978 resultados para socialcommerce, makers, blomming, artigiani


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Abstract Background Lipoprotein-associated phospholipase A2 activity (Lp-PLA2) is a good marker of cardiovascular risk in adults. It is strongly associated with stroke and many others cardiovascular events. Despite this, the impact of obesity on this enzyme activity and its relation to biomarkers of cardiovascular disease in adolescents is not very well investigated. The purpose of this article is to evaluate the influence of obesity and cardiometabolic markers on Lp-PLA2 activity in adolescents. Results This cross-sectional study included 242 adolescents (10–19 years) of both gender. These subjects were classified in Healthy Weight (n = 77), Overweight (n = 82) and Obese (n = 83) groups. Lipid profile, glucose, insulin, HDL size, LDL(−) and anti-LDL(−) antibodies were analyzed. The Lp-PLA2 activity was determined by a colorimetric commercial kit. Body mass index (BMI), waist circumference and body composition were monitored. Food intake was evaluated using three 24-hour diet recalls. The Lp-PLA2 activity changed in function to high BMI, waist circumference and fat mass percentage. It was also positively associated with HOMA-IR, glucose, insulin and almost all variables of lipid profile. Furthermore, it was negatively related to Apo AI (β = −0.137; P = 0.038) and strongly positively associated with Apo B (β = 0.293; P < 0.001) and with Apo B/Apo AI ratio (β = 0.343; P < 0.001). The better predictor model for enzyme activity, on multivariate analysis, included Apo B/Apo AI (β = 0.327; P < 0.001), HDL size (β = −0.326; P < 0.001), WC (β = 0.171; P = 0.006) and glucose (β = 0.119; P = 0.038). Logistic regression analysis demonstrated that changes in Apo B/Apo AI ratio were associated with a 73.5 times higher risk to elevated Lp-PLA2 activity. Conclusions Lp-PLA2 changes in function of obesity, and that it shows important associations with markers of cardiovascular risk, in particular with waist circumference, glucose, HDL size and Apo B/Apo AI ratio. These results suggest that Lp-PLA2 activity can be a cardiovascular biomarker in adolescence.

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Prendendo in esame diverse angolature d’analisi è indagata la situazione attuale della produzione tradizionale della ceramica salentina. La ricerca comprende la descrizione della situazione culturale attuale, l’analisi qualitativa e quantitativa dei dati raccolti sul campo e la costruzione di un quadro generale multidimensionale della rappresentazione di un’area culturale. Il primo capitolo della tesi tratta il problema teorico dei linguaggi specialistici e delle peculiarità a essi legati. La dottoranda fornisce un quadro completo ed esaustivo della bibliografia sia italiana che anglosassone sull’argomento affrontato. Questo capitolo fa da introduzione al problema della comunicazione specialistica nell’ambito della quale si svolgono le interviste. Il secondo capitolo presenta la metodologia utilizzata durante la ricerca svolta sul campo. La metodologia della ricerca sul campo include i metodi etnografici di osservazione partecipante e linguistico antropologici di interviste non strutturate. Il terzo capitolo della tesi è dedicato alla descrizione etnografica del processo produttivo. Questo capitolo ha un valore rilevante per l’intera ricerca poiché oltre ai termini italiani sono riportati tutti i termini tradizionali e descritti dettagliatamente i momenti della produzione. Va dimostrata una profonda conoscenza della lavorazione della ceramica nel Salento non solo nel suo stato attuale ma anche nel passato. Come parte conclusiva di questo capitolo è proposta una riflessione di carattere filosofico e antropologico sul ruolo dell’artigiano come Creatore, proponendo paragoni con la figura del Demiurgo platonico descritto nel “Timeo” e l’analisi del cambiamento dello statuto di oggetto da manufatto a oggetto industriale basandosi sul lavoro di Baudrillard. Il quarto capitolo è strutturato in modo diverso rispetto agli altri perché rappresenta la parte centrale della tesi e propone quattro diversi tipi di analisi linguistica possibile. La prima analisi riguarda l’ideologia linguistica e la sua espressione nel parlato inosservato. E’ fornita la prospettiva teorica sulla problematica di ideologia linguistica e dimostrata la conoscenza dei testi sia di natura sociologica (Althusser, Bourdieu, Gouldner, Hobsbawm, Thompson, Boas) che di natura linguistica (Schieffelin Bambi B., Woolard Kathryn A., Kroskrity Paul V., eds. 1998 Language ideologies : practice and theory. New York Oxford, Oxford University press). Golovko analizza i marcatori spazio-temporali utilizzati dagli artigiani per costruire le tassonomie del pronome “noi” e la contrapposizione “noi” – altri. Questa analisi consente di distinguere i diversi livelli d’inclusione ed esclusione del gruppo. Un altro livello di analisi include la valutazione degli usi del passato e del presente nel parlato per costruire le dimensioni temporali del discorso. L’analisi dei marcatori spazio-temporali consente di proporre una teoria sulla “distanza” tra i parlanti che influisce la scelta del codice oppure la sua modifica (passaggio dal dialetto all’italiano, la scelta della varietà a seconda dell’interlocutore). La parte dedicata all’ideologia si conclude con un’analisi profonda (sia quantitativa che qualitativa) dei verbi di moto che sono stati raggruppati in una categoria denominata dalla Golovko “verbi di fase” che rappresentano usi non standard dei verbi di moto per esprimere il passaggio da una fase all’altra. Il termine “fasale” prende spunto non dalla letteratura linguistica ma dal libro di Van Gennep “Les rites de passage” che discute dell’importanza dei riti di passaggio nella cultura africana e nella ricerca etnografica e folkloristica. È stato rilevato dalla dottoranda che i passaggi da una fase produttiva all’altra hanno un valore particolare anche nella produzione della ceramica e soprattutto negli usi particolari dei verbi di moto. Analizzati in profondità, questi usi particolari rispecchiano non solo fattori linguistici ma anche la visione e la percezione di queste fasi delicate in modo particolare dagli artigiani stessi. Sono stati descritti i procedimenti linguistici come personalizzazione e alienazione dell’oggetto. Inoltre la dottoranda ha dimostrato la conoscenza della letteratura antropologica non solo inerente la zona da lei studiata ma anche di altre come, ad esempio, dell’Africa Sub Sahariana. Nella parte successiva del quarto capitolo viene proposta un’altra chiave di lettura delle problematiche linguistiche: l’analisi del lessico utilizzato dagli artigiani per poter classificare i gruppi identitari presenti nella comunità studiata. E’ proposta l’analisi dei rapporti all’interno dei gruppi professionali che sono generalmente classificati come solidarietà e distinzione. La terminologia ha origine sociologica, infatti viene proposto un quadro teorico degli studi sulla solidarietà (Durkheim, Appandurai, Harré, Zoll) e l’adattamento del termine in questo senso coniato da Bourdieu “la distiction”. L’identità linguistica è affrontata sia dal punto di vista linguistico che dal punto di vista sociologico. Per svolgere l’analisi sulle identità assunte dagli artigiani e poter ricondurre la scelta volontaria e a volte non conscia di uno stile (consistente di un insieme di termini) inteso come espressione d’identità assunta dagli artigiani, la dottoranda riflette sul termine “stile” nella sua accezione sociolinguistica, com’è usuale negli studi anglosasoni di ultima generazione (Coupland, Eckert, Irvine e altri). La dottoranda fornisce una classificazione delle identità e ne spiega la motivazione basandosi sui dati empirici raccolti. La terza parte del quarto capitolo è dedicata all’analisi del linguaggio specialistico degli artigiani e alla descrizione dei tratti solitamente assegnati a questo tipo di linguaggio (monoreferenziaità, trasparenza, sinteticità e altri). La dottoranda svolge un’analisi di carattere semantico dei sinonimi presenti nel linguaggio degli artigiani, analizza il rapporto con la lingua comune, riporta l’uso delle metafore e casi di produttività linguistica. L’ultima parte del quarto capitolo consiste nell’analisi dei tratti non standard nel linguaggio degli artigiani classificati considerando il livello di variazione (lessico, morfologia e morfosintassi e sintassi) e spiegati con gli esempi tratti dalle interviste. L’autrice riflette sui cambiamenti avvenuti nella lingua parlata italiana e nella sua varietà regionale basandosi sui lavori “classici” della linguistica italiana (Berruto, Sobrero, Stehl, Bruni, D’Achille, Berretta, Tempesta e altri) studiandone attentamente i processi evidenziati nella sua descrizione. Lo scopo e l’apice della tesi consiste nell’analisi del repertorio linguistico degli artigiani e la discussione delle dinamiche in corso (livellamento del dialetto, convergenza e divergenza del dialetto, italianizzazione e regionalizzazione dell’italiano). La dottoranda propone un suo schema di rapporti tra italiano e dialetto motivando pienamente la sua teoria. A corollario la tesi è composta anche da un glossario dei termini tecnici e un album fotografico che aumentano l’interesse del lavoro dandogli un valore culturale.

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Bridging the gap between research and policy is of growing importance in international development. The National Centre of Competence in Research (NCCR) North-South has rich experience in collaborating beyond academic boundaries to make their research relevant to various societal actors. This publication is the first to provide an overview of the effectiveness of NCCR North-South researchers’ efforts to interact with policy, practice, and local communities with a view to effecting a change in practices. A systematic assessment of researchers’ interactions with non-academic partners is presented, based on principles of monitoring and evaluation. On this basis, tools for collective learning and widespread adaptation are proposed. The report shows with what types of societal actors NCCR North-South researchers collaborate and analyses examples of how researchers conduct dialogue beyond academic boundaries, leading to specific outcomes. It also explains the frame conditions considered decisive for successful and sustainable policy dialogue and concludes with recommendations about how the NCCR North-South can increase the effectiveness of its research for development. The publication is a valuable source of inspiration for those interested in better understanding how to generate the multiple benefits of making science relevant to society.

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Systematic reviews and meta-analyses of randomized trials that include patient-reported outcomes (PROs) often provide crucial information for patients, clinicians and policy-makers facing challenging health care decisions. Based on emerging methods, guidance on improving the interpretability of meta-analysis of patient-reported outcomes, typically continuous in nature, is likely to enhance decision-making. The objective of this paper is to summarize approaches to enhancing the interpretability of pooled estimates of PROs in meta-analyses. When differences in PROs between groups are statistically significant, decision-makers must be able to interpret the magnitude of effect. This is challenging when, as is often the case, clinical trial investigators use different measurement instruments for the same construct within and between individual randomized trials. For such cases, in addition to pooling results as a standardized mean difference, we recommend that systematic review authors use other methods to present results such as relative (relative risk, odds ratio) or absolute (risk difference) dichotomized treatment effects, complimented by presentation in either: natural units (e.g. overall depression reduced by 2.4 points when measured on a 50-point Hamilton Rating Scale for Depression); minimal important difference units (e.g. where 1.0 unit represents the smallest difference in depression that patients, on average, perceive as important the depression score was 0.38 (95%CI 0.30 to 0.47) units less than the control group); or a ratio of means (e.g. where the mean in the treatment group is divided by the mean in the control group, the ratio of means is 1.27, representing a 27%relative reduction in the mean depression score).

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Despite the important role that pastoralism plays in supporting rural livelihoods, national economy and diverse ecological services, its capacity to adapt to change is facing many challenges including adverse policy, pastoral-farmer conflicts and recently, adverse climate change. The recurring conflicts between the two groupings are rather a result of a reaction by a community which has been marginalized over the years. A survey to analyze conflicts, institutional frameworks, policies, laws and regulations governing NRs utilization by pastoral and farmers was conducted in the Lake Rukwa Basin in 2008. The study noted violent conflicts and their causes, including the scarcity of NRs, poor local institutional frameworks and deeper socio-cultural aspects among pastoralists and farmers. The conflicts have become major impediments to the developmental activities in the study areas, to a degree that requires intervention. This, therefore, calls for reorganization of local institutional framework, policies, laws and regulations and participatory planning and co-management of NRs as part of conflicts management and sustainable utilization of them. Key words: Policies, Natural Resources, Conflicts, Pastoralism, Institutional frameworks

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Purpose: The purpose of this study was to assess the healthcare information needs of decision-makers in a local US healthcare setting in efforts to promote the translation of knowledge into action. The focus was on the perceptions and preferences of decision-makers regarding usable information in making decisions as to identify strategies to maximize the contribution of healthcare findings to policy and practice. Methods: This study utilized a qualitative data collection and analysis strategy. Data was collected via open-ended key-informant interviews from a sample of 37 public and private-sector healthcare decision-makers in the Houston/Harris County safety net. The sample was comprised of high-level decision-makers, including legislators, executive managers, service providers, and healthcare funders. Decision-makers were asked to identify the types of information, the level of collaboration with outside agencies, useful attributes of information, and the sources, formats/styles, and modes of information preferred in making important decisions and the basis for their preferences. Results: Decision-makers report acquiring information, categorizing information as usable knowledge, and selecting information for use based on the application of four cross-cutting thought processes or cognitive frameworks. In order of apparent preference, these are time orientation, followed by information seeking directionality, selection of validation processes, and centrality of credibility/reliability. In applying the frameworks, decision-makers are influenced by numerous factors associated with their perceptions of the utility of information and the importance of collaboration with outside agencies in making decisions as well as professional and organizational characteristics. Conclusion: An approach based on the elucidated cognitive framework may be valuable in identifying the reported contextual determinants of information use by decision-makers in US healthcare settings. Such an approach can facilitate active producer/user collaborations and promote the production of mutually valued, comprehensible, and usable findings leading to sustainable knowledge translation efforts long-term.^