996 resultados para Anomalinoides acuta, d13C


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L’enzima IDO interviene nella via di degradazione del triptofano, essenziale per la vita cellulare; l’iperespressione di IDO favorisce la creazione di un microambiente immunotollerante. Nelle LAM IDO è funzionalmente attivo nelle cellule blastiche e determina l’acquisizione di un fenotipo regolatorio da parte delle cellule T alloreattive; l’espressione della proteina aumenta in modo consensuale con l’evoluzione clinica della patologia. Scopo della Tesi è indagare l’esistenza di una correlazione tra l’iperespressione di IDO da parte delle cellule leucemiche, le caratteristiche di rischio alla diagnosi e l’outcome dei pazienti. Sono stati esaminati 45 pazienti adulti affetti da LAM afferiti all’Istituto di Ematologia di Bologna. I pazienti sono stati stratificati a seconda di: età di insorgenza della leucemia, secondarietà a Mielodisplasia o radio chemioterapia, iperleucocitosi, citogenetica, biologia molecolare (sono state valutate le alterazioni a carico dei geni FLT3 ed NPM). I pazienti sono stati analizzati per l’espressione del gene IDO mediante RT-PCR, seguita da Western Blot, allo scopo di stabilire la presenza di una proteina attiva; successivamente si è proceduto a verificare l’esistenza di una correlazione tra l’espressione di IDO e le caratteristiche di rischio alla diagnosi per identificare una relazione tra l’espressione del gene ed un subset di pazienti a prognosi favorevole o sfavorevole. Dei 45 pazienti adulti affetti da LAM il 28,9% è risultato negativo per l’espressione di IDO, mentre il rimanente 71,1% è risultato positivo ed è stato suddiviso in tre ulteriori categorie, in base ai livelli di espressione. I dati non sembrano al momento suggerire l’esistenza di una correlazione tra l’espressione di IDO e le caratteristiche di rischio alla diagnosi. Nel gruppo di pazienti ad elevata espressione di IDO si riscontra un rate di resistenza alla chemioterapia di induzione più elevato, con una quota di pazienti resistenti pari al 71,4%, contro il 23,1% nel gruppo di pazienti IDO-negativi.

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La poliradicoloneurite acuta idiopatica (ACIP) è una patologia infiammatoria che interessa le radici di più nervi spinali, descritta soprattutto nel cane, più raramente nel gatto, caratterizzata da insorgenza acuta di paresi/paralisi flaccida. L’ACIP mostra notevoli similitudini con la sindrome di Guillan-Barrè dell’uomo (GBS), in cui la patogenesi è su base autoimmunitaria ed è stata correlata con la presenza di alcuni fattori scatenanti (trigger). Lo scopo di questo lavoro è stato quello di caratterizzare l’ACIP in 26 cani, descrivendone la sintomatologia, l’evoluzione clinica, i risultati degli esami diagnostici. La diagnosi si è basata sui riscontri dell’anamnesi, della visita neurologica e del decorso confermata, quando possibile, dai rilievi elettrodiagnostici. Su tutti i cani è stata valutata l’esposizione a specifici agenti infettivi (Toxoplasma gondii, Neospora canunim, Ehrlichia canis, Leishmania infantum), o altri fattori (come vaccinazioni) che potrebbero aver agito da “trigger” per l’instaurarsi della patologia; sull’intera popolazione e su 19 cani non neurologici (gruppo di controllo), si è proceduto alla ricerca degli anticorpi anti-gangliosidi. La sintomatologia di più frequente riscontro (25/26) ha coinvolto la funzione motoria (paresi/plegia) con prevalente interessamento dei 4 arti (24/25) . Sei cani hanno ricevuto una terapia farmacologica, che non ne ha influenzato il decorso, favorevole in 24/26 casi. In 9 pazienti è stata rilevata una precedente esposizione a potenziali trigger; in 10 casi si è riscontrato un titolo anticorpale positivo ad almeno un agente infettivo testato. In 17/26 cani si è ottenuto un titolo anticorpale anti-GM2 e anti-GA1; nella popolazione di controllo solo un caso è risultato positivo. Questi risultati hanno contribuito a consolidare le conoscenze di questa patologia, validando l’utilità della ricerca anticorpale anti-gangliosidica per la diagnosi di ACIP e facendo intravedere la possibilità che l’ACIP possa essere assimilate alla GBS anche dal punto di vista patogenetico, per la quale potrebbe essere considerata come modello animale spontaneo.

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I nucleotidi trifosfato sono, dal punto di vista evoluzionistico, tra le molecole più antiche e conservate tra le specie. Oltre al ruolo che ricoprono nella sintesi degli acidi nucleici e nel metabolismo energetico della cellula, negli ultimi anni è emerso sempre di più il loro coinvolgimento nella regolazione di numerose funzioni cellulari. Questi importanti mediatori cellulari sono presenti nel microambiente e cambiamenti nella loro concentrazione extracellulare possono modulare la funzionalità cellulare. I nucleotidi trifosfato ATP e UTP, presenti nel microambiente midollare, sono dei potenti stimolatori dei progenitori emopoietici. Essi stimolano la proliferazione e l’attecchimento delle cellule staminali emopoietiche, così come la loro capacità migratoria, attraverso l’attivazione di specifici recettori di membrana, i recettori purinergici (P2R). In questo studio abbiamo dimostrato che ATP e UTP esercitano un effetto opposto sul compartimento staminale leucemico di leucemia acuta mieloide (LAM). Abbiamo dimostrato che le cellule leucemiche esprimono i recettori P2 funzionalmente attivi. Studi di microarray hanno evidenziato che, a differenza di ciò che avviene nelle CD34+, la stimolazione di cellule leucemiche con ATP induce la down-regolazione dei geni coinvolti nella proliferazione e nella migrazione, mentre up-regola geni inibitori del ciclo cellulare. Abbiamo poi confermato a livello funzionale, mediante test in vitro, gli effetti osservati a livello molecolare. Studi di inibizione farmacologica, ci hanno permesso di capire che l’attività inibitoria dell’ATP sulla proliferazione si esplica attraverso l’attivazione del recettore P2X7, mentre i sottotipi recettoriali P2 prevalentemente coinvolti nella regolazione della migrazione sono i recettori P2Y2 e P2Y4. Esperimenti di xenotrapianto, hanno evidenziato che l’esposizione ad ATP e UTP sia dei blasti leucemici sia delle cellule staminali leucemiche CD38-CD34+ diminuisce la loro capacità di homing e di engraftment in vivo. Inoltre, il trattamento farmacologico con ATP, di topi ai quali è stata indotta una leucemia umana, ha diminuito lo sviluppo della leucemia in vivo.

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L’Italia è il secondo Paese più longevo al mondo (preceduto dal Giappone), con un’aspettativa di vita di circa 81,5 anni. L’attuale percentuale degli over 65 è di circa il 20% ma si prevede che nel 2050 tale percentuale possa raggiungere il 34%. Dal punto di vista economico è necessario trovare soluzioni che conducano ad una contenuta e ridotta spesa sanitaria sul bilancio statale, conservando la qualità e l’efficienza dei servizi ospedalieri. Dal punto di vista sociale l’obiettivo è quello di poter assistere l’anziano, non più completamente autosufficiente, nelle cure offrendo anche supporto psicologico e la sicurezza di non essere abbandonato a sé stesso. Il raggiungimento di tali obiettivi ha un’unica parola chiave: casa; cioè far in modo che l’anziano, ma in generale il paziente, possa ricevere cura ed assistenza nella propria casa, grazie alla combinazione sinergica del servizio di assistenza domiciliare e della Telemedicina.

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We examined near-surface, late Holocene deep-sea sediments at nine sites on a north-south transect from the Congo Fan (4°S) to the Cape Basin (30°S) along the Southwest African continental margin. Contents, distribution patterns and molecular stable carbon isotope signatures of long-chain n-alkanes (C27-C33) and n-alkanols (C22-C32) are indicators of land plant vegetation of different biosynthetic types, which can be correlated with concentrations and distributions of pollen taxa in the same sediments. Calculated clusters of wind trajectories and satellite Aerosol Index imagery afford information on the source areas for the lipids and pollen on land and their transport pathways to the ocean sites. This multidisciplinary approach on an almost continental scale provides clear evidence of latitudinal differences in lipid and pollen composition paralleling the major phytogeographic zonations on the adjacent continent. Dust and smoke aerosols are mainly derived from the western and central South African hinterland dominated by deserts, semi-deserts and savannah regions rich in C4 and CAM plants. The northern sites (Congo Fan area and northern Angola Basin), which get most of their terrestrial material from the Congo Basin and the Angolan highlands, may also receive some material from the Chad region. Very little aerosol from the African continent is transported to the most southerly sites in the Cape Basin. As can be expected from the present position of the phytogeographic zones, the carbon isotopic signatures of the n-alkanes and n-alkanols both become isotopically more enriched in 13C from north to south. The results of the study suggest that this combination of pollen data and compound-specific isotope geochemical proxies can be effectively applied in the reconstruction of past continental phytogeographic developments.

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This is the reconstructed pCO2 data from Tree ring cellulose d13C data with estimation errors for 10 sites (location given below) by a geochemical model as given in the publication by Trina Bose, Supriyo Chakraborty, Hemant Borgaonkar, Saikat Sengupta. This data was generated in Stable Isotope Laboratory, Indian Institute of Tropical Meteorology, Pune - 411008, India

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Benthic foraminifers of the Coniacian-Santonian through the Paleocene were recovered from a continuous pelagic carbonate section from Hole 516F on the Rio Grande Rise. Sixty-five genera and 153 species have been identified, most of which have been reported from other localities. Bathyal depths are reflected in the benthic assemblages dominated by gavelinellids (Gavelinella beccariiformis, G. velascoensis), Nuttallides truempyi, and various gyroidinids and buliminids. Rapid subsidence during the Coniacian-Santonian from nearshore to upper to middle bathyal depths was followed by much reduced subsidence, with the Campanian-Paleocene interval accumulating at middle bathyal to lower bathyal depths. A census study based on detailed sampling reveals major changes in benthic faunal composition at the Cretaceous/Tertiary boundary transition. It was a time of rapid turnover, with the extinctions of numerous species and the introduction of many new species. Overall, species diversity decreases about 20%, and approximately one-third of latest Maestrichtian species do not survive to the end of the Cretaceous. This shift indicates a significant environmental change in the deep sea, the precise nature of which is not apparent from the foraminifers or their enclosing sediments.