69 resultados para stylistics
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This article reflects on Arnaldo Antunes‟ (AA) poetics. For this purpose, both the contributions of Fontanille and Zilberberg regarding tensivity, as well as some ideas of Tatit regarding song semiotics. The aim is to think about how the dance between enunciation and enunciate is structured in AA within poetical architecture as exemplified here based on the analysis of the poem “Palavra”. The hypothesis is that the tension between the two central nuclei of the poem, metalanguage and erotism, are the essential compositional marc of AA poetical stylistics. The results lead to the reflection that the musical tension is the game that guarantees the movement between the density of the word and the erotic fluidity of the authorial (metalinguistic) act of production.
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Pós-graduação em Letras - FCLAS
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We aim to analyse the text written by Eça de Queirós, “Carta ao Sr. Mollinet”, theorizing the stylistics of Marcel Cressot’s expression, called “the texture”. We discuss what is sought in the reading of a text nowadays: the form, the meaning or the form that produces meaning? Even though through stylistics there is identifi cation and description of the linguistic categories in the text, the morphological identifi cation in the enunciation level is emptied, if it is done separately. It is from the semantic-syntactic and melodic axes that Eça infl ates his characters with life. The characterization of Pacheco and Portuguese people is supported by the nexus, a producer of antagonistic meta-signifi cation in relation to the fi rst meaning. Eça’s irony results from the reverse meaning – from “ne pas dire”. The nexus is the great meaningful cohesion between logical and metalogic discourse – producing new signifi cations; multiplying verbal resources, which are created in order to metamorphose the linguistic sign into pictorial or iconic signs. The irony governs the whole constructive tessitura that stems from new referents, which result from demiurgical relations between themselves because of the metalogical process, as it allows to establish and change the direction when sign and referent, signifi er and signifi ed, utterance and context are related. The analysis of Eça’s selected text enriches the discoveries presented by the Stylistics of Expression.
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Oggetto della ricerca è il tema dello spazio delle centrali idroelettriche costruite nella prima metà del Novecento dagli architetti Giovanni Muzio e Piero Portaluppi. L’individuazione del tema sorge dalla volontà di indagare quali siano stati gli sviluppi dal punto di vista architettonico all’interno di un genere così specifico durante un periodo di tempo in cui gli stili architettonici e le tendenze hanno subito stravolgimenti ed evoluzioni che ancora oggi trovano una difficile connotazione e definizione precisa. L’analisi dell’architettura delle centrali idroelettriche, effettuata ripercorrendo le principali vicende del settore idroelettrico dalla fine del secolo scorso al secondo dopoguerra, oltre a considerare il rapporto con il contesto territoriale e culturale del nostro Paese vuole prendere in considerazione anche il particolare rapporto che in più casi si è venuto a creare tra committenti e progettisti. Compito della tesi è rileggere un settore poco indagato finora e capire se vi sia stata effettivamente una evoluzione architettonica dal punto di vista tipologico o se la centrale sia stata sempre affrontata come semplice esercizio di “vestizione” di un involucro precostituito da precise esigenze tecniche. La ricerca infatti si pone come obiettivo lo studio delle centrali non solo dal punto di vista tipologico e spaziale dei suoi principali elementi, ma si pone come obiettivo anche lo studio della loro distribuzione nel sito in cui sono sorte, distribuzione che spesso ha portato alla formazione di una sorta di vera e propria “città elettrica”, in cui la composizione dei vari elementi segue una logica compositiva ben precisa. Dal punto di vista del contributo originale la ricerca vuole proporre una serie di riflessioni ed elaborati inerenti alcune centrali non ancora indagate. Nel caso specifico di Portaluppi l’apporto originale consiste nell’aver portato alla luce notizie inerenti centrali che sono sempre state poste in secondo piano rispetto le ben più note e studiate centrali della Val d’Ossola. Nel caso invece di Muzio il contributo consiste in una analisi approfondita e in una comparazione di documenti che di solito sono sempre stati pubblicati come semplice apparato iconografico, ma che messi a confronto danno una lettura di quelle che sono state le fasi e le elaborazioni progettuali apportate dall’autore. Il tema della ricerca è stato affrontato poi attraverso una lettura delle fonti dirette relative agli scritti degli autori, con una contemporanea lettura di testi, articoli e interventi tratti dalle riviste appartenenti al periodo in esame per comprendere al meglio il panorama culturale e architettonico che hanno fatto da scenario alle esperienze di entrambe le figure oggetto di studio. Infine la ricerca si è concentrata sull’analisi di alcune opere in particolare - due centrali idroelettriche per ciascun autore oggetto della tesi - scelte perché considerate rappresentative sia per impianto spaziale e tipologico, sia per le scelte compositive e stilistiche adottate. La lettura dei manufatti architettonici scelti è stata condotta con l’analisi di copie di elaborati grafici originali, foto d’epoca e altri documenti reperiti grazie ad una ricerca condotta in vari archivi. Le centrali scelte nell’ambito delle esperienze maturate da Muzio e Portaluppi sono state individuate per rappresentare il quadro relativo allo sviluppo e alla ricerca di un nuovo linguaggio formale da adottare nell’ambito dell’architettura di questi manufatti. Per entrambi i protagonisti oggetto della ricerca sono state individuate due centrali in grado di dare una visione il più possibile completa dell’evoluzione della tematica delle centrali idroelettriche all’interno della loro esperienza, prendendo in considerazione soprattutto gli aspetti legati all’evoluzione del loro linguaggio compositivo e stilistico. L’individuazione delle centrali da analizzare è stata dettata prendendo in considerazione alcuni fattori come il tipo di impianto, le relazioni e confronto con il contesto geografico e naturale e le soluzioni adottate.
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In questo elaborato vengono presentate la traduzione di un estratto di un romanzo di Terry Pratchett, The fifth elephant, e l’analisi di questa traduzione, realizzata con l’aiuto di un corpus costruito ad hoc per questa ricerca. Nel corpus sono state inserite le traduzioni italiane di otto romanzi differenti, scritti dallo stesso autore, Terry Pratchett, e tradotti da tre traduttrici professioniste. Questo corpus è stato ideato appositamente per coadiuvare il processo di traduzione dell’estratto e per esemplificare un metodo di analisi del lavoro di traduttori professionisti. Questo tipo di analisi, nota come translational stylistics, ha lo scopo di identificare le differenze esistenti a livello stilistico tra i traduttori, cercando nello specifico quegli elementi che permettano di identificare e distinguere tra loro i lavori di un determinato traduttore da quelli di un altro, a prescindere dal testo di partenza. Questo elaborato si apre con la descrizione tecnica di un corpus, spiegandone gli utilizzi nel campo della ricerca e i metodi di costruzione. In seguito viene fornita una panoramica dell’autore e delle sue opere, e vengono fornite informazioni sulle traduzioni in italiano di questi romanzi e sulle traduttrici che le hanno elaborate. Viene quindi presentata la traduzione dell’estratto, seguita da un’analisi dei problemi traduttivi affrontati durante il processo di traduzione e di come il corpus abbia aiutato a risolvere e superare queste difficoltà. Infine viene presentato uno studio di caso sulla translational stylistics che mostra le differenze a livello di stile esistenti tra i lavori di traduttori diversi.
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This book introduces key ideas and current critical debates about how English functions within its social and cultural contexts, and provides practical examples and guidance on how to approach further work in these areas. It introduces core topics of language study; language variation, pragmatics, stylistics, critical discourse analysis, language and gender and language and education. Each chapter includes case studies providing worked analysis of sample texts, suggestions for further project work and an annotated further reading section.
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This work takes as its object of study a specific set of texts, designated letters about Sertões do Seridó (interstate region in the Brazilian northeastern), written by Paulo Bezerra, whose main approach is the backcountry universe. For its unique character, mainly because of a strong poetic appeal, we infer that these letters can also contain natural phenomena related to discourse-compositional structure, which may be responsible for creating specific effects, particularly aesthetical. In order to discuss and develop the issue, we set the theoretical assumptions of Textual-Interactive Perspective whose base is the concept of language as interaction, such as verbal activity impregnated with the space-time social and historical context in which the interlocutors are related, we chose the analytical category discursive topic and analyse introduction, sequencing and change of topic mechanisms. The goal is to determine the functionality of these mechanisms, noting how correlate the structural and interactional aspects are, and how this movement can be used to explain some of the aesthetic and stylistic effects of these letters. The result shows that it is used different topic organizational patterns according to the nature of the central topic. These different mechanisms express an aesthetic intention and feature a style. This result gives rise to more general conclusions about the texts: their discursive-compositional structure is related to the creation of aesthetics and stylistics effects.
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This proposal is a non-quantitative study based on a corpus of real data which offers a principled account of the translation strategies employed in the translation of English film titles into Spanish in terms of cognitive modeling. More specifically, we draw on Ruiz de Mendoza and Galera’s (2014) work on what they term content (or low-level) cognitive operations, based on either ‘stands for’ or ‘identity’ relations, in order to investigate possible motivating factors for translations which abide by oblique procedures, i.e. for non-literal renderings of source titles. The present proposal is made in consonance with recent findings within the framework of Cognitive Linguistics (Samaniego 2007), which evidence that this linguistic approach can fruitfully address some relevant issues in Translation Studies, the most outstanding for our purposes being the exploration of the cognitive operations which account for the use of translation strategies (Rojo and Ibarretxe-Antuñano 2013: 10), mainly expansion and reduction operations, parameterization, echoing, mitigation and comparison by contrast. This fits in nicely with a descriptive approach to translation and particularly with skopos theory, whose main aim consists in achieving functionally adequate renderings of source texts.
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This thesis examines the work of the award-winning contemporary English short story and novel writer Jane Gardam. It proposes that much of her achievement and craft stems from her engagement with religion. It draws on Gardam’s published works from 1971 to 2014 including children’s books and adult novels. While Gardam has been reviewed widely, there is little serious critical appreciation of her fiction and there are misreadings of the influence of religion in her work. I therefore analyse the religious dimensions of her stories: the language, stylistics and hermeneutic of Gardam’s three religious influences, namely the Anglo-Catholic, Benedictine and Quaker movements and how she sites them within her work. The thesis proposes lectio divina, arguably an ancient form of contemporary reader-response criticism, as a framework to describe the Word’s religious agency when embedded or alluded to in fiction. It also considers and applies critical discussion on the medieval concept of the aevum, a literary religious space. Finally, I suggest that religious writing such as Gardam’s has a place in the as yet unexplored ‘poetic’ strand of Receptive Ecumenism, a new movement that seeks to address reception of the Word between members of different faith communities. Having examined many aspects of Gardam’s writing, its history and potential, I conclude that her achievement owes much to her engagement with particular and divergent forms of religious life and practice.