1000 resultados para Censales-València (Regne)-S.XVIII


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[ES] La vida de las provincias de San Salvador y Sonsonate, que conformaron el actual El Salvador, en América Central, estuvo caracterizada por la dependencia de la capital y el monocultivo. Para la segunda mitad del siglo XVIII aconteció el despunte añilero (sustituyendo al cacao sonsonateco tras su declive) que tanta relevancia tuvo para la economía del reino y que repercutió de manera particular en las economías locales, «tironeando» el desarrollo de otros productos. El más sobresaliente de ellos fue la caña de azúcar, con una producción tan considerable que llegó a hacerse de una importante porción del mercado capitalino guatemalteco. El presente trabajo sostiene que esto sólo fue posible gracias al empleo del apante o regadío, ya presente en los limitados espacios tecnológicos y comerciales de aquella sociedad rural. Rompiendo los paradigmas del sistema productivo cañero, las elevadas posibilidades productivas del apante, los antecedentes de su uso y el mismo sistema productivo añilero, aseguraron el éxito de la empresa, en un ejemplo poco conocido del aporte de la tecnología indígena en las sociedades y economías del interior colonial.

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[ES] Se aportan nuevos datos para conocer el movimiento de personas y productos que se produjo en Santa Cruz de Tenerife en el siglo XVIII, utilizando como fuente las evidencias arqueológicas y antropológicas procedentes de las excavaciones realizadas en la Iglesia de La Concepción. Los análisis de ADNmt de la población adulta han demostrado la diversidad de la población asentada en la ciudad, destacando el alto porcentaje de linajes subsaharianos. En la muestra infantil estudiada (21 falanges) se identificaron mayoritariamente linajes europeos. Los 6 fragmentos analizados de pipas de fumar de origen holandés presentaron una composición compatible con la pirofilita.

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Lo scopo del lavoro è di seguire, attraverso la disamina di fonti edite e inedite, le particolarità che, in età moderna, caratterizzarono la “via veneziana” al riscatto dei sudditi veneti che fossero detenuti a vario titolo dai “turchi”, e soprattutto dagli stati «barbareschi» della costa settentrionale africana. In particolare, lo studio si propone di concentrarsi sull'azione dei Provveditori sopra ospedali e luoghi pii. Tale magistratura, formata da tre patrizi ed esistente fin dal 1561 per tutelare gli ospedali maggiori veneziani e le molte altre istituzioni di ricovero esistenti in città, e nel contempo vigilare sulla loro corretta gestione amministrativa ed economica, dal 1588 e fino alla caduta della Repubblica nel 1797 fu incaricata anche del riscatto, aggiungendo quindi alla propria precedente denominazione la formula e al riscatto degli schiavi. A un organo dello Stato veniva dunque assegnata una funzione di controllo e superiore organizzazione, volta ad evitare il disperdersi delle sollecitate donazioni private ed un’eventuale scorretta gestione delle stesse. Il lavoro si focalizza poi sulle modalità con cui avveniva materialmente il riscatto dei sudditi veneti, o “esteri” ma al servizio veneto, che versassero in una condizione di bisogno, seguendo l'azione degli intermediari (spesso mercanti, cristiani o ebrei, o consoli di varie nazioni) che vivevano o si recavano nel territorio delle Reggenze nordafricane e contrattavano il prezzo necessario. Infine la ricerca, concentrandosi sul XVIII secolo, mira a valutare il quadro dei rapporti tra il governo veneziano, la Scuola veneziana della Trinità, dedita al riscatto, e i padri Trinitari, stabilitisi nel 1723 negli Stati veneti. Solo abbastanza tardi, infatti, e per un limitato arco di anni (fino al 1735), anche Venezia, sulla scorta di quanto da tempo praticato da altre potenze europee, decise – per ragioni principalmente di risparmio – di affidarsi per la gestione delle operazioni di riscatto ai religiosi.