986 resultados para traduzione letteraria, Argentina, desaparecidos, identità


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Questo lavoro è volto a far conoscere l'opera dello scrittore H. Krausser "Einsamkeit und Sex und Mitleid" e il genere Pulp. Ho voluto approfondire alcune caratteristiche di questo genere perché è ancora poco conosciuto, dato che questa corrente letteraria è nata soltanto negli anni Novanta. Nella prima parte dell'elaborato ho inserito una breve presentazione del genere per spiegare l'origine del termine pulp e descrivere le caratteristiche principali che lo definiscono. In modo particolare mi sono concentrato sulla sua diffusione in Italia attraverso la corrente dei cannibali, indicandone i principali esponenti. Successivamente ho presentato l'autore Helmut Krausser che, attraverso un accurato lavoro letterario, è stato in grado di mettere insieme un mosaico di personaggi sparsi per la metropoli di Berlino. Julia König è una donna ambiziosa ed esigente, Vincent è un gigolò rinomato, Ekki un ex professore ridotto alla miseria, Swentja una giovane ragazza contesa tra due giovani e incapace di badare a sua sorella. Questi sono solo alcuni dei personaggi presenti nell'opera. Questo libro risultava interessante sul piano traduttivo poiché gli spunti da analizzare erano molteplici e, a mio avviso, intriganti. Visto l'ampio numero di personaggi, l'opera di H. Krausser è incentrata sul dialogo. Si tratta di una tipologia testuale che all'apparenza potrebbe sembrare semplice e lineare, ma in realtà può rivelarsi insidiosa per la traduzione. Infatti, non è semplice restituire la stessa spontaneità del testo di partenza e trasmettere in maniera fedele il registro tipico dell'oralità. Ho ritenuto opportuno analizzare questo genere letterario per le peculiarità che lo contraddistinguono dagli altri. Con i suoi toni crudi, violenti e talvolta anche cinici il pulp offre immagini di realtà drammatiche che producono un forte impatto emotivo sul lettore grazie a uno stile diretto, privo dei filtri della moralità e del pudore.

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Il lavoro a partire dalla traduzione del romanzo autobiografico Je ne parle pas la langue de mon père dell’autrice francese di origine algerina Leïla Sebbar, si propone di riflettere sul rapporto tra esilio e meticciato culturale e sulla relazione che questi intrattengono con la traduzione. Il primo capitolo vuole fornire un’introduzione al tema della migrazione nella letteratura postcoloniale in quanto luogo privilegiato per la costruzione di paradigmi identitari, con particolare riferimento alle letterature francofone, al caso maghrebino e algerino. In questo ambito un’attenzione speciale è dedicata alle scritture femminili e a come la prospettiva di genere arricchisca il panorama letterario migrante di inedita sensibilità e complessità. La seconda sezione si focalizza sull’opera di Leïla Sebbar e sulla peculiare posizione che l’autrice occupa nel contesto francofono contemporaneo per terminare con un’analisi puntuale della pluralità delle istanze di Je ne parle pas la langue de mon père in quanto significanti delle tematiche dell’esilio e del meticciato. In particolare viene presa in considerazione la natura ibrida del genere testuale e l’apporto lessicale e sintattico della lingua arabo-berbera come elemento stilistico e identitario. Il terzo capitolo presenta una personale proposta di traduzione italiana del testo, nella prospettiva di una pubblicazione all’interno di un reale scenario editoriale. Basandomi sulle problematiche incontrate in sede traduttiva, ho cercato di definire il ruolo del traduttore e di valutare l’adeguatezza degli strumenti di cui dispone, tanto all’interno del testo quanto nell’apparato paratestuale, al momento di veicolare lingue terze e mondi altri. Una parentesi è dedicata all’esame dei limiti legati alla ricezione di un testo di questo tipo nel mondo editoriale italiano. Infine, la personale esperienza traduttiva viene raffrontata con alcuni contributi all’interno del dibattito contemporaneo sulla traduzione della letteratura postcoloniale.

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L'elaborato si incentra sulla figura di Wilfred Von Oven (1912-2008), addetto stampa personale di Joseph Goebbels che, a guerra finita, si trasferì in Argentina, dove lavorò come giornalista e visse fino alla morte. Il ritratto di Von Oven che viene presentato si basa su due principali documenti: un'intervista in lingua spagnola realizzata per la televisione argentina e conservata nell'Archivio Storico dell'Istituto Luce Cinecittà a Roma e la sua autobiografia in lingua tedesca, consultata presso la sede di Francoforte della Biblioteca Nazionale Tedesca. A partire da queste fonti, e da altri documenti, l'elaborato ricostruisce la biografia di Von Oven e analizza tratti della sua personalità e mentalità, con particolare riferimento alle posizioni nazionalsocialiste e revisioniste del suo pensiero. L'elaborato, in mancanza di documentazione in lingua italiana su Wilfred Von Oven, si propone di presentare i primi risultati di una ricerca su questo personaggio storico, ricerca che non può dirsi conclusa dati i molti punti interrogativi che rimangono intorno ad alcuni aspetti della vita e della mentalità di Von Oven.

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L'elaborato finale è basato su una proposta di traduzione dal bulgaro all'italiano del racconto breve "Krăv ot kărtica" di Zdravka Evtimova. Sarà suddivisso in tre sezioni principali: la prima si occuperà brevemente di presentare la scrittrice, con particolare attenzione alla sua attività di traduttrice in diverse lingue europee. Si passerà poi a un excursus sulla letteratura contemporanea bulgara, con particolare attenzione alle cause storiche che, dopo il 1989, hanno portato allo sviluppo di una certa produzione letteraria e alla pubblicazione di autori oggi famosi anche all'estero e che 'esportano' la propria letteratura in Europa e non solo, permettendo di far conoscere questa realtà altrimenti ignota ai più. Infine si parlerà brevemente dello stile personale di Zdravka Evtimova, sia in generale che nel racconto preso in esame. La sezione successiva riguarda l'analisi e la discussione dei problemi incontrati durante il processo di traduzione, suddivisa in un analisi dei problemi di ordine e lessicale, e culturale. L'ultima sezione sarà dedicata a un breve commento sull'auto-traduzione e i caratteri principali del procedimento traduttivo di Zdravka Evtimova rispetto alla versione inglese del racconto, "Blood of a mole". In appendice saranno fruibili la versione originale del brano, la traduzione proposta e il testo in inglese.

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Opera di recente pubblicazione, "The Story of Kullervo" è il racconto che più di tutti mostra l'esistenza di un profondo legame tra J. R. R. Tolkien e la lingua e cultura finlandese. Scopo di questo elaborato è quello di analizzare soprattutto il rapporto tra l'autore e il poema epico finlandese, il Kalevala, proponendo la traduzione della storia. L'elaborato è strutturato nel seguente modo: nel primo paragrafo viene trattato il Kalevala come opera letteraria e come fonte di ispirazione per Tolkien. Nel secondo paragrafo viene analizzato il testo del racconto in quanto testo letterario e nel terzo vengono commentate le scelte traduttive effettuate.

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Настоящая дипломная работа посвящена разграничению идентичность/чуждость в русской политической речи, выраженное лингвистическими и культурными элементами. В первой части предлагается теоритическая основа работы: объясняются такие понятия как метафора и идиоматическое выражение (семантическая классификация, теория Лакоффа, когнитивный, лингвистический и культурный подходы), интертекстуальность (прецедентные феномены, когнитивная база, картина мира), политический дискурс (язык и политика, цели и особенности). Во второй части ведется анализ примеров из выступлений Путина и Лаврова по тем чертам изученным в предыдущих главах – особое внимание уделяется использованию ссылок, идиоматических выражений и изменения стиля с точки зрения мы/они. Мы стараемся прийти к обобщенному выводу на основе рассмотренного нами материала. Наша цель заключается в исследовании культурно обусловленных лингвистических решений двух политиков с целью обратиться к своему аудиторию и его определить.

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La letteratura e la musica hanno da sempre condiviso molti aspetti del processo creativo. Questa affinità intellettuale si è più volte espressa attraverso la produzione di opere che si incontrano a metà strada tra le due arti. All'interno di queste occorrenze si è delineata una frangia letteraria, la Jazz Poetry, che trova nel jazz e nei suoi esponenti le proprie muse. Questo lavoro analizza il fenomeno della Jazz Poetry e propone le traduzioni dall'inglese all'italiano di alcune opere esemplificative. Per essere in grado di affrontare questa sfida adeguatamente, la prima parte della tesi verte sullo studio di alcuni punti cardine della traduzione poetica e sulla costruzione di una cornice storico-culturale. All'interno di questa cornice viene analizzato il ruolo del jazz e della Jazz Poetry all'interno della società, con particolare focus sulla sua posizione rispetto ad alcune tematiche di rilievo del Novecento. Vengono evidenziati i principali autori e le distinte genesi storico-letterarie che hanno contribuito alla formazione di questo movimento. Nella seconda parte viene presentata al lettore la traduzione e la successiva analisi dei brani scelti. I sei testi sono stati divisi in due sottocategorie: la poetica di Kaufman e i Coltrane Poems. In entrambe le categorie un breve capitolo introduttivo evidenzia le tematiche affrontate e la rilevanza della cornice storico-sociale all'interno dei testi. Dopo ogni traduzione viene fornita un'analisi approfondita del testo e delle scelte operate a livello traduttivo, comprensiva di un'esegesi del brano. In linea di massima si è cercato di riprodurre il continuo dialogo tra il poeta e il soggetto poetico, sia esso musica o musicista, mantenendo un equilibrio costante tra la potenzialità orale e la realtà scritta del testo.

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El Cuadro 33 es un sector del Cementerio de la Ciudad de Mendoza que, según registros y testimonios, siempre estuvo destinado a enterrar a los denominados NN. Desde 2010 hasta la fecha, el Equipo Argentino de Antropología Forense ha realizado seis excavaciones en busca de restos de compañeros desaparecidos durante la última dictadura cívico-militar. La búsqueda fue posible gracias a la investigación que realizaron durante años miembros de la Comisión Familiares de Detenidos Desaparecidos por Razones Políticas de Mendoza, y que fue presentada ante el Juzgado ofreciendo la evidencia necesaria para ordenar las excavaciones.

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Los hijos de desaparecidos se enfrentan a un duelo de difícil elaboración ante la ausencia material de los cuerpos de sus padres. Los libros de Ernesto Semán Soy un bravo piloto de la nueva China, Mariana Eva Pérez Diario de una princesa montonera y Angela Urondo Raboy ¿Quién te creés que sos? coinciden en la búsqueda de elementos en torno al pasado de sus padres como formas de narrar el trauma propio: las fotografías, cartas, documentos y objetos-fetiche aparecen como artefactos del pasado que permiten anclar la memoria y objetivar una identidad fracturada

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Mediante el Trabajo a presentar se pretende dar cuenta de las formas de narrar la historia reciente como construcción de sentido y poder. Es así que se elaborará el análisis de testimonios de sobrevivientes de la experiencia concentracionaria establecida en la Argentina en el periodo 1974-1983, desde una óptica que considera a los archivos como fuentes de relatos biográficos y como eslabones de una cadena histórica. Partiendo del Proyecto de Investigación Ubacyt S838 ?Hacia una reconstrucción de las memorias del genocidio en Argentina. Construcción de un archivo de testimonios de los ex detenidos en campos de concentración o cárceles durante la última dictadura militar?, en donde se plantea y analiza como en diversos procesos históricos puede constatarse que las voces de los sobrevivientes de los procesos genocidas son silenciadas por la sociedad, en función de la incomodidad que producen a la hora de la construcción de imágenes colectivas (memorias) de dicha historia social. Dicho proyecto se propone así, rescatar dichas voces y de esta forma, contribuir a construir la historia reciente desde las palabras de los propios protagonistas. Al mismo tiempo, consideramos que el testimonio como fuente de análisis se presenta como un tema complejo con múltiples variables a considerar y problematizar. Entre ellas surge un primer interrogante que posibilita la elaboración del presente trabajo: ¿Existieron micro solidaridades y resistencias dentro del espacio clausurado de los Centros Clandestinos de Detención (CCD)? Buscando respuestas se establece el escrito a presentar, tomando como hipótesis la existencia de aristas dentro de los testimonios y fuentes que difieren de los discursos actuales, donde estas formas de experiencias y resistencias dentro de los CCD no se difunden, ensombrecidas por el ?horror? que conlleva la práctica concentracionaria misma y continua en las formas de compilar, narrar y hacer la historia

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Este trabajo se sitúa dentro del campo de investigaciones sobre literatura y testimonio. En él se abordan las producciones literarias y cinematográficas de hijos de militantes políticos que actuaron durante la década del setenta en Argentina. La intención es captar la especificidad de estas producciones, las cuales problematizan la visión que los artistas de la generación anterior configuraron sobre los hijos de los militantes exiliados y desaparecidos y a la vez difiere de autorepresentaciones generadas en las organizaciones de Derechos Humanos, particularmente en HIJOS. Colocamos estas producciones en el debate autonomía- posautonomía estética en busca de una posición que reconozca que su carácter político es la contracara necesaria de su condición de obras de arte

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La investigación tiene como punto de partida la reconstrucción de la experiencia vivida por familiares de víctimas de desaparición forzada por grupos paramilitares en el departamento de Antioquia (Colombia) en el período histórico comprendido entre 1982 y 2003. El objetivo de la investigación es el de dar cuenta del impacto que tuvo la violencia armada colombiana, en específico la desaparición forzada de personas, en la vida de familiares de origen campesino que vivieron por tiempo prolongado en medio la confrontación de los actores armados que han intervenido en el conflicto colombiano y que al iniciar la búsqueda de su ser o seres queridos, fueron desplazados forzadamente de sus territorios hacia la ciudad de Medellín. Ciudad en la que viven en condiciones de extrema pobreza, violencia y vulnerabilidad, situaciones que no han sido obstáculo para los familiares ingresar a una organización de familiares, para continuar con la búsqueda de sus seres queridos y realizar la denuncia en el espacio público. Razón por la cual la investigación también indagó por el sentido que le confieren los familiares a su ingreso a una organización y a la denuncia