65 resultados para dyskeratosis congenita


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Objectives To estimate, by neonatal screening, the birth prevalence of congenital toxoplasmosis among live-born infants in Sergipe state, Brazil, and to investigate the clinical features of affected infants. Methods Dried blood spot specimens obtained from 15 204 neonates were assayed for the presence of anti-T. gondii IgM antibodies. Duplicate retesting was done in infants with positive and borderline results. Confirmatory testing in peripheral blood samples consisted of testing for anti-T. gondii IgG and IgM in infants and mothers. Those with possible congenital toxoplasmosis were evaluated and followed up to a median age of 20 months. Congenital infection was confirmed in the presence of persisting anti-T. gondii IgG antibodies beyond 12 months of age. All infants with confirmed infection were treated with pyrimethamine, sulfadiazine and folinic acid for 1 year. Results Fifty-three infants had detectable IgM in dried blood spot specimens. Confirmatory testing was reactive in 39/50, of which, 38 completed follow-up. Six of 15 204 newborns were diagnosed with congenital toxoplasmosis, resulting in an estimated birth prevalence of four per 10 000 [CI 95% 1.48.0]. Four infants (67%) showed signs of congenital toxoplasmosis in their first year of life; three (75%) had retinochoroidal scars, and one had cerebral calcifications. Two infants remained asymptomatic until 20 months of age. Conclusions The birth prevalence of congenital toxoplasmosis is high in the Brazilian state of Sergipe, with most of the infants showing ocular lesions. Preventive measures are strongly warranted.

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PRESUPPOSTI: Le tachicardie atriali sono comuni nei GUCH sia dopo intervento correttivo o palliativo che in storia naturale, ma l’incidenza è significativamente più elevata nei pazienti sottoposti ad interventi che prevedono un’estesa manipolazione atriale (Mustard, Senning, Fontan). Il meccanismo più frequente delle tachicardie atriali nel paziente congenito adulto è il macrorientro atriale destro. L’ECG è poco utile nella previsione della localizzazione del circuito di rientro. Nei pazienti con cardiopatia congenita sottoposta a correzione biventricolare o in storia naturale il rientro peritricuspidale costituisce il circuito più frequente, invece nei pazienti con esiti di intervento di Fontan la sede più comune di macrorientro è la parete laterale dell’atrio destro. I farmaci antiaritmici sono poco efficaci nel trattamento di tali aritmie e comportano un’elevata incidenza di effetti avversi, soprattutto l’aggravamento della disfunzione sinusale preesistente ed il peggioramento della disfunzione ventricolare, e di effetti proaritmici. Vari studi hanno dimostrato la possibilità di trattare efficacemente le IART mediante l’ablazione transcatetere. I primi studi in cui le procedure venivano realizzate mediante fluoroscopia tradizionale, la documentazione di blocco di conduzione translesionale bidirezionale non era routinariamente eseguita e non tutti i circuiti di rientro venivano sottoposti ad ablazione, riportano un successo in acuto del 70% e una libertà da recidiva a 3 anni del 40%. I lavori più recenti riportano un successo in acuto del 94% ed un tasso di recidiva a 13 mesi del 6%. Questi ottimi risultati sono stati ottenuti con l’utilizzo delle moderne tecniche di mappaggio elettroanatomico e di cateteri muniti di sistemi di irrigazione per il raffreddamento della punta, inoltre la dimostrazione della presenza di blocco di conduzione translesionale bidirezionale, l’ablazione di tutti i circuiti indotti mediante stimolazione atriale programmata, nonché delle sedi potenziali di rientro identificate alla mappa di voltaggio sono stati considerati requisiti indispensabili per la definizione del successo della procedura. OBIETTIVI: riportare il tasso di efficia, le complicanze, ed il tasso di recidiva delle procedure di ablazione transcatetere eseguite con le moderne tecnologie e con una rigorosa strategia di programmazione degli obiettivi della procedura. Risultati: Questo studio riporta una buona percentuale di efficacia dell’ablazione transcatetere delle tachicardie atriali in una popolazione varia di pazienti con cardiopatia congenita operata ed in storia naturale: la percentuale di successo completo della procedura in acuto è del 71%, il tasso di recidiva ad un follow-up medio di 13 mesi è pari al 28%. Tuttavia se l’analisi viene limitata esclusivamente alle IART il successo della procedura è pari al 100%, i restanti casi in cui la procedura è stata definita inefficace o parzialmente efficace l’aritmia non eliminata ma cardiovertita elettricamente non è un’aritmia da rientro ma la fibrillazione atriale. Inoltre, sempre limitando l’analisi alle IART, anche il tasso di recidiva a 13 mesi si abbassa dal 28% al 3%. In un solo paziente è stato possibile documentare un episodio asintomatico e non sostenuto di IART al follow-up: in questo caso l’aspetto ECG era diverso dalla tachicardia clinica che aveva motivato la prima procedura. Sebbene la diversa morfologia dell’attivazione atriale all’ECG non escluda che si tratti di una recidiva, data la possibilità di un diverso exit point del medesimo circuito o di un diverso senso di rotazione dello stesso, è tuttavia più probabile l’emergenza di un nuovo circuito di macrorientro. CONCLUSIONI: L'ablazione trancatetere, pur non potendo essere considerata una procedura curativa, in quanto non in grado di modificare il substrato atriale che predispone all’insorgenza e mantenimento della fibrillazione atriale (ossia la fibrosi, l’ipertrofia, e la dilatazione atriale conseguenti alla patologia e condizione anatomica di base)è in grado di assicurare a tutti i pazienti un sostanziale beneficio clinico. È sempre stato possibile sospendere l’antiaritmico, tranne 2 casi, ed anche nei pazienti in cui è stata documentata una recidiva al follow-up la qualità di vita ed i sintomi sono decisamente migliorati ed è stato ottenuto un buon controllo della tachiaritmia con una bassa dose di beta-bloccante. Inoltre tutti i pazienti che avevano sviluppato disfunzione ventricolare secondaria alla tachiaritmia hanno presentato un miglioramento della funzione sistolica fino alla normalizzazione o al ritorno a valori precedenti la documentazione dell’aritmia. Alla base dei buoni risultati sia in acuto che al follow-up c’è una meticolosa programmazione della procedura e una rigorosa definizione degli endpoint. La dimostrazione del blocco di conduzione translesionale bidirezionale, requisito indispensabile per affermare di aver creato una linea continua e transmurale, l’ablazione di tutti i circuiti di rientro inducibili mediante stimolazione atriale programmata e sostenuti, e l’ablazione di alcune sedi critiche, in quanto corridoi protetti coinvolti nelle IART di più comune osservazione clinica, pur in assenza di una effettiva inducibilità periprocedurale, sono obiettivi necessari per una procedura efficace in acuto e a distanza. Anche la disponibilità di moderne tecnologie come i sistemi di irrigazione dei cateteri ablatori e le metodiche di mappaggio elettroanantomico sono requisiti tecnici molto importanti per il successo della procedura.

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Problematiche delle infezioni da Citomegalovirus in gravidanza Obiettivi: migliorare la sensibilità dell'ecografia nella diagnosi di infezione da CMV individuando un reperto ecografico cerebrale suggestivo di infezione fetale da Citomegalovirus a 20 settimane di gestazione. Metodi: tra febbraio 1989 e settembre 2009, 721 pazienti afferenti alla nostra Unità di Medicina Materno fetale per infezione primaria da CMV hanno eseguito amniocentesi e sono state sottoposte ad un esame neurosonografico transvaginale a 20-22 settimane di gestazione. Risultati: in 29 feti con infezione congenita sono state evidenziate anomalie ecografiche (17%), di cui in 22 casi a livello cerebrale. In 13 casi l'ecografia transvaginale ha permesso di identificare un alone ecogeno periventricolare a margini ben definiti ad un'epoca gestazionale media di 20.5 settimane (20-22 settimane). Di questi casi 12 pazienti hanno deciso di interrompere la gravidanza. L'unico neonato ha presentato alla nascita un'ipoacusia bilaterale. I riscontri autoptici ottenuti (7/12) hanno mostrato un'infezione citomegalica disseminata ed in 3 casi segni a livello cerebrale. Conclusioni: il limite ecografico della diagnosi di infezione fetale nei casi di infezione primaria da CMV è noto. In pazienti gravide alla 20 settimana di gestazione con infezione recente da Citomegalovirus, il riscontro di un alone ecogeno periventricolare risulta essere un precoce ed attendibile segno di infezione fetale e di possibile danno della sostanza bianca cerebrale. Occorrono però studi aggiuntivi per valutare la possibile manifestazione clinica di questa anomalia cerebrale nei neonati con infezione da CMV.

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Das Zytoskelett eukaryotischer Zellen besteht aus drei verschiedenen Protein-Netzwerken: den Aktinfilamenten, Mikrotubuli und Intermediärfilamenten. Intermediärfilamente wurden ursprünglich als statische Strukturen angesehen, die die mechanische Stabilisierung der Zellen übernehmen. In den letzten Jahren hat sich dieses Bild jedoch geändert: Intermediärfilament-Netzwerke sind hochdynamisch und unterliegen kontinuierlichen Veränderungen, welche durch Phosphorylierungen reguliert werden. Sie interagieren mit anderen Zytoskelett-Proteinen und greifen in die Regulation von Schlüsselsignalwegen, die Zellwachstum und Zellteilung sowie Apoptose und Stressantwort bestimmen, ein. Die Mechanismen der Filamentplastizität konnten bisher jedoch nicht vollständig aufgeklärt werden. So ist beispielsweise unklar, wo Auf- und Abbau der Filamente stattfindet und welche Faktoren an der Netzwerkmodulation beteiligt sind. Ziel meiner Arbeit war es, einen Beitrag zur Aufklärung dieser Mechanismen am Beispiel der epithelialen Keratin-Intermediärfilamente zu leisten. Mit Hilfe von mikroskopischen Zeitrafferaufnahmen von fluoreszenzmarkierten Zellklonen wurden Nukleationszentren in der Zellperipherie identifiziert, in denen Keratinfilamentvorläufer gebildet werden. Es handelt sich dabei um fokale Adhäsionskomplexe, die als Anheftungsstellen zwischen der extrazellulären Matrix und dem intrazellulären Aktinfilament-System dienen. Es konnte gezeigt werden, dass diese Filamentvorläufer-Entstehung für alle untersuchten Keratinisoformen gültig ist und in epitelialen als auch nicht-epithelialen Zelltypen abläuft. Knock-Down der Adhäsionskomponente Talin verhinderte die Keratinfilamentbildung. Modulation der fokalen Adhäsionskinase, die den Auf- und Abbau der Adhäsionskomplexe koordiniert, beeinflusste ebenso die Bildung der Keratinfilamentnetzwerke. Es konnte weiterhin beobachtet werden, dass die N-terminalen Isoformen IE und IF des Zytolinkers Plectin in fokalen Adhäsionen lokalisieren und damit möglicherweise an der Vernetzung von Keratinfilamentvorläufern, Zelladhäsionen und Aktinfilamenten beteiligt sind. Letztlich stellte sich heraus, dass die Bildung der Keratinfilamentvorläufer unabhängig von Proteintranslation ist. In den mikroskopischen Zeitrafferaufnahmen wurde im Anschluss an die Keratinfilamentbildung ein kontinuierlicher zentripetaler Transport der wachsenden Vorläuferpartikel beobachtet. An Hand von pharmakologischen Experimenten konnte gezeigt werden, dass dieser Transport Aktinfilament-abhängig ist. Zeitgleich kommt es zu Partikelfusion und Integration in das periphere Netzwerk, das sich weiterhin in Richtung auf das Zellzentrum bewegt. Mit Hilfe von Photoaktivierungsversuchen und Zellfusionsexperimenten konnte die Hypothese bestätigt werden, dass der Abbau der einwandernden Keratinfilamente in lösliche, rasch diffusible Zwischenstufen den kontinuierlichen peripheren Neuaufbau ermöglicht. Aus den Beobachtungen und bereits bekannten Ergebnissen wurde ein Modell des Keratin-Zyklus entwickelt, das die folgenden Stadien umfasst: Nukleation von Keratinfilamentvorläufern an fokalen Adhäsionen in der Zellperipherie, Elongation und Fusion der Keratinfilamentvorläufer bei zeitgleichem Aktinfilament-abhängigem zentripetalen Transport, Integration der Keratinfilamentvorläufer in das periphere Netzwerk, Bündelung der Filamente, Filamentabbau in lösliche Untereinheiten und Neubeginn des Zyklus in der Zellperipherie. Eine Störung dieses Zyklus liegt bei mutierten Keratinen vor, welche die Ursache von Blasen-bildenden Hauterkrankungen sind. In der vorliegenden Arbeit wurde am Beispiel von Keratin 6a-Mutanten, welche die Hauterkrankung Pachyonychia congenita verursachen, gezeigt, dass bei diesen Keratinen die Nukleation zwar im Bereich der Adhäsionskomplexe regelrecht abläuft, die anschließende Elongation und Netzwerkbildung aber gestört ist, so dass statt dessen kurzlebige, hyperphosphorylierte Granula entstehen. Der resultierende frustrane Keratin-Zyklus in der Zellperipherie ist stark beschleunigt und kann durch p38-Inhibierung gestoppt werden. Bei Proteasomeninhibierung wird der Zyklus in Richtung der Granulabildung verschoben. In dieser Arbeit wird erstmals das Keratin-Tretmühlen-Modell vorgestellt, das den regulierbaren Auf- und Abbau-Zyklus des Keratinnetzwerks beschreibt. Damit liegen testbare Hypothesen für die Aufklärung der Keratinfilament-Plastizität in physiologischen und pathologischen Situationen vor, die nach unseren ersten Ergebnissen auch von Relevanz für andere Intermediärfilamenttypen sind.

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La ricerca si è focalizzata su due degli aspetti di interesse odontoiatrico più diffusi: la carie dentaria e la parodontite cronica. Il problema della carie dentaria è stato studiato in una popolazione di 39 soggetti affetti da cardiopatia congenita in cui la scarsa igiene orale è fattore di rischio per problematiche di salute generale e soprattutto per lo sviluppo di endocardite infettiva. I dati osservati e confrontati con quelli di un omogeneo gruppo di controllo dimostrano che nella dentatura decidua questi bambini hanno più denti cariati, come dimostrato dalla significativa differenza dell'indice dmft. Nella dentatura permanente non si osservano differenze tra i due gruppi. La carica microbica totale rilevata nella saliva e la presenza di Streptococcus mutans non mostrano differenze tra i due gruppi. I problemi di parodontite cronica sono stati studiati in un gruppo di 352 soggetti italiani adulti in cui si è definita la prevalenza dei 6 più importanti patogeni parodontali e la possibile correlazione con parametri clinici (pus, sanguinamento al sondaggio - BOP, profondità di sondaggio della tasca parodontale – PPD). Tra le 6 specie batteriche ricercate, quello di più frequente riscontro è stato Fusobacterium nucleatum (95%), mentre quello con carica batterica più alta è stato Tannerella forsythia. La carica batterica di Porphyromonas gingivalis, Treponema denticola, Tannerella forsythia e Fusobacterium nucleatum ha mostrato una correlazione diretta con il BOP e la presenza di pus. Inoltre, si è riscontrato che la carica batterica di tutte le specie (tranne Aggregatibacterium actinomycetemcomitans) aumenta all'aumentare del PPD. Tra le variabili studiate, PPD rappresenta il più importante fattore di rischio per la presenza di parodontopatogeni, mentre BOP è un indicatore di rischio per la ricerca del complesso rosso.

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L’aterosclerosi rappresenta una delle malattie più diffuse in tutto il mondo ed è caratterizzata da infiammazione cronica delle arterie di grande e medio calibro. In Italia, per esempio, le conseguenze dell’aterosclerosi, quali infarti e ischemie, sono la principale causa di 224.482 decessi annui, pari al 38,8% del totale delle morti. Oltre all’aterosclerosi, una cardiomiopatia congenita abbastanza diffusa, soprattutto nei bambini, è la presenza di anomalie dei setti inter-atriali e inter-ventricolari, che seppure non siano molto pericolosi per la vita del paziente, possono portare a ipertensione polmonare. L’obiettivo di questa tesi è mostrare le tecnologie recenti utilizzati per la cura dell’aterosclerosi e per la rimozione delle placche ateromatose, e per la chiusura trans-catetere dei difetti inter-atriali e inter-ventricolari. Nel primo capitolo viene effettuata una concisa presentazione dell’anatomia e della fisiologia dell’apparato cardio-vascolare; nel secondo capitolo invece vengono prese in rassegna le patologie appena citate e le metodiche di imaging per la loro analisi, evidenziandone, per ognuna, pregi e difetti. Nel terzo capitolo verranno presentate tutte le tecnologie recenti per la cura dell’aterosclerosi, concentrandoci principalmente sulle arterie coronarie, che sono, statisticamente, le più colpite da questa patologia. Infine, sempre nel terzo capitolo, verranno presentati i dispositivi medici per la chiusura dei difetti inter-atriali e inter-ventricolari, chiamati informalmente “ombrellini". L’ultimo capitolo riguarderà un caso particolare, vale a dire il trattamento delle lesioni alle biforcazioni coronariche, che richiedono tecnologie per la cura leggermente diverse rispetto al trattamento di una lesione aterosclerotica di una singola arteria coronarica.

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OBIETTIVI: Valutazione del rischio di trasmissione verticale e delle conseguenze dell’infezione congenita da cytomegalovirus (CMV) in caso di infezione non primaria versus l’outcome delle gravidanze complicate da infezione primaria. MATERIALI E METODI: Studio retrospettivo di coorte di gravide con infezione recente da CMV diagnosticata c/o il nostro centro negli anni 2000-2013. Le pazienti sono state suddivise in 2 gruppi in base al risultato delle indagini sierologiche (avidità IgG e immunoblot): il primo con profilo sierologico compatibile con infezione non primaria e l'altro compatibile con infezione primaria da CMV. Sono stati confrontati il rischio di trasmissione e di infezione congenita sintomatica nei due gruppi. RISULTATI: Il follow-up è risultato disponibile in 1122 casi di cui 182 con infezione materna non-primaria e 940 con infezione primaria materna. L’infezione congenita è stata diagnosticata in 7 (3.86%) feti/neonati nei casi di infezione non primaria e in 217 (23%) feti/neonati nei casi di infezione primaria (p<0.001). Tra gli infetti, erano sintomatici 43 (19,8%) e 3 (42,8%) rispettivamente nell’infezione primaria e non primaria. COMMENTO: La preesistente immunità materna offre una protezione contro la trasmissione intrauterina nell’infezione da CMV ma non protegge dalla malattia congenita sintomatica.

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La Valvola Aortica Bicuspide (BAV) rappresenta la più comune anomalia cardiaca congenita, con un’incidenza dello 0,5%-2% nella popolazione generale. Si caratterizza per la presenza di due cuspidi valvolari anziché tre e comprende diverse forme. La BAV è frequentemente associata agli aneurismi dell’aorta toracica (TAA). La dilatazione dell’aorta espone al rischio di sviluppare le complicanze aortiche acute. Materiali e metodi Sono stati reclutati 20 probandi consecutivi sottoposti a chirurgia della valvola aortica e dell'aorta ascendente presso l'Unità di Chirurgia Cardiaca di Policlinico S.Orsola-Malpighi di TAA associata a BAV. Sono stati esclusi individui con una condizione sindromica predisponente l’aneurisma aortico. Ciascun familiare maggiorenne di primo grado è stato arruolato nello studio. L’analisi di mutazioni dell’intero gene ACTA2 è stata eseguita con la tecnica del “bidirectional direct sequencing”. Nelle forme familiari, l’intera porzione codificante del genoma è stata eseguita usando l’exome sequencing. Risultati Dopo il sequenziamento di tutti i 20 esoni e giunzioni di splicing di ACTA2 nei 20 probandi, non è stata individuata alcuna mutazione. Settantasette familiari di primo grado sono stati arruolati. Sono state identificate cinque forme familiari. In una famiglia è stata trovata una mutazione del gene MYH11 non ritenuta patogenetica. Conclusioni La mancanza di mutazioni, sia nelle forme sporadiche sia in quelle familiari, ci suggerisce che questo gene non è coinvolto nello sviluppo della BAV e TAA e, l’associazione che è stata riportata deve essere considerata occasionale. L’architettura genetica della BAV verosimilmente dovrebbe consistere in svariate differenti varianti genetiche che interagiscono in maniera additiva nel determinare un aumento del rischio.

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Reticulate pattern is one of the most important dermatological signs of a pathological process involving the superficial vascular networks. Vascular malformations, such as cutis marmorata congenita telangiectasia and benign forms of livedo reticularis, and sinister conditions, such as meningococcal meningitis or Sneddon's syndrome, can all present with a reticulate pattern. The clinical presentation and morphology is determined by the nature and extent of the underlying pathology and the involvement of a particular vascular network. This review has been divided into four instalments. In the present paper, we discuss the anatomy and physiology of the complex network of vascular structures that support the function of the skin and subcutis.

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The antithyroid drugs mainly include thioimidazole (carbimazole, methimazole=thiamazole) and propylthiouracil. After absorption, carbimazole is rapidly metabolized to methimazole and thus switching between these two drugs should not be considered in case of side effects. Furthermore, in case of side effects, sometimes even cross reactions between thioimidazoles and propylthiouracil occur. Common and typical adverse reactions of antithyroid drugs include dose dependent hypothyroidism and thus thyroid function should be repeatedly checked while the patient is on antithyroid drugs. Furthermore, pruritus and rash may develop. In this case, one might try to switch from thioimidazoles to propylthiouracil or vice versa. Antithyroid drugs may cause mild dose dependent neutropenia or severe allergy-mediated agranulocytosis, which typically occurs during the first three months of treatment, has an incidence of 3 per 10,000 patients and cross reactivity between thioimidazoles to propylthiouracil may occur. Rarely, antithyroid drugs can cause aplastic anemia. Mainly propylthiouracil, but sometimes also methimazole may lead to an asymptomatic transient increase in liver enzymes or to severe, even lethal liver injury of cholestatic or hepatocellular pattern. Since propylthiouracil associated liver injury was observed increasingly among children and adolescent, it has been suggested to prefer thioimidazoles for these patients. Because of these potential serious adverse effects, physicians should advise patients to immediately seek medical help if they get a fever or sore throat or malaise, abdominal complaints or jaundice, respectively. Furthermore, arthralgias may develop in 1-5% of patients under both antithyroid drugs. Since arthralgias may be the first symptom of more serious immunologic side effects, it is recommended to stop the antithyroid drug in this case. Drug induced polyarthritis mainly develops during the first month of therapy, whereas ANCA-positive vasculitis is generally observed only after long term exposure to propylthiouracil or very rarely with the thioimidazoles. The teratogenic risk of the thioimidazoles is somewhat higher (Aplasia cutis congenita), that is why one generally recommends preferring propylthiouracil during pregnancy. During breast feeding both, thioimidazoles or propylthiouracil, may be administered. Nowadays, perchlorate is only used short term in case of latent hyperthyroidism before administering iodine-containing contrast agents. Therefore, the known side effects, which usually are only observed after long term treatment, are not an issue any more.

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We describe two Chinese families with a mild form of the myotonia congenita due to novel chloride channel (ClCN1) mutations. In one case, heterozygous I553F and H555N mutations were found. The patient shared the I553F mutation with his healthy father, and his mother had a history of mild myotonia when she was younger. In another family, autosomal dominant myotonia congenita was due to a L844F change. The physiological effects of the mutations were examined by using the two-electrode voltage-clamp technique after expression of the channels in Xenopus oocytes. All mutations drastically shifted the voltage required for half-maximal activation, more under conditions mimicking the homozygous situation, than under conditions mimicking the heterozygous situation. The larger effect was seen in the compound heterozygous situation combining the I553F and the H555N mutations. Our data suggest that myotonia congenita caused by CLCN1 mutations in Chinese have similar variable features to those found in the West.

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Pododermatitis is frequent in captive flamingos worldwide, but little is known about the associated histopathologic lesions. Involvement of a papillomavirus or herpesvirus has been suspected. Histopathologic evaluation and viral assessment of biopsies from 19 live and 10 dead captive greater flamingos were performed. Selected samples were further examined by transmission electron microscopy and immunohistochemistry. Feet from 10 dead free-ranging greater flamingos were also evaluated. The histologic appearance of lesions of flamingos of increasing age was interpreted as the progression of pododermatitis. Mild histologic lesions were seen in a 3-week-old flamingo chick with no macroscopic lesions, and these were characterized by Micrococcus-like bacteria in the stratum corneum associated with exocytosis of heterophils. The inflammation associated with these bacteria may lead to further histologic changes: irregular columnar proliferations, papillary squirting, and dyskeratosis. In more chronic lesions, hydropic degeneration of keratinocytes, epidermal hyperplasia, and dyskeratosis were seen at the epidermis, as well as proliferation of new blood vessels and increased intercellular matrix in the dermis. Papillomavirus DNA was not identified in any of the samples, while herpesvirus DNA was seen only in a few cases; therefore, these viruses were not thought to be the cause of the lesions. Poor skin health through suboptimal husbandry may weaken the epidermal barrier and predispose the skin to invasion of Micrococcus-like bacteria. Histologic lesions were identified in very young flamingos with no macroscopic lesions; this is likely to be an early stage lesion that may progress to macroscopic lesions.

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DAX-1 [dosage-sensitive sex reversal, adrenal hypoplasia congenita (AHC) critical region on the X chromosome, gene 1] is an orphan nuclear receptor that represses transcription by steroidogenic factor-1 (SF-1), a factor that regulates expression of multiple steroidogenic enzymes and other genes involved in reproduction. Mutations in the human DAX1 gene (also known as AHC) cause the X-linked syndrome AHC, a disorder that is associated with hypogonadotropic hypogonadism also. Characterization of Dax1-deficient male mice revealed primary testicular defects that included Leydig cell hyperplasia (LCH) and progressive degeneration of the germinal epithelium, leading to infertility. In this study, we investigated the effect of Dax1 disruption on the expression profile of various steroidogenic enzyme genes in Leydig cells isolated from Dax1-deficient male mice. Expression of the aromatase (Cyp19) gene, which encodes the enzyme that converts testosterone to estradiol, was increased significantly in the Leydig cells isolated from mutant mice, whereas the expression of other proteins (e.g., StAR and Cyp11a) was not altered. In in vitro transfection studies, DAX-1 repressed the SF-1-mediated transactivation of the Cyp19 promoter but did not inhibit the StAR or Cyp11a promoters. Elevated Cyp19 expression was accompanied by increased intratesticular levels of estradiol. Administration of tamoxifen, a selective estrogen-receptor modulator, restored fertility to the Dax1-deficient male mice and partially corrected LCH, suggesting that estrogen excess contributes to LCH and infertility. Based on these in vivo and in vitro analyses, aromatase seems to be a physiologic target of Dax-1 in Leydig cells, and increased Cyp19 expression may account, in part, for the infertility and LCH in Dax1-deficient mice.

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A human gene with strong homology to the MAGE gene family located in Xq27-qter has been isolated by using exon-trapping of cosmids in the Xp21.3 region. We have mapped and sequenced cDNA and genomic clones corresponding to this gene, MAGE-Xp, and shown that the last exon contains the open reading frame and is present in a minimum of five copies in a 30-kb interval. MAGE-Xp is expressed only in testis and, unlike the Xq27-qter MAGE genes, it is not expressed in any of 12 different tumor tissues tested. However, the gene and predicted protein structure are conserved, suggesting a similar function. MAGE-Xp is located in the 160-kb critical interval defined for the locus involved in sex determination within Xp21 and is 50 kb distal to the DAX-1 gene, which is responsible for X-chromosome-linked adrenal hypoplasia congenita.

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Half of the members of the nuclear receptors superfamily are so-called orphan receptors because the identity of their ligand, if any, is unknown. Because of their important biological roles, the study of orphan receptors has attracted much attention recently and has resulted in rapid advances that have helped in the discovery of novel signaling pathways. In this review we present the main features of orphan receptors, discuss the structure of their ligand-binding domains and their biological functions. The paradoxical existence of a pharmacology of orphan receptors, a rapidly growing and innovative field, is highlighted.