70 resultados para Affinamento irrigazione Puglia
Resumo:
A phytosociological study was conducted in the National Park of Alta Murgia in the Apulia region (Southern Italy) to determine the adverse effects of metal contamination of soils on the distribution of plant communities. The phytosociological analyses have shown a remarkable biodiversity of vegetation on non-contaminated soils, while biodiversity appeared strongly reduced on metal-contaminated soils. The area is naturally covered by a wide steppic grassland dominated by Stipa austroitalica Martinovsky subsp. austroitalica. Brassicaceae such as Sinapis arvensis L. are the dominating species on moderated contaminated soils, whereas spiny species of Asteraceae such as Silybum marianum (L.) Gaertn. and Carduus pycnocephalus L. subsp. pycnocephalus are the dominating vegetation on heavily metal-contaminated soils. The presence of these spontaneous species on contaminated soils suggest their potential for restoration of degraded lands by phytostabilization strategy.
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We studied the coastal zone of the Tavoliere di Puglia plain, (Puglia region, southern Italy) with the aim to recognize the main unconformities, and therefore, the unconformity-bounded stratigraphic units (UBSUs; Salvador 1987, 1994) forming its Quaternary sedimentary fill. Recognizing unconformities is particularly problematic in an alluvial plain, due to the difficulties in distinguishing the unconformities that bound the UBSUs. So far, the recognition of UBSUs in buried successions has been made mostly by using seismic profiles. Instead, in our case, the unavailability of the latter has prompted us to address the problem by developing a methodological protocol consisting of the following steps: I) geological survey in the field; II) draft of a preliminary geological setting based on the field-survey results; III) dating of 102 samples coming from a large number of boreholes and some outcropping sections by means of the amino acid racemization (AAR) method applied to ostracod shells and 14C dating, filtering of the ages and the selection of valid ages; IV) correction of the preliminary geological setting in the light of the numerical ages; definition of the final geological setting with UBSUs; identification of a ‘‘hypothetical’’ or ‘‘attributed time range’’ (HTR or ATR) for each UBSU, the former very wide and subject to a subsequent modification, the latter definitive; V) cross-checking between the numerical ages and/or other characteristics of the sedimentary bodies and/or the sea-level curves (with their effects on the sedimentary processes) in order to restrict also the hypothetical time ranges in the attributed time ranges. The successful application of AAR geochronology to ostracod shells relies on the fact that the ability of ostracods to colonize almost all environments constitutes a tool for correlation, and also allow the inclusion in the same unit of coeval sediments that differ lithologically and paleoenvironmentally. The treatment of the numerical ages obtained using the AAR method required special attention. The first filtering step was made by the laboratory (rejection criteria a and b). Then, the second filtering step was made by testing in the field the remaining ages. Among these, in fact, we never compared an age with a single preceding and/or following age; instead, we identified homogeneous groups of numerical ages consistent with their reciprocal stratigraphic position. This operation led to the rejection of further numerical ages that deviate erratically from a larger, homogeneous age population which fits well with its stratigraphic position (rejection criterion c). After all of the filtering steps, the valid ages that remained were used for the subdivision of the sedimentary sequences into UBSUs together with the lithological and paleoenvironmental criteria. The numerical ages allowed us, in the first instance, to recognize all of the age gaps between two consecutive samples. Next, we identified the level, in the sedimentary thickness that is between these two samples, that may represent the most suitable UBSU boundary based on its lithology and/or the paleoenvironment. The recognized units are: I) Coppa Nevigata sands (NEA), HTR: MIS 20–14, ATR: MIS 17–16; II) Argille subappennine (ASP), HTR: MIS 15–11, ATR: MIS 15–13; III) Coppa Nevigata synthem (NVI), HTR: MIS 13–8, ATR: MIS 12–11; IV) Sabbie di Torre Quarto (STQ), HTR: MIS 13–9.1, ATR: MIS 11; V) Amendola subsynthem (MLM1), HTR: MIS 12–10, ATR: MIS 11; VI) Undifferentiated continental unit (UCI), HTR: MIS 11–6.2, ATR: MIS 9.3–7.1; VII) Foggia synthem (TGF), ATR: MIS 6; VIII) Masseria Finamondo synthem (TPF), ATR: Upper Pleistocene; IX) Carapelle and Cervaro streams synthem (RPL), subdivided into: IXa) Incoronata subsynthem (RPL1), HTR: MIS 6–3; ATR: MIS 5–3; IXb) Marane La Pidocchiosa–Castello subsynthem (RPL3), ATR: Holocene; X) Masseria Inacquata synthem (NAQ), ATR: Holocene. The possibility of recognizing and dating Quaternary units in an alluvial plain to the scale of a marine isotope stage constitutes a clear step forward compared with similar studies regarding other alluvial-plain areas, where Quaternary units were dated almost exclusively using their stratigraphic position. As a result, they were generically associated with a geological sub-epoch. Instead, our method allowed a higher detail in the timing of the sedimentary processes: for example, MIS 11 and MIS 5.5 deposits have been recognized and characterized for the first time in the study area, highlighting their importance as phases of sedimentation.
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Il presente lavoro di tesi riguarda lo studio di un modello di stima delle emissioni per la previsione della contaminazione ambientale in aria. Il lavoro è stato svolto all’interno del DICAM dell’Università di Bologna attraverso il supporto del relatore Giacomo Antonioni e dei correlatori Ada Saracino e Gigliola Spadoni. L’applicazione modellistica, attraverso l’uso del software CALPUFF, ha trattato le emissioni del camino E312 della sezione Agglomerazione dello stabilimento siderurgico ILVA di Taranto nell’anno 2015. Gli inquinanti simulati sono quelli per i quali lo SME fornisce il flusso di massa: SO2, NOx, PM. Le polveri sono state considerate completamente costituite da polveri PM10 e per esse si è calcolata la concentrazione al suolo e la deposizione. A partire dai risultati per le polveri, ipotizzando che siano in parte veicolati da esse, sono state valutate anche le concentrazioni e le deposizioni di Diossine. Della configurazione modellistica “ottimale” sono stati presentati: ▪ Per i macroinquinanti le medie annue di concentrazione al suolo, e quindi, la dispersione degli inquinanti. ▪ Per i microinquinanti i valori massimi di concentrazione annua e di deposizione ottenuti nell’area di studio. Nel caso in esame, lo studio è stato riferito alla rete deposimetrica di gestione ILVA (per mancanza di dati deposimetrici della rete di gestione ARPA). In particolare è stato preso in considerazione il deposimetro del quartiere Tamburi a fronte delle criticità rilevate nei mesi di Novembre 2014 e Febbraio 2015, tale per cui, visti gli elevatissimi valori di deposizione, vista la notevole importanza che i dati deposimetrici hanno rispetto al rischio sanitario per ingestione, è stata aperta un’indagine della procura che ha affidato l’analisi a ARPA PUGLIA congiunta con l’ISPRA (che ne ha mandato ministeriale) e la Regione Puglia. A fronte di tali episodi, il seguente studio ha voluto fornire un resoconto deposimetrico per l’anno 2015.
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La presente ricerca affronta il tema delle esportazioni illecite e delle spoliazioni di opere d’arte attuate dai nazisti in Italia negli anni precedenti e durante la Seconda guerra mondiale. In particolare, all’interno di tale vasta questione, si è voluto far emergere il ruolo di Giorgio Castelfranco nella salvaguardia e tutela del patrimonio artistico italiano. Giorgio Castelfranco, funzionario di soprintendenza storico dell’arte, ha apportato il proprio contributo nella tutela del patrimonio grazie a diverse azioni da lui compiute durante la propria carriera. Contributo che si può far iniziare con i primi interventi di tutela, diremmo oggi, preventiva, come la compilazione del catalogo degli oggetti d’arte e degli elenchi dei monumenti, ma anche la salvaguardia delle bellezze naturali, compiuti negli anni Venti e Trenta del Novecento, presso le Soprintendenze della Puglia, dell’Umbria e della Toscana. Con l’emergenza della Guerra poi Castelfranco fu impegnato in una vera e propria opera di recupero e ricostruzione. Quest'ultima intesa non del solo patrimonio storico-artistico e monumentale, ma anche dell’amministrazione delle Belle Arti, a cui Castelfranco ha attivamente contribuito durante la reggenza della Direzione Generale sotto il Governo Badoglio. Inoltre, in occasione dei sopralluoghi ai depositi di opere d’arte toscani e durante la Missione per il recupero delle opere d’arte in Germania del 1946-1947, Castelfranco, grazie alle proprie competenze e all’esperienza maturata in decenni di attività professionale, ebbe l’occasione di dare il proprio fondamentale contributo all’individuazione e al recupero delle opere d’arte esportate illecitamente e trafugate dai nazisti.
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Il presente lavoro si pone tre obiettivi: studio dei possibili utilizzi del sottoprodotto algale di Ulva L., a valle di un processo di estrazione dell’azienda South Agro srl che produce biofertilizzanti da alghe; digestione anaerobica del sottoprodotto, presso i laboratori dell’Università di Bologna, per determinarne il BMP; analisi costi-benefici per tre scenari diversi per un impianto a biogas di piccola taglia. Il primo obiettivo, è stato conseguito tramite una panoramica bibliografica delle vie di biovalorizzazione della biomassa Ulva L. Emerge che Ulva L. presenta numerose potenzialità dall’ambito alimentare ai chemicals, dall’ambito energetico a quello dei fertilizzanti. In questo lavoro esploreremo la conversione per valorizzazione energetica. Per il secondo obiettivo, è stato effettuato lo studio del potenziale biochimico del metano del residuo dell’azienda: ha prodotto una quantità di metano inferiore alla quota minima emersa dalle ricerche, che incrociano valutazioni del BMP alle fattibilità economiche di transformazione per la produzione di biometano. Questo suggerisce una possibile digestione anaerobica con un feed costituito da diversi residui algali a disposizione della stessa azienda, dato che tratta tre macroalghe. Considerando un valore di BMP di 180 Nmq / t SV, corrispondente a un feed di 3,3 t/g proveniente da tre alghe diverse, emerge una potenzialità di biometano prodotto economicamente possibile per un impianto a biogas di piccola taglia. Per il terzo obiettivo, è stata effettuata un’analisi costi-benefici tramite MATLAB e fogli Excel, basate su ricerche di impianti a biogas di piccola taglia e applicazione degli incentivi vigenti dalle normative. Il tutto è servito per creare tre scenari diversi (100, 200 e 300 kWel) che avvierebbero diversi benefici a livello territoriale, oltre che per l’azienda in questione: efficientamento energetico, economici, ambientali, simbiosi industriale e anche di avviamento di processi d’economia circolare.
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Nel presente elaborato di tesi la metodologia Life Cycle Assessment (che in accordo con le norme ISO 14040-44 permette di quantificare i potenziali impatti sull’ambiente associati ad un bene o servizio lungo tutto il suo ciclo di vita) è applicata a processi appartenenti al settore agro-industriale, con particolare riguardo alla valorizzazione dei coprodotti della filiera olivicola olearia. Nello specifico vengono descritti i risultati di un’analisi del ciclo di vita condotta sul processo di valorizzazione delle sanse di oliva operata dalla Società Agricola A.R.T.E, che ha sede in Puglia. In questo processo, la sansa di olive è trattata mediante digestione anaerobica che permette la produzione di energia elettrica e di un digestato, stabilizzato e utilizzato come ammendante. Il processo analizzato si pone in alternativa sia al metodo di produzione che dà origine a sanse trifasiche, sia allo spandimento delle sanse su suolo agricolo, confrontati in termini di impronta di carbonio. Inoltre nello studio sono state confrontate diverse tecnologie di upgrading di biogas a biometano per valutare quale risulta essere ambientalmente preferibile e potenzialmente installabile nell’azienda A.R.T.E. Il sistema analizzato risulta un'alternativa complessivamente preferibile, da un punto di vista ambientale, sia al metodo di produzione che dà origine a sanse trifasiche, sia allo spandimento delle sanse su suolo agricolo. Il credito ambientale conseguibile mediante il recupero energetico dal biogas prodotto dalla digestione anaerobica delle sanse bifasiche e la produzione di un digestato stabile permettono un beneficio ambientale che controbilancia l’emissione di CO2 attribuibile all’intero sistema. Inoltre lo studio ha permesso una stima di quale tecnologia di raffinazione del biogas a biometano sia potenzialmente installabile nell’azienda A.R.T.E. I risultati mostrano che la tecnologia separazione a membrana risulta meno impattante rispetto alle altre tecnologie di upgrading.
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This work is focused on the radiation protection for a protontherapy facility. The aim is to simulate with the best accuracy the prompt radiation field of the proton accelerator situed in Ruvo di Puglia, owned by Linearbeam s.r.l. company. In order to simulate it, is used Geant4, a software for interaction simulations of particles with matter. Thanks to internship work, thesis speaks about cancer therapy with a new method for particle acceleration, a linear beam. For a complete overview of the therapy, this work starts with a crush course on interactions of particle with matter, goes specifically to biological matter, then is shown a brief introduction to shielding studies for a particle acceleration facility, and then a presentation of Geant4. At the end, the main aspects of the proton accelerator are simulated, from proton hitting material of beam-pipe to detectors used to measure dose.