998 resultados para Antigüedad tardía
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Knowing the structure and distribution of nutrients in plant tissues can clarify some mechanisms of pathogen attack in plants and plant defense against infection, thus helping management strategies. The aim of this study was verify differences in distribution of mineral nutrients in coffee leaf tissues around foliar lesions of bacterial blight of coffee, blister spot, cercospora leaf, phoma leaf spot and coffee leaf rust. Fragments of leaf tissue surrounding the lesions were dehydrated in silica gel, carbon covered and subjected to X-ray microanalysis (MAX). Thirty-three chemical elements were detected in leaf tissue; however, there was variation in potassium and calcium contents surrounding the lesions. The highest potassium content was found in asymptomatic tissues surrounding the lesions, decreasing toward the transition zone and reaching minimum content in symptomatic tissues. The highest calcium content was found in symptomatic tissues, decreasing toward the transition zone and reaching minimum content in asymptomatic tissues. Therefore, MAX can be used to analyze the composition and distribution of nutrients in plant tissues and, if associated with mineral nutrition, it may help understand host-pathogen relationships and plant disease management.
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Pós-graduação em Medicina Veterinária - FMVZ
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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)
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The concept of region raises two related historical problems. First of all, it concerns the epistemological accomplishment of regional history, since the need to provide a total history, one of the main challenges of the Annales movement, undergoes an impact with the notion of local, so that the overflight of the historic totality becomes nowadays an intensive totality. The historian who overflies the reality is replaced by the wanderer historian. In addition to this epistemological question, we can think about the historical feature of spaces. From an ontological point of view, according to the modes of its composition, as well as from the standpoint of its practical constitution, space can be either smooth or striated. These types of space belong to the Gilles Deleuze s nomadology and their definition might improve the characterization and description of historical spaces with regard to a certain contemporary historiographical movement known as the New Cultural History.Key Words: history;space;nomadism.
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Reseña al libro de Marcos Martínez: Las Islas Canarias de la Antigüedad al Renacimiento
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[ES] El presente trabajo ofrece un análisis preliminar de la red fluvial con antecedencia terciaria del sureste gallego. Las observaciones geomorfológicas de campo se centran en la cartografía de terrazas erosivas, canales abandonados, meandros colgados, codos de captura y redes anómalas. Para su interpretación se confrontaron con los thalwegs de los cursos principales y las fracturas alpinas cartografiadas por otros autores. Se propone una cronología para los procesos fluviales identificados; cronología que apunta una antigüedad de la red fluvial mayor a la estimada hasta el momento. De las siete tendencias identificadas, tres presentan una entidad regional (ENE-WSW, NE-SW, N-S), y cuatro local (NW-SE, SW-NE, SE-NW, S-N). Se confirma el carácter principal de la paleorred ENE-WSW (caracterizada por el río Sil) y como hipótesis se propone, para la Sierra de Queixa-San Mamede, el carácter de paleorrelieve positivo de herencia mesozoica. Este relieve habría sufrido varios procesos de levantamiento isostático y también tectónico durante la Orogenia Alpina. Estos levantamientos habrían provocado la superposición de capturas en las estribaciones surorientales de la Sierra de Queixa-San Mamede.
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Programa de doctorado: Economía: Aplicaciones a las finanzas y seguros, a la economía sectorial, al medio ambiente, a las infraestructuras y al transporte
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[ES] Se describen los sistemas de terrazas del Río Sil desde el Bierzo hasta la confluencia con el Miño. En este tramo el río se encaja profundamente sobre las principales superficies de erosión del SE gallego (R400, R600, R800, RlOOO y R1200). Junto a los niveles de terraza con depósitos se observa la presencia de superficies terraza y aplanamientos de mayor extensión, siempre asociados al encajamiento fluvial. Se analiza la morfometría y los perfiles longitudinales de la red; así como la distribución de las terrazas y aplanamientos incluidos en el encajamiento. Se reconocen algunos cambios en la evolución de la red simultáneos a la sedimentación de las fosas terciarias (Monforte de Lemos, Quiroga, A Rúa-O Barco). La antigüedad de la red y un descenso generalizado en el nivel de base del Sistema Miño-Sil, podría justificar estos acontecimientos. Sin embargo, existen indicios de cierto control tectónico. Por último se propone un modelo evolutivo del tramo estudiado, para la etapa posterior a la formación del aplanamiento RlOOO.
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[ES] Este artículo tiene como objetivo estudiar y caracterizar las pautas residenciales de la población extranjera en las mayores ciudades españolas. El análisis microescalar y comparado pone de manifiesto que los índices de segregación son relativamente bajos y las condiciones residenciales, en su conjunto, peores que las de los españoles. No obstante, apreciamos importantes disparidades en función de la ciudad, de la antigüedad de los flujos y de las distintas nacionalidades. Todo ello debe matizar los intentos de generalización que sobre este aspecto puedan realizarse.
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Il presente lavoro è incentrato sulla raccolta e l’analisi dell’instrumentum fittile inscriptum – in particolare laterizi, dolia, lucerne, ceramica fine da mensa, anfore e tappi d’anfora - rinvenuto a Modena e nel suo territorio. L’attenzione è stata concentrata sul materiale bollato e, per quanto riguarda le anfore, anche sullo studio degli esemplari recanti tituli picti. Si è proceduto ad una raccolta di tutto il materiale edito, a cui si è aggiunto lo studio di un’ingente quantità di reperti provenienti da due recenti scavi suburbani: quello presso il Parco Novi Sad, che si segnala soprattutto per la ricchezza del materiale anforico, e quello di Viale Reiter, ove sono venuti alla luce numerosi scarti di cottura di lucerne a canale recanti le firme di alcuni dei più noti produttori di tali oggetti nel mondo romano. A ciascuna categoria di instrumentum è stato dedicato un capitolo, corredato di tabelle in cui è stato raccolto tutto il materiale considerato; inoltre, per i reperti del Parco Novi Sad e di Viale Reiter, è stato realizzato un catalogo corredato di riproduzioni grafiche e fotografiche. Per quanto concerne le iscrizioni dipinte, un capitolo è stato dedicato a quelle presenti sulle anforette adriatiche da pesce; quanto ai tituli picti su anfore di morfologia betica per il trasporto di salse di pesce è stato effettuato un confronto con esemplari rinvenuti in due scavi inediti a Parma, che presentano significative analogie col materiale modenese. Dall’analisi dell’instrumentum inscriptum di Mutina, pur consapevoli dei limiti insiti in una ricerca incentrata unicamente su tale tipo di materiale, è emersa un’immagine della colonia, tra la tarda età repubblicana ed il I sec. d.C., congruente con quella delineata dalle fonti letterarie, dall’epigrafia lapidaria e dai rinvenimenti archeologici, ossia di una città di notevole importanza e ricchezza.
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La ricerca riguarda lo studio del cantiere edilizio protobizantino, con particolare riferimento al ciclo della lavorazione del marmo. Quest’ultimo viene analizzato sotto il profilo amministrativo, tecnico, sociale ed artigianale. L’elemento guida della ricerca sono i marchi dei marmorari, sigle apposte da funzionari e maestranze durante il processo produttivo. Dapprima, fonti letterarie ed epigrafiche, tra cui le sigle di cava e officina su marmo, vengono esaminate per ricostruire il sistema alto-imperiale di amministrazione delle cave e di gestione dei flussi marmorei, nonché l’iter tecnico-artigianale adottato per la produzione dei manufatti. Il confronto con i dati disponibili per la tarda antichità, con particolare riferimento alle cave di Proconneso, evidenzia una sostanziale continuità della prassi burocratico-amministrativa, mentre alcuni cambiamenti si riscontrano nell’ambito produttivo-artigianale. Il funzionamento degli atelier marmorari viene approfondito attraverso lo studio dei marchi dei marmorari. Si tratta di caratteri greci singoli, multipli o monogrammi. Una ricognizione sistematica delle sigle dalla pars Orientalis dell’impero, reperite in bibliografia o da ricognizioni autoptiche, ha portato alla raccolta di circa 2360 attestazioni. Per esse si propone una classificazione tipologica tra sigle di cava, stoccaggio, officina. Tra le sigle di cava si annoverano sigle di controllo, destinazione/committenza, assemblaggio/posizionamento. Una particolare attenzione è riservata alle sigle di officina, riferibili ad un nome proprio di persona, ovvero al πρωτομαΐστωρ, il capo-bottega che supervisionava il lavoro dei propri artigiani e fungeva da garante del prodotto consegnato alla committenza. Attraverso lo studio comparato delle sigle reperite a Costantinopoli e in altri contesti si mette in luce la prassi operativa adottata dagli atelier nei processi di manifattura, affrontando anche il problema delle maestranze itineranti. Infine, sono analizzate fonti scritte di varia natura per poter collocare il fenomeno del marmo in un contesto socio-economico più ampio, con particolare riferimento alle figure professionali ed artigianali coinvolte nei cantieri e al problema della committenza.
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Tra il V ed il VI secolo, la città di Ravenna, per tre volte capitale, emerge fra i più significativi centri dell’impero, fungendo da cerniera tra Oriente e Occidente, soprattutto grazie ai mosaici parietali degli edifici di culto, perfettamente inseriti in una koinè culturale e artistica che ha come comune denominatore il Mar Mediterraneo, nel contesto di parallele vicende storiche e politiche. Rispetto ai ben noti e splendidi mosaici ravennati, che insieme costituiscono senza dubbio un unicum nel panorama artistico dell’età tardoantica e altomedievale, nelle decorazioni musive parietali dei coevi edifici di culto dei diversi centri dell’impero d’Occidente e d’Oriente, e in particolare in quelli localizzati nelle aree costiere, si possono cogliere divergenze, ma anche simmetrie dal punto di vista iconografico, iconologico e stilistico. Sulla base della letteratura scientifica e attraverso un poliedrico esame delle superfici musive parietali, basato su una metodologia interdisciplinare, si è cercato di chiarire l’articolato quadro di relazioni culturali, ideologiche ed artistiche che hanno interessato e interessano tuttora Ravenna e i vari centri della tarda antichità, insistendo sulla pluralità, sulla complessità e sulla confluenza di diverse esperienze artistiche sui mosaici di Ravenna. A tale scopo, i dati archeologici e artistici sono stati integrati con quelli storici, agiografici ed epigrafici, con opportuni collegamenti all’architettura, alla scultura, alle arti decorative e alle miniature, a testimonianza dell’unità di intenti di differenti media artistici, orientati, pur nella diversità, verso le medesime finalità dogmatiche, politiche e celebrative. Si tratta dunque di uno studio di revisione e di sintesi sui mosaici parietali mediterranei di V e VI secolo, allo scopo di aggiungere un nuovo tassello alla già pur vasta letteratura dedicata all’argomento.
Seropositivity and Risk Factors Associated with Toxoplasma gondii Infection in Wild Birds from Spain
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Toxoplasma gondii is a zoonotic intracellular protozoan parasite of worldwide distribution that infects many species of warm-blooded animals, including birds. To date, there is scant information about the seropositivity of T. gondii and the risk factors associated with T. gondii infection in wild bird populations. In the present study, T. gondii infection was evaluated on sera obtained from 1079 wild birds belonging to 56 species (including Falconiformes (n = 610), Strigiformes (n = 260), Ciconiiformes (n = 156), Gruiformes (n = 21), and other orders (n = 32), from different areas of Spain. Antibodies to T. gondii (modified agglutination test, MAT titer ≥1:25) were found in 282 (26.1%, IC95%:23.5–28.7) of the 1079 birds. This study constitute the first extensive survey in wild birds species in Spain and reports for the first time T. gondii antibodies in the griffon vulture (Gyps fulvus), short-toed snake-eagle (Circaetus gallicus), Bonelli's eagle (Aquila fasciata), golden eagle (Aquila chrysaetos), bearded vulture (Gypaetus barbatus), osprey (Pandion haliaetus), Montagu's harrier (Circus pygargus), Western marsh-harrier (Circus aeruginosus), peregrine falcon (Falco peregrinus), long-eared owl (Asio otus), common scops owl (Otus scops), Eurasian spoonbill (Platalea leucorodia), white stork (Ciconia ciconia), grey heron (Ardea cinerea), common moorhen (Gallinula chloropus); in the International Union for Conservation of Nature (IUCN) “vulnerable” Spanish imperial eagle (Aquila adalberti), lesser kestrel (Falco naumanni) and great bustard (Otis tarda); and in the IUCN “near threatened” red kite (Milvus milvus). The highest seropositivity by species was observed in the Eurasian eagle owl (Bubo bubo) (68.1%, 98 of 144). The main risk factors associated with T. gondii seropositivity in wild birds were age and diet, with the highest exposure in older animals and in carnivorous wild birds. The results showed that T. gondii infection is widespread and can be at a high level in many wild birds in Spain, most likely related to their feeding behaviour.
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Composition and distribution of megabenthic communities around Svalbard were investigated in June/July 1991 with 20 Agassiz trawl and 5 bottom trawl hauls in depths between 100 and 2100 m. About 370 species, ranging from sponges to fish, were identified in the catches. Species numbers per station ranged from 21 to 86. Brittle stars, such as Ophiacantha bidentata, Ophiura sarsi and Ophiocten sericeum, were most important in terms of constancy and relative abundance in the catches. Other prominent faunal elements were eunephthyid alcyonarians, bivalves, shrimps, sea stars and fish (Gadidae, Zoarcidae, Cottidae). Multivariate analyses of the species and environmental data sets showed that the spatial distribution of the megabenthos was characterized by a pronounced depth zonation: abyssal, bathyal, off-shore shelf and fjordic communities were discriminated. However, a gradient in sediment properties, especially the organic carbon content, seemed to superimpose on the bathymetric pattern. Both main factors are interpreted as proxies of the average food availability, which is, hence, suggested to have the strongest influence in structuring megabenthic communities off Svalbard.