991 resultados para Abobrinha italiana


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Serie di saggi dedicati alla poesia italiana del Novecento, muovendo da un'analisi della poetica dell'"ultimo" Montale, caratterizzata da un ambito più prosastico e satirico e da una ricerca di nuovi significati da attribuire alla poesia stessa. Lo studio di alcuni dei più importanti rappresentanti della letteratura poetica del secondo Novecento prosegue nella seconda sezione, dedicata a Giorgio Orelli, considerato uno dei maggiori poeti viventi in lingua italiana, a Remo Fasani, a Cristina Campo, a Giancarlo Majorino, e, infine, a Gilberto Isella, la cui ricerca poetica si inserisce a pieno titolo nella grande stagione del simbolismo europeo. La terza sezione è dedicata interamente a Guido Ceronetti, poeta, scrittore, traduttore (sia dal latino, sia dall'antico ebraico) e autore di teatro. Conclude il volume uno studio panoramico sugli scrittori della Svizzera italiana: si tratta di esperienze che hanno in comune una straordinaria capacità di reinterpretare la tradizione letteraria italiana, fino ad aprirla verso orizzonti non solo transnazionali, ma anche inediti ed innovativi.

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Poeta, autor de narracions i memòries, Miquel Martí i Pol també fou un prolífic traductor del francès, amb petites incursions en les literatures anglesa, italiana i llatinoamericana. S’estrenà a la segona meitat dels anys seixanta, quan la tènue obertura del Ministeri d’Informació i Turisme aportà aires de modernitat a la indústria editorial catalana, que volgué introduir i difondre nous corrents. En vuit anys, entre 1965 i 1973, traduí al català, majoritàriament del francès, vuit obres de la literatura i del pensament contemporanis. Contextualitzades les traduccions de Miquel Martí i Pol, l’article se centra en l’estudi dels expedients de censura dels vuit títols que traduí al català entre 1965 i 1973, dipositats a l’Archivo General de la Administración d’Alcalá de Henares.

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Nel contributo è pubblicata la prima redazione conosciuta dell'Orazione con cui Giovanni della Casa nel 1549 chiese all'imperatore Carlo V la restituzione di Piacenza ai Farnese, loro sottratta dopo l'uccisione di Pier Luigi nel 1547. L'edizione documenta l'elaborazione d'autore con un apparato evolutivo del testo trasmesso dal manoscritto Vaticano Chigiano O vi 80. This article provides an edition of the first known version of Giovanni della Casa's request to the Emperor Charles V (1549) for the restitution of Piacenza to the Farnese family after Pier Luigi's murder in 1547. This edition documents the Author's working out with an evolutional apparatus of the text transmitted by the manuscript Chigiano O vi 80.

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Despite the difficulty of examining isolated cantos in Orlando Furioso and thus separating the text from the overall narrative structure, there are features present in Canto X which would encourage just such an approach. In addition to the borrowings from the Latin tradition to be found in the episode of Olimpia and the allegorical machine at work in the story of Ruggiero and Alcina, the canto evinces a consonance with the courtier spirit which was particularly active in the courts of Northern Italy and which went beyond a mere attention to heraldry and emblems. There is indeed a continuity with the figurative arts flourishing in Ferrara at the time, which saw Mantegna's antiquarian and sculpturesque works triumphed over by Titian's mythological paintings. So too with Ariosto, who after his initial "classicist" phase came to be inspired by Titian's work in a move that openly affirmed the originality and strength of his poetry.

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La tesi descrive il fenomeno di ricezione del mito faustiano all'interno della tradizione letteraria italiana di Otto e Novecento (1808-1945) nel suo sviluppo diacronico, individuando i nodi processuali emergenti ritenuti sistematici accanto alle tipologie predominanti della risposta testuale e alle più proficue rifunzionalizzazioni letterarie. La storia del mito di Faust è stata considerata aristotelicamente nella sua natura complessa ed evolutiva di fabula rinarrata, e di volta in volta risemantizzata in nuovi sistemi di valori, estetici e ideologici. Ma soprattutto in nuovi sistemi testuali. Scopo primario è stato infatti quello di comprendere come il mito di Faust sia entrato dentro alla cultura letteraria italiana e come abbia agito al suo interno, interferendo con essa. Naturalmente lo scambio e gli sviluppi hanno investito in modo reciproco e la tradizione accogliente e il mito stesso, producendo un allargamento esegetico delle sue possibilità semantiche: è infatti emersa una storia testuale che tematizza nel tempo il medesimo mito lungo assi interpretative anche estremamente divergenti. La ricerca ha portato alla scoperta di una ricca testualità rimossa dal canone della storia della letteratura italiana, anche se spesso prevalgono i testi-documento sui testi esteticamente più validi e significativi in sé; si tratta di una testualità talmente quantitativamente ricca da invitare ad un ripensamento qualitativo del fenomeno generale. Il mito di Faust, per due secoli percepito dalla critica dominante come distante ed estraneo alla cultura letteraria italiana, è invece riuscito ad entrare nella tradizione letteraria italiana, anche se attraverso modalità molto controverse: in linea di massima è potuto passare dal canone statico al canone dinamico laddove ha saputo influenzare e stimolare nuove vie significative di sviluppo formale. Il confronto della cultura letteraria italiana con il mito di Faust è stato in effetti caratterizzato subito da un doppio movimento discratico di rifiuto e dialogo. Il principale fattore di rifiuto è stato di carattere culturale: la difficoltà ad accettare un equilibrio fatto non di antitesi risolte in una sintesi ma di polarità aperte, irrisolte, in perpetuo bilanciamento, anche a livello formale reso in una tragedia franta in scene apparentemente autonome, divisa in due parti così diverse e chiusa da un lieto fine, mal si confaceva ai diffusi canoni classicisti di equilibrio formale, nonché alle esigenze romantiche di poesia moralmente chiara nel suo messaggio. Da qui le diffuse accuse di scarsa chiarezza e ambiguità morale, che andavano direttamente ad incontrarsi e sommarsi con i pregiudizi più propriamente teologico- religiosi di estraneità a quel mito nato come saga luterana dichiaratamente anti-papale. La condanna di carattere moralistico-cattolico risulta nei fatti propria più di certa cultura che non del largo pubblico che invece nel corso dell'Ottocento dimostra di gradire le versioni per musica e balletto di argomento faustiano, per quanto semplificata ed edulcorate rispetto alla leggenda originaria così come rispetto alla tragedia goethiana. Rispetto a tutti questi elementi di resistenza e rifiuto l'opera Mefistofele di Boito si presenta come snodo di opposizione consapevole e riferimento duraturo d'interrogazione critica. La principale linea di avvicinamento invece tra la cultura letteraria italiana e il mito di Faust resta quella del parallelo, già ideato dagli stessi intellettuali tedeschi d'inizio Ottocento, con l'opera ritenuta massima nel nuovo canone nazionale italiano da fine Settecento ad oggi: la Divina Commedia. Tanta critica, almeno fino alla metà del XX secolo, si rifà più o meno esplicitamente a questo parallelo pregiudiziale e testualmente piuttosto infondato ma molto produttivo, come si è attestato, a livello creativo. Questa ricostruzione ha voluto nel suo complesso dimostrare sul campo il valore di questo macrotesto faustiano come una delle vie maestre della dialettica tra tradizione e modernità, ancor più significativa nell'ambito di una cultura letteraria come quella italiana che, dopo l'estinguersi della sua centralità in epoca rinascimentale, si è rivelata particolarmente resistente al dialogo con le altre letterature fino al pieno Novecento.

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The Catalan reception of the 1966 manifestos by Robert Venturi and Aldo Rossi marks the scenario of a breakup: while North America debates about the architectural shape as a linguistic structure, Italy dips its roots in the Modern Movement tradition as an origin for a new temporal and ideological architectural dimension. The first contacts between Rossi and Spain verify this search and allow the Italian to construct common itineraries with some architects from Barcelona. From these exchanges the 2C group will be born, taking part on typical vanguardist mechanisms: they will publish the magazine, 2C. The construction of the city (1972-1985), they will attend the XV Triennale di Milano in 1973 with the Torres Clavé Plan (1971) and the Aldo Rossi + 21 Spanish architects exhibition (1975) while he will organize the three issues of the Seminarios Internacionales de Arquitectura Contemporánea (S.I.AC.) which took place in Santiago, Sevilla and Barcelona between 1976 and 1980. In front of the unfolding of the firsts, the American contacts of Federico Correa, Oriol Bohigas, Lluís Domènech and the PER studio or the teaching work of Rafael Moneo from Barcelona since 1971, allow to draw replica itineraries with the foundation of the magazine Arquitecturas Bis (1974-1985), the organization of the meetings between international publications such as Lotus and Oppositions in Cadaqués (1975) and New York (1977), while stablishing exchanges with members of the Five Architects. Replicas that in 1976 conduct the initial ideological affirmations between Rossi and the 2C group towards irreconcilable distancing. Verifying the itinerary of the journey that the Italian leads from the Italian resistance towards the American backing down is part of the aim of this article

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Procurador reial i nobiliari, cosmògraf, joier, lapidari, mercader i escriptor, i al capdavall, un ciutadà català honrat, en Ferrer (Vidreres, ~1445 – Blanes, 1529) va marxar de ben jove, primer, a la cort de Nàpols, al servei del rei en Ferran I, i després a la cort de Sicília, al servei de la reina na Joana de Sicília. Acabada aquesta peripècia italiana va tornar a Blanes al servei del vescomte de Cabrera i de Bas fins que va morir a la mateixa vila al 1529. Un seu criat, disset anys més tard, va editar uns papers esparsos que havia trobat a can Ferrer, les (sic) Sentèncias cathòlicas del diví poeta Dant florentí, compilades per lo prudentíssim mossèn Jaume Ferrer de Blanes, incloent-hi tres parts. La primera, Conclusions, és un sumari destinat a mostrar (sic) «Entre totas las cosas necessàries a l’home per aconseguir lo seu fi y beatitut eterna principalment són tres»; la segona, Meditació, és una reflexió a fi d’il•luminar els misteris sobre la passió i mort de Jesucrist a (sic) «lo santíssim loch de Calvari»; la tercera, Letras, és un conjunt de dotze documents, entre cartes i d’altres textos, «fetas a mossèn Jaume Ferrer, respostes e regles per ell ordenades en cosmographia y en art de navegar». En Ferrer, home de grans recursos, fa un recorregut per tots els coneixements que havia acumulat al llarg de la seva vida, de Dant Alighieri a Ptolemeu i del marquès de Santillana a Albert Gran o a Aristòtil, fent servir fragments de la Commedia, dels Proverbios, de la Bíblia i de moltes altres autoritats científiques i filosòfiques, en català, italià, espanyol, llatí i, també, set mots en arameu

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Entre finals del segle XIV i principis del XV es data la redacció del Manuscrit Mòdena, Biblioteca Estense, .M.5.24, un dels principals manuscrits del moment que han arribat als nostres dies, essent un element culminant pel que fa a penetració de l’art polifònic francès a la Itàlia d’inicis del ‘400. En ell es copien quatre peces de Guillaume de Machaut i l’únic poema de l’autor francès musicat per un altre compositor. En els treballs sobre el manuscrit molt sovint s’obvien aquestes quatre peces, i l’estudi sobre Machaut es fa quasi exclusivament des de les fonts franceses. Aquest treball pretén respondre, sobretot, a dues preguntes: Què ens poden explicar aquestes peces sobre el procés d’afrancesament de la música italiana? Què ens poden explicar sobre la difusió de l’obra de Machaut pel vell continent?

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The Garvey-Kelson relations (GKRs) are algebraic expressions originally developed to predict nuclear masses. In this letter we show that the GKRs provide a fruitful framework for the prediction of other physical observables that also display a slowly-varying dynamics. Based on this concept, we extend the GKRs to the study of nuclear charge radii. The GKRs are tested on 455 out of the approximately 800 nuclei whose charge radius is experimentally known. We find a rms deviation between the GK predictions and the experimental values of only 0.01 fm. This should be contrasted against some of the most successful microscopic models that yield rms deviations almost three times as large. Predictions -with reliable uncertainties- are provided for 116 nuclei whose charge radius is presently unknown.

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Dins l"art occidental el tema del retrat davant una finestra té una llarga tradició que parteix de la pintura alemanya, flamenca i italiana del segle XV. Ja en aquestes produccions va quedar fixada una tipologia que tindria continuïtat en els segles posteriors, i que quedà conformada bàsicament per la forta relació establerta entre figura i paisatge. No necessàriament aquesta relació havia de ser de naturalesa al·legòrica; freqüentment la imbricació entre tots dos elements es plantejava senzillament en termes de complementarietat compositiva, cromàtica o llumínica, fins i tot de vegades informativa topogràficament parlant, donat que la inclusió dins el paisatge d"alguns accidents geogràfics característics o bé d"algun edifici emblemàtic ajudava l"espectador a identificar la procedència del personatge retratat.

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Quan l’any 1602 el pintor i tractadista Federico Zuccari publicà L’Ideade’pittori, scultori et architetti, Caravaggio ja havia radicalitzat el seu llenguatge versun fort naturalisme, al qual afegia un tractament de forts contrastos lumínics patent enl’obra, dos anys més tardana, que inaugura la mostra: La verge de Loreto, tambéconeguda com la Verge del peregrins. Davant el procés creatiu de Zuccari basat en laIdea, es a dir el disegno interno de bellesa, Caravaggio pren la realitat com a modeltrencant així amb el manierisme reformat que, a la Roma papal, te la seva plasmació al’Oratori dels Gonfalone on el citat tractadista hi va participar. D’altra banda la novamanera caravaggesca es contraria a la proposada per Annibale Carracci al programa dela Galeria Farnese i, alhora, per la defensada per tota la tractadística italiana del segleXVII, des de Giovanni Battista Agucchi, en el seu Tractat de la pintura(1607-1615),fins a Giovan Pietro Bellori en el seu discurs L’Idea del pittore, dello scultore edell’architetto, scelta dalle bellezze naturali superiore alla natura que seguint els vellsprincipis de la Poètica defensen que l’obra d’art ha de tenir versemblança, ha d’imitar els millors i pot corregir la realitat. No es estrany, doncs, que Agucchi posi comexemple a seguir l’art d’Annibale Carracci i que compari a Caravaggio amb l’escultorgrec Demetri, que va seguir tant al peu de la lletra la semblança que no va tenirconsideració per la bellesa.

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[cat] Aquest article intenta reconstruir la història de quatre pintures de l'artista napolità Andrea Vaccaro, actualment al Museu Nacional d'Art de Catalunya, i originàriament part d'una sèrie de 12 peces dedicada a les històries bíbliques de Tobies, propietat del virrei de Nàpols Pedro Antonio de Aragón. L'anàlisi de les obres i del context de la seva comissió a la llum d'estudis recents permet corregir-ne la datació i comprendre la importància de les quatre peces de Vaccaro del MNAC, en el marc de la circulació d'obres d'art entre el Regne de Nàpols i la península Ibèrica al llarg del segle XVII.

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Melartinin käsikirjoitusluettelon tunnus Mel 17:254a, 17:254b, 17:254c, 17:254d, 17:254e, 17:254f, 17:254g, 17:254h, 17:254i, 17:254j, 17:254k, 17:254l, 17:254m, 17:254n, 17:254o, 17:254p, 17:254q ja 17:254r (ks. http://lib.siba.fi/fi/kokoelmat/kasikirjoitusarkisto/melartin_erkki/).