934 resultados para field-in-field photon planning


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La questione energetica ha assunto, negli ultimi anni, un ruolo centrale nel dibattito mondiale in relazione a quattro fattori principali: la non riproducibilità delle risorse naturali, l’aumento esponenziale dei consumi, gli interessi economici e la salvaguardia dell'equilibrio ambientale e climatico del nostro Pianeta. E’ necessario, dunque, cambiare il modello di produzione e consumo dell’energia soprattutto nelle città, dove si ha la massima concentrazione dei consumi energetici. Per queste ragioni, il ricorso alle Fonti Energetiche Rinnovabili (FER) si configura ormai come una misura necessaria, opportuna ed urgente anche nella pianificazione urbanistica. Per migliorare la prestazione energetica complessiva del sistema città bisogna implementare politiche di governo delle trasformazioni che escano da una logica operativa “edificio-centrica” e ricomprendano, oltre al singolo manufatto, le aggregazioni di manufatti e le loro relazioni/ interazioni in termini di input e output materico-energetiche. La sostituzione generalizzata del patrimonio edilizio esistente con nuovi edifici iper-tecnologici, è improponibile. In che modo quindi, è possibile ridefinire la normativa e la prassi urbanistica per generare tessuti edilizi energeticamente efficienti? La presente ricerca propone l’integrazione tra la nascente pianificazione energetica del territorio e le più consolidate norme urbanistiche, nella generazione di tessuti urbani “energy saving” che aggiungano alle prestazioni energetico-ambientali dei singoli manufatti quelle del contesto, in un bilancio energetico complessivo. Questo studio, dopo aver descritto e confrontato le principali FER oggi disponibili, suggerisce una metodologia per una valutazione preliminare del mix di tecnologie e di FER più adatto per ciascun sito configurato come “distretto energetico”. I risultati di tale processo forniscono gli elementi basilari per predisporre le azioni necessarie all’integrazione della materia energetica nei Piani Urbanistici attraverso l’applicazione dei principi della perequazione nella definizione di requisiti prestazionali alla scala insediativa, indispensabili per un corretto passaggio alla progettazione degli “oggetti” e dei “sistemi” urbani.

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In una situazione caratterizzata dalla scarsità delle risorse finanziare a disposizione degli enti locali, che rende necessario il contributo dei privati alla realizzazione delle opere pubbliche, e dalla scarsità delle risorse ambientali, che impone di perseguire la sostenibilità degli interventi, la tesi si pone l’obiettivo di rendere le realizzazioni di nuove infrastrutture viarie “attive” rispetto al contesto in cui si collocano, garantendo l’impegno di tutte parti coinvolte. Si tratta di ottenere il contributo dei privati oltre che per le opere di urbanizzazione primaria, funzionali all’insediamento stesso, anche per la realizzazione di infrastrutture viarie non esclusivamente dedicate a questo, ma che sono necessarie per garantirne la sostenibilità. Tale principio, che viene anche denominato “contributo di sostenibilità”, comincia oggi a trovare un’applicazione nelle pratiche urbanistiche, sconta ancora alcune criticità, in quanto i casi sviluppati si basano spesso su considerazioni che si prestano a contenziosi tra operatori privati e pubblica amministrazione. Ponendosi come obiettivo la definizione di una metodologia di supporto alla negoziazione per la determinazione univoca e oggettiva del contributo da chiedere agli attuatori delle trasformazioni per la realizzazione di nuove infrastrutture viarie, ci si è concentrati sullo sviluppo di un metodo operativo basato sull’adozione dei modelli di simulazione del traffico a 4 stadi. La metodologia proposta è stata verificata attraverso l’applicazione ad un caso di studio, che riguarda la realizzazione di un nuovo asse viario al confine tra i comuni di Castel Maggiore ed Argelato. L’asse, indispensabile per garantire l’accessibilità alle nuove aree di trasformazione che interessano quel quadrante, permette anche di risolvere alcune criticità viabilistiche attualmente presenti. Il tema affrontato quindi è quello della determinazione del contributo che ciascuno degli utilizzatori del nuovo asse dovrà versare al fine di consentirne la realizzazione. In conclusione, si formulano alcune considerazioni sull’utilità della metodologia proposta e sulla sua applicabilità a casi analoghi.

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Il presente lavoro trae origine dagli obiettivi e dalle relative misure applicative della riforma dell’OCM zucchero del 2006 e nello specifico dal Piano nazionale per la razionalizzazione e riconversione della produzione bieticolo-saccarifera approvato dal MIPAF nel 2007. Lo studio riguarda la riconversione dello zuccherificio di Finale Emilia (MO), di appartenenza del Gruppo bieticolo-saccarifero Co.Pro.B, in un impianto di generazione di energia elettrica e termica che utilizza biomassa di origine agricola per la combustione diretta. L'alimentazione avviene principalmente dalla coltivazione dedicata del sorgo da fibra (Sorghum bicolor), integrata con risorse agro-forestali. Lo studio mostra la necessità di coltivazione di 4.400 ettari di sorgo da fibra con una produzione annua di circa 97.000 t di prodotto al 75% di sostanza secca necessari per l’alimentazione della centrale a biomassa. L’obiettivo é quello di valutare l’impatto della nuova coltura energetica sul comprensorio agricolo e sulla economia dell’impresa agricola. La metodologia adottata si basa sulla simulazione di modelli aziendali di programmazione lineare che prevedono l’inserimento del sorgo da fibra come coltura energetica nel piano ottimo delle aziende considerate. I modelli predisposti sono stati calibrati su aziende RICA al fine di riprodurre riparti medi reali su tre tipologie dimensionali rappresentative: azienda piccola entro i 20 ha, media da 20 a 50 ha e grande oltre i 50 ha. La superficie di entrata a livello aziendale, se rapportata alla rappresentatività delle aziende dell’area di studio, risulta insufficiente per soddisfare la richiesta di approvvigionamento dell’impianto a biomassa. Infatti con tale incremento la superficie di coltivazione nel comprensorio si attesta sui 2.500 ettari circa contro i 4.400 necessari alla centrale. Lo studio mostra pertanto che occorre un incentivo superiore, di circa 80-90 €/ha, per soddisfare la richiesta della superficie colturale a livello di territorio. A questi livelli, la disponibilità della coltura energetica sul comprensorio risulta circa 9.500 ettari.

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Nella prima parte viene ricostruito il concetto di vincolo espropriativo alla luce dell’elaborazione della giurisprudenza della Corte costituzionale e della Corte EDU, giungendo alla conclusione che rientrano in tale concetto le limitazioni al diritto di proprietà che: - derivano da scelte discrezionali dell’Amministrazione non correlate alle caratteristiche oggettive del bene; - superano la normale tollerabilità nel senso che impediscono al proprietario la prosecuzione dell’uso in essere o incidono sul valore di mercato del bene in modo sproporzionato rispetto alle oggettive caratteristiche del bene e all’interesse pubblico perseguito. Ragione di fondo della teoria dei vincoli è censurare l’eccessiva discrezionalità del potere urbanistico, imponendo una maggiore obiettività e controllabilità delle scelte urbanistiche. Dalla teoria dei vincoli consegue altresì che nell’esercizio del potere urbanistico l’Amministrazione, pur potendo differenziare il territorio, deve perseguire l’obiettivo del riequilibrio economico degli interessi incisi dalle sue determinazioni. L’obbligo della corresponsione dell’indennizzo costituisce la prima forma di perequazione urbanistica. Nel terzo e nel quarto capitolo viene analizzata la giurisprudenza civile e amministrativa in tema di vincoli urbanistici, rilevandone la non corrispondenza rispetto all’elaborazione della Corte costituzionale e l’incongruità dei risultati applicativi. Si evidenzia in particolare la necessità del superamento del criterio basato sulla distinzione zonizzazioni-localizzazioni e di considerare conformative unicamente quelle destinazioni realizzabili ad iniziativa privata che in concreto consentano al proprietario di conseguire un’utilità economica proporzionata al valore di mercato del bene. Nel quinto capitolo viene analizzato il rapporto tra teoria dei vincoli e perequazione urbanistica, individuandosi il discrimine tra i due diversi istituti non solo nel consenso, ma anche nella proporzionalità delle reciproche prestazioni negoziali. Attraverso la perequazione non può essere attribuito al proprietario un’utilità inferiore a quella che gli deriverebbe dall’indennità di esproprio.

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La tesi di dottorato ha ad oggetto il principio di consensualità nell’agere amministrativo, inteso quale principio generale dell’ordinamento, che regola un’azione della Pubblica amministrazione di necessità funzionalizzata al perseguimento dell’interesse pubblico. E’ pertanto sull’oscillazione problematica tra un rapporto duale e dicotomico, che ricorre tra la dimensione bilaterale dell’uso di moduli negoziali pubblico-privati aventi ad oggetto l’esercizio del potere pubblico, e la prospettiva generale e collettiva che sottintende la cura dell’interesse pubblico, che si riflette nell’elaborato. Materia di studio prescelta è, poi, il governo del territorio, settore dell’ordinamento ove più diffusamente si concludono accordi amministrativi tra Pubblica amministrazione e privati. In particolare, l’analisi è rivolta allo studio delle tanto nuove quanto problematiche fattispecie denominate accordi “a monte” delle prescrizioni urbanistiche, che rappresentano l’espressione più alta, al momento, del principio di consensualità. I problemi di ammissibilità giuridica posti da una parte della dottrina hanno richiesto una ricerca di un possibile fondamento positivo espresso per gli accordi “a monte”, anche al fine di mettere al riparo le leggi regionali che li disciplinano, da eventuali dubbi di legittimità costituzionale. Tale ricerca è stata condotta anche attraverso l’ausilio del diritto comparato. E’ così, stato possibile riscontrare anzitutto l’esistenza del principio di consensualità in un numero considerevole di Paesi, salve alcune eccezioni, alla cui analisi è stato dedicato ampio spazio di trattazione (in particolare, la Francia). Per altro verso, le analoghe esperienze giuridiche provenienti da altri Stati europei (in particolare, la Spagna) sono state d’ausilio per la finale elaborazione di un possibile modello di procedimento per la conclusione degli accordi “a monte”; mentre la constatazione di comuni giustificazioni dottrinali ha permesso l’elaborazione di una nuova possibile natura giuridica da riconoscere agli accordi in parola (accordi normativi) e la definizione di precise ricadute pratiche e giuridiche quanto al rapporto.

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Conservative medical treatment is commonly first recommended for patients with uncomplicated Type-B aortic dissection (AD). However, if dissection-related complications occur, endovascular repair or open surgery is performed. Here we establish computational models of AD based on radiological three-dimensional images of a patient at initial presentation and after 4-years of best medical treatment (BMT). Computational fluid dynamics analyses are performed to quantitatively investigate the hemodynamic features of AD. Entry and re-entries (functioning as entries and outlets) are identified in the initial and follow-up models, and obvious variations of the inter-luminal flow exchange are revealed. Computational studies indicate that the reduction of blood pressure in BMT patients lowers pressure and wall shear stress in the thoracic aorta in general, and flattens the pressure distribution on the outer wall of the dissection, potentially reducing the progressive enlargement of the false lumen. Finally, scenario studies of endovascular aortic repair are conducted. The results indicate that, for patients with multiple tears, stent-grafts occluding all re-entries would be required to effectively reduce inter-luminal blood communication and thus induce thrombosis in the false lumen. This implicates that computational flow analyses may identify entries and relevant re-entries between true and false lumen and potentially assist in stent-graft planning.

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OBJECTIVES The aims of the study were to use cone beam computed tomography (CBCT) images of nasopalatine duct cysts (NPDC) and to calculate the diameter, surface area, and 3D-volume using a custom-made software program. Furthermore, any associations of dimensions of NPDC with age, gender, presence/absence of maxillary incisors/canines (MI/MC), endodontic treatment of MI/MC, presenting symptoms, and postoperative complications were evaluated. MATERIAL AND METHODS The study comprised 40 patients with a histopathologically confirmed NPDC. On preoperative CBCT scans, curves delineating the cystic borders were drawn in all planes and the widest diameter (in millimeter), surface area (in square millimeter), and volume (in cubic millimeter) were calculated. RESULTS The overall mean cyst diameter was 15 mm (range 7-47 mm), the mean cyst surface area 566 mm(2) (84-4,516 mm(2)), and the mean cyst volume 1,735 mm(3) (65-25,350 mm(3)). For 22 randomly allocated cases, a second measurement resulted in a mean absolute aberration of ±4.2 % for the volume, ±2.8 % for the surface, and ±4.9 % for the diameter. A statistically significant association was found for the CBCT determined cyst measurements and the need for preoperative endodontic treatment to MI/MC and for postoperative complications. CONCLUSION In the hands of a single experienced operator, the novel software exhibited high repeatability for measurements of cyst dimensions. Further studies are needed to assess the application of this tool for dimensional analysis of different jaw cysts and lesions including treatment planning. CLINICAL RELEVANCE Accurate radiographic information of the bone volume lost (osteolysis) due to expansion of a cystic lesion in three dimensions could help in personalized treatment planning.

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The development of the Alcohol Treatment Profile System (ATPS) was described and an evaluation of its perceived value by various States was undertaken, The ATPS is a treatment needs assessment tool based on the unification of several large national epidemiologic and treatment data sets. It was developed by the National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism (NIAAA) and responsibility for its creation was given to the NIAAA's Alcohol Epidemiologic Data System (AEDS). The ATPS merges county-level measures of alcohol problem prevalence (the specially constructed AEDS Alcohol Problem Indicators), indicating "need" for treatment, and treatment utilization measures (the National Drug and Alcohol Treatment Utilization Survey), indicating treatment "demand." The capabilities of the ATPS in the unique planning and policy-making settings of several States were evaluated.^

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Few studies have been conducted on the epidemiology of enteric infectious diseases of public health importance in communities along the United States-Mexico border, and these studies typically focus on bacterial and viral diseases. The epidemiology of intestinal helminth infections along the border has not recently been explored, and there are no published reports for El Paso and Ciudad Juarez, both of which are high traffic urban areas along the Texas-Mexico border. The purpose of this research project was to conduct a cross-sectional epidemiologic survey for enteric helminths of medical importance along the Texas-Mexico border region of El Paso and Ciudad Juarez and to evaluate risk factors for exposure to these parasites. In addition, an emphasis was placed on the zoonotic tapeworm, Taenia solium. This tapeworm is especially important in this region because of the increasing incidence of neurocysticercosis, a severe disease spread by carriers of intestinal T. solium. Fecal samples were collected from individuals of all ages in a population-based cross-sectional household survey and evaluated for the presence of helminth parasites using fecal flotations. In addition, a Taenia coproantigen enzyme linked immunosorbent assay (ELISA) was performed on each stool sample to identify tapeworm carriers. A standardized questionnaire was administered to identify risk factors and routes of exposure for enteric helminth infections with additional questions to assess risk factors specific for taeniasis. The actual prevalence of taeniasis along the Texas-Mexico border was unknown, and this is the first population-based study performed in this region. Flotations were performed on 395 samples and four (1%) were positive for helminths including Ascaris, hookworms and Taenia species. Immunodiagnostic testing demonstrated a prevalence of 2.9% (11/378) for taeniasis. Based on the case definition, a 3% (12/395) prevalence of taeniasis was detected in this area. In addition, statistical analyses indicate that residents of El Paso are 8.5 times more likely to be a tapeworm carrier compared to residents of Juarez (PR=8.5, 95% CI=2.35, 30.81). This finding has important implications in terms of planning effective health education campaigns to decrease the prevalence of enteric helminths in populations along the Texas-Mexico border. ^

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La presente Tesina de Licenciatura apunta a describir prácticas de programación de la enseñanza, específicamente en lo referido a la planificación a través de producciones escritas, de docentes de escuela primaria de la Provincia de Buenos Aires en el área curricular de Ciencias Naturales. Se pone especial foco, además, en los contenidos de la Física que las docentes seleccionan, organizan y secuencian a partir del análisis de documentos escritos entregados por las mismas. Se trata de un trabajo descriptivo, realizado desde una perspectiva cualitativa. El estudio presenta una revisión de los principales enfoques sobre la programación de la enseñanza, desarrollados por diferentes corrientes de pensamiento desde las teorías didácticas y curriculares a través del tiempo. Asimismo, se desarrolla el marco teórico en el que se identifican las principales dimensiones de la temática abordada, como así también los objetivos del presente estudio y el marco metodológico. El análisis de las planificaciones estudiadas permitió aproximarse a diversas formas en las cuales las docentes planifican, los componentes que utilizan, las interpretaciones y apropiaciones del curriculum que realizan, el alcance y la profundidad de la prescripción curricular, las concepciones subyacentes sobre la enseñanza y los contenidos Físicos que seleccionan, secuencian y organizan para la enseñanza. El análisis permitió asimismo visibilizar diversos tipos de planificaciones y grados de alcance, presencias y ausencias de componentes y su articulación en cada documento y entre ellos

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La presente Tesina de Licenciatura apunta a describir prácticas de programación de la enseñanza, específicamente en lo referido a la planificación a través de producciones escritas, de docentes de escuela primaria de la Provincia de Buenos Aires en el área curricular de Ciencias Naturales. Se pone especial foco, además, en los contenidos de la Física que las docentes seleccionan, organizan y secuencian a partir del análisis de documentos escritos entregados por las mismas. Se trata de un trabajo descriptivo, realizado desde una perspectiva cualitativa. El estudio presenta una revisión de los principales enfoques sobre la programación de la enseñanza, desarrollados por diferentes corrientes de pensamiento desde las teorías didácticas y curriculares a través del tiempo. Asimismo, se desarrolla el marco teórico en el que se identifican las principales dimensiones de la temática abordada, como así también los objetivos del presente estudio y el marco metodológico. El análisis de las planificaciones estudiadas permitió aproximarse a diversas formas en las cuales las docentes planifican, los componentes que utilizan, las interpretaciones y apropiaciones del curriculum que realizan, el alcance y la profundidad de la prescripción curricular, las concepciones subyacentes sobre la enseñanza y los contenidos Físicos que seleccionan, secuencian y organizan para la enseñanza. El análisis permitió asimismo visibilizar diversos tipos de planificaciones y grados de alcance, presencias y ausencias de componentes y su articulación en cada documento y entre ellos

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La presente Tesina de Licenciatura apunta a describir prácticas de programación de la enseñanza, específicamente en lo referido a la planificación a través de producciones escritas, de docentes de escuela primaria de la Provincia de Buenos Aires en el área curricular de Ciencias Naturales. Se pone especial foco, además, en los contenidos de la Física que las docentes seleccionan, organizan y secuencian a partir del análisis de documentos escritos entregados por las mismas. Se trata de un trabajo descriptivo, realizado desde una perspectiva cualitativa. El estudio presenta una revisión de los principales enfoques sobre la programación de la enseñanza, desarrollados por diferentes corrientes de pensamiento desde las teorías didácticas y curriculares a través del tiempo. Asimismo, se desarrolla el marco teórico en el que se identifican las principales dimensiones de la temática abordada, como así también los objetivos del presente estudio y el marco metodológico. El análisis de las planificaciones estudiadas permitió aproximarse a diversas formas en las cuales las docentes planifican, los componentes que utilizan, las interpretaciones y apropiaciones del curriculum que realizan, el alcance y la profundidad de la prescripción curricular, las concepciones subyacentes sobre la enseñanza y los contenidos Físicos que seleccionan, secuencian y organizan para la enseñanza. El análisis permitió asimismo visibilizar diversos tipos de planificaciones y grados de alcance, presencias y ausencias de componentes y su articulación en cada documento y entre ellos

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Manganese nodules research has focused on the area between the Clarion Fracture Zone to the North and the Clipperton Fracture Zone to the South where significant concentrations were found ni Ni-Cu. During the CCOP/SOPAC-IOC/IDOE International workshop on the "Geology Mineral Resources and Geophysics of the South Pacific" held in Fiji in September 1975, a working group on manganese nodules was formed by scientists from: CNEXO, Brest, the Institute of Oceanography, New Zealand, Imperial College, London and the Technical University of Aachen. A draft project was presented in July 1976 by J. Andrews, University of Hawaii and G. Pautot, Cnexo on a joint survey under the name of: "Hawaii-Tahiti Transect program". Further details were worked on in September 1976 during the International Geological Congress in Sydney with the participation of D. Cronan, Imperial College, Glasby, New Zealand Geological Survey and G. Friedrich, Aachen TU. The scientific final program was established in July 1977, planning on the participation of three research vessels: the Suroit (CNEXO), the Kana Keoki (U. of Hawaii) and the Sonne (Aachen TU). Several survey areas were selected across the Pacific Ocean (Areas A, B, C, D, E, F, G and H) with about the same crustal age (about 40 million years) and a similar water depths. Being near large fault zones, the ares would be adequate to study the influences of biological productivity, sedimentation rate and possibly volcanic activity on the formation and growth of manganese nodules. The influnece of volcanic activity study would particularly apply to area G being situated near the Marquesas Fracture Zone. The cruise from R/V Sonne started in August 1978 over areas C, D, F, G K. The R/V suroit conducted a similar expedition in 1979 over areas A, B, C, D, E, H and I. Others cruises were planned during the 1979-1980 for the R/V Kana Keoki. The present text relates the R/V Sonne Cruises SO-06/1 and SO-06/2 held within the frame work of this international cooperative project.

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Forest connectivity restoration is a major goal in natural resource planning. Given the high amount of abandoned cultivated lands, setting efficient methods for the reforestation of agricultural lands offers a good opportunity to face this issue. However, reforestations must be carefully planned, which poses two main challenges. In first place, to determine those agricultural lands that, once reforested, would meet more effectively the planning goals. As a further step, in order to grant the success of the activity, it is fairly advisable to select those tree species that are more adapted to each particular environment. Here we intend to give response to both requirements by proposing a sequential and integrated methodology that has been implemented in two Spanish forest districts, which are formed by several landscape types that were previously defined and characterized. Using the software Conefor Sensinode, a powerful tool for quantifying habitat availability that is based on graph theory concepts, we determined the landscapes where forest planning should have connectivity as a major concern and, afterwards, we detected the agricultural patches that would contribute most to enhance connectivity if they were reforested. The subsequent reforestation species assessment was performed within these priority patches. Using penalized logistic regressions we fitted ecological niche models for the Spanish native tree species. The models were trained with species distribution data from the Spanish Forest Map and used climatic and lithological variables as predictors. Model predictions were used to build ordered lists of suitable species for each priority patch. The lists include dominant and non dominant tree species and allow adding biodiversity goals to the reforestation planning. The result of this combined methodology is a map of agricultural patches that would contribute most to uphold forest connectivity if they were reforested and a list of suitable tree species for each patch ordered by occurrence probability. Therefore the proposed methodology may be useful for suitable and efficient forest planning and landscape designing.

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A lo largo del siglo XIX, y coincidiendo con la disminución de su valor estratégico militar, el litoral resurge como fuente de recursos económicos y productivos y como elemento de ocio y disfrute personal. Es también por estas fechas cuando vuelve a recuperarse el concepto de dominio público marítimo terrestre ya recogido por el derecho romano y las Partidas del Rey Alfonso X ?el Sabio?. La Ley de Aguas de 1866, que regula tanto las aguas terrestres como las marinas, incluye dentro del dominio público marítimo las costas, o fronteras marítimas, el mar litoral y las playas. Desde ese momento y hasta el día de hoy la costa queda integrada dentro del dominio público marítimo terrestre, cuya definición y delimitación se va perfilando hasta la redacción y aprobación del texto legislativo vigente en la actualidad: la Ley 22/1988, de 28 de julio, de Costas. Sin embargo, el concepto de dominio público está vinculado al Interés General que es interpretado según las necesidades socioeconómicas y políticas de cada momento. La identificación en exclusividad entre Interés General y desarrollo económico en algunos periodos de la historia reciente es una de las principales causas de la degradación actual del litoral: construcción masiva de puertos sin tener en cuenta su ubicación con respecto al funcionamiento físico de la costa, reconocimiento de los derechos privados en la Ley de Puertos de 1880 que autorizó la construcción de viviendas y hoteles dentro de terrenos ganados al mar, la subvención a la desecación de marismas a través de la aplicación de la llamada Ley Cambó, el fomento del turismo de masas desde la política pública (Ley 197/1963, de 28 de diciembre, sobre Centros y Zonas de Interés Turístico Nacional), etc. En este sentido, la explotación del litoral como recurso económico ha llegado a poner en juego el propio equilibrio del sistema físico y natural, con la consecuente afección sobre las actividades económicas y los usos que en él se desarrollan. Con objeto de evitar los riesgos que provoca dicha desestabilización sobre el sistema físico, las políticas en costas han ido encaminadas en su mayoría a la construcción de obras públicas que no son capaces de detener la inercia del sistema ni, por tanto, el riesgo sobre lo que se pretende proteger. El reparto competencial sobre la franja litoral que limita la gestión estatal al DPMT y reconoce la soberanía de las Comunidades Autónomas y Ayuntamientos en las zonas de servidumbre, no ha ayudado a la diversificación de herramientas para la ordenación y gestión del litoral, lo que ha provocado visiones y formas de hacer encontradas dentro de un mismo territorio continuo, como si las decisiones que se toman en la franja de 500 metros mar adentro no influyesen en el estado del DPMT A través de la evolución del concepto de DPMT y espacio litoral en el marco legal, la presente ponencia trata de hacer una aproximación histórica sobre la construcción del espacio urbano en el litoral, evaluando la adecuación de las herramientas urbanísticas para la intervención dentro de dicho espacio dentro del contexto de los nuevos retos de dicho espacio, con especial atención a la gestión integrada de las zonas costeras y a los nuevos riesgos derivados del cambio climático.