Kick'n'on: The design and evaluation of a group programme for young males with psychotic disorders

Young men with psychotic disorders have persistently poorer outcomes in social functioning when interventions aimed at arresting social isolation are not implemented. Recent literature has indicated that it is important to develop rehabilitation programmes that are based on areas of needs that are identified by the participants. To assist in the design of a group programme, a qualitative (focus group) investigation of the perceptions of young males concerning male roles and identity in today’s society was conducted. The participants were six young males with psychotic disorders who had been referred to an Australian regional rehabilitation service to address poor social functioning and social isolation. Three main themes emerged from the focus groups. These were role models, concept of what is a man, and societal expectations. The findings were used to develop a group programme called Kick’n’On.

Accommodative communication as a mediator to the negative effects of cultural identity on perceptions of foreign management practices and perceptions of organisational climate

This Study examines whether cultural identity has an impact on perceptions of foreign management practices and perceptions of organisational climate. Based on social identity theory as a conceptual framework, it is assumed that the salience of cultural identity leads to in-group bias in interpreting organisational events. This study also examines whether managers' accommodative communication behaviour mediates these relationships. In a multinational organisation, employees see the foreign company as a symbol, and the person that deals with them in everyday working relationships in the organisation is their direct leader. It is argued that the salience of cultural identity wiU depend on employees' perceptions of the way managers attach meaning to foreign managerial practices and communicate it to them. Interaction with managers who create a distance with their employees and who fail to Usten to what employees need may be a socially appropriate way to invoke the salience of cultural identity in the working relationship. The participants were 206 Indonesian employees from three multinational organisations. Using a questionnaire, this study shows that participants with strong cultural identity had more negative perceptions of foreign management practices and organisational climate. Furthermore, this study indicates that managers' accommodative communication behaviour mediated these relationships.

Spesa pubblica in Sanità, Istruzione e Ricerca: efficienza, efficacia e determinanti

La ricerca intende analizzare l’efficacia della spesa pubblica, l’efficienza e le loro determinanti nei settori della Sanità, dell’Istruzione e della Ricerca per 33 paesi dell’area OCSE. L’analisi ha un duplice obiettivo: da un lato un confronto cross country e dall’altro un confronto temporale, prendendo in considerazione il periodo che va dal 1992 al 2011. Il tema della valutazione dell’efficacia e dell’efficienza della spesa pubblica è molto attuale, soprattutto in Europa, sia perché essa incide di quasi il 50% sul PIL, sia a causa della crisi finanziaria del 2008 che ha spinto i governi ad una riduzione dei bugdet e ad un loro uso più oculato. La scelta di concentrare il lavoro di analisi nei settori della Sanità, dell’Istruzione e della Ricerca e Sviluppo deriva da un lato dalla loro peculiarità di attività orientate al cliente (scuole, ospedali, tribunali) dall’altro dal ruolo strategico che essi rappresentano per lo sviluppo economico di un paese. Il lavoro è articolato in tre sezioni: 1. Rassegna dei principali strumenti metodologici utilizzati in letteratura per la misurazione della performance e dell’efficienza della spesa pubblica nei tre settori. 2. Valutazione e confronto dell’efficienza e della performance della spesa pubblica dal punto di vista sia temporale sia cross-country attraverso la costruzione di indicatori di performance e di efficienza della spesa pubblica (per approfondire l'indice dell'efficienza ho applicato la tecnica DEA "bootstrap output oriented" con indicatori di output ed input non simultanei mentre l’evoluzione dell’efficienza tra i periodi 2011-2002 e 2001-1992 è stata analizzata attraverso il calcolo dell’indice di Malmquist). 3. Analisi delle variabili esogene che influenzano l’efficienza della spesa pubblica nei settori Salute, Istruzione e Ricerca e Sviluppo attraverso una regressione Tobit avente come variabile dipendente i punteggi di efficienza DEA output oriented e come variabili esogene alcuni indicatori scelti tra quelli presenti in letteratura: l’Indicatore delle condizioni socioeconomiche delle famiglie (costruito e applicato da OCSE PISA per valutare l’impatto del background familiare nelle performance dell’apprendimento), l’Indicatore di fiducia nel sistema legislativo del paese, l’Indicatore di tutela dei diritti di proprietà, l’Indicatore delle azioni di controllo della corruzione, l’Indicatore di efficacia delle azioni di governo, l’Indicatore della qualità dei regolamenti, il PIL pro-capite. Da questo lavoro emergono risultati interessanti: non sempre alla quantità di risorse impiegate corrisponde il livello massimo di performance raggiungibile. I risultati della DEA evidenziano la media dei punteggi di efficienza corretti di 0,712 e quindi, impiegando la stessa quantità di risorse, si produrrebbe un potenziale miglioramento dell’output generato di circa il 29%. Svezia, Giappone, Finlandia e Germania risultano i paesi più efficienti, più vicini alla frontiera, mentre Slovacchia, Portogallo e Ungheria sono più distanti dalla frontiera con una misura di inefficienza di circa il 40%. Per quanto riguarda il confronto tra l’efficienza della spesa pubblica nei tre settori tra i periodi 1992-2001 e 2002-2011, l’indice di Malmquist mostra risultati interessanti: i paesi che hanno migliorato il loro livello di efficienza sono quelli dell’Est come l’Estonia, la Slovacchia, la Lituania mentre Paesi Bassi, Belgio e Stati Uniti hanno peggiorato la loro posizione. I paesi che risultano efficienti nella DEA come Finlandia, Germania e Svezia sono rimasti sostanzialmente fermi con un indice di Malmquist vicino al valore uno. In conclusione, i risultati della Tobit contengono indicazioni importanti per orientare le scelte dei Governi. Dall’analisi effettuata emerge che la fiducia nelle leggi, la lotta di contrasto alla corruzione, l’efficacia del governo, la tutela dei diritti di proprietà, le condizioni socioeconomiche delle famiglie degli studenti OECD PISA, influenzano positivamente l’efficienza della spesa pubblica nei tre settori indagati. Oltre alla spending review, per aumentare l’efficienza e migliorare la performance della spesa pubblica nei tre settori, è indispensabile per gli Stati la capacità di realizzare delle riforme che siano in grado di garantire il corretto funzionamento delle istituzioni.

PROFETA E LUZ: CATEGORIAS INTERCAMBIÁVEIS PARA CONSOLIDAR A IDENTIDADE DE JESUS NA LITERATURA JOANINA

Na Literatura Joanina, Jesus é apresentado ou se apresenta por meio de algumas categorias. Dentre elas, profeta e luz. Esta tese assume como ponto de partida o pressuposto de que o Quarto Evangelho foi literariamente composto em etapas redacionais: Tradição Básica (TB); Primeiro Evangelho (E1); Segundo Evangelho, que é denominada Evangelho Transformado (E2) e Terceiro Evangelho (E3) no qual inclui as epístolas joaninas. A categoria profeta (Jo 1,41; 4,19.25-29; 6,14; 7,40.52; 9.17) é encontrada somente na TB e é assumida também pelo E1. Nestas duas etapas traditivas esta categoria não se diferencia do título de Cristo/Messias para a Comunidade Joanina. Já a categoria luz (Jo 3,19-21; 5,35; 8,12; 9,5; 12,46-50) não é encontrada na TB e nem no E1. Somente aparece na camada traditiva do E2 e E3. Neste sentido, a narrativa da Cura do Cego de Nascença (Jo 9,1-41) é um espelho da comunidade. O debate em torno da afirmação do ex-cego de que Jesus é um profeta e da declaração de Jesus que se autorrevela como luz constroem um marco identitário. Na literatura joanina os conflitos são ―pedagógicos‖ na construção da identidade da comunidade. O seu interesse não é codificar os acontecimentos experienciados pela comunidade numa narrativa crítica dramática, mas apresentar a sua própria compreensão de Jesus, de modo a encorajar outros a crerem e permanecerem na fé. Nesta perícope percebe-se que as categorias profeta e luz são intercambiáveis e assumem papéis de categorias descritivas de Jesus. Esta intercambialidade, marcando um recorte de reconstrução da identidade da comunidade joanina, é o objeto de nossa pesquisa.

The other on display: translation in the Ethnographic Museum

The ethnographic museum in the West has a long and troubling history. The display of 'exotic peoples' in travelling exhibitions began as early as the sixteenth century, but it was the mid and late nineteenth century that saw the great expansion of museums as sites to show artefacts collected - under anything but reputable circumstances - from what were considered the 'primitive', 'natural', or 'tribal' peoples of the world. Today the ethnographic museum is still a feature of large European cities, though faced with newly formulated dilemmas in the postcolonial world. For how can the material culture of a non-western people be collected and displayed in the West without its makers being translated into wordless and powerless objects of visual consumption? In national museums the processes of choosing, contextualizing and commentating exhibits help form national identity; in the ethnographic museum, similarly, they shape perceptions of the apparently distant Other. Like written ethnography, the museum is a 'translation of culture', with many of the associated problems traced by Talal Asad (1986). Like the written form, it has to represent the dialogic realities of cultural encounters in a fixed and intelligible form, to propose categories that define and order the material it has gathered. As the public face of academic ethnography, the museum interprets other cultures for the benefit of the general reader, and in that task museum practice, like all ethnography, operates within very specific historical and political parameters. How are museums in western Europe responding to the issues raised by critical ethnographers like James Clifford (1988), with their focus on the politics of representation? Is globalisation increasing the degree of accountability imposed on the ethnographic museum, or merely reinforcing older patterns? What opportunities and problems are raised by the use of more words - more 'translation' in the narrower sense - in ethnographic museums, and how do museums gain from introducing a reflexive and contextualizing concept of "thick translation" (Appiah 1993) into their work of interpretation?

White football in South Africa: empire, apartheid and change, 1892-1977

This essay traces the development, domination and decline of white football in South Africa. It suggests that white football was more significant and popular than generally acknowledged and was at the forefront of globalizing football in the early twentieth century. In order to better understand the broader history of twentieth-century South African football, a more detailed examination of the organized white game at the national and international levels is necessary. This historical analysis of elite white football draws from the archives of the Football Association of South Africa. The analysis underscores the important role of white football authorities in the contestation of power and identity in the game in South Africa and abroad. In the first period under consideration (1892-1940s), local football authorities challenged the dominant sports within South Africa. This period was followed in the 1950s by the challenges of professionalism and anti-apartheid organizations. In the final phase (1967-77), officials experimented with football on 'multi-national' and multi-racial lines - a failed reform that led to the demise of white football.

Concreteness effects in different tasks: implications for models of short-term memory

This study investigates concreteness effects in tasks requiring short-term retention. Concreteness effects were assessed in serial recall, matching span, order reconstruction, and free recall. Each task was carried out both in a control condition and under articulatory suppression. Our results show no dissociation between tasks that do and do not require spoken output. This argues against the redintegration hypothesis according to which lexical-semantic effects in short-term memory arise only at the point of production. In contrast, concreteness effects were modulated by task demands that stressed retention of item versus order information. Concreteness effects were stronger in free recall than in serial recall. Suppression, which weakens phonological representations, enhanced the concreteness effect with item scoring. In a matching task, positive effects of concreteness occurred with open sets but not with closed sets of words. Finally, concreteness effects reversed when the task asked only for recall of word positions (as in the matching task), when phonological representations were weak (because of suppression), and when lexical semantic representations overactivated (because of closed sets). We interpret these results as consistent with a model where phonological representations are crucial for the retention of order, while lexical-semantic representations support maintenance of item identity in both input and output buffers.