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Resumo:
Oggetto di questa tesi è lo studio di una rete di teleriscaldamento (TLR) preesistente, la rete di Corticella (Bo) ipotizzando la presenza di sottostazioni di scambio termico attive. Inizialmente sono state presentate le sottostazioni di scambio termico sia tradizionali che attive. Nelle tradizionali ci si è soffermato sul tipo di regolazione che può avvenire. Per quanto riguarda le sottostazioni di scambio termico attive son stati esaminati i 4 layout che permettono uno scambio termico bidirezionale di energia termica. E’ stato presentato il software IHENA (intelligent Heat Energy Network Analysis) creato dal dipartimento di ingegneria industriale, che ha permesso di effettuare le simulazioni sulla rete analizzata. Viene mostrato l’algoritmo di Todini-Pilati generalizzato dall’utilizzo delle equazioni di Darcy-Weisbach su cui si basa il motore di calcolo. Inoltre vengono presentati i vari input che è necessario inserire per ottenere il calcolo della rete. Dopo nozioni di base relative al teleriscaldamento attivo e la presentazione del software utilizzato si è passati alla vera e propria analisi della rete di teleriscaldamento. Sono state effettuate varie simulazioni per vedere l’andamento della rete di Corticella sia considerandola passiva (come nella realtà) che ipotizzandola attiva tramite l’inserimento di sottostazioni di scambio termico ative. Le analisi condotte riguardano i seguenti punti. a) E’ stata presentata la rete di Corticella cosi come è andando a studiare quindi il caso base. b) Sono state svolte delle analisi per vedere come si comportava la rete nel caso in cui venivano variati dei parametri operativi come i carichi termici richiesti dalle utenze. c) Sono stati valutati i percorsi più critici. d) Si è condotta un analisi sulla regolazione al variare delle temperature esterne. Dopo l'analisi del caso base sono state introdotte delle sottostazioni di scambio termico attive, prima solo una, e poi varie lungo determinati percorsi. Le valutazioni effettuate mettevano in primo piano gli andamenti della temperatura nei percorsi, la potenza termica generata dalla sorgente, la temperatura di ritorno in centrale e se si verificano delle problematiche sugli scambiatori di calore. In queste simulazioni sono stati valutati tutti e quattro gli schemi utilizzabili. Infine è stata effettuata un analisi comparativa tra le varie soluzioni studiate per poter mettere a confronto i casi. In particolare anche qui si sono voluti confrontare i valori di potenza spesa per il pompaggio, temperatura di ritorno in centrale e potenza termica offerta dalla sorgente.
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Il lavoro svolto in questa tesi fa parte di un progetto volto alla realizzazione di un sistema per svolgere test di guida di motoveicoli al banco a rulli, gestendo l’intera prova in remoto, ossia dall’esterno della cella. Tale sistema, denominato RideIT, è stato progettato da Alma Automotive per conto della nota casa motociclistica MV Augusta. Tramite il sistema RideIT, è possibile automatizzare la guida di motoveicoli sul banco a rulli, riproducendo via software, tramite un modello che governa degli attuatori, il comportamento del pilota per quel che riguarda gli azionamenti di acceleratore, frizione, cambio e freno durante un test. I vantaggi di questa soluzione riguardano soprattutto la sicurezza degli addetti, che possono effettuare tutte le prove del caso rimanendo al di fuori della sala prove, oltre alla possibilità di incrementare la ripetibilità e la riproducibilità dei risultati dei test, grazie all’eliminazione del fattore di soggettività legato al guidatore. Il sistema nasce con la specifica di poter eseguire test di omologazione al banco a rulli anche se, grazie alla flessibilità che è in grado di garantire, può essere perfettamente riconfigurato, anche in vista di futuri sviluppi del progetto.
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I depositi di liquidi infiammabili sono stabilimenti industriali in cui avvengono spesso incendi di grandi dimensioni a causa degli ingenti quantitativi di sostanze infiammabili detenute. Gli incendi tipici dei liquidi infiammabili sono gli incendi di pozza in caso di rilascio del liquido al suolo e gli incendi di serbatoio in caso di ignizione del liquido all’interno del serbatoio stesso. Tali incendi hanno la potenzialità di danneggiare le apparecchiature limitrofe, determinandone il cedimento e dunque l’incremento delle dimensioni dell’incendio e dell’area di danno; tale fenomeno è detto effetto domino. Per la modellazione degli incendi sono disponibili diversi strumenti, divisibili essenzialmente in due categorie: modelli semplici, ovvero basati su correlazioni semi-empiriche e modelli avanzati, costituiti dai codici CFD. L’obiettivo principale del presente lavoro di tesi è il confronto tra le diverse tipologie di strumenti disponibili per la modellazione degli incendi di liquidi infiammabili. In particolare sono stati confrontati tra loro il codice FDS (Fire Dynamics Simulator), il metodo del TNO ed il modello per gli incendi di pozza incorporato nel software ALOHA. Il codice FDS è un modello avanzato, mentre il metodo del TNO ed il modello implementato nel software ALOHA sono modelli semplici appartenenti alla famiglia dei Solid Flame Models. La prima parte del presente lavoro di tesi è dedicata all’analisi delle caratteristiche e delle problematiche di sicurezza dei depositi di liquidi infiammabili, con specifico riferimento all’analisi storica. Nella seconda parte invece i tre metodi sopra citati sono applicati ad un parco serbatoi di liquidi infiammabili ed è effettuato il confronto dei risultati, anche ai fini di una valutazione preliminare dell’effetto domino. La tesi è articolata in 6 capitoli. Dopo il Capitolo 1, avente carattere introduttivo, nel Capitolo 2 vengono richiamati i principali concetti riguardanti gli incendi e vengono analizzate le caratteristiche e le problematiche di sicurezza dei depositi di liquidi infiammabili. Il Capitolo 3 è dedicato alla discussione delle caratteristiche degli incendi di pozza, alla presentazione delle tipologie di strumenti a disposizione per la loro modellazione ed alla descrizione di dettaglio dei modelli utilizzati nel presente lavoro di tesi. Il Capitolo 4 contiene la presentazione del caso di studio. Nel Capitolo 5, che costituisce il cuore del lavoro, i modelli descritti sono applicati al caso di studio, con un’approfondita discussione dei risultati e una valutazione preliminare dell’effetto domino. Nel Capitolo 6 infine sono riportate alcune considerazioni conclusive.
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Se argumentará acerca de las instancias de la supervisión clínica y de la evaluación metodológica en la investigación clínica, estableciendo las particularidades de cada una y el aporte específico para la práctica clínica. Las ideas que se exponen han surgido en el curso de una investigación en clínica de la adicción realizado en el marco de un Proyecto de Investigación, subsidiado por la Secretaría de Ciencia y Técnica y de la Secretaría de Extensión Universitaria de la Universidad Nacional de San Luis. Se llevó a cabo en el 'Programa de Investigación y Orientación Psicológica para sujetos que consumen drogas', en el Centro Interdisciplinario de Servicios de la Facultad de Ciencias Humanas en la mencionada Universidad. La investigación se situó en el ámbito psicoterapéutico desde una perspectiva teórica psicoanalítica. Se indagó acerca de las implicancias teórico-clínicas en el abordaje del paciente adicto a drogas, partiendo del conocimiento de la alta tasa de fracasos en estos tratamientos. La pregunta central que se deriva del planteo del problema que se suscita en la clínica cotidiana con estos pacientes, se centra en considerar las condiciones que se requieren instalar en el espacio terapéutico, para que el consumo de drogas dé paso a un más allá de la sustancia, y emerja un auténtico interés de conocimiento sobre sí mismo en el paciente que pueda constituirse en el centro del proceso psicoterapéutico. El objetivo general fue aportar a la elaboración de un modelo metapsicológico que permita describir, analizar y explicar las características psicodinámicas del funcionamiento psíquico del paciente adicto, y proponer las modalidades de intervenciones clínicas posibles que se corresponden. Los objetivos específicos abarcaron al paciente, al terapeuta y el tratamiento. Respecto del paciente se buscó: conocer el efecto que produce el consumo de drogas y las fantasías que subyacen para relacionarlo con el motivo de consulta y la demanda de tratamiento, identificar y caracterizar acerca del tipo de vínculos. Respecto del Terapeuta se buscó: identificar la modalidad de intervenciones terapéuticas, indagar cómo se opera frente a las variantes de la transferencia-contratransferencia. Respecto del Tratamiento se buscó caracterizar las particularidades del encuadre, analizar las intervenciones que favorecieron y obstaculizaron el tratamiento. Se siguió la metodología de la investigación clínica, con un diseño descriptivo- explicativo, con estrategia de estudio de casos. Las Unidades de Análisis fueron los casos clínicos (Psicodiagnóstico y Proceso Psicoterapéutico) de sujetos que han realizado consultas espontáneas o por derivación. El procedimiento abarcó la descripción del funcionamiento psíquico de los pacientes seleccionados, el análisis del material clínico y la articulación con conceptos teóricos psicoanalíticos. Se completaron las etapas de codificación del material clínico, categorización, relación, integración y modelización. Se elaboró una Clasificación de los Pacientes Adictos a drogas (Parásitos, Suspendidos, Ordálicos, Todopoderosos, Imposibles), propuesta estrictamente para la muestra estudiada y útil para analizar la variedad con que se presenta el fenómeno clínico de la drogadependencia. Se obtuvo como resultado un cuadro de propiedades cualitativas que representan a través de una clasificación de pacientes, el entrecruzamiento de los datos clínicos, configurado en torno de núcleos semánticos que expresan la realidad clínica observada. Estas clases permitieron explicar los casos clínicos de esta investigación y también podrán dar cuenta de los futuros casos clínicos en la práctica terapéutica. Este recorrido da evidencias de la utilidad de una construcción y de su armado en distintos niveles de integración desde el más elemental y concreto que parte de la empiria (paciente terapeuta-tratamiento) y el registro de lo que será el material clínico, al nivel de las variables, pasando por la delimitación y construcción del caso clínico, para proceder a su análisis e interpretación a la luz de la teoría psicoanalítica, hasta llegar al más conceptual, abstracto y superior que es el de las Clases de Pacientes. Paralelamente a este recorrido las instancias de la supervisión clínica y de la evaluación metodológica cumplen, respectivamente, la función de sostener la dirección del tratamiento y validar la producción teórica del analista-investigador
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Un efecto de la globalización es el desplazamiento de personas que abandonan su país de origen en busca de mejores oportunidades sociales, económicas y/o políticas. Esto origina la existencia de grandes comunidades formada por los hijos de esos inmigrantes cuya primera lengua es la lengua minoritaria que han adquirido en el hogar pero que, sin embargo, crecen y se educan en un ambiente donde se habla una lengua diferente a la que comparten en el hogar. Estos hablantes, conocidos como hablantes de herencia, presentan características específicas que los distancian tanto de los hablantes nativos monolingües como también de los hablantes de segunda lengua (Montrul 2008). En algunos casos, fenómenos de adquisición incompleta o de constricción o pérdida lingüística requieren un currículo específico que promueva y ayude al aprendiz a recuperar aquello que perdió o a desarrollar las estructuras que no pudo adquirir. En otros casos, la falta de alfabetización en la lengua minoritaria obliga al maestro a diseñar actividades específicas que contemplen esa falta de instrucción. De este modo, enseñarles la lengua de sus padres a estos hablantes presenta desafíos que necesitan ser tomados en consideración por el docente a la hora de planear una clase puesto que los materiales didácticos disponibles que han sido diseñados ya sea para estudiantes monolingües o para estudiantes de segunda lengua no satisfacen las necesidades de aprendizaje de los estudiantes de herencia. (Valdés 2000) La presente comunicación examina este fenómeno a través del caso particular de los hablantes de español en los Estados Unidos. Dicha comunidad, principalmente compuesta de inmigrantes, presenta características dispares que permiten echar luz sobre este fenómeno en particular
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La presente propuesta se propone interrogar la incidencia del deseo del analista en la construcción en psicoanálisis, entiendo la construcción en dos sentidos: -Como un medio para la transmisión clínica a través de la redacción de los casos, donde los mismos fueron adoptando diversas formas a la luz de una experiencia inicial enmarcada en un paradigma positivista que va adquiriendo paulatinamente, en ruptura con el modelo vigente, una respuesta concordante con una escucha particular y un edificio conceptual que atiende a la singularidad del malestar. -Como aquello que por no poder ser restituido vía desciframiento debe ser construido. La construcción suple la ausencia de un real -la verdad histórica que falta al discurso del sujeto por su carácter mítico o fantasmático- revelando una realidad recubierta por lo imaginario. Entonces, a la acción de recordar lo reprimido propia del analizante se le añade la operación del analista que construye conjeturas y las comunica a tiempo, siendo el efecto alcanzado en la cura lo que corrobora la veracidad o la inexactitud de lo supuesto. Es objetivo de este trabajo corroborar como en la construcción que un analista realiza del caso, en cualquiera de los dos sentidos expuestos, el deseo del analista es la clave, ya que es el que le permite sostener su posición. Deseo del analista no como un concepto teórico, objetivo u exterior al caso, sino deseo del analista que esta implicado en su acto. El deseo puede reflejarse en su decir del caso, en su inclusión, en la posición que adopta y, principalmente, en la lógica que organiza este encuentro con el analizante, ya que la lógica del caso es la lógica del deseo delanalista, resultando por lo tanto la construcción el efecto de un deseo que sostiene la apuesta. Para esto, y a la luz del deseo del analista, se realizara un recorrido por los casos paradigmáticos de Freud, procurando esclarecer cual fue el deseo que, en el mismo, motivo la construcción y publicación de los casos, entendiendo que si bien el deseo del analista constituye una noción posterior, se requirió del pasaje por otros deseos para que el deseo que sostiene la posición del analista opere como una función esencial para que el deseo alienado del paciente se haga presente. Concluyendo, dado que el deseo del analista se sostiene en una ética del deseo donde lo que lo causa se consolida como aquello que orienta la articulación significante, habitando la intención mas profunda de la acción, la construcción en psicoanálisis constituye un elemento simbólico que posibilita la tramitación de lo real a través de la posición del analista sostenida en el deseo del analista. Por un lado, permite hacer una lectura del caso que sitúe los puntos cruciales en la historia de un sujeto y el posicionamiento subjetivo adoptado por este, en conjunto con las permutaciones alcanzadas. Por otro, posibilita el desarrollo de la teoría a través de las inconsistencias que se verifiquen o la justificación de la misma. Además admite reconstruir una historia olvidada a partir de sus efectos en el presente del analizante. También se consolida como una herramienta de utilidad para la interrogación del posicionamiento del analista que dirige la cura y las coordenadas desde las cuales opera. Finalmente, constituye un medio eficaz para metabolizar lo escuchado y volverlo comunicable
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La ponencia desarrolla el proceso de construcción de "lo doméstico" en la cotidianeidad de una escuela albergue rural. Expone los debates teóricos-empíricos y su articulación en esta dimensión analítica. Tal planteo deriva de interrogantes emergentes en las conclusiones arrojadas en una investigación anterior, que apuntan a una dimensión doméstico - escolar, como configuración particular de posiciones. Investigación que continúa en tesis de maestría. La primera parte expone una breve presentación empírica del caso, y una introducción al marco teórico. La segunda parte desarrolla el material de campo en tres secciones. Finalmente la conclusión expone las hipótesis que orientan el curso de la presente investigación
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La tesis realiza un aporte al campo temático de la planificación territorial y las dimensiones territoriales de las políticas públicas, reflexionando en torno al proceso desarrollado en un caso de estudio a nivel municipal, en el partido bonaerense de Quilmes durante el período 2004-2014. El enfoque que se asume en esta investigación destaca la centralidad de las concepciones teóricas y sus derivaciones metodológicas sobre el objeto de interpelación: el territorio. Las concepciones teóricas centrales en relación al enfoque territorial propuesto en la tesis derivan de la teoría social crítica del espacio de Milton Santos quien entiende al espacio como un complejo hibrido entre sistemas de objetos y sistemas de acciones. Se asume en esta investigación que evaluar experiencias de planificación territorial de manera crítica generará conocimientos de utilidad para mejorar las prácticas de intervención en el territorio mediante políticas de planificación, realizando una humilde contribución al entendimiento de un campo de interés multidisciplinar, de sensible interés social, desde una perspectiva geográfica. El problema de investigación y objeto de estudio de esta tesis refiere a las características e implicancias del repertorio teórico-metodológico e instrumental implementado en la planificación territorial municipal del partido de Quilmes, 2004- 2014. Las preguntas que orientan el trabajo son: ¿En qué medida y de qué manera las concepciones teórico - metodológicas sobre territorio, planificación y desarrollo, presentes en actores e instrumentos de planificación territorial municipal, orientan los proceso de transformación del territorio? ¿Cuáles son sus potencialidades y limitaciones? El objetivo general que se persigue es el de contribuir a la producción de conocimiento acerca de la problemática de la planificación territorial del partido de Quilmes, ofreciendo aportes para el análisis crítico de las dimensiones teórico- metodológicas territoriales implementadas y sus implicancias en los procesos de planificación y transformación del territorio. Los objetivos específicos de la investigación son: 1 Describir y analizar las características específicas de la conformación territorial del caso de estudio, dando cuenta de su proceso de organización territorial. 2-Describir y explicar la conformación actual del territorio del caso propuesto mediante el establecimiento de lugares, en términos de patrones de ocupación y apropiación territorial. 3-Relevar las características constitutivas del instrumental y las concepciones de planificación territorial desplegadas durante el período estudiado, dando cuenta de los fundamentos teóricos-metodológicos implementados. 4-Realizar una evaluación y revisión crítica de las experiencias de planificación territorial más significativas. 5-Ponderar las potencialidades y limitaciones del abordaje de lugares como herramientas posibles para la evaluación, el diseño e implementación de instrumentos de planificación territorial a escala de nuevas unidades espaciales submunicipales. En consonancia con los interrogantes planteados y el sistema de objetivos propuestos, la hipótesis general (H1) de la investigación sostiene que las políticas de planificación territorial en Quilmes constituyen un ejemplo y expresión local de las limitaciones estructurales de estos instrumentos para aprehender cabalmente los procesos territoriales y orientarlos hacia la concreción de territorios urbanos más justos y desarrollados. Derivadas de esta proposición, las hipótesis derivadas que completan el sistema son las siguientes: H1.1. Las funciones inherentes del Estado capitalista, la primacía de las dimensiones económica y política, así como las relaciones asimétricas de poder presentes en la arena donde se dirimen las políticas de planificación territorial, constituyen limitantes estructurales que inciden en la eficacia de los instrumentos de planificación territorial municipal. H1.2. Las insuficiencias teóricas y metodológicas presentes en los instrumentos de planificación territorial, relacionadas a la adopción de enfoques tecnocráticos, concepciones fisicalistas del territorio, participación ciudadana limitada, abordajes lineales de la intervención y el desarrollo, contribuyen a explicar los bajos niveles de concreción de los objetivos propuestos en dichos instrumentos. H1.3. El tratamiento superficial de las características de la conformación histórica y actual del territorio que se pretende intervenir se vincula con desajustes e incompatibilidades que repercuten en un bajo nivel de transformación del territorio. La estrategia metodológica diseñada consiste en un tipo de análisis que une el enfoque genético -o diacrónico (de proceso)- con el enfoque actual -o sincrónico (de situación)- de los procesos territoriales. Asimismo, la estrategia rescata los aportes de la triangulación metodológica incorporando algunos elementos cuantitativos, pero sobre todo refiere a una estrategia de triangulación intra-metodológica circunscripta a una metodología no estándar o cualitativa. El caso del partido de Quilmes es concebido como un Estudio de Caso Instrumental y como un estudio de caso heurístico
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A partir de la crisis de 2001, el escenario en que son implementadas las políticas sociales se complejiza y ante la emergencia generalizada se introducen nuevos programas (como el Plan Jefas y Jefes de Hogar Desocupados) que se articulan, en algunos casos, con otros preexistentes. En ese contexto de implementación combinada de políticas a nivel local surgen básicamente dos tipos de interrogantes. Por un lado, los relacionados con los objetivos de las políticas sociales (a través del binomio políticas asistenciales/ de promoción) y por otro, los referentes a las características que adquiere la implementación de políticas, en su adaptación a ámbitos locales-rurales. Estas cuestiones son abordadas en este trabajo a partir del caso de la Huerta Comunitaria ?El Rincón de los Aromas? de la localidad de Bonifacio, partido de Guaminí, provincia de Buenos Aires. Esta huerta, creada en 2001 con el respaldo de ProHuerta y la Municipalidad, se organizó, en principio, con el objetivo primordial generar puestos de trabajo (contraprestación) para los beneficiarios del Plan Jefas y Jefes. Luego, se ampliaron las metas hacia la demostración de viabilidad de este tipo de productos, con el fin de incentivar emprendimientos productivos que pudieran impulsar el desarrollo a nivel local. A través de un análisis que procura reconstruir la articulación de los diferentes actores involucrados en el proceso, se plantean los logros y limitaciones de esta particular versión local de política social
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En noviembre de 2007 fue sancionada la Ley Nacional No. 26.331 ("Ley de bosques"), que insta a cada provincia a realizar un Ordenamiento Territorial de Bosques Nativos. Salta fue una de las primeras jurisdicciones en llevarlo adelante, a través de la Ley No. 7.543 sancionada en diciembre de 2008. En este artículo, a partir del análisis legal, documental y hemerográfico, y de entrevistas realizadas en el marco de nuestra investigación doctoral, ofrecemos una cronología y un análisis del caso salteño, con el objetivo de indagar en los proyectos territoriales en tensión que se hicieron presentes en torno a la definición de la política ambiental de cuidado de los bosques nativos, y sugerimos una serie de perspectivas a futuro en vistas de los posibles re-(des)ordenamientos territoriales
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La Biblia y el Talmud por un lado, 25 siglos de filosofía occidental por el otro: vida y obra de Emmanuel Levinas se despliegan -con las dificultades del caso- entre estas dos concepciones del mundo, del hombre y del sentido. Todo su esfuerzo parece haber estado destinado a habitar esa brecha, a intentar captar la especificidad de cada una de las ramas de su doble ascendencia para luego poder abordar, en toda su radicalidad, el problema de su articulación. Retomando esta idea como hilo conductor, dedicaremos este estudio a intentar mostrar que la separación, dentro de la obra levinasiana, entre lo griego y lo judío, no es tan tajante como puede llegar a sugerirlo la división entre escritos "confesionales" y textos estrictamente filosóficos reivindicada por el propio Levinas.
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Aunque la crítica no ha encontrado una lectura en clave erótica para el carmen V, el uso de la palabra 'basia' sugiere la presencia de un significado obsceno. El estudio propone la revisión del caso de los besos en carmen V. Advierto queCno se trata de negar que donde Catulo dice 'besos' quiera decir y diga efectivamente 'besos' -pues él lo dice-, sino de introducir este nuevo elemento: el Catulo polisémico de siempre ha dejado abierta la posibilidad de descifrar algunos mensajes o sentidos ocultos en el alcance semántico del término basia. He intentado, para ello, seguir un razonamiento ordenado que culmina en un intento de nueva versión castellana del poema
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El presente artículo procede de la investigación titulada "Tiempo libre, espacio público e identidad. Análisis del caso Parque Plaza Líber Seregni". El mismo pretende problematizar las nociones de tiempo libre y espacio público, y su papel en los procesos civilizatorios de Uruguay moderno, para pensar las configuraciones que adquieren tales conceptos en la actualidad. Para tal cometido, se realizarán aproximaciones teóricas desde la perspectiva de Milner, así como desde el abordaje histórico que propone Barrán. Uruguay, entre fines del siglo XIX y principios del XX, experimenta una serie de transformaciones políticas, económicas, sociales y culturales propiasde la "modernización". Un proyecto civilizador reorganizaría la vida social de la población, en relación a un territorio y una producción. La aprobación de la ley de las 8 horas, como señal de establecimiento de la frontera entre un tiempo de trabajo y un tiempo libre; así como la invención y fomento de los espacios públicos, dan lugar a las dicotomías tiempo de trabajo-tiempo libre y espacio público-espacio privado. Cabe preguntarse, ¿qué configuraciones adquieren estos binomios en la actualidad? ¿Bajo qué supuestos se asienta la popularización de estos términos?
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A partir del estudio del caso de La Toma entre fines del siglo XVIII y principios del siglo XIX, se abordan los conflictos por las tierras de aquella parte de la población indígena encomendada y asentada en la jurisdicción de Córdoba, que fue reducida en "pueblos de indios" en el siglo XVII y que logró preservar el control sobre sus tierras comunales durante los dos siglos siguientes. Específicamente, se reconstruyen los intentos del cabildo, la Compañía de Jesús y los vecinos españoles por ocupar de hecho las tierras de ese pueblo de indios asentado en las cercanías de la ciudad de Córdoba y por legalizar esa situación, así como las estrategias indígenas de defensa de sus derechos, que contaron con el apoyo de los funcionarios la Real Audiencia de Buenos Aires y permitieron eludir las trabas impuestas por la justicia local.
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El objetivo general de esta ponencia es dar a conocer cómo se enseñaba a leer y escribir en la provincia de Buenos Aires durante la última dictadura y qué elementos condicionaban la enseñanza. Se analizan diseños curriculares del período y anteriores, programas, libros de texto, políticas legislativas y circulares. La estrategia cualitativa se sirve también de una técnica conversacional: la entrevista en profundidad y no estructurada a antiguas docentes del primer ciclo. Concluimos, a partir del caso de la enseñanza de la lecto-escritura, en que no es posible establecer una simple imbricación en todas las esferas -práctica y teoría pedagógica, curriculum, rol del docente, formación intelectual del alumno, etc.- entre la estrategia política y la política educativa dictatorial. El texto pretende generar una reflexión sobre los peligros de utilizar una cronología política abocada a las rupturas al hacer historia de la educación.