811 resultados para mathematical problem-solving


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Il presente lavoro comincia con una descrizione dettagliata del “McMaster Model of Family Functionig” (MMFF), modello che al suo interno integra una teoria multidimensionale sul funzionamento familiare, diversi strumenti di auto ed etero valutazione e chiare indicazioni terapeutiche racchiuse all’interno della “Problem Centered System Therapy of the Family” (PCSTF). Grazie alla sua completezza il Modello fornisce ai clinici metodi coerenti, pratici ed empiricamente validi per valutare e trattare le famiglie, essi inoltre, sono stati formulati in modo da essere adattabili a differenti setting clinici e di ricerca, applicabili ad un’ampia gamma di problematiche e verificabili empiricamente. Obiettivo finale della presente ricerca è stato quello di porre le basi per l’esportazione del MMFF in Italia e poter quindi procedere alla sua applicazione in ambito clinico. La ricerca è cominciata alla Brown University con la traduzione dall’inglese all’italiano del Family Assessment Device (FAD), uno degli strumenti di autovalutazione compresi nel MMFF, ed è in seguito continuata con la validazione del suddetto strumento in un campione di 317 soggetti appartenenti alla popolazione generale italiana. Il FAD si è dimostrato uno strumento valido ed affidabile, in grado quindi di fornire valutazioni stabili e coerenti anche nella sua versione italiana. Il passo successivo è stato caratterizzato dalla somministrazione di FAD, Symptom Questionnaire (SQ) e delle Psychological Well-Being scales (PWB) a 289 soggetti reclutati nella popolazione generale. In accordo con il modello bipsicosociale che vede l’ambiente familiare come il più immediato gruppo di influenza psicosociale dello stato di benessere o malessere dell’individuo, i nostri dati confermano una stretta relazione tra scarso funzionamento familiare, spesso espresso attraverso difficoltà di comunicazione, di problem solving e scarso coinvolgimento affettivo e distress psicologico esperito con sintomi depressivi, ansiogeni ed ostilità. I nostri dati sottoliano inoltre come un funzionamento familiare positivo sia altamente correlato ad elevati livelli di benessere psicologico. Obiettivo della parte finale del lavoro ed anche il più importante, è stato quello di esplorare l’efficacia della Problem Centered Systems Therapy of the Family nella gestione della perdita di efficacia degli antidepressivi nel trattamento della depressione ricorrente. 20 soggetti con diagnosi di depressione maggiore ricorrente secondo il DSM-IV sono stati randomizzati a due diverse condizioni di trattamento: 1) aumento del dosaggio dell’antidepressivo e clinical management, oppure 2) mantenimento dello stesso dosaggio di antidepressivo e PCSTF. I dati di questo studio mettono in evidenza come, nel breve termine, PCSTF e farmacoterapia sono ugualmente efficaci nel ridurre la sintomatologia depressiva. Diversamente, ad un follow-up di 12 mesi, la PCSTF si è dimostrata altamente superiore all’aumento del farmaco ner prevenire le ricadute. Nel gruppo sottoposto all’aumento del farmaco infatti ben 6 soggetti su 7 ricadono entro l’anno. Nel gruppo assegnato a terapia familiare invece solo 1 soggetto su 7 ricade. Questi risultati sono in linea con i dati della letteratura che sottolineano l’elevata probabilità di una seconda ricaduta dopo l’aumento dell’antidepressivo all’interno di una farmacoterapia di mantenimento e suggeriscono l’efficacia dell’utilizzo di strategie psicoterapiche nella prevenzione della ricaduta in pazienti con depressione ricorrente.

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Nelle attuali organizzazioni sanitarie non è raro trovare operatori sanitari i quali ritengono che la relazione con il paziente consista nell'avere adeguate competenze tecniche inerenti la professione e nell'applicarle con attenzione e diligenza. Peraltro si tende ad invocare il “fattore umano”, ma si lamenta poi che l’operatore si rapporti col paziente in modo asettico e spersonalizzato. Da un punto di vista scientifico il termine “relazione” in psicologia si riferisce essenzialmente ai significati impliciti e quasi sempre non consapevoli veicolati da qualunque relazione: dipende pertanto dalla struttura psichica dei due interlocutori investendo in particolare la sfera dell’affettività e procede per processi comunicativi che travalicano il linguaggio verbale e con esso le intenzioni razionali e coscienti. La relazione interpersonale quindi rientra nel più ampio quadro dei processi di comunicazione: sono questi o meglio i relativi veicoli comunicazionali, che ci dicono della qualità delle relazioni e non viceversa e cioè che i processi comunicazionali vengano regolati in funzione della relazione che si vuole avere (Imbasciati, Margiotta, 2005). Molti studi in materia hanno dimostrato come, oltre alle competenze tecnicamente caratterizzanti la figura dell’infermiere, altre competenze, di natura squisitamente relazionale, giochino un ruolo fondamentale nel processo di ospedalizzazione e nella massimizzazione dell’aderenza al trattamento da parte del paziente, la cui non osservanza è spesso causa di fallimenti terapeutici e origine di aumentati costi sanitari e sociali. Questo aspetto è però spesso messo in discussione a favore di un maggiore accento sugli aspetti tecnico professionali. Da un “modello delle competenze” inteso tecnicisticamente prende origine infatti un protocollo di assistenza infermieristica basato sull’applicazione sistematica del problem solving method: un protocollo preciso (diagnosi e pianificazione) guida l’interazione professionale fra infermiere e la persona assistita. A lato di questa procedura il processo di assistenza infermieristica riconosce però anche un versante relazionale, spesso a torto detto umanistico riferendosi alla soggettività dei protagonisti interagenti: il professionista e il beneficiario dell’assistenza intesi nella loro globalità bio-fisiologica, psicologica e socio culturale. Nel pensiero infermieristico il significato della parola relazione viene però in genere tradotto come corrispondenza continua infermiere-paziente, basata sulle dimensioni personali del bisogno di assistenza infermieristica e caratterizzata da un modo di procedere dialogico e personalizzato centrato però sugli aspetti assistenziali, in cui dall’incontro degli interlocutori si determinerebbe la natura delle cure da fornire ed i mezzi con cui metterle in opera (Colliere, 1992; Motta, 2000). Nell’orientamento infermieristico viene affermata dunque la presenza di una relazione. Ma di che relazione si tratta? Quali sono le capacità necessarie per avere una buona relazione? E cosa si intende per “bisogni personali”? Innanzitutto occorre stabilire cosa sia la buona relazione. La buona o cattiva relazione è il prodotto della modalità con cui l’operatore entra comunque in interazione con il proprio paziente ed è modulata essenzialmente dalle capacità che la sua struttura, consapevole o no, mette in campo. DISEGNO DELLA LA RICERCA – 1° STUDIO Obiettivo del primo studio della presente ricerca, è un’osservazione delle capacità relazionali rilevabili nel rapporto infermiere/paziente, rapporto che si presume essere un caring. Si è voluto fissare l’attenzione principalmente su quelle dimensioni che possono costituire le capacità relazionali dell’infermiere. Questo basandoci anche su un confronto con le aspettative di relazione del paziente e cercando di esplorare quali collegamenti vi siano tra le une e le altre. La relazione e soprattutto la buona relazione non la si può stabilire con la buona volontà, né con la cosiddetta sensibilità umana, ma necessita di capacità che non tutti hanno e che per essere acquisite necessitano di un tipo di formazione che incida sulle strutture profonde della personalità. E’ possibile ipotizzare che la personalità e le sue dimensioni siano il contenitore e gli elementi di base sui quali fare crescere e sviluppare capacità relazionali mature. Le dimensioni di personalità risultano quindi lo snodo principale da cui la ricerca può produrre i suoi risultati e da cui si è orientata per individuare gli strumenti di misura. La motivazione della nostra scelta dello strumento è da ricercare quindi nel tentativo di esplorare l’incidenza delle dimensioni e sottodimensioni di personalità. Tra queste si è ritenuto importante il costrutto dell’Alessitimia, caratteristico nel possesso e quindi nell’utilizzo, più o meno adeguato, di capacità relazionali nel processo di caring,

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Management and organization literature has extensively noticed the crucial role that improvisation assumes in organizations, both as a learning process (Miner, Bassoff & Moorman, 2001), a creative process (Fisher & Amabile, 2008), a capability (Vera & Crossan, 2005), and a personal disposition (Hmielesky & Corbett, 2006; 2008). My dissertation aims to contribute to the existing literature on improvisation, addressing two general research questions: 1) How does improvisation unfold at an individual level? 2) What are the potential antecedents and consequences of individual proclivity to improvise? This dissertation is based on a mixed methodology that allowed me to deal with these two general research questions and enabled a constant interaction between the theoretical framework and the empirical results. The selected empirical field is haute cuisine and the respondents are the executive chefs of the restaurants awarded by Michelin Guide in 2010 in Italy. The qualitative section of the dissertation is based on the analysis of 26 inductive case studies and offers a multifaceted contribution. First, I describe how improvisation works both as a learning and creative process. Second, I introduce a new categorization of individual improvisational scenarios (demanded creative improvisation, problem solving improvisation, and pure creative improvisation). Third, I describe the differences between improvisation and other creative processes detected in the field (experimentation, brainstorming, trial and error through analytical procedure, trial and error, and imagination). The quantitative inquiry is founded on a Structural Equation Model, which allowed me to test simultaneously the relationships between proclivity to improvise and its antecedents and consequences. In particular, using a newly developed scale to measure individual proclivity to improvise, I test the positive influence of industry experience, self-efficacy, and age on proclivity to improvise and the negative impact of proclivity to improvise on outcome deviation. Theoretical contributions and practical implications of the results are discussed.

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Copper(I) halide clusters are recently considered as good candidate for optoelectronic devices such as OLEDs . Although the copper halide clusters, in particular copper iodide, are very well known since the beginning of the 20th century, only in the late ‘70s the interest on these compounds grew dramatically due their particular photophysical behaviour. These complexes are characterized by a dual triplet emission bands, named Cluster Centred (3CC) and Halogen-to-Ligand charge transfer (3XLCT), the intensities of which are strictly related with the temperature. The CC transition, due to the presence of a metallophylic interactions, is prevalent at ambient temperature while the XLCT transition, located preferentially on the ligand part, became more prominent at low temperature. Since these pioneering works, it was easy to understand the photophysical properties of this compounds became more interesting in solid-state respect to solution with an improvement in emission efficiency. In this work we aim to characterize in SS organocopper(I)iodide compounds to valuate the correlation between the molecular crystal structure and the photophysical properties. It is also considered to hike new strategies to synthesize CuI complexes from the wet reactions to the more green solvent free methods. The advantages in using these strategies are evident but, obtain a single crystal suitable for SCXRD analysis from these batches is quite impossible. The structure solution still remains the key point in this research so we tackle this problem solving the structure by X-ray powder diffraction data. When the sample was fully characterized we moved to design and development of the associated OLED-device. Since copper iodide complexes are often insoluble in organic solvents, the high vacuum deposition technique is preferred. A new non-conventional deposition process have also been proposed to avoid the low complex stability in this practice with an in-situ complex formation in a layer-by layer deposition route.

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Classic group recommender systems focus on providing suggestions for a fixed group of people. Our work tries to give an inside look at design- ing a new recommender system that is capable of making suggestions for a sequence of activities, dividing people in subgroups, in order to boost over- all group satisfaction. However, this idea increases problem complexity in more dimensions and creates great challenge to the algorithm’s performance. To understand the e↵ectiveness, due to the enhanced complexity and pre- cise problem solving, we implemented an experimental system from data collected from a variety of web services concerning the city of Paris. The sys- tem recommends activities to a group of users from two di↵erent approaches: Local Search and Constraint Programming. The general results show that the number of subgroups can significantly influence the Constraint Program- ming Approaches’s computational time and e�cacy. Generally, Local Search can find results much quicker than Constraint Programming. Over a lengthy period of time, Local Search performs better than Constraint Programming, with similar final results.

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Questa tesi ha permesso di osservare e analizzare le strategie risolutive che gli studenti italiani utilizzano quando si cimentano nello svolgimento delle prove di matematica nazionali INVALSI (Sistema Nazionale per la Valutazione del Sistema dell'Istruzione). L'osservazione è stata svolta durante le ore di tirocinio curriculare effettuate nell'anno accademico 2014/2015 presso il liceo scientifico e delle scienze umane "Albert Bruce Sabin" di Bologna. L'interesse per l'esperimento è nato dalla constatazione dei risultati deludenti degli studenti italiani nelle prove di matematica rispetto all'andamento internazionale. Pertanto,in collaborazione con il prof Giorgio Bolondi, relatore dell'elaborato, e della prof.ssa Valeria Vesi insegnante di matematica delle classi prime seguite durante il tirocinio, è stato realizzato un test di domande estrapolate dalle prove INVALSI svolte negli anni precedenti, sottoposto a un campione di 12 studenti (14-15 anni) frequentanti le classi 1M, 1O e 1R.Il lavoro d'indagine è stato realizzato in due diverse fasi: soluzione del test e intervista-colloquio registrata. Le registrazioni, apparse fin da subito molto interessanti, rivelano importanti informazioni che permettono di evidenziare le diverse difficoltà che i nostri studenti incontrano nel risolvere le prove di matematica. Per meglio interpretare i loro comportamenti durante la messa in atto dei processi risolutivi è stato svolto uno studio e una ricerca riguardanti gli studi e le teorie che interessano il problem-solving, oltre a fornire una panoramica sulle ricerche nel campo della valutazione.

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La Ricerca Operativa è considerata una disciplina universitaria il cui insegnamento è previsto nei corsi di laurea di Ingegneria, Matematica e Informatica. Da qualche anno si è verificata una tendenza ad anticipare l'insegnamento della Ricerca Operativa ad un grado scolastico inferiore. In Gran Bretagna e negli Stati Uniti sono presenti organizzazioni molto attive nell'ambito della sua divulgazione e sono nati progetti importanti a livello didattico: corsi di formazione per i docenti, condivisione in rete di materiali e report delle esperienze effettuate. A partire dal 2012 anche nelle indagini internazionali OCSE-PISA si sono aggiunte due aree i cui obiettivi e contenuti si avvicinano alla Ricerca Operativa: financial literacy e problem solving. In Italia, dopo la riforma governativa Gelmini del 2008, sono presenti elementi di Ricerca Operativa solo nei programmi di matematica del quinto anno degli istituti tecnici commerciali e industriali. Tuttavia la Ricerca Operativa può svolgere un ruolo fondamentale nella formazione scientifica, innanzitutto per il suo ruolo di "ponte" tra la matematica e l'informatica, poi per l'importanza dello sviluppo della modellizzazione e per l'interdisciplinarietà della materia e lo stretto contatto con il mondo del lavoro. Inoltre, le esperienze documentate di didattica della Ricerca Operativa hanno potuto verificare l'importante ruolo motivazionale che possiede nei confronti degli studenti meno amanti della matematica. In questo lavoro di tesi si è interrogata la fattibilità di un percorso di Ricerca Operativa per una classe seconda liceo scientifico (anno in cui vengono svolte le indagini internazionali). Viene poi presentata la costruzione di una lezione di Programmazione Lineare che prevede una prima fase di modellizzazione del problema e una seconda fase di soluzione tramite il solutore di excel in laboratorio.

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Nell’ambito di questo lavoro di tesi è stata progettata e realizzata un'applicazione di edutainment, pensata per essere fruita attraverso dispositivi mobili, da parte di studenti delle scuole medie, con l’obiettivo di esercitare e migliorare le capacità logiche e di problem solving. La tesi descrive il contesto educativo e scolastico in relazione alla presenza delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, ed infine mostra come una componente di intrattenimento possa essere utile nei processi di apprendimento. Lo sviluppo dell’applicazione è basato sulla progettazione di applicazioni ibride, usando come framework di sviluppo Apache Cordova, quindi attraverso tecnologie web-based, con un’architettura client-server, in cui la parte client gestisce l’interfaccia grafica e le interazioni logiche mentre la parte server viene sfruttata esclusivamente come contenitore di informazioni.

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Standardized recovery criteria go beyond symptom remission and put special emphasis on personal and social functioning in residence, work, and leisure. Against this background, evidence-based integrated approaches combining cognitive remediation with social skills therapy show promise for improving functional recovery of schizophrenia patients. Over the past 30 years, research groups in 12 countries have evaluated integrated psychological therapy (IPT) in 36 independent studies. IPT is a group therapy program for schizophrenia patients. It combines neurocognitive and social cognitive interventions with social skills and problem-solving approaches. The aim of the present study was to update and integrate the growing amount of research data on the effectiveness of IPT. We quantitatively reviewed the results of these 36 studies, including 1601 schizophrenia patients, by means of a meta-analytic procedure. Patients undergoing IPT showed significantly greater improvement in all outcome variables (neurocognition, social cognition, psychosocial functioning, and negative symptoms) than those in the control groups (placebo-attention conditions and standard care). IPT patients maintained their mean positive effects during an average follow-up period of 8.1 months. They showed better effects on distal outcome measures when all 5 subprograms were integrated. This analysis summarizes the broad empirical evidence indicating that IPT is an effective rehabilitation approach for schizophrenia patients and is robust across a wide range of sample characteristics as well as treatment conditions. Moreover, the cognitive and social subprograms of IPT may work in a synergistic manner, thereby enhancing the transfer of therapy effects over time and improving functional recovery.

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The present study had three major aims. First, this study was a basic descriptive exploration of the frequency and nature of parent-child communication about death. Second, this study conducted a quantitative analysis to identify predictors of communication and bereaved children¿s emotional and behavioral problems. Third, this study was also a qualitative analysis of parents¿ descriptions of how religious views shape conversations about death and how conversations are beneficial. Based on prior research, it was predicted that positive child outcomes would be associated with parental warmth, religiosity, adaptive coping, positive religious coping, and frequent parent-child communication about death. Conversely, it was predicted that negative child outcomes would be associated with parental psychological control, maladaptive coping, negative religious coping, and less frequent parent-child communication about death. Additionally, it was hypothesized that parents¿ religious and spiritual views would shape parent-child communication about death, and parents would describe numerous benefits of discussing death with children. Parents completed a series of survey measures assessing their religiosity, coping strategies, parent-child communication about death, and their children¿s emotional and behavioral symptoms. Almost 80% of parent-child dyads discussed death at least once a week, and children initiated approximately half of these conversations. Parent-child communication about death was predicted by parents¿ warmth toward and acceptance of their children and inversely predicted by children¿s hyperactivity and social problem solving. Higher levels of children¿s social problem solving could predict lower frequency of parent-child communication about death if children were holding frequent, meaningful, and comforting conversations with friends and other adults. Higher levels of parents¿ psychological control predicted more emotional and behavioral problems in the child. Parents¿ adaptive coping had significant relationships with all of the dimensions of parent-child communication about death. Qualitative analyses revealed that parents perceived their religious beliefs as shaping conversations about death and grief as an individualized journey. A majority of parents described the emotional, social, and intellectual benefits of holding parent-child conversations about death. This study contributes to the literature by further describing parent-child communication about death, identifying its predictors, and investigating parents¿ religiosity and coping strategies in relation to child well-being. Overall, this study revealed the importance of assessing global parenting characteristics (i.e., warmth/acceptance and psychological control) when examining parent-child relationships and communication about death. Furthermore, this unique study illustrates the value of qualitative data when examining parent-child communication about death and religiosity.

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Global economic changes have psychological consequences and Mr. Lepeska set out to assess these changes in working adults in Lithuania between 1993 and 1997. He surveyed two groups of working adults, with a total of 200 people, randomly selected and representing different organisations and professions. In both groups around 30% of participants were managers, with the remainder working in non-managerial positions. The participants were surveyed twice, once in 1993 and the second time in 1997,using various psychodiagnostic tools to measure their psychological characteristics. The results showed that strategies for coping with stress have changed, with problem solving strategies being used more often, and avoidance behaviour or seeking social support less. Men tended to have rejected these strategy more radically than women. Attitudes towards work had become more positive, with managers' attitudes having changed more significantly than those of employees from lower levels of organisations. Younger people were more positive towards work-related changes, while situational anxiety tended to increase with age, although overall it remained low. Mr. Lepeska found that while there were some indications of an increasing individualist in relation to peers, the traditional collective orientation of Lithuanian adults had if anything increased. People have become more accepting of an unequal distribution of power, making it difficult to increase the participation of subordinates in decision making. He also noted a tendency for Lithuanians to see their organisations as traditional families, expecting them to take care of them physically and economically in return for loyalty. The strong feminine orientation with its stress on interpersonal relations and overall quality of life has also strengthened, but the ability of Lithuanians to take initiative and control their environment was relatively low. Mr. Lepeska concludes that organisations should seek to recruit people who are able to adjust more easily to changes and consider measuring dominance, individualism, and attitudes to work-related change and situational anxiety in the process of professional selection. There should also be more emphasis on team building and on training managers to maintain closer relationships with their subordinates so as to increase the latter's participation in decision making. Good interpersonal relations can be a strong work motivator, as may be special attention to the security needs of older employees.

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BACKGROUND: Faculties face the permanent challenge to design training programs with well-balanced educational outcomes, and to offer various organised and individual learning opportunities. AIM: To apply our original model to a postgraduate training program in rheumatology in general, and to various learning experiences in particular, in order to analyse the balance between different educational objectives. METHODS: Learning times of various educational activities were reported by the junior staff as targeted learners. The suitability of different learning experiences to achieve cognitive, affective and psychomotor learning objectives was estimated. Learning points with respect to efficacy were calculated by multiplication of the estimated learning times by the perceived appropriateness of the educational strategies. RESULTS: Out of 780 hours of professional learning per year (17.7 hours/week), 37.7% of the time was spent under individual supervision of senior staff, 24.4% in organised structured learning, 22.6% in self-studies, and 15.3% in organised patient-oriented learning. The balance between the different types of learning objectives was appropriate for the overall program, but not for each particular learning experience. Acquisition of factual knowledge and problem solving was readily aimed for during organised teaching sessions of different formats, and by personal targeted reading. Attitudes, skills and competencies, as well as behavioural and performance changes were mostly learned during caring for patients under interactive supervision by experts. CONCLUSION: We encourage other faculties to apply this approach to any other curriculum of undergraduate education, postgraduate training or continuous professional development in order to foster the development of well-balanced learning experiences.

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Civil infrastructure provides essential services for the development of both society and economy. It is very important to manage systems efficiently to ensure sound performance. However, there are challenges in information extraction from available data, which also necessitates the establishment of methodologies and frameworks to assist stakeholders in the decision making process. This research proposes methodologies to evaluate systems performance by maximizing the use of available information, in an effort to build and maintain sustainable systems. Under the guidance of problem formulation from a holistic view proposed by Mukherjee and Muga, this research specifically investigates problem solving methods that measure and analyze metrics to support decision making. Failures are inevitable in system management. A methodology is developed to describe arrival pattern of failures in order to assist engineers in failure rescues and budget prioritization especially when funding is limited. It reveals that blockage arrivals are not totally random. Smaller meaningful subsets show good random behavior. Additional overtime failure rate is analyzed by applying existing reliability models and non-parametric approaches. A scheme is further proposed to depict rates over the lifetime of a given facility system. Further analysis of sub-data sets is also performed with the discussion of context reduction. Infrastructure condition is another important indicator of systems performance. The challenges in predicting facility condition are the transition probability estimates and model sensitivity analysis. Methods are proposed to estimate transition probabilities by investigating long term behavior of the model and the relationship between transition rates and probabilities. To integrate heterogeneities, model sensitivity is performed for the application of non-homogeneous Markov chains model. Scenarios are investigated by assuming transition probabilities follow a Weibull regressed function and fall within an interval estimate. For each scenario, multiple cases are simulated using a Monte Carlo simulation. Results show that variations on the outputs are sensitive to the probability regression. While for the interval estimate, outputs have similar variations to the inputs. Life cycle cost analysis and life cycle assessment of a sewer system are performed comparing three different pipe types, which are reinforced concrete pipe (RCP) and non-reinforced concrete pipe (NRCP), and vitrified clay pipe (VCP). Life cycle cost analysis is performed for material extraction, construction and rehabilitation phases. In the rehabilitation phase, Markov chains model is applied in the support of rehabilitation strategy. In the life cycle assessment, the Economic Input-Output Life Cycle Assessment (EIO-LCA) tools are used in estimating environmental emissions for all three phases. Emissions are then compared quantitatively among alternatives to support decision making.