880 resultados para Literature of immigration


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In den westlichen Ländern nimmt die Zahl der Schlaganfall-Patienten stetig zu und zählt mittlerweilernzu einer der häufigsten Todesursachen. Derzeit ist die Rekanalisationstherapie mit demrnFibrinolytikum rt-PA die einzig zugelassene Therapie. Die Rekanalisationsrate ist oftmals inkomplettrnund aufgrund von möglichen Blutungskomplikationen die Therapie nicht bei allen Patientenrnmöglich. Daher ist es wichtig, Alternativtherapieansätze (z.B. Ultraschallthrombolyse) zurnentwickeln. Blutgerinnsel können mit Hilfe von Ultraschall in Schwingung gebracht und sornlysiert oder die Wirkung von rt-PA verstärkt werden. Die vorliegende Arbeit hatte die Evaluationrnvon Bioeffekten von 60 kHz Ultraschall an gesundem und ischämischem Hirngewebe zum Ziel.rnNeben tierexperimentellen Methoden kamen auch molekular-biologische Techniken zur Anwendung.rnDie erste Studie beschäftigte sich mit der Wirkung von 60 kHz (Intensität: 0,2 W/cm2 undrnDuty Cycle 50%) auf ischämisches Hirngewebe (permanent ischämisch und nach Reperfusion).rnLediglich nach Reperfusion und Ultraschallbehandlung war das Läsionsvolumen signifikantrnerhöht, so dass von einer besonderen Vulnerabilität des Hirngewebes nach Reperfusionrnauszugehen ist (Penumbraschädigung). In der neurologischen Beurteilung der Tiere zeigte sichrnbei allen Tieren mit permanenter Okklusion und etwa einem Drittel der Tiere nach Reperfusionrnund Ultraschallbehandlung eine Hörminderung. In der anschließenden Studie wurde diernUltraschallintensität erniedrigt und der Duty Cycle variiert. In einer publizierten in vitro Studiernkonnte die zunehmende Lyserate mit steigendem Duty Cycle nachgewiesen werden. DiernAuswertung ergab eine Abhängigkeit des Läsionsvolumens von der Länge des Duty Cycles. Derrndritte Teil der Arbeit befasst sich mit der Wirkung von Ultraschall auf die Genexpression. Hierzurnwurden gesunde Ratten mit Ultraschall verschiedener Frequenzen (60 kHz, 488 kHz und 3 MHz)rntranskraniell behandelt und 4 h bzw. 24 h nach der Behandlung getötet. Proben von ischämischenrnTieren dienten als positive Kontrollen. Aufgrund von Literaturrecherchen wurden mehrerernKandidatengene ermittelt. Die Messung der Ischämieproben ergab eine weitgehende Übereinstimmungrnmit der Literatur. Die Messungen an den mit 60 kHz behandelten Proben ergabenrnkaum Anzeichen für eine differenzielle Genregulation. Die Frequenz von 488 kHz zeigte diernmeisten Regulationen, gefolgt von der Behandlung mit 3 MHz. Dieses Ergebnis lässt vermuten,rndass es sich bei den detektierten Veränderungen um protektive Mechanismen handelt, da diesernFrequenzen bislang im Tierversuch als nebenwirkungsarm beschrieben wurden. Die Auswertungrnvon 60 kHz-Proben mit Affymetrix Arrays ergab lediglich einige wenige differentiell regulierternGene. Die Array-Experimente konnten nicht durch qPCR-Messungen bestätigt werden.

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L’ucronia (Alternate History) è un fenomeno letterario ormai popolare e molto studiato, ma non lo sono altrettanto lo sue origini e i suoi rapporti con la storia “fatta con i se” (Counterfactual History), che risale a Erodoto e a Tito Livio. Solo nell’Ottocento alcuni autori, per vie largamente autonome, fecero della storia alternativa un genere di fiction: Louis Geoffroy con Napoléon apocryphe (1836), storia «della conquista del mondo e della monarchia universale», e Charles Renouvier con Uchronie. L’utopie dans l’histoire (1876), storia «della civiltà europea quale avrebbe potuto essere» se il cristianesimo fosse stato fermato nel II secolo. Questi testi intrattengono relazioni complesse con la letteratura dell’epoca di genere sia realistico, sia fantastico, ma altresì con fenomeni di altra natura: la storiografia, nelle sue forme e nel suo statuto epistemico, e ancor più il senso del possibile - o la filosofia della storia - derivato dall’esperienza della rivoluzione e dal confronto con le teorie utopistiche e di riforma sociale. Altri testi, prodotti in Inghilterra e negli Stati Uniti nello stesso periodo, esplorano le possibilità narrative e speculative del genere: tra questi P.s’ Correspondence di Nathaniel Hawthorne (1845), The Battle of Dorking di George Chesney (1871) e Hands Off di Edward Hale (1881); fino a una raccolta del 1931, If It Had Happened Otherwise, che anticipò molte forme e temi delle ucronie successive. Queste opere sono esaminate sia nel contesto storico e letterario in cui furono prodotte, sia con gli strumenti dell’analisi testuale. Una particolare attenzione è dedicata alle strategie di lettura prescritte dai testi, che subordinano i significati al confronto mentale tra gli eventi narrati e la serie dei fatti autentici. Le teorie sui counterfactuals prodotte in altri campi disciplinari, come la storia e la psicologia, arricchiscono la comprensione dei testi e dei loro rapporti con fenomeni extra-letterari.

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L'affermarsi della teoria della « imaginative geography » di Edward Saïd (Orientalism, 1978), nell'arco degli ultimi trent'anni, ha imposto un orientamento prettamente sociopolitico, gramsciano e foucaultiano alla critica del testo, proponendo un'unica soluzione interpretativa per un corpus eterogeneo di testi (scientifici e artistici, antichi e moderni) accomunati dal fatto di « rappresentare l'Oriente ». La costruzione europea dello spazio orientale, dice Saïd, non rappresenta solo un misconoscimento dell'Altro, ma una sua rappresentazione tendenziosa e finalizzata a sostenere la macchina dell'imperialismo occidentale. In particolare, la rappresentazione « femminilizzata » della geografia orientale (come luogo dell'exploit del maschio bianco) preparebbe e accompagnerebbe l'impresa di assoggettamento politico e di sfruttamento economico dei paesi ad Est dell'Europa. Se Orientalism ha conosciuto fortune alterne dall'anno della sua apparizione, negli ultimi anni una vera e propria corrente anti-saidiana ha preso forza, soprattutto in ambito francese. Attraverso l'analisi di circa trenta opere francesi, belga, inglesi e italiane del Novecento, questa tesi cerca di visualizzare i limiti teorici della prospettiva saidiana rivolgendosi a un esame della rappresentazione dello spazio urbano indiano nella letteratura europea contemporanea. Nello specifico, uno studio delle nuove strutture e dei nuovi modelli della femminilizzazione dello spazio orientale indiano cercherà di completare – superandolo in direzione di un « post-orientalismo » – il riduzionismo della prospettiva saidiana.

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Ce travail doctoral analyse le changement de l’image des Tartares dans la littérature européenne en langue allemande, anglaise, française et italienne du XXe siècle par l’étude de trois figures : la horde mongole, Gengis-khan et Khoubilaï-khan. Il soutient la thèse que, grâce à quelques facteurs historico-culturels comme la remise en question du concept de barbarie, l’essor des totalitarismes, l’ouverture de la Mongolie vers l’Occident, la redécouverte de l’Histoire secrète des Mongols et la fortune de Le divisament dou monde, au cours du XXe siècle, l’image littéraire des gengiskhanides de négative devient positive. Cette étude se compose d’une introduction, de trois chapitres et d’une conclusion. Dans l’introduction, on analyse la formation de l’image des Tartares et son évolution jusqu’à la fin du XIXe siècle, on retrace les facteurs historico-culturels qui la remettent au goût du jour et en provoquent le changement au XXe siècle et on présente le travail. Dans le premier chapitre, on se penche sur la prosopographie des Tartares dans les textes littéraires du XXe siècle, en la confrontant avec leur représentation dans l’art contemporain. Dans le deuxième chapitre, on étudie la façon des Tartares de se rapporter aux autres au sein de la société dans les textes littéraires du XXe siècle. Dans le troisième chapitre, on examine les lieux des gengiskhanides dans les textes littéraires du XXe siècle. Enfin, dans la conclusion, les données acquises au moyen de l’analyse conduite sont confrontées et interprétées. Le changement de l’image des Tartares va de pair avec une Europe qui, après avoir fait l’expérience de deux guerres mondiales, avoir assisté aux revendications de la décolonisation et avoir introjecté la thèse freudienne du « malaise dans la civilisation », remet en discussion sa façon de concevoir la barbarie et l’Altérité.

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La ricerca analizza il tema della relazione tra storia e narrazione nella letteratura degli ultimi quindici anni in tre contesti nazionali: Italia, Spagna e Portogalo. Per indagare un campo così vasto si sono identificate tre direttrici principali connesse tra loro, coincidenti con tre "crisi": la crisi del rapporto tra letteratura e mercato, la crisi del concetto di verità e la crisi dello stato nazione. Attraverso le riflessioni sul postmoderno (Lyotard, Jameson Hutcheon) e l’analisi di Bourdieu si indaga il rapporto tra mercato e autore letterario, facendo particolare riferimento ai percorsi letterari di Rafael Chirbes, Mia Couto e Wu Ming. Il tema della forma letteraria è invece letto atttraverso le analisi di Hutcheon e analizzando i testi di Helder Macedo (Pedro e Paula), Isaac Rosa (¡Otra maldita novela sobre la guerra civil!) e Tommaso De Lorenzis-Guido Favale (L’aspra stagione). La crisi del concetto di verità viene analizzata alla luce del dibattito sulla storiografia nella seconda metà del Novecento. In particolare si evidenzia la tensione tra Hayden White e Carlo Ginzuburg. Per evidenziare come le relazioni di potere influenzino la narrazione della storia si fa inoltre riferimento alle analisi di Michel Foucault, Michel de Certeau, Stephen Greenbaltt e Gayatri Spivak. Si analizzano quindi Anatomía de un instante, di Javier Cercas, Romanzo criminale, di Giancarlo de Cataldo e As três vidas, di João Tordo. Infine ci si riferisce alla crisi dello stato-nazione individuando una tensione tra le analisi di György Lukács e Franco Moretti, e allargando la riflessione agli studi sociologici di Immanuel Wallerstein e Saskia Sassen. Inoltre, attraverso i testi di Benedict Anderson, Homi B. Bhabha, José Saramao e Eduardo Lourenço si articola una riflessione sull’immaginario politico nazionale. I testi analizzati sono Victus, di Albert Sánchez Piñol, Pro Patria, di Ascanio Celestini e A voz da terra di Miguel Real.

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La detenzione amministrativa degli stranieri, pur condividendo il carattere tipicamente afflittivo e stigmatizzante delle pene, non si fonda sulla commissione di un reato e non gode delle medesime garanzie previste dal sistema della giustizia penale. Nel nostro ordinamento l’inadeguatezza della legislazione, l’ampio margine di discrezionalità rimesso all’autorità di pubblica sicurezza, nonché il debole potere di sindacato giurisdizionale rimesso all’autorità giudiziaria, raggiungono il loro apice problematico nell’ambito delle pratiche di privazione della libertà personale che hanno per destinatari gli stranieri maggiormente vulnerabili, ossia quelli appena giunti sul territorio e il cui status giuridico non è ancora stato accertato (c.d. situazione di pre-admittance). E’ proprio sulla loro condizione che il presente lavoro si focalizza maggiormente. Le detenzioni de facto degli stranieri in condizione di pre-admittance sono analizzate, nel primo capitolo, a partire dal “caso Lampedusa”, descritto alla luce dell’indagine sul campo condotta dall’Autrice. Nel secondo capitolo viene ricostruito lo statuto della libertà personale dello straniero sulla base dei principi costituzionali e, nel terzo capitolo, sono analizzati i principi che informano il diritto alla libertà personale nell’ambito delle fonti sovranazionali, con particolare riferimento al diritto dell’Unione Europea e al sistema della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Sulla scorta dei principi indagati, nel quarto capitolo è tracciata l’evoluzione legislativa in materia di detenzione amministrativa dello straniero in Italia e, nel quinto capitolo, è approfondito il tema dei Centri dell’immigrazione e delle regole che li disciplinano. Nelle conclusioni, infine, sono tirate le fila del percorso tracciato, attraverso la valutazione degli strumenti di tutela in grado di prevenire le pratiche di privazione della libertà informali e di garantire uno standard minimo nella tutela della libertà individuale, anche nelle zone di frontiera del nostro ordinamento.

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Randomization is a key step in reducing selection bias during the treatment allocation phase in randomized clinical trials. The process of randomization follows specific steps, which include generation of the randomization list, allocation concealment, and implementation of randomization. The phenomenon in the dental and orthodontic literature of characterizing treatment allocation as random is frequent; however, often the randomization procedures followed are not appropriate. Randomization methods assign, at random, treatment to the trial arms without foreknowledge of allocation by either the participants or the investigators thus reducing selection bias. Randomization entails generation of random allocation, allocation concealment, and the actual methodology of implementing treatment allocation randomly and unpredictably. Most popular randomization methods include some form of restricted and/or stratified randomization. This article introduces the reasons, which make randomization an integral part of solid clinical trial methodology, and presents the main randomization schemes applicable to clinical trials in orthodontics.

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An important issue in both Canadian and United States immigration history has been the control of immigration, which includes possible quotas, immigration laws as well as denying entry, and finally, the deportation of immigrants. This paper is based on information that is available on the deportations of 167 people, most of them young adult males. Many assume politics was a key motivation for deportation. However, Finnish Americans were rarely deported for political activities. The paper discusses a few interesting cases of political deportations both during the interwar years, and after the Second World War. The information is mostly based on the correspondence between the authorities in Finland and the United States and Canada, available at the Foreign Ministry Archives in Helsinki, Finland. Special attention is directed to the social and political background of those people and of special interest are the specific reasons, social or health problems, which seem to be the basis of most deportation decisions.

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Creating Lakes from Open Pit Mines: Processes and Considerations, Emphasis on Northern Environments. This document summarizes the literature of mining pit lakes (through 2007), with a particular focus on issues that are likely to be of special relevance to the creation and management of pit lakes in northern climates. Pit lakes are simply waterbodies formed by filling the open pit left upon the completion of mining operations with water. Like natural lakes, mining pit lakes display a huge diversity in each of these subject areas. However, pit lakes are young and therefore are typically in a non-equilibrium state with respect to their rate of filling, water quality, and biology. Separate sections deal with different aspects of pit lakes, including their morphometry, geology, hydrogeology, geochemistry, and biology. Depending on the type and location of the mine, there may be opportunities to enhance the recreational or ecological benefits of a given pit lake, for example, by re-landscaping and re-vegetating the shoreline, by adding engineered habitat for aquatic life, and maintaining water quality. The creation of a pit lake may be a regulatory requirement to mitigate environmental impacts from mining operations, and/or be included as part of a closure and reclamation plan. Based on published case studies of pit lakes, large-scale bio-engineering projects have had mixed success. A common consensus is that manipulation of pit lake chemistry is difficult, expensive, and takes many years to achieve remediation goals. For this reason, it is prudent to take steps throughout mine operation to reduce the likelihood of future water quality problems upon closure. Also, it makes sense to engineer the lake in such a way that it will achieve its maximal end-use potential, whether it be permanent and safe storage of mine waste, habitat for aquatic life, recreation, or water supply.

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We aimed to estimate the global occurrence of zoonotic tuberculosis (TB) caused by Mycobacterium bovis or M. caprae infections in humans by performing a multilingual, systematic review and analysis of relevant scientific literature of the last 2 decades. Although information from many parts of the world was not available, data from 61 countries suggested a low global disease incidence. In regions outside Africa included in this study, overall median proportions of zoonotic TB of ≤1.4% in connection with overall TB incidence rates ≤71/100,000 population/year suggested low incidence rates. For countries of Africa included in the study, we multiplied the observed median proportion of zoonotic TB cases of 2.8% with the continental average overall TB incidence rate of 264/100,000 population/year, which resulted in a crude estimate of 7 zoonotic TB cases/100,000 population/year. These generally low incidence rates notwithstanding, available data indicated substantial consequences of this disease for some population groups and settings.

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Solitary fibrous tumors are predominantly benign and are most commonly found in the thoracic cavity and pleura; while reports exist in the literature of malignant solitary fibrous tumors and those located in extrathoracic organs, these cases are considered extremely rare. Herein, a case is reported of a malignant solitary fibrous tumor involving the liver that was diagnosed and treated in a 62-year-old woman. The patient presented with complaints of upper abdominal pain and unintentional weight loss. Computed tomography scan of the abdomen revealed a remarkably large mass, measuring 15 cm × 10 cm × 20 cm, which appeared to be unrelated to any particular organ. The intraoperative finding of a wide communication with the left liver suggested hepatic origin, and served as an indicator for tumor resection via left hemihepatectomy. The diagnosis of solitary fibrous tumor and its malignant nature was confirmed by histological and immunohistochemical examination of the resected tissues. Hepatic solitary fibrous tumor is very rare, and surgery remains the mainstay of treatment. Due to limited reports of such tumors in the literature, little can be said about the benefit of adjuvant therapy and prognosis for the rare cases with malignant histological findings.

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Changes in the nature of work and organizations have led to an increased need for self-directed career management (SDCM). However, there is no consensus in the literature of what constitutes SDCM and many related concepts have been proposed. Integrating previous research across different conceptualizations of SDCM, the paper proposes four critical career resources which are essential for career development in the modern context: human capital resources, social resources, psychological resources, and identity resources. Implications of this framework for counselling practice are presented.

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Based on a review of literature of conceptual and procedural knowledge in relation to intrinsic and extrinsic motivation, the purpose of this study was to test the relationship between conceptual and procedural knowledge and intrinsic and extrinsic motivation. Thirty-eight education students with a mathematics focus (elementary or secondary) in their junior, senior, or fifth year completed a survey with a Likert scale measuring their preference to learning (conceptual or procedural) and their motivation type (intrinsic or extrinsic). Findings showed that secondary mathematics focused students were more likely to prefer learning mathematics conceptually than elementary mathematics focused students. However, secondary and elementary mathematics focused students showed an equal preference for learning mathematics procedurally and sequentially. Elementary and secondary students reported similar intrinsic and extrinsic motivation. Extrinsically motivated students preferred procedural learning more than conceptual learning. While there was no statistically significant preference with intrinsically motivated students, there was a trend favoring preference of conceptual learning over procedural learning. These results tend to support the hypothesis that mathematics focused students who prefer conceptual learning are more intrinsically motivated, and mathematics focused students who prefer procedural learning are more extrinsically motivated.