657 resultados para Town of Clifton


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Il lavoro di ricerca descrive il percorso che ha portato alla redazione del Piano Strutturale del Verde del Comune di Senigallia (AN), quale strumento capace di migliorare la qualità di vita ed il benessere della città, intesa come ecosistema, e dei cittadini, quali parte integrante e, al tempo stesso, fruitori di suddetto ecosistema. Lo studio ha pertanto previsto dapprima un'analisi approfondita e dettagliata dell’intero territorio comunale e, successivamente, la stesura di linee guida e la definizione di soluzioni progettuali tipo indirizzate ad una pianificazione e gestione sostenibile del territorio. Il lavoro svolto non si limita alla descrizione del Piano Strutturale del Verde, ma illustra anche un caso studio francese, quale modello di analisi dell'iter successivo, che è consigliabile seguire dopo l'approvazione di questo tipo di Piani, al fine di renderli concreti ed operativi ed attuare, quindi, le linee guida da essi definite. L’obiettivo risulta dunque quello di evitare che questo importante strumento di pianificazione e gestione del territorio sia dimenticato in un cassetto degli Uffici Comunali.

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Lo scopo di questa ricerca è la ricostruzione dei Lungarni di Pisa nel Tardo Medioevo (XIV-XV secolo); lo studio intende sottolineare le trasformazioni urbanistiche che hanno cambiato il volto di Pisa nel corso del tempo e ricordare che l’area fluviale ebbe un ruolo di primo piano come baricentro commerciale ed economico della città, vocazione che si è in gran parte persa con l’età moderna e contemporanea. La metodologia seguita, affinata e perfezionata durante la partecipazione al progetto Nu.M.E. (Nuovo Museo Elettronico della Città di Bologna), si basa sull’analisi e il confronto di fonti eterogenee ma complementari, che includono precedenti studi di storia dell’urbanistica, un corpus di documentazione di epoca medievale (provvedimenti amministrativi come gli Statuti del Comune di Pisa, ma anche descrizioni di cronisti e viaggiatori), fonti iconografiche, tra cui vedute e mappe cinquecentesche o successive, e fonti materiali, come le persistenze medievali ancora osservabili all’interno degli edifici ed i reperti rinvenuti durante alcune campagne di scavo archeologiche. Il modello 3D non è concepito come statico e “chiuso”, ma è liberamente esplorabile all’interno di un engine tridimensionale; tale prodotto può essere destinato a livelli di utenza diversi, che includono sia studiosi e specialisti interessati a conoscere un maggior numero di informazioni e ad approfondire la ricerca, sia semplici cittadini appassionati di storia o utenti più giovani, come studenti di scuole medie superiori e inferiori.

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La presente ricerca muove i suoi primi passi dall’ipotesi generale che il paradigma relazionale possa offrire al mondo dei servizi sociali una configurazione diversa, talora meno utopistica, del community work. Sebbene, infatti, in questi anni il sistema di offerta dei servizi si sia arricchito di principi come la co-progettazione e la co-responsabilità delle azioni, il lavoro di comunità resta ancora molto distante dal lavoro generalmente svolto nei servizi sociali territoriali, incapaci per ragioni strutturali e culturali di accogliere dentro di sé tale funzione. L’idea dalla quale trae origine la presente tesi di dottorato, è pertanto quella di arricchire la definizione di servizi sociali relazionali. Partendo dalle dimensioni che in letteratura sociologica e nei principali modelli teorici di social work definiscono un servizio alla persona quale servizio relazionale, nella prima parte teorica viene ipotizzata una trasformazione parziale del welfare regionale emiliano, poiché ai mutamenti culturali di questi anni non ha fatto seguito un cambiamento reale dei modelli operativi maggiormente basati sullo sviluppo delle competenze. Nella seconda parte della tesi, la ricerca empirica si focalizza sui progetti “family friendly” realizzati nel Comune di Parma, collocati in una logica di welfare societario e basati sull’apporto di soggetti di Terzo Settore, responsabili di ogni fase di realizzazione delle attività. La ricerca si avvale prevalentemente di tecniche qualitative e in alcuni tratti assume le caratteristiche della ricerca-azione. Nelle conclusioni, il contesto territoriale studiato rivela grande ricchezza dei legami strutturali, ma anche necessità di un rafforzamento dei legami interni. La forza dei servizi prodotti si situa, inoltre, nella sovrafunzionalità del legame tra volontari e famiglie, e di questo elemento dovrebbe arricchirsi anche il social work che scelga di adottare una prospettiva metodologica di lavoro relazionale.

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Oggetto della ricerca è il museo Wilhelm Lehmbruck di Duisburg, un'opera dell'architetto Manfred Lehmbruck, progettata e realizzata tra il 1957 e il 1964. Questa architettura, che ospita la produzione artistica del noto scultore Wilhelm Lehmbruck, padre di Manfred, è tra i primi musei edificati ex novo nella Repubblica Federale Tedesca dopo la seconda guerra mondiale. Il mito di Wilhelm Lehmbruck, costruito negli anni per donare una identità culturale alla città industriale di Duisburg, si rinvigorì nel secondo dopoguerra in seno ad una più generale tendenza sorta nella Repubblica di Bonn verso la rivalutazione dell'arte moderna, dichiarata “degenerata” dal nazionalsocialismo. Ricollegarsi all'arte e all'architettura moderna degli anni venti era in quel momento funzionale al ridisegno di un volto nuovo e democratico del giovane stato tedesco, che cercava legittimazione proclamandosi erede della mitica e gloriosa Repubblica di Weimar. Dopo anni di dibattiti sulla ricostruzione, l'architettura del neues Bauen sembrava l'unico modo in cui la Repubblica Federale potesse presentarsi al mondo, anche se la realtà del paese era assai più complessa e svelava il “doppio volto” che connotò questo stato a partire dal 1945. Le numerose dicotomie che popolarono presto la tabula rasa nata dalle ceneri del conflitto (memoria/oblio, tradizione/modernità, continuità/discontinuità con il recente e infausto passato) trovano espressione nella storia e nella particolare architettura del museo di Duisburg, che può essere quindi interpretato come un'opera paradigmatica per comprendere la nuova identità della Repubblica Federale, un'identità che la rese capace di risorgere dopo l' “anno zero”, ricercando nel miracolo economico uno strumento di redenzione da un passato vergognoso, che doveva essere taciuto, dimenticato, lasciato alle spalle.

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Joaquín Camaño fu un gesuita della Provincia del Paraguay, vissuto nell' esilio italiano la maggior parte della sua vita dal 1767 al 1820. Il suo lavoro e la sua fama possono essere considerati di minore importanza se paragonati a molti altri gesuiti esiliati per ordine di Carlo III alla fine del XVIII secolo in Emilia-Romagna. Attraverso la mia ricerca approfondisco il ruolo di J. Camaño quale personaggio minore che entra nella vita degli altri espulsi tramite un dinamico network relazionale di cui è stato uno dei principali artefici. Il mio obiettivo è stato quello di studiare l'impatto che ebbero gli esuli gesuiti americani, attraverso la vita di Joaquin Camaño, sul mondo intellettuale italiano, europeo ed americano dopo l'espulsione del 1767. Egli, con i suoi studi, si inserisce nella rinnovata e vivace retorica del “Mondo Nuovo” che in quegli anni assume un grande dinamismo. Nato nella modesta città di La Rioja, in Argentina, si erge come un brillante cartografo, etnografo e linguista nel contesto dell'Illustrazione europea grazie alla sua particolare vita da missionario. Dopo l'espulsione, Joaquin Camaño, insieme ad altri numerosi confratelli americani, arriverà a Faenza, nello Stato Pontificio, dedicandosi allo studio della cartografia, dell'etnografia e delle lingue americane. Le sue ricerche si collocano in un momento nevralgico per la storia del pensiero linguistico-antropologico, quando l'osservazione diretta e la riflessione teorica dei fenomeni si misuravano con la grande varietà umana ormai riscontrata nel mondo.

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The late Paleozoic Cutler Formation, where exposed near the modern-day town of Gateway, Colorado, has traditionally been interpreted as the product of alluvial fan deposition within the easternmost portion of the Paradox Basin. The Paradox Basin formed between the western margin of the Uncompahgre Uplift segment of the Ancestral Rocky Mountains and the western paleoshoreline of the North American portion of Pangea. The Paradox Basin region is commonly thought to have experienced semi-arid to arid conditions and warm temperatures during the Pennsylvanian and Permian. Evidence described in this paper support prior interpretations regarding paleoclimate conditions and the inferred depositional environment for the Cutler Formation near Gateway, Colorado. Plant fossils collected from the late Paleozoic Cutler Formation in The Palisade Wilderness Study Area (managed by the U.S. Department of the Interior, Bureau of Land Management) of western Colorado include Calamites, Walchia, Pecopteris, and many calamitean fragments. The flora collected is interpreted to have lived in an arid or semi-arid environment that included wet areas of limited areal extent located near the apex of an alluvial fan system. Palynological analysis of samples collected revealed the presence of the common Pennsylvanian palynomorphs Thymospora pseudothiessenii and Lophotriletes microsaetosus. These fossils suggest that warm and at least seasonally and locally wet conditions existed in the area during the time that the plants were growing. All evidence of late Paleozoic plant life collected during this study was found along the western margin of the Uncompahgre Uplift segment of the Ancestral Rocky Mountains. During the late Paleozoic, sediment was eroded from the Uncompahgre Uplift and deposited in the adjacent Paradox Basin. The preservation of plant fossils in the most proximal parts of the Paradox Basin is remarkable due to the fact that much of the proximal Cutler Formation consists of conglomerates and sandstones deposited as debris flow and by fluvial systems. The plants must have grown in a protected setting, possibly an abandoned channel on the alluvial fan, and been rapidly buried in the subsiding Paradox Basin. It is likely that there was abundant vegetation in and adjacent to low-lying wet areas at the time the Cutler Formation was deposited.

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The town of Nakuru—Kenya's fourth largest town—lies in a unique setting in the Great Rift Valley. Recent developments on the Menengai Crater, the Mau Escarpment, and the Bahati Highlands exemplify the impacts of poorly planned urban growth on mountain ecosystems. The Nakuru Local Urban Observatory (LUO) project was initiated by the Municipal Council of Nakuru in January 2003, in collaboration with the Centre for Development and Environment (CDE) of the University of Berne and the Intermediate Technology Development Group (ITDG), and with funding from the Swiss Agency for Development and Cooperation (SDC). The project aims to provide a framework for sustainable urban development practices by building technical skills and improving participation by local stakeholders in decision-making processes. The potentials of information technology (IT) are being tapped to provide up-to-date information to decision-makers and democratize access to information, in order to improve public participation. The overall objective is to find ways of achieving better urban management in order to mitigate non-sustainable development trends in the town and its surroundings.

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En Argentina el auge de las urbanizaciones cerradas se produjo a fines de los ochenta y principios de los noventa y ocurrió en las principales ciudades del país: Buenos Aires (Janoschka 2003; Svampa 2003), Rosario (Bragos et al 2003), Mendoza (Roitman 2003) y Tucumán (Malizia y Paolasso 2007). El fenómeno de las urbanizaciones cerradas también se reproduce, en menor escala, en ciudades intermedias como el Gran San Miguel de Tucumán -GSMT- (Mertins 1995). Este trabajo hace análisis de la distribución espacial de las urbanizaciones cerradas, cambios que se producen en la estructura urbana y procesos sociales resultantes de la interacción entre “los de adentro" y “los de afuera". El mismo se focaliza en el municipio de Yerba Buena, ubicado al oeste del GSMT, dado que concentra la mayor cantidad de urbanizaciones cerradas del aglomerado; en el 2005 ya se habían construido 45 emprendimientos de este tipo. En la actualidad en esta zona se conjugan la vivienda social, la ocupación ilegal de terrenos, los asentamientos precarios y los emprendimientos residenciales destinados a la clase media alta y alta (Müller 2000/01; Mertins 1995). Estos últimos impulsan la conformación de un CBD en rápida expansión y la construcción de centros comerciales, entretenimientos y otros en sus fronteras de avance. Esta expansión produce, a su vez, la fragmentación de la ciudad que se manifiesta en una marcada tendencia hacia una “ciudad de islas", tal como lo expresa Janoschka (2002) en su nuevo modelo de análisis de las metrópolis latinoamericanas.

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This paper focuses on the effects the transfer of ownership from a state‐owned Paper Mill Company to a corporate private ownership has had on environmental and economic shrinkage in Atenquique. This transfer was the result of the ongoing economic process of globalization, after the industrial boom of the paper mills during the second half of the last century. The paper also focuses on how the employees of this Paper Mill Company live and how they have been affected by globalization and how they feel about their paper mill’s new corporate owners. The methodology used was descriptive and exploratory. A sample of ten workers at the company who lived in Atenquique was chosen for an interview. After being inhabited the town of Atenquique developed in terms of population, society and economy. On the other hand the Industrial Company of Atenquique grew during the period when it was a property of the Mexican State. After the company’s privatization, the town started to decline and shrink in three above‐mentioned variables. The impact on the environmental and economic development has initiated the shrinking and declining of Atenquique and the surrounding cities and towns.

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El presente artículo presenta la biografía del compositor ruso Alejo Vladimir Abutcov (1872-1945), quien se instaló en 1924 en la localidad de San Pedro del Atuel (Mendoza, Argentina) con el objetivo de formar una colonia tolstoiana. Abutcov se convirtió en el pionero de la enseñanza musical institucionalizada en el sur de la provincia de Mendoza al crear en la ciudad de General Alvear el Conservatorio “Schubert", en 1928. Se presenta, asimismo, el catálogo parcial de sus obras de acuerdo con los datos obtenidos en diversas fuentes.

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En la presente ponencia nos proponemos analizar la situación jurídica y política de algunos extranjeros que ocupaban cargos públicos o realizaban oficios civiles en el Rio de la Plata. En este contexto, los criterios para definir quién era un vecino-ciudadano dependían de la posibilidad de mantener o perder cargos públicos, o de ejercer ciertos oficios en los pueblos de la campaña. Se estudiarán dos casos en los cuales se presentaron situaciones análogas para los que no eran reconocidos pertenecientes a la comunidad política, es decir para los extranjeros. Aquellos que no lograban la obtención de una carta de ciudadanía se veían obligados a dejar sus cargos u oficios. Sin embargo, los reglamentos y las decisiones del gobierno en estos casos se vieron superados por las prácticas y situaciones concretas. Otro de los casos estudiados en esta ponencia se corresponde con un litigio en Chascomús un fuerte y pueblo de la campaña de Buenos Aires, en la frontera con el mundo indígena. Allí, un hombre de origen catalán le es impedido ejercer su oficio de panadero, limitándolo a la producción de pastelería fina. La decisión fue tomada por el comandante del fuerte ante un pedido de un grupo de panaderas que se consideraban 'patricias', señalando el origen español de dicho panadero para limitarlo en el ejercicio del oficio. El conflicto nos ofrece varias aristas interesantes sobre los mecanismos del ejercicio del poder que estamos viendo en otros trabajos, pero aquí nos detendremos en la definición del grupo de pertenencia y en la utilización de los conceptos de patria y patriotas

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By means of this paper is to critically analyze the current situation of beekeeping in the town of Tandil (Buenos Aires), from the objectives set out in the Strategic Plan Argentina Beekeeping 2017, approved in 2008, whose goal is aimed at that country from becoming a global market leader of value-added bee products, ensuring sustainable development in economic, environmental and social. At first briefly reviews the national bee scene, in which Argentina is known for being the third largest producer of honey, after China and the U.S., while competing with China for the first world exporter, a situation that contrasts with low domestic consumption. Then describes the strategic objectives that promotes the Plan, including: marketing, production, promotion and added value. Then we analyze the main characteristics of the honey industry in the area chosen, the town of Tandil, where the stage is characterized by a large number of small producers who are mostly engaged in the informal sale of honey for direct consumption but whose demand is low, compared to a small number of collectors, packers and exporters that dominate the international market. In general it is observed that, with few exceptions, the honey is exported in bulk, as a commodity, and its main use molasses to improve lower quality of recipient countries. Meanwhile the honey for local consumption, is usually of inferior quality because they generally are not subject to quality controls required by the circuit of export. To overcome the limitations of beekeeping above, highlights the collaborative efforts of government agencies such as the National Institute of Agricultural Technology (INTA) and the Faculty of Veterinary Science, National University Centre of the Province of Buenos Aires. As a preliminary conclusion, it is argued that the Strategic Plan Argentina Beekeeping is still valid as a tool for development of the sector, and is also essential to encourage the development of competitive products in terms of quality and differentiation, through the development of technology and knowledge sharing to ensure growth and sustainability of beekeeping in the town of Tandil