87 resultados para Urinalysis
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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)
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Pós-graduação em Medicina Veterinária - FCAV
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A spayed crossbred female dog was presented due to progressive weight loss, emesis and anorexia over the preceding month. A complete blood count, urinalysis, serum biochemical panel, and ultrasound were initially performed. Computed tomography urography was performed as a complementary exam. Based on ultrasound and CT findings an exploratory celiotomy was performed to remove hyperdense structures that could be the cause of the hydronephrosis and hydroureter in both kidneys. An extensive granulomatous reaction was found near the caudal pole to the left kidney. A nylon cable tie adhering firmly to this tissue was removed during surgical excision. On the dorsal surface of the bladder an extensive granulomatous reaction that had entrapped the right ureter was also noted. Another nylon cable tie was removed and the ureter was released. Eight months postoperatively, the dog was in good general physical condition, showing appetite and vigour. Abdominal ultrasonography showed improvement of the hydronephrosis in both kidneys. The urea ratio was normal, but the creatinine level was slightly elevated, suggesting a guarded prognosis. Thus, bilateral hydronephrosis as observed in the present study should be considered as a major complication after elective ovariohysterectomy.
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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)
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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)
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Introduzione: la leishmaniosi canina (CanL) è una malattia infettiva, trasmessa da vettore e sostenuta da un protozoo, la Leishmania infantum. La CanL ha assunto sempre più importanza sia in medicina veterinaria che in medicina umana. La leishmaniosi è fortemente associata allo sviluppo di una nefropatia cronica. Disegno dello studio: studio di coorte retrospettivo. Obiettivo: individuare le alterazioni clinico-patologiche prevalenti al momento dell’ammissione e durante il follow-up del paziente, per identificare quelle con un valore prognostico maggiore. Materiali e metodi: 167 cani, per un totale di 187 casi trattati, con diagnosi sierologica e/o citologica di Leishmaniosi e dati ematobiochimici completi, elettroforesi sierica, analisi delle urine e biochimica urinaria comprensiva di proteinuria (UPC) ed albuminuria (UAC), profilo coagulativo (ATIII, d-Dimeri, Fibrinogeno) e marker d’infiammazione (CRP). Dei pazienti inclusi è stato seguito il follow-up clinico e clinicopatologico per un periodo di tempo di due anni e sono stati considerati. Risultati: Le alterazione clinicopatologiche principali sono state anemia (41%), iperprotidemia (42%), iperglobulinemia (75%), ipoalbuminemia (66%), aumento della CRP (57%), incremento dell’UAC (78%), aumento dell’UPC (70%), peso specifico inadeguato (54%) e riduzione dell’ATIII (52%). Il 37% dei pazienti non era proteinurico e di questi il 27% aveva già un’albuminuria patologica. Il 38% dei pazienti aveva una proteinuria nefrosica (UPC>2,5) e il 22% era iperazotemico. I parametri clinicopatologici hanno mostrato una tendenza a rientrare nella normalità dopo il 90° giorno di follow-up. La creatinina sierica, tramite un analisi multivariata, è risultata essere il parametro correlato maggiormente con l’outcome del paziente. Conclusione: i risultati ottenuti in funzione dell’outcome dei pazienti hanno mostrato che i soggetti deceduti durante il follow-up, al momento dell’ammissione avevano valori di creatinina, UPC e UAC più elevati e ingravescenti. Inoltre l’UAC può venire considerato un marker precoce di nefropatia e la presenza di iperazotemia all’ammissione, in questi pazienti, ha un valore prognostico negativo.
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La proteinuria è un marker di danno renale nel cane. L’obiettivo dello studio è di valutare la capacità del dipstick urinario e dell’UPC di diagnosticare precocemente l’albuminuria nel cane. Sono stati raccolti 868 campioni di urina, con sedimento spento e assenza di ematuria, nell’Ospedale Didattico Veterinario della Facoltà di Medicina Veterinaria di Bologna. Per 550 campioni è stata effettuata l’analisi delle urine, la misurazione dell’UPC e dell’UAC, mentre UPC e UAC sono stati misurati in tutti gli 868 campioni. I campioni di urina sono stati analizzati con il metodo dipstick mediante lettura automatizzata. Utilizzando come valore di riferimento l’UAC è stata valutata l’accuratezza diagnostica del dipstick urinario e dell’UPC. L’intervallo di riferimento dell’UAC (0-0,024) è stato determinato utilizzando 60 cani sani. I dati raccolti sono stati classificati utilizzando differenti cut-off per il peso specifico urinario (1012 o 1030), per la proteinuria al dipstick (30 o 100 mg/dl), per l’UPC (0,2) e per l’UAC (0,024). Sono stati valutati l’agreement diagnostico e la correlazione di Spearman tra dipstick, UPC e UAC. E’ stata stimata l’accuratezza diagnostica misurando l’area al di sotto della curva di ROC nell’analisi dell’UAC. Il livello di significatività è stato definito per p < 0,05. Indipendentemente dal peso specifico urinario, l’agreement diagnostico tra dipstick, UPC e UAC è risultato forte (k=0,62 e k=0,61, rispettivamente; p<0,001) con valori di dipstick ≥30 mg/dl, debole (k=0,27 e k=0,26, rispettivamente; p<0,001) con valori di dipstick ≥100 mg/dl. L’accuratezza diagnostica del dipstick messa a confronto con UPC e con UAC è molto buona (AUC 0,84 e 0,84, rispettivamente; p<0,001) e i risultati negativi al dipstick presentano il 100% di sensitività. UPC e UAC sono fortemente correlate (r=0,90; p<0,001). Mettendo a confronto UPC e UAC, l’accuratezza diagnostica è risultata eccellente (AUC 0,94; p<0,001), con massima sensitività e specificità per UPC≥0.3.
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Lo studio è stato condotto su pazienti affetti da carcinoma nasale trattati con radioterapia presso il Centro Oncologico Veterinario (Sasso Marconi, BO). Lo studio, prospettico, randomizzato e in doppio cieco, ha valutato l’efficacia del trattamento radioterapico in combinazione o meno con firocoxib, un inibitore selettivo dell’enzima ciclossigenasi 2 (COX-2). Sono stati inclusi pazienti con diagnosi istologica di carcinoma nasale sottoposti a stadiazione completa. I pazienti sono stati successivamente suddivisi in due gruppi in base alla tipologia di trattamento: radioterapia associata a firocoxib (Gruppo 1) o solo radioterapia (Gruppo 2). Dopo il trattamento, i pazienti sono stati monitorati a intervalli di 3 mesi sia clinicamente che mediante esami collaterali, al fine di valutare condizioni generali del paziente, un’eventuale tossicità dovuta alla somministrazione di firocoxib e la risposta oggettiva al trattamento. Per valutare la qualità di vita dei pazienti durante la terapia, è stato richiesto ai proprietari la compilazione mensile di un questionario. La mediana del tempo libero da progressione (PFI) è stata di 228 giorni (range 73-525) nel gruppo dei pazienti trattati con radioterapia e firocoxib e di 234 giorni (range 50-475) nei pazienti trattati solo con radioterapia. La sopravvivenza mediana (OS) nel Gruppo 1 è stata di 335 giorni (range 74-620) e di 244 giorni (range 85-505) nel Gruppo 2. Non si sono riscontrate differenze significative di PFI e OS tra i due gruppi. La presenza di metastasi ai linfonodi regionali condizionava negativamente PFI e sopravvivenza (P = 0.004). I pazienti trattati con firocoxib hanno mostrato un significativo beneficio in termini di qualità di vita rispetto ai pazienti trattati con sola radioterapia (P=0.008). La radioterapia può essere considerata un’efficace opzione terapeutica per i cani affetti da neoplasie nasali. Firocoxib non sembra migliorare significativamente i tempi di sopravvivenza, ma risulta utile al fine di garantire una migliore qualità di vita.
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Questo studio prospettico valuta l’efficacia e i vantaggi del sistema LigasureTM rispetto alle tecniche chirurgiche tradizionali, in quattro differenti procedure eseguite su 77 cani. I soggetti sono stati suddivisi in 4 gruppi, a seconda della chirurgia eseguita: Gruppo 1, 25 pazienti sottoposti a Splenectomia “aperta” semplice; Gruppo 2, 15 pazienti sottoposti a Splenectomia “aperta” complessa; Gruppo 3, 22 pazienti sottoposti ad Ovariectomia “aperta”. Gruppo 4: 18 pazienti sottoposti a Linfoadenectomia. Ciascun gruppo è stato a sua volta suddiviso in due sottogruppi: a (LigasureTM) e b (Tradizionale), a seconda della metodica utilizzata. Sono stati analizzati: il segnalamento, i parametri ematologici, le condizioni cliniche, le informazioni riguardanti l’intervento chirurgico e l’outcome. In tutti i gruppi il ricorso all’utilizzo di garze nonché dei fili da sutura sono risultati statisticamente inferiori nei pazienti operati con il sistema a radiofrequenza (Gruppo 1, P < 0.0001; Gruppo 2, P < 0,0014; Gruppo 3, P = 0,0001; Gruppo 4, P = 0,0148). Anche i tempi per la rimozione dell’organo sono significativamente ridotti in tutti i gruppi in cui è stato utilizzato il sistema LigasureTM (Gruppo 1 P < 0.0001; Gruppo 2 P < 0,0014; Gruppo 3 P = 0,0009; Gruppo 4 P = 0,0008), come i tempi chirurgici nei gruppi 1, 2 e 3 (P = 0,0287; P = 0,0064; e P = 0,0124) ed anestesiologici nei gruppi 1a e 2a (P = 0,0176; P = 0,0043). Tra le variabili analizzate, l’utilizzo del sistema di sintesi vascolare a radiofrequenza, è l’unico ad influenzare i tempi necessari per l’esecuzione della procedura. Questo studio dimostra, quindi, come il sistema LigasureTM sia sicuro ed efficace per le procedure chirurgiche esaminate, riducendo i tempi della chirurgia e limitando, quindi, i rischi per il paziente, indipendentemente dall’operatore, dall’esecuzione di altre procedure contemporanee e dalla natura della patologia splenica o linfonodale.
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Negli ultimi anni si è assistito ad un miglioramento della qualità di vita dei piccoli animali che, oltre ad aumentarne l'aspettativa di vita, ha determinato un aumento della frequenza di patologie associate all'età medio-avanzata, quali le patologie renali croniche. Il presente studio si fonda sulla necessità, sempre più sentita nella pratica clinica veterinaria, di poter fornire al proprietario del paziente affetto da CKD, una serie di parametri che, oltre a fungere da target terapeutico, possano aiutare a comprenderne la prognosi. Lo studio ha valutato una popolazione di cani affetti da CKD e ne ha seguito o ricostruito il follow-up, per tutto il periodo di sopravvivenza fino al momento dell’exitus. Di tali soggetti sono stati raccolti dati relativi ad anamnesi, esame clinico, misurazione della pressione arteriosa, diagnostica per immagini, esami ematochimici, analisi delle urine ed eventuale esame istologico renale. È stato possibile individuare alcuni importanti fattori prognostici per la sopravvivenza in pazienti con CKD. Oltre a fattori ben noti in letteratura, come ad esempio elevati valori di creatinina e fosforo, o la presenza di proteinuria, è stato possibile anche evidenziare il ruolo prognostico negativo di alcuni parametri meno noti, ed in particolare delle proteine di fase acuta positive e negative, e del rapporto albumina/globuline. Una possibile spiegazione del valore prognostico di tali parametri risiede nel ruolo prognostico negativo dell’infiammazione nel paziente con CKD: tale ruolo è stato suggerito e dimostrato nell’uomo e avrebbe alla base numerosi possibili meccanismi (sviluppo di anemia, complicazioni gastroenteriche, neoplasie, etc.), ma dati analoghi sono mancanti in medicina veterinaria. Una seconda possibile spiegazione risiede nel fatto che potenzialmente i livelli delle proteine di fase acuta possono essere influenzati dalla presenza di proteinuria nel paziente con CKD e di conseguenza potrebbero essere una conferma di come la proteinuria influenzi negativamente l'outcome.
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Incontinence is a common age-dependent and increasing problem in women that may mainly present as stress incontinence, overactive bladder, mixed incontinence or other forms. A thorough history, gynaecological and neurological examination and urinalysis as initial step will lead to the diagnosis and treatment. If midstream urine is difficult to receive, a catheter urine will be easy to obtain. Further investigations as urodynamics, cystoscopy and ultrasound may be required. As initial step, stress incontinence should be treated with physiotherapy and pelvic floor exercises, if not successful with operations as suburethral slings. Slings have good long-term success rates of approximately 85 % with a low morbidity and can even be inserted under local anaesthetic. The treatment of idiopathic overactive bladder consists of bladder training, a behavioural therapy, and mainly anticholinergics. Anticholinergics may cause side effects particularly in the elderly who are under several medications that may add anticholinergic effects as antidepressants, antibiotics or antihistaminics.
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Acute hemorrhagic edema of young children is an uncommon but likely underestimated cutaneous leukocytoclastic vasculitis. The condition typically affects infants 6-24 months of age with a history of recent respiratory illness with or without course of antibiotics. The diagnosis is made in children, mostly nontoxic in appearance, presenting with nonpruritic, large, round, red to purpuric plaques predominantly over the cheeks, ears, and extremities, with relative sparing of the trunk, often with a target-like appearance, and edema of the distal extremities, ears, and face that is mostly non-pitting, indurative, and tender. In boys, the lesions sometimes involve the scrotum and, more rarely, the penis. Fever, typically of low grade, is often present. Involvement of body systems other than skin is uncommon, and spontaneous recovery usually occurs within 6-21 days without sequelae. In this condition, laboratory tests are non-contributory: total blood cell count is often normal, although leukocytosis and thrombocytosis are sometimes found, clotting studies are normal, erythrocyte sedimentation rate and C-reactive protein test are normal or slightly elevated, complement level is normal, autoantibodies are absent, and urinalysis is usually normal. Experienced physicians rapidly consider the possible diagnosis of acute hemorrhagic edema when presented with a nontoxic young child having large targetoid purpuric lesions and indurative swelling, which is non-pitting in character, and make the diagnosis either on the basis of clinical findings alone or supported by a skin biopsy study.
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Background Actinobaculum schaalii was first described as a causative agent for human infection in 1997. Since then it has mainly been reported causing urinary tract infections (UTI) in elderly individuals with underlying urological diseases. Isolation and identification is challenging and often needs molecular techniques. A. schaalii is increasingly reported as a cause of infection in humans, however data in children is very limited. Case presentation We present the case of an 8-month-old Caucasian boy suffering from myelomeningocele and neurogenic bladder who presented with a UTI. An ultrasound of the urinary tract was unremarkable. Urinalysis and microscopy showed an elevated leukocyte esterase test, pyuria and a high number of bacteria. Empiric treatment with oral co-trimoxazole was started. Growth of small colonies of Gram-positive rods was observed after 48 h. Sequencing of the 16S rRNA gene confirmed an A. schaalii infection 9 days later. Treatment was changed to oral amoxicillin for 14 days. On follow-up urinalysis was normal and urine cultures were negative. Conclusions A.schaalii is an emerging pathogen in adults and children. Colonization and subsequent infection seem to be influenced by the age of the patient. In young children with high suspicion of UTI who use diapers or in children who have known abnormalities of their urogenital tract, infection with A. schaalii should be considered and empiric antimicrobial therapy chosen accordingly.
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The various types of glomerulonephritis, including many forms of vasculitis, are responsible for about 15% of cases of end-stage renal disease (ESRD). Arterial hypertension represents a frequent finding in patients suffering from glomerulonephritis or vasculitis and hypertension also serves as an indicator for these severe types of diseases. In addition, there are symptoms and signs like hematuria, proteinuria and renal failure. Especially, rapidly progressive glomerulonephritis (RPGN) constitutes a medical emergency and must not be missed by treating physicians. This disease can either occur limited to the kidneys or in the context of a systemic inflammatory disorder, like a vasculitis. If left untreated, RPGN can lead to a necrotizing destruction of glomeruli causing irreversible kidney damage within several months or even weeks. With respect to the immunologically caused vasculitis, there are - depending upon the severity and type of organ involved - many clinical warning signs to be recognized, such as arterial hypertension, hemoptysis, arthalgias, muscle pain, palpable purpura, hematuria, proteinuria and renal failure. In addition, constitutional signs, such as fever and loss of body weight may occur concurrently. Investigations of glomerulonephritis or vasculitis must contain a careful and complete examination of family history and medications used by the respective patient. Thereafter, a thorough clinical examination must follow, including skin, joints and measurement of arterial blood pressure. In addition, a spectrum of laboratory analyses is required in blood, such as full blood screen, erythrocyte sedimentation rate, CRP, creatinine, urea and glucose, and in urine, including urinalysis looking for hematuria, red cell casts and proteinuria. Importantly, proteinuria needs to be quantified by the utilization of a random urine sample. Proteinuria > 3g/d is diagnostic for a glomerular damage. These basic tests are usually followed by more specialized analyses, such as a screening for infections, including search for HIV, hepatitis B or C and various bacteria, and for systemic inflammatory diseases, including tests for antibodies, such as ANA, anti-dsDNA, ANCA, anti-GBM and anti-CCP. In cases of membranous nephropathy, antibodies against phospholipase-A2-receptor need to be looked for. Depending upon the given clinical circumstances and the type of disease, a reasonable tumor screening must be performed, especially in cases of membranous and minimal-change nephropathy. Finally, radiological examinations will complete the initial work-up. In most cases, at least an ultrasound of the kidney is mandatory. Thereafter, in most cases a renal biopsy is required to establish a firm diagnosis to define all treatment options and their chance of success. The elimination of a specific cause for a given glomerulonephritis or vasculitis, such as an infection, a malignancy or a drug-related side-effect, remains the key principle in the management of these diseases. ACE-inhibitors, angiotensin receptor-blockers, aldosteron antagonists and renin-inhibitors remain the mainstay in the therapy of arterial hypertension with proteinuria. Only in cases of persistently high proteinuria, ACE-inhibitors and angiotensin receptor blockers can be prescribed in combination. Certain types of glomerulonephritis and essentially all forms of vasculitis require some form of more specific anti-inflammatory therapy. Respective immunosuppressive drug regimens contain traditionally medications, such as glucocorticoids (e. g. prednisone), cyclosporine A, mycophenolate mofetil, cyclophosphamide, and azathioprine. With respect to more severe forms of glomerulonephritis and vasculitis, the antibody rituximab represents a new and less toxic alternative to cyclophosphamide. Finally, in certain special cases, like Goodpasture's syndrome or severe ANCA-positive vasculitis, a plasma exchange will be useful and even required.
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Nephrolithiasis is a disease with a high and even rising incidence. It has a high morbidity, generates high costs and has a high recurrence rate. Urinalysis is of importance especially in recurrent stone formers. It allows the identification and quantification of risk factors and the establishment of individual risk profiles. Based on these individual risk profiles, rational therapy for metaphylaxis of kidney stones lowers stone recurrence rates significantly. This review article aims to give a focussed overview of the most important risk factors for kidney stones and reasonable urine tests for evaluation of recurrent kidney stone formers.