281 resultados para DERMATOPHYTE TRICHOPHYTON-RUBRUM
Resumo:
Biological sensing of small molecules such as NO, O2, and CO is an important area of research; however, little is know about how CO is sensed biologically. The photosynthetic bacterium Rhodospirillum rubrum responds to CO by activating transcription of two operons that encode a CO-oxidizing system. A protein, CooA, has been identified as necessary for this response. CooA is a member of a family of transcriptional regulators similar to the cAMP receptor protein and fumavate nitrate reduction from Escherichia coli. In this study we report the purification of wild-type CooA from its native organism, R. rubrum, to greater than 95% purity. The purified protein is active in sequence-specific DNA binding in the presence of CO, but not in the absence of CO. Gel filtration experiments reveal the protein to be a dimer in the absence of CO. Purified CooA contains 1.6 mol heme per mol of dimer. Upon interacting with CO, the electronic spectrum of CooA is perturbed, indicating the direct binding of CO to the heme of CooA. A hypothesis for the mechanism of the protein’s response to CO is proposed.
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Studies of initial activities of carbon monoxide dehydrogenase (CODH) from Rhodospirillum rubrum show that CODH is mostly inactive at redox potentials higher than −300 mV. Initial activities measured at a wide range of redox potentials (0–500 mV) fit a function corresponding to the Nernst equation with a midpoint potential of −316 mV. Previously, extensive EPR studies of CODH have suggested that CODH has three distinct redox states: (i) a spin-coupled state at −60 to −300 mV that gives rise to an EPR signal termed Cred1; (ii) uncoupled states at <−320 mV in the absence of CO2 referred to as Cunc; and (iii) another spin-coupled state at <−320 mV in the presence of CO2 that gives rise to an EPR signal termed Cred2B. Because there is no initial CODH activity at potentials that give rise to Cred1, the state (Cred1) is not involved in the catalytic mechanism of this enzyme. At potentials more positive than −380 mV, CODH recovers its full activity over time when incubated with CO. This reductant-dependent conversion of CODH from an inactive to an active form is referred to hereafter as “autocatalysis.” Analyses of the autocatalytic activation process of CODH suggest that the autocatalysis is initiated by a small fraction of activated CODH; the small fraction of active CODH catalyzes CO oxidation and consequently lowers the redox potential of the assay system. This process is accelerated with time because of accumulation of the active enzyme.
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Riassunto La spettrometria di massa (MS) nata negli anni ’70 trova oggi, grazie alla tecnologia Matrix-Assisted Laser Desorption Ionization-Time of Flight (MALDI-TOF), importanti applicazioni in diversi settori: biotecnologico (per la caratterizzazione ed il controllo di qualità di proteine ricombinanti ed altre macromolecole), medico–clinico (per la diagnosi di laboratorio di malattie e per lo sviluppo di nuovi trattamenti terapeutici mirati), alimentare ed ambientale. Negli ultimi anni, questa tecnologia è diventata un potente strumento anche per la diagnosi di laboratorio in microbiologia clinica, rivoluzionando il flusso di lavoro per una rapida identificazione di batteri e funghi, sostituendo l’identificazione fenotipica convenzionale basata su saggi biochimici. Attualmente mediante MALDI-TOF MS sono possibili due diversi approcci per la caratterizzazione dei microrganismi: (1) confronto degli spettri (“mass spectra”) con banche dati contenenti profili di riferimento (“database fingerprints”) e (2) “matching” di bio-marcatori con banche dati proteomiche (“proteome database”). Recentemente, la tecnologia MALDI-TOF, oltre alla sua applicazione classica nell’identificazione di microrganismi, è stata utilizzata per individuare, indirettamente, meccanismi di resistenza agli antibiotici. Primo scopo di questo studio è stato verificare e dimostrare l’efficacia identificativa della metodica MALDI-TOF MS mediante approccio di comparazione degli spettri di differenti microrganismi di interesse medico per i quali l’identificazione risultava impossibile a causa della completa assenza o presenza limitata, di spettri di riferimento all’interno della banca dati commerciale associata allo strumento. In particolare, tale scopo è stato raggiunto per i batteri appartenenti a spirochete del genere Borrelia e Leptospira, a miceti filamentosi (dermatofiti) e protozoi (Trichomonas vaginalis). Secondo scopo di questo studio è stato valutare il secondo approccio identificativo basato sulla ricerca di specifici marcatori per differenziare parassiti intestinali di interesse medico per i quali non è disponibile una banca dati commerciale di riferimento e la sua creazione risulterebbe particolarmente difficile e complessa, a causa della complessità del materiale biologico di partenza analizzato e del terreno di coltura nei quali questi protozoi sono isolati. Terzo ed ultimo scopo di questo studio è stata la valutazione dell’applicabilità della spettrometria di massa con tecnologia MALDI-TOF per lo studio delle resistenze batteriche ai carbapenemi. In particolare, è stato messo a punto un saggio di idrolisi dei carbapenemi rilevata mediante MALDI-TOF MS in grado di determinare indirettamente la produzione di carbapenemasi in Enterobacteriaceae. L’efficacia identificativa della metodica MALDI-TOF mediante l’approccio di comparazione degli spettri è stata dimostrata in primo luogo per batteri appartenenti al genere Borrelia. La banca dati commerciale dello strumento MALDI-TOF MS in uso presso il nostro laboratorio includeva solo 3 spettri di riferimento appartenenti alle specie B. burgdorferi ss, B. spielmani e B. garinii. L’implementazione del “database” con specie diverse da quelle già presenti ha permesso di colmare le lacune identificative dovute alla mancanza di spettri di riferimento di alcune tra le specie di Borrelia più diffuse in Europa (B. afzelii) e nel mondo (come ad esempio B. hermsii, e B. japonica). Inoltre l’implementazione con spettri derivanti da ceppi di riferimento di specie già presenti nel “database” ha ulteriormente migliorato l’efficacia identificativa del sistema. Come atteso, il ceppo di isolamento clinico di B. lusitaniae (specie non presente nel “database”) è stato identificato solo a livello di genere corroborando, grazie all’assenza di mis-identificazione, la robustezza della “nuova” banca dati. I risultati ottenuti analizzando i profili proteici di ceppi di Borrelia spp. di isolamento clinico, dopo integrazione del “database” commerciale, indicano che la tecnologia MALDI-TOF potrebbe essere utilizzata come rapida, economica ed affidabile alternativa ai metodi attualmente utilizzati per identificare ceppi appartenenti a questo genere. Analogamente, per il genere Leptospira dopo la creazione ex-novo della banca dati “home-made”, costruita con i 20 spettri derivati dai 20 ceppi di riferimento utilizzati, è stata ottenuta una corretta identificazione a livello di specie degli stessi ceppi ri-analizzati in un esperimento indipendente condotto in doppio cieco. Il dendrogramma costruito con i 20 MSP-Spectra implementati nella banca dati è formato da due rami principali: il primo formato dalla specie non patogena L. biflexa e dalla specie a patogenicità intermedia L. fainei ed il secondo che raggruppa insieme le specie patogene L. interrogans, L. kirschneri, L. noguchii e L. borgpetersenii. Il secondo gruppo è ulteriormente suddiviso in due rami, contenenti rispettivamente L. borgpetersenii in uno e L. interrogans, L. kirschneri e L. noguchii nell’altro. Quest’ultimo, a sua volta, è suddiviso in due rami ulteriori: il primo comprendente la sola specie L. noguchii, il secondo le specie L. interrogans e L. kirshneri non separabili tra loro. Inoltre, il dendrogramma costruito con gli MSP-Spectra dei ceppi appartenenti ai generi Borrelia e Leptospira acquisiti in questo studio, e appartenenti al genere Brachyspira (implementati in un lavoro precedentemente condotto) mostra tre gruppi principali separati tra loro, uno per ogni genere, escludendo possibili mis-identificazioni tra i 3 differenti generi di spirochete. Un’analisi più approfondita dei profili proteici ottenuti dall’analisi ha mostrato piccole differenze per ceppi della stessa specie probabilmente dovute ai diversi pattern proteici dei distinti sierotipi, come confermato dalla successiva analisi statistica, che ha evidenziato picchi sierotipo-specifici. È stato, infatti, possibile mediante la creazione di un modello statistico dedicato ottenere un “pattern” di picchi discriminanti in grado di differenziare a livello di sierotipo sia i ceppi di L. interrogans sia i ceppi di L. borgpetersenii saggiati, rispettivamente. Tuttavia, non possiamo concludere che i picchi discriminanti da noi riportati siano universalmente in grado di identificare il sierotipo dei ceppi di L. interrogans ed L. borgpetersenii; i picchi trovati, infatti, sono il risultato di un’analisi condotta su uno specifico pannello di sierotipi. È stato quindi dimostrato che attuando piccoli cambiamenti nei parametri standardizzati come l’utilizzo di un modello statistico e di un programma dedicato applicato nella routine diagnostica è possibile utilizzare la spettrometria di massa MALDI-TOF per una rapida ed economica identificazione anche a livello di sierotipo. Questo può significativamente migliorare gli approcci correntemente utilizzati per monitorare l’insorgenza di focolai epidemici e per la sorveglianza degli agenti patogeni. Analogamente a quanto dimostrato per Borrelia e Leptospira, l’implementazione della banca dati dello spettrometro di massa con spettri di riferimento di miceti filamentosi (dermatofiti) si è rilevata di particolare importanza non solo per l’identificazione di tutte le specie circolanti nella nostra area ma anche per l’identificazione di specie la cui frequenza nel nostro Paese è in aumento a causa dei flussi migratori dalla zone endemiche (M. audouinii, T. violaceum e T. sudanense). Inoltre, l’aggiornamento del “database” ha consentito di superare la mis-identificazione dei ceppi appartenenti al complesso T. mentagrophytes (T. interdigitale e T. mentagrophytes) con T. tonsurans, riscontrata prima dell’implementazione della banca dati commerciale. Il dendrogramma ottenuto dai 24 spettri implementati appartenenti a 13 specie di dermatofiti ha rivelato raggruppamenti che riflettono quelli costruiti su base filogenetica. Sulla base dei risultati ottenuti mediante sequenziamento della porzione della regione ITS del genoma fungino non è stato possibile distinguere T. interdigitale e T. mentagrophytes, conseguentemente anche gli spettri di queste due specie presentavano picchi dello stesso peso molecoalre. Da sottolineare che il dendrogramma costruito con i 12 profili proteici già inclusi nel database commerciale e con i 24 inseriti nel nuovo database non riproduce l’albero filogenetico per alcune specie del genere Tricophyton: gli spettri MSP già presenti nel database e quelli aggiunti delle specie T. interdigitale e T. mentagrophytes raggruppano separatamente. Questo potrebbe spiegare le mis-identificazioni di T. interdigitale e T. mentagrophytes con T. tonsurans ottenute prima dell’implementazione del database. L’efficacia del sistema identificativo MALDI-TOF è stata anche dimostrata per microrganismi diversi da batteri e funghi per i quali la metodica originale è stata sviluppata. Sebbene tale sistema identificativo sia stato applicato con successo a Trichomonas vaginalis è stato necessario apportare modifiche nei parametri standard previsti per l’identificazione di batteri e funghi. Le interferenze riscontrate tra i profili proteici ottenuti per i due terreni utilizzati per la coltura di questo protozoo e per i ceppi di T. vaginalis hanno, infatti, reso necessario l’utilizzo di nuovi parametri per la creazione degli spettri di riferimento (MSP-Spectra). L’importanza dello sviluppo del nuovo metodo risiede nel fatto che è possibile identificare sulla base del profilo proteico (e non sulla base di singoli marcatori) microorganismi cresciuti su terreni complessi che potrebbero presentare picchi nell'intervallo di peso molecolare utilizzato a scopo identificativo: metaboliti, pigmenti e nutrienti presenti nel terreno possono interferire con il processo di cristallizzazione e portare ad un basso punteggio identificativo. Per T. vaginalis, in particolare, la “sottrazione” di picchi dovuti a molecole riconducibili al terreno di crescita utilizzato, è stata ottenuta escludendo dall'identificazione l'intervallo di peso molecolare compreso tra 3-6 kDa, permettendo la corretta identificazione di ceppi di isolamento clinico sulla base del profilo proteico. Tuttavia, l’elevata concentrazione di parassita richiesta (105 trofozoiti/ml) per una corretta identificazione, difficilmente ottenibile in vivo, ha impedito l’identificazione di ceppi di T. vaginalis direttamente in campioni clinici. L’approccio identificativo mediante individuazione di specifici marcatori proteici (secondo approccio identificativo) è stato provato ed adottato in questo studio per l’identificazione e la differenziazione di ceppi di Entamoeba histolytica (ameba patogena) ed Entamoeba dispar (ameba non patogena), specie morfologiacamente identiche e distinguibili solo mediante saggi molecolari (PCR) aventi come bersaglio il DNA-18S, che codifica per l’RNA della subunità ribosomiale minore. Lo sviluppo di tale applicazione ha consentito di superare l’impossibilità della creazione di una banca dati dedicata, a causa della complessità del materiale fecale di partenza e del terreno di coltura impiagato per l’isolamento, e di identificare 5 picchi proteici in grado di differenziare E. histolytica da E. dispar. In particolare, l’analisi statistica ha mostrato 2 picchi specifici per E. histolytica e 3 picchi specifici per E. dispar. L’assenza dei 5 picchi discriminanti trovati per E. histolytica e E. dispar nei profili dei 3 differenti terreni di coltura utilizzati in questo studio (terreno axenico LYI-S-2 e terreno di Robinson con e senza E. coli) permettono di considerare questi picchi buoni marcatori in grado di differenziare le due specie. La corrispondenza dei picchi con il PM di due specifiche proteine di E. histolytica depositate in letteratura (Amoebapore A e un “unknown putative protein” di E. histolytica ceppo di riferimento HM-1:IMSS-A) conferma la specificità dei picchi di E. histolytica identificati mediante analisi MALDI-TOF MS. Lo stesso riscontro non è stato possibile per i picchi di E. dispar in quanto nessuna proteina del PM di interesse è presente in GenBank. Tuttavia, va ricordato che non tutte le proteine E. dispar sono state ad oggi caratterizzate e depositate in letteratura. I 5 marcatori hanno permesso di differenziare 12 dei 13 ceppi isolati da campioni di feci e cresciuti in terreno di Robinson confermando i risultati ottenuti mediante saggio di Real-Time PCR. Per un solo ceppo di isolamento clinico di E. histolytica l’identificazione, confermata mediante sequenziamento della porzione 18S-rDNA, non è stata ottenuta mediante sistema MALDI-TOF MS in quanto non sono stati trovati né i picchi corrispondenti a E. histolytica né i picchi corrispondenti a E. dispar. Per questo ceppo è possibile ipotizzare la presenza di mutazioni geno/fenotipiche a livello delle proteine individuate come marcatori specifici per E. histolytica. Per confermare questa ipotesi sarebbe necessario analizzare un numero maggiore di ceppi di isolamento clinico con analogo profilo proteico. L’analisi condotta a diversi tempi di incubazione del campione di feci positivo per E. histolytica ed E. dipar ha mostrato il ritrovamento dei 5 picchi discriminanti solo dopo 12 ore dall’inoculo del campione nel terreno iniziale di Robinson. Questo risultato suggerisce la possibile applicazione del sistema MALDI-TOF MS per identificare ceppi di isolamento clinico di E. histolytica ed E. dipar nonostante la presenza di materiale fecale che materialmente può disturbare e rendere difficile l’interpretazione dello spettro ottenuto mediante analisi MALDI-TOF MS. Infine in questo studio è stata valutata l’applicabilità della tecnologia MALDI-TOF MS come saggio fenotipico rapido per la determinazione di ceppi produttori di carbapenemasi, verificando l'avvenuta idrolisi del meropenem (carbapeneme di riferimento utilizzato in questo studio) a contatto con i ceppi di riferimento e ceppi di isolamento clinico potenzialmente produttori di carbapenemasi dopo la messa a punto di un protocollo analitico dedicato. Il saggio di idrolisi del meropenem mediante MALDI-TOF MS ha dimostrato la presenza o l’assenza indiretta di carbapenemasi nei 3 ceppi di riferimento e nei 1219 (1185 Enterobacteriaceae e 34 non-Enterobacteriaceae) ceppi di isolamento clinico inclusi nello studio. Nessuna interferenza è stata riscontrata per i ceppi di Enterobacteriaceae variamente resistenti ai tre carbapenemi ma risultati non produttori di carbapenemasi mediante i saggi fenotipici comunemente impiegati nella diagnostica routinaria di laboratorio: nessuna idrolisi del farmaco è stata infatti osservata al saggio di idrolisi mediante MALDI-TOF MS. In un solo caso (ceppo di K. pneumoniae N°1135) è stato ottenuto un profilo anomalo in quanto presenti sia i picchi del farmaco intatto che quelli del farmaco idrolizzato. Per questo ceppo resistente ai tre carbapenemi saggiati, negativo ai saggi fenotipici per la presenza di carbapenemasi, è stata dimostrata la presenza del gene blaKPC mediante Real-Time PCR. Per questo ceppo si può ipotizzare la presenza di mutazioni a carico del gene blaKPC che sebbene non interferiscano con il suo rilevamento mediante PCR (Real-Time PCR positiva), potrebbero condizionare l’attività della proteina prodotta (Saggio di Hodge modificato e Test di Sinergia negativi) riducendone la funzionalità come dimostrato, mediante analisi MALDI-TOF MS, dalla presenza dei picchi relativi sia all’idrolisi del farmaco sia dei picchi relativi al farmaco intatto. Questa ipotesi dovrebbe essere confermata mediante sequenziamento del gene blaKPC e successiva analisi strutturale della sequenza amminoacidica deducibile. L’utilizzo della tecnologia MALDI-TOF MS per la verifica dell’avvenuta idrolisi del maropenem è risultato un saggio fenotipico indiretto in grado di distinguere, al pari del test di Hodge modificato impiegato comunemente nella routine diagnostica in microbiologia, un ceppo produttore di carbapenemasi da un ceppo non produttore sia per scopi diagnostici che per la sorveglianza epidemiologica. L’impiego del MALDI-TOF MS ha mostrato, infatti, diversi vantaggi rispetto ai metodi convenzionali (Saggio di Hodge modificato e Test di Sinergia) impiegati nella routine diagnostica di laboratorio i quali richiedono personale esperto per l’interpretazione del risultato e lunghi tempi di esecuzione e di conseguenza di refertazione. La semplicità e la facilità richieste per la preparazione dei campioni e l’immediata acquisizione dei dati rendono questa tecnica un metodo accurato e rapido. Inoltre, il metodo risulta conveniente dal punto di vista economico, con un costo totale stimato di 1,00 euro per ceppo analizzato. Tutte queste considerazioni pongono questa metodologia in posizione centrale in ambito microbiologico anche nel caso del rilevamento di ceppi produttori di carbapenemasi. Indipendentemente dall’approccio identificativo utilizzato, comparato con i metodi convenzionali il MALDI-TOF MS conferisce in molti casi un guadagno in termini di tempo di lavoro tecnico (procedura pre-analititca per la preparazione dei campioni) e di tempo di ottenimento dei risultati (procedura analitica automatizzata). Questo risparmio di tempo si accentua quando sono analizzati in contemporanea un maggior numero di isolati. Inoltre, la semplicità e la facilità richieste per la preparazione dei campioni e l’immediata acquisizione dei dati rendono questo un metodo di identificazione accurato e rapido risultando più conveniente anche dal punto di vista economico, con un costo totale di 0,50 euro (materiale consumabile) per ceppo analizzato. I risultati ottenuti dimostrano che la spettrometria di massa MALDI-TOF sta diventando uno strumento importante in microbiologia clinica e sperimentale, data l’elevata efficacia identificativa, grazie alla disponibilità sia di nuove banche dati commerciali sia di aggiornamenti delle stesse da parte di diversi utenti, e la possibilità di rilevare con successo anche se in modo indiretto le antibiotico-resistenze.
Resumo:
delineatus a C. Niebuhr.
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Miconazole nitrate (2%) cream was evaluated in the treatment of superficial mycoses. Out of 116 patients having multiple clinical diagnoses, 66 cases were found to be positive by culture. Species of Trichophyton were the predominant etiological agents (in over 60%) followed by Candida species (20%) and Epidermophyton floccosum (15%). All the cases selected for study were followed up to a period of 4–18 months. A cure rate of 94.6 per cent was observed in all the cases where causal organisms were isolated. Significantly high cure rate (66%) was also seen in cases where causal organisms could not be isolated, including cases of tinea versicolor. Results of mycological examination were in confirmity with the clinical results
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El presente estudio se realizó con el objetivo de Determinar la efectividad fungicida del zumo de jícaro (Crescentia cujete) en el tratamiento de la Dermatomicosis en terneros de la raza Reina de la Finca Santa Rosa de la UNA. En el trabajo experimental se utilizó un diseño completamente al azar (D.C.A) el que estuvo compuesto por un lote de 15 terneros divididos en 3 grupos, cada grupo formado por 5 animales eleccionados al azar y sometidos a tratamientos distintos, aplicando una sola dosis cada 24 horas durante tres días. Tratamiento I: Tintura de yodo al 5%. Tratamiento II: Zumo de jícaro al 50%. Tratamiento III: Zumo jícaro al 100%. Obteniéndose los siguientes resultados, el microorganismos causantes de la Dermatomicosis en terneros de la raza Reina en la Finca Santa Rosa de la UNA es el Trichophyton verrucosum. Los tratamientos II y III tuvieron las mejores respuestas en el control, de la Dermatomicosis , con un porcentaje de efectividad del 82%, y 78% respectivamente y con un 40.% para el tratamiento I, se encontró diferencia significativa p< 0.05 entre los tratamientos, siendo el Zumo de jícaro al 50% tienden a curarse mejor los animales que con los otros tratamiento, seguido del Zumo jícaro al 100%).Según el análisis del costo de la dosis se puede decir que el zumo de jícaro es un funguicida económico para los productores.
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El presente estudio de caso, se realizó para la valoración de la presencia de la dermatofitosis en especies caninas, siendo las especies más comunes Microsporum y Trichopyton. El estudio se realizó en la Clínica “Emergencias Veterinarias” ubicada en el casco urbano de Managua” para obtener un diagnóstico definitivo se realizó el diagnóstico clínico tomando en cuenta el historial de los pacientes, sintomatología y lesiones: pústula, pápula, eritema, descamación, costra, alopecia, pelo quebradizo, foliculítis así como factores predisponente: factores ambientales, humedad, ph, edad, raza, sexo, individuo, realizando el diagnóstico por laboratorio en tres pacientes. Las muestras fueron remitidas al laboratorio veterinario con los siguientes estudios clínicos ; Raspado de piel por KoH al 10% Y 20%, determinaron la presencia de estructuras micóticas asociadas a hifas y levaduras en el caso N°1, estructuras asociadas a artrosporas e hifas en el caso N°2, y estructuras asociadas a hifas y levaduras en el caso N°3, además se realizó un control de crecimiento de contaminantes en agar Sabouraud con glucosa al 2%, donde se observó por caracterización macroscópica el crecimiento de contaminantes en mayor abundancia en el caso N°3. Una vez obtenidos los resultados se procesaron las muestras en Dermatofitos Test Medium (Urano Test Dermatofitos) donde se observó que el caso N°1 y caso N°3 dieron negativo a DTM, el caso N°2 resulto ser positivo y se prosiguió a la caracterización microscópica del agente por tinción de contraste, donde se identificó al Microsporum gypseum como el agente causal de la lesión y como factores predisponentes se verificaron los ambientales y la edad del paciente, la aplicación de tratamiento fue de forma tópico y sistémico a través de fungicida o fungistático , baño con clorhexidina y miconazol 1 vez a la semana por 6 semanas , ketoconazol en tableta a una dosis de 10 mg /kg/día por 30 días , dándola en la comida para conseguir un ph gástrico acido, regulador del sistema inmune (caseína) 1 tableta al día por 30 días, vitamina ADɜE intramuscular . Palabras claves: Canino; Dermatofitos; Microsporum; Trichophyton; Raspado de piel; Cultivo micotico.
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Onicomicose é um termo geral usado para definir infecção fúngica da unha. Seus agentes podem ser dermatófitos, leveduras ou fungos filamentosos não dermatófitos - FFNDs. Estes são comumente encontrados na natureza como saprófitas do solo e de restos vegetais e patógenos de plantas e têm sido considerados fungos patógenos primários de lesões cutâneas. Não existe até o momento terapêutica padrão para o tratamento de onicomicoses por Scytalidium spp., sendo escassos os dados na literatura pesquisada. Este trabalho tem como objetivo avaliar e comparar a resposta terapêutica a três abordagens diferentes de tratamento combinado para onicomicose por Scytalidium spp., todos associados à onicoabrasão. Foram selecionados 30 pacientes com diagnóstico de onicomicose provocada por Scytalidium spp., divididos em três grupos de dez, recebendo cada um os seguintes tratamentos, além da onicoabrasão: Grupo I: Terbinafina oral e esmalte de ciclopiroxolamina 8%, duas vezes por semana por 12 meses; Grupos II e III: Esmalte de ciclopiroxolamina 8%, duas e 5 vezes por semana, respectivamente, por 12 meses. Os parâmetros de avaliação da eficácia foram clínico e micológico ao término do tratamento e seis meses após. Foram utilizados os critérios de cura total, cura parcial, falha terapêutica aos 12 meses e recidiva/reinfecção no acompanhamento de seis meses. Vinte e cinto pacientes completaram o estudo. Não houve diferença estatística entre os grupos nos diversos parâmetros utilizados para avaliação da resposta terapêutica. A avaliação do resultado terapêutico mostra que ao final de 12 meses de tratamento apenas um paciente preencheu os critérios para cura total, e que 32% dos pacientes de todos os grupos apresentaram cura parcial. Todos os pacientes que completaram o estudo obtiveram melhora clínica, que se manteve no período de acompanhamento. A presença dos fungos na lâmina ungueal foi constante, mesmo com a melhora clínica. Embora não se possa afirmar qual a melhor forma de intervenção entre as três terapêuticas propostas devido ao pequeno número de pacientes do estudo, deduz-se, deste trabalho, que não houve vantagem na administração de terapia sistêmica concomitante. É possível considerar que a terapia tópica exclusiva, seja duas ou cinco vezes por semana, possa constituir opção mais adequada para o tratamento da onicomicose por Scytalidium spp.
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A onicomicose é responsável por mais da metade das alterações ungueais, com prevalência em torno de 2-8%. As unhas dos pés são as mais afetadas, devido, principalmente a fungos dermatófitos (tinea unguium). A terbinafina é o único antimicótico fungicida oral e o mais potente agente contra dermatófitos in vitro. Entretanto, existem poucos estudos controlados, randomizados usando a terbinafina não-continua. Nosso objetivo foi comparar a efetividade e a segurança do tratamento da tinea unguium dos pododáctilos utilizando terbinafina oral em dois esquemas posológicos intermitentes diferentes, associado à onicoabrasão. Foram selecionados 41 pacientes com diagnóstico de onicomicose por dermatófitos, divididos em dois grupos (20 e 21 pacientes em cada), recebendo um dos seguintes tratamentos, além da onicoabrasão: Grupo I: Terbinafina oral 250mg/dia, 7 dias a cada mês; Grupo II: Terbinafina oral 500mg/dia, 7 dias a cada dois meses. Ambos os grupos tiveram duração de seis meses. Os parâmetros de avaliação da efetividade foram clínico e micológico ao término do tratamento, após seis meses e após um ano. Foram utilizados os critérios de cura total, cura parcial, melhora clínica, falha terapêutica e recidiva. Trinta e seis pacientes completaram o estudo. Não houve diferença estatística entre os grupos nos diversos parâmetros utilizados para avaliação da resposta terapêutica. A avaliação do resultado terapêutico mostra que ao final de 18 meses de acompanhamento, oito pacientes (44,4%) de cada grupo alcançaram a cura total, e que 5 (27,8%) pacientes do grupo I e 4 (22,2%) do grupo II apresentaram cura parcial. Apenas um paciente de cada grupo permaneceu com a lesão clínica inalterada durante todo o estudo. A presença dos fungos na lâmina ungueal foi sendo reduzida com o passar do estudo, ao final deste, todos os pacientes de ambos os grupos apresentaram a cultura negativa para dermatófitos. Embora o número de pacientes do estudo fosse pequeno, não houve diferença estatisticamente significativa entre os resultados de cada grupo considerando-se os parâmetros clínicos e micológicos analisados. Ambas as posologias foram consideradas seguras, sem efeitos colaterais graves, nem alterações significativas nos exames laboratoriais. Foram alcançadas taxas de cura (total e parcial) significativas nos Grupos I e II (66,6% e 72,2%, respectivamente, aos 18 meses). A cura total (disease free nail) foi obtida em 8 pacientes (44,4%) de cada grupo. O uso intermitente da terbinafina associado à onicoabrasão foi uma alternativa estatisticamente efetiva, segura e de melhor custo-benefício para o tratamento da tinea unguium dos pododáctilos, independente da posologia.
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<正> 各种固氮生物的固氮酶对氧都很敏感,无论是制备固氮酶的组份Ⅰ(钼铁蛋白)或组份Ⅱ(铁蛋白),也无论采取什么方法(如DEAE-纤维素层析法、硫酸鱼精朊沉淀法、胶滤、制备凝胶电泳等等)都必需在严格厌氧条件下进行,铁蛋白对氧更加敏感,因此要获得较纯而又具活力的铁蛋白,其分离、纯化过程既要严格厌氧又要迅速。到目前为止,仅红螺菌(Rhodospirillum rubrum)和棕色
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由于生长环境的特殊性,红树林及其内生真菌的代谢产物在化学类型和生物活性方面都具有多样性,因此对其代谢产物的研究引起了人们越来越多的关注。本论文以菌丝体生物量、代谢产物量等指标及薄层色谱分析、高效液相色谱分析、抗菌活性测试等筛选手段对来源于我国海南红树植物的九株内生真菌在四种不同液体培养基上的静置发酵产物进行了综合评价,并从中选择了来源于半红树植物黄槿(Hibiscus tiliaceus)的内生真菌G2——赤散囊菌(Eurotium rubrum)进行了30 L规模发酵(采用PDB培养基)和次生代谢产物的研究,对分离得到的部分化合物进行了初步的生物活性评价。此外,本论文还对海南真红树植物红海榄(Rhizophora stylosa Griff.)的化学成分进行了研究,并对分离得到的部分化合物进行了二苯代苦味酰自由基(DPPH)清除活性的评价。 采用常规的硅胶柱层析、Sephadex LH-20柱层析、反相硅胶柱层析、制备薄层层析(pTLC)、重结晶等分离手段,分离纯化得到单体化合物。综合运用现代波谱技术 (IR、UV、MS、1D-NMR 和 2D-NMR) 以及与标准品或文献比对鉴定单体化合物的结构。从G2菌丝体和发酵液的合并提取物中鉴定了45个化合物的结构,其中13个为新化合物,结构类型包括6个苯甲醛类化合物(ER1*~ER6*)、4个蒽醌类化合物(ER15*~ ER18*)和3个含吲哚的二酮哌嗪生物碱类化合物(ER27*~ER29*)。 对以上分离鉴定的部分单体化合物进行了DPPH自由基清除活性、拒食杀虫活性、抗细菌活性以及体外细胞毒活性的初步评价。新化合物ER15*和三个已知化合物ER20、ER39和ER40都表现很强的DPPH自由基清除活性。化合物ER15*还表现较好的拒食杀虫活性,而化合物ER5*和ER18*不但没有杀虫活性,反而能促进幼虫的生长。所测试的化合物只有ER15*和ER18*表现出微弱的抗金黄色葡萄球菌活性。所测试的化合物对A-549、HL-60和P-388细胞株均未表现出有意义的体外细胞毒活性。 从红海榄枝条的提取物中分离鉴定了29个化合物,其中2个为新化合物,包括1个三萜酯(RS1*)和1个黄烷醇类化合物(RS12*);另有1个三萜酯(RS5)和1个黄烷醇类化合物(RS11)作为新的天然产物被分离鉴定。 对从红海榄提取物乙酸乙酯相和正丁醇相分离得到的部分单体化合物进行了DPPH自由基清除活性的研究。黄烷醇类化合物RS16和RS17显示最强的活性。另外,实验结果说明黄烷醇类化合物的DPPH自由基清除活性与其分子中所含的羟基数目有一定关系,而且若芳香环上有多个邻位酚羟基,则该化合物的活性将增强。本论文实验结果为海南红海榄植物资源的利用提供了化学成分及抗氧化活性方面的科学依据。
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La biomasa planctónica en promedio fue 0,36 mL.m-3; el 95% de los volúmenes fue <0,5 mL.m-3, el fitoplancton fue 35% y se caracterizó por el dominio de diatomeas de afloramiento (Skeletonema costatum, Lithodesmium undulatum, Chaetoceros spp., Thalassiosira subtilis y Thalassionema nit schioides) entre Salaverry- Chancay y Pisco-Ilo (30 mn) y abundancia de diatomeas oceánicas y dinoflagelados termófilos (Guinardia striata, G. flaccida, Cerataulina pelagica, Coscinodiscus wailesii, Proboscia spp., Ceratium massiliense, C. tripos v. atlanticum y Goniodoma polyedricum) entre Puerto Pizarro-Chicama y Punta Mendieta–Ilo hasta 120 mn en la zona norte. La distribución de los indicadores biológicos estuvieron acorde a las condiciones ambientales, Protoperidinium obtusum, indicador de Aguas Costeras Frías se registró desde Punta Falsa hasta Ilo (30 mn). Ceratium praelongum y C. incisum, indicadores de Aguas Subtropicales Superficiales se registraron frente a Punta Falsa y San Juan (60 mn) ampliando su distribución en Atico (120 mn). Ceratium breve, indicador de AES estuvo ampliamente distribuido al norte de 10°S (120 mn), con acercamientos a la costa en Puerto Pizarro y Punta Falsa. Messodinium rubrum se registró desde Punta Mendieta hasta Matarani, concentración de 8756x103 cel.L-1.
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Contient : 1 Copie de 20 chartes comprises entre les années 1240 et 1482, collationnées par « Clemenet », tabellion ; Traduction en français d'un acte de HENRI IV, empereur d'Allemagne, en faveur de l'abbaye de Moyenmoutier, dans lequel sont énumérés les droits de ladite abbaye. Strasbourg, 18 mars 1114 ; Traduction en français d'une bulle d'INNOCENT II, pape, prenant sous sa protection et mettant sous celle de ses successeurs les droits et possessions presents et futurs de l'abbaye de Moyenmoutier. S. d. Concédée à la prière de Milon, abbé de Moyenmoutier, en 1140 ; Bulle, en latin, de GREGOIRE X, concernant la perception des dîmes au profit de l'abbaye de Moyenmoutier. « Datum apud Urbem Veterem, secundo kalendas mayi, pontificatus nostri anno secundo ». 1273 ; « Quo anno et a quibus cella Bellevallis sit extructa. Extractum ex libro quem Rubrum vocant, qui habetur in monasterio Medimonasterii ». En latin ; 2 « Coppies des ordonnances de la Maistrie de Hey » ; 3 Acte par lequel « Perrin de Villers, clerc, Aubertin Sabour et Anthoine Guinatel, tabellions jurés et gardes du scel du tabellionnaige de la ville et chastellenie de Chastel sur Moselle », notifient l'accensement consenti par « Dan Jehan de Falx, prieur du prioré de Bellevalz... à Simon et à Parisot Bouffeulz, frères, demeurans à Hallenville », le 8 avril 1465 ; 4 Deux actes des officiaux de Toul concernant les habitants de « Portessuelz et de Belleval ». 1405 et 1406. Collationnés par « A. Vaultrin » et « A. Doiressey », tabellions ; 5 Documents concernant « Claudin Thomas de Bullegneville, salpestrier », surpris emportant sur une charrette, attelée d'un cheval, un chêne qu'il venait de couper indûment dans un bois appartenant à cause dudit prieuré au prieur de Belleval « Damp Oulry d'Ouches ». 19 et 20 octobre 1583. Collationnes par « N. Le Maire », tabellion ; 6 Documents concernant le « gaignage des Dix maisons, deppendans du prioré de Belleval ». 12 décembre 1566. Collationnés par « N. Le Maire », tabellion ; 7 Acte de « l'accensement » consenti par « Damp Jean Gallant », prieur du prieuré de Belleval, aux personnes nommées dans ledit acte, sur des pièces de terre « assizes au ban et finaige » de « Haillenville ». 18 octobre 1563. Collationné par « N. Le Maire » ; 8 « Cas posé ». Consultation juridique de « C. LE MARLET »
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La recherche de sources d’énergie fiables ayant un faible coût environnemental est en plein essor. L’hydrogène, étant un transporteur d’énergie propre et simple, pourrait servir comme moyen de transport de l’énergie de l’avenir. Une solution idéale pour les besoins énergétiques implique une production renouvelable de l’hydrogène. Parmi les possibilités pour un tel processus, la production biologique de l’hydrogène, aussi appelée biohydrogène, est une excellente alternative. L’hydrogène est le produit de plusieurs voies métaboliques bactériennes mais le rendement de la conversion de substrat en hydrogène est généralement faible, empêchant ainsi le développement d’un processus pratique de production d’hydrogène. Par exemple, lorsque l’hydrogène est produit par la nitrogénase sous des conditions de photofermentation, chaque molécule d’hydrogène constituée requiert 4 ATP, ce qui rend le processus inefficace. Les bactéries photosynthétiques non sulfureuses ont la capacité de croître sous différentes conditions. Selon des études génomiques, Rhodospirillum rubrum et Rhodopseudomonas palustris possèdent une hydrogénase FeFe qui leur permettrait de produire de l’hydrogène par fermentation anaérobie de manière très efficace. Il existe cependant très peu d’information sur la régulation de la synthèse de cette hydrogénase ainsi que sur les voies de fermentation dont elle fait partie. Une surexpression de cette enzyme permettrait potentiellement d’améliorer le rendement de production d’hydrogène. Cette étude vise à en apprendre davantage sur cette enzyme en tentant la surexpression de cette dernière dans les conditions favorisant la production d’hydrogène. L’utilisation de résidus organiques comme substrat pour la production d’hydrogène sera aussi étudiée.