti proposte di riforma costituzionale in tema. La dimensione analitico-sistematica proposta è stata sviluppata in riferimento alle concrete dinamiche economiche, politiche ed istituzionali, in relazione alle quali si è inteso verificare il tipo di rapporto tra esigenze di stabilizzazione del ciclo economico ed esigenze di stabilizzazione degli esecutivi, dando il dovuto rilievo al processo di integrazione della Unione Europea, come “motore” delle istanze di riforma del sistema economico ed istituzionale. Nel primo capitolo, si sono esplicitate le chiavi metodologiche secondo le quali si è inteso sviluppare il percorso di ricerca. Nel secondo capitolo si è operata una ricostruzione del quadro ordinamentale a base statutaria, come termine iniziale per poter cogliere al meglio la configurazione del ruolo poi assunta nell’ordinamento repubblicano; ciò come premessa necessaria ad una corretta ricostruzione diacronica, di tutti gli elementi rilevanti per poter comprendere la portata delle proposte attuali. Nel terzo capitolo, si è cercato di ricostruire il ruolo del presidente del consiglio, collocandolo nel quadro della dinamica attuazione/inattuazione dell’ordinamento repubblicano e alla luce dei caratteri del sistema politico, in modo da poter coniugare i tratti evolutivi imposti all’inquadramento della figura dalle dinamiche del sistema politico; così da poter conseguentemente cogliere gli elementi genetici di un dibattito politico istituzionale, che genera proposte di riforma organica, mediante l’analisi degli atti delle commissioni Parlamentari per le riforme. Nel quarto capitolo, a partire dalla apertura di una fase di c.d. “transizione”, si ricostruiscono le proposte specificamente finalizzate al riassetto del Presidente del Consiglio prodotte dalle commissioni parlamentari per le riforme, segnando le tappe di un percorso ancora aperto e dall’esito incerto.
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Gli avvenimenti politico-istituzionali degli ultimi anni hanno determinato un vivace dibattito sulla questione dei cc.dd. “governi del Presidente”, con cui si suole far riferimento ad Esecutivi il cui procedimento di formazione e le cui crisi registrano un interventismo del Presidente della Repubblica superiore a quello richiesto e/o consentito dal dettato costituzionale. Obiettivo dell’elaborato è duplice: fornire un tentativo definitorio della categoria “governi del Presidente”, nonché valutare la compatibilità di questa con la forma di governo parlamentare, soprattutto in considerazione dei recenti sviluppi delle dinamiche politico-istituzionali italiane. Sulla base di questo presupposto, nel presente lavoro si procede a una ricostruzione dell’evoluzione della prassi e delle consuetudini costituzionali in merito all’esercizio dei poteri presidenziali nella gestione delle crisi di governo, con particolare riferimento al procedimento di formazione dell’Esecutivo. La tesi si presenta articolata in due parti, corrispondenti a due differenti periodi storici (cc.dd. Prima e Seconda Repubblica), organizzate per capitoli, relativi alle principali fasi di evoluzione del sistema politico attraversate nel corso della storia della Repubblica. Questa scelta si giustifica in ragione del fatto che il modus operandi del Presidente della Repubblica risulta fortemente condizionato dai mutamenti del contesto politico-istituzionale. Nei singoli paragrafi, dedicati ai presidenti, vengono trattati l’elezione del Presidente, le modalità di formazione dei governi nominati, nonché ulteriori temi la cui disamina è stata ritenuta opportuna allo scopo di fornire una contestualizzazione più adeguata dell’analisi svolta (utilizzo del potere di esternazione e di scioglimento delle Camere, gestione delle attività di politica interna e politica estera, principali avvenimenti dei periodi storici considerati, e così via).
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La tesi considera il discorso di Dakar sotto vari aspetti: tenendo conto delle analisi già pubblicate sull'argomento, pone particolare enfasi sul contesto enunciativo, sulle implicazioni del ruolo socio-politico dell'oratore, sull'utilizzo di determinate scelte linguistiche per trasmettere un messaggio non sempre in linea con quello apertamente dichiarato (e spesso contraddittorio). La tesi analizza inoltre in particolare il concetto di Africa nel discorso, nonché la visione della storia e della colonizzazione nel discorso (e le implicazioni colonialiste).
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http://www.mysu.org.uy/IMG/pdf/hoja-informativa-3.pdf
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La presente ponencia analizará las cuestiones de la gobernabilidad y la movilización como elementos presentes en las definiciones de pertenencia de distintos sectores a lo que podríamos denominar los oficialismos de Lula y de Kirchner. Se entiende aquí por oficialismos a los dos conglomerados de sectores organizados que fueron confluyendo, alejándose y realineándose en torno de las figuras de ambos presidentes. Es, en otros términos, la base organizativa en la que se sostenía el presidente, y cuyas organizaciones y espacios políticos desarrollaron, a lo largo del período escogido por el recorte temporal (2002-2006 en Brasil y 2003-2007 en Argentina, es decir, el primer mandato de Lula y el gobierno de Kirchner), manifestaciones públicas de apoyo a la política oficial o a la figura misma del primer mandatario. Se trata, asimismo, de organizaciones y espacios con algún grado de presencia institucional en el gobierno, ya sea en el Estado o en listas de candidaturas electorales en apoyo al presidente. Dentro de ambos conjuntos oficialistas, se examinarán, en primer lugar, las nociones presentes en tres sectores 'espacio partidario, organizaciones sociales y centrales sindicales' en torno a la sustentación y supervivencia del gobierno 'es decir, la gobernabilidad' para vincularlas (en la línea de lo hecho por los propios actores entrevistados) con la configuración y composición del conjunto oficialista (y la política de alianzas que derivó en esa composición). En segundo lugar, nos adentraremos en las concepciones sobre la movilización 'con las manifestaciones callejeras y las medidas de fuerza como ejemplos paradigmáticos', relacionando la movilización con el criterio de gobernabilidad: la movilización defensiva y la movilización de presión
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Sin duda, el presente constituye un tiempo decisivo para el escudriñamiento del pasado. Esta ponencia tiene como propósito abordar el lenguaje en variación, en este sentido creemos que ninguna palabra es neutra sino que se encuentra inevitablemente habitada por discursos en los que vivió su existencia socialmente determinada. La materia de análisis focalizará en la gestión de María Estela Martínez en su rol de Presidente de la Nación (1° de julio de 1974 al 24 de marzo de 1976), más específicamente, hemos trabajado la variación (presidenta-presidente) que la tiene como referente y la hipótesis que postulamos ha requerido de un análisis y una metodología específica, el enfoque Etnopragmático. Nos preguntaremos ¿Por qué estas formas lingüísticas aparecen cuando lo hacen, en vez de en otros patrones imaginables o al azar (variación libre)? Nos proponemos trabajar desde un enfoque cualitativo y cuantitativo, una interpretación de la variación en el uso de la lengua. Lo que ha sido denominado "variación morfosintáctica", donde se hallan en juego formas alternantes no equivalentes, que permiten al hablante decir cosas diferentes acerca de un mismo referente. (Garcia 1985). Finalmente, el corpus con el que hemos trabajado fue tomado del Diario EL DIA, que fundado el 12 de marzo de 1884, es el medio de difusión más antiguo y tradicional de la ciudad de La Plata