999 resultados para Sistemi elettorali democrazia proporzionale maggioritario paradossi educazione civica Arrow


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Il sottoscritto lavoro e ricerca è risultato di circa tre anni di ricerche presso l’Università autonoma di Barcellona ed altre università europee ed iraniane. Il tema della ricerca s’intitola “La storia del Diritto Privato e l’organizzazione giuridica nell’antica Persia” ed è stato realizzato con la gentile direzione della Professoressa Gete Alonso, cattedratica di Diritto Civile presso l’Università Autonoma di Barcellona. In questo lavoro si è parlato maggiormente di due dinastie principali dell’era antica persiana ovvero la dinastia degli achemenide ed i sassani , ovvero un periodo di tempo tra l’anno 550 a.c. ed il 651 d.c. in qui fu il culmine dell’evoluzione storica e giuridica iraniana nell’antica Persia che va a sostituirsi con l’attacco e l’invasione araba e l’inizio dell’era islamica. Questo studio ci offre una base adatta ad effettuare di un lato uno studio comparato tra un sistema giuridico mediorientale antico con altri sistemi giuridici vigenti al tempo nel mondo come l’antica Babilinia, Grecia e Roma e d'altronde creare una base per confrontare il diritto antico applicato in Persia con il diritto attuale applicato nella Repubblica Islamica dell’Iran e quindi proporre una base di studio comparato nel tempo e tra vari sistemi giuridici antichi. Spero tanto che questa ricerca possa essere utile agli studiosi interessati a conoscere vari sistemi giuridici per poi confrontarli con altri sistemi antichi ed oggigiorno vigenti in modo tale di poter migliorare giorno dopo giorno le idee giuridiche applicabili nei vari sistemi attuali.

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Il lungo e complesso itinerario narrativo di Luigi Meneghello è ben rappresentato dalle migliaia di documenti che compongono il suo Archivio, oggi conservati in varie sedi pubbliche: il Centro Manoscritti dell'Università di Pavia (che ha acquisito la parte più abbondante e notevole delle carte, a partire dal 1983 e grazie soprattutto al lungimirante intervento di Maria Corti) la Biblioteca dell'Università di Reading, il Museo Casabianca di Malo e l''Archivio di Scrittori Vicentini della Biblioteca Civica Bertoliana di Vicenza. Il presente lavoro è il frutto di una ricerca che si è sviluppata in due direzioni strettamente interrelate: la prima parte, di taglio storico-archivistico, riguarda il Fondo Meneghello di Pavia, anche in relazione all'intero Archivio dello scrittore; la seconda parte analizza filologicamente e criticamente il caso specifico della genesi di una delle sue opere maggiori, Pomo pero (Rizzoli, 1974), rivelando e indagando una fitta rete di connessioni nell'intera produzione narrativa. Più nel dettaglio, nel primo capitolo del lavoro (L'ARCHIVIO DI LUIGI MENEGHELLO, pp. 1-92) ho cercato di delineare il quadro complessivo dell'Archivio, segnalando i dati dei diversi Fondi sparsi, per poi concentrare l'attenzione sul Fondo pavese. Di questo Fondo ho tracciato brevemente la storia, fornendo un quadro molto dettagliato delle carte conservate, carte che ho provveduto integralmente a catalogare. La schedatura si trova alle pp. 29-92 ed è divisa in due sezioni: la prima è relativa ai materiali donati dall'autore in vita (a partire dal 1983/4 sino al 2001, per un totale di 36000 documenti); la seconda comprende i conferimenti postumi. Alle pp. 29-33 della tesi ho chiarito preliminarmente i criteri di ordinamento adottati, in gran parte dedotti dalle indicazioni e dalle linee guida del progetto Archivi Letterari Lombardi del Novecento, a cura di Simone Albonico. Il secondo capitolo (UN CASO DI FILOLOGIA D'ARCHIVIO: LA GENESI DI POMO PERO, pp. 93-166) si occupa dell'elaborata vicenda compositiva di Pomo pero, terzo romanzo, e altro scomparto dell'epopea maladense che segue al primo Libera nos a malo, ma anche se ne differenzia per tratti e tonalità non irrilevanti (in Appendice si fornisce trascrizione del testo con indici topografici e cronologici). Ho cercato di seguirne per tappe la formazione alla luce delle numerose testimonianze dell'Archivio, partendo dai primi materiali ancora rintracciabili tra le carte di Libera nos a malo, e individuando progressivamente il filo intricato dell'elaborazione testuale, tra frequenti intrecci con le altre opere e continui ripensamenti e rielaborazioni, dunque in un percorso complessivo che dal 1962 (dunque a monte dell'uscita di Libera nos a malo) va sino al 1974, a ridosso della stampa. Sono emersi anche progetti totalmente sconosciuti di testi inediti, collocabili nel fertile periodo della metà degli anni Sessanta, che conducono alla suggestiva ipotesi di un "cantiere unico" di elaborazione testuale (cfr. cap. III «CONCLUSIONI PROVVISORIE». TRA I PROGETTI DEGLI ANNI SESSANTA; L'ESPEDIENTE DEL FRATELLO; L'IPOTESI DEL CANTIERE UNICO, pp. 167-186).

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La tesi descrive il fenomeno di ricezione del mito faustiano all'interno della tradizione letteraria italiana di Otto e Novecento (1808-1945) nel suo sviluppo diacronico, individuando i nodi processuali emergenti ritenuti sistematici accanto alle tipologie predominanti della risposta testuale e alle più proficue rifunzionalizzazioni letterarie. La storia del mito di Faust è stata considerata aristotelicamente nella sua natura complessa ed evolutiva di fabula rinarrata, e di volta in volta risemantizzata in nuovi sistemi di valori, estetici e ideologici. Ma soprattutto in nuovi sistemi testuali. Scopo primario è stato infatti quello di comprendere come il mito di Faust sia entrato dentro alla cultura letteraria italiana e come abbia agito al suo interno, interferendo con essa. Naturalmente lo scambio e gli sviluppi hanno investito in modo reciproco e la tradizione accogliente e il mito stesso, producendo un allargamento esegetico delle sue possibilità semantiche: è infatti emersa una storia testuale che tematizza nel tempo il medesimo mito lungo assi interpretative anche estremamente divergenti. La ricerca ha portato alla scoperta di una ricca testualità rimossa dal canone della storia della letteratura italiana, anche se spesso prevalgono i testi-documento sui testi esteticamente più validi e significativi in sé; si tratta di una testualità talmente quantitativamente ricca da invitare ad un ripensamento qualitativo del fenomeno generale. Il mito di Faust, per due secoli percepito dalla critica dominante come distante ed estraneo alla cultura letteraria italiana, è invece riuscito ad entrare nella tradizione letteraria italiana, anche se attraverso modalità molto controverse: in linea di massima è potuto passare dal canone statico al canone dinamico laddove ha saputo influenzare e stimolare nuove vie significative di sviluppo formale. Il confronto della cultura letteraria italiana con il mito di Faust è stato in effetti caratterizzato subito da un doppio movimento discratico di rifiuto e dialogo. Il principale fattore di rifiuto è stato di carattere culturale: la difficoltà ad accettare un equilibrio fatto non di antitesi risolte in una sintesi ma di polarità aperte, irrisolte, in perpetuo bilanciamento, anche a livello formale reso in una tragedia franta in scene apparentemente autonome, divisa in due parti così diverse e chiusa da un lieto fine, mal si confaceva ai diffusi canoni classicisti di equilibrio formale, nonché alle esigenze romantiche di poesia moralmente chiara nel suo messaggio. Da qui le diffuse accuse di scarsa chiarezza e ambiguità morale, che andavano direttamente ad incontrarsi e sommarsi con i pregiudizi più propriamente teologico- religiosi di estraneità a quel mito nato come saga luterana dichiaratamente anti-papale. La condanna di carattere moralistico-cattolico risulta nei fatti propria più di certa cultura che non del largo pubblico che invece nel corso dell'Ottocento dimostra di gradire le versioni per musica e balletto di argomento faustiano, per quanto semplificata ed edulcorate rispetto alla leggenda originaria così come rispetto alla tragedia goethiana. Rispetto a tutti questi elementi di resistenza e rifiuto l'opera Mefistofele di Boito si presenta come snodo di opposizione consapevole e riferimento duraturo d'interrogazione critica. La principale linea di avvicinamento invece tra la cultura letteraria italiana e il mito di Faust resta quella del parallelo, già ideato dagli stessi intellettuali tedeschi d'inizio Ottocento, con l'opera ritenuta massima nel nuovo canone nazionale italiano da fine Settecento ad oggi: la Divina Commedia. Tanta critica, almeno fino alla metà del XX secolo, si rifà più o meno esplicitamente a questo parallelo pregiudiziale e testualmente piuttosto infondato ma molto produttivo, come si è attestato, a livello creativo. Questa ricostruzione ha voluto nel suo complesso dimostrare sul campo il valore di questo macrotesto faustiano come una delle vie maestre della dialettica tra tradizione e modernità, ancor più significativa nell'ambito di una cultura letteraria come quella italiana che, dopo l'estinguersi della sua centralità in epoca rinascimentale, si è rivelata particolarmente resistente al dialogo con le altre letterature fino al pieno Novecento.

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Alkuteksti "Ermeneutica e democrazia" on Gianni Vattimon Tampereella 1996 pitämä esitelmä, suom. Jussi Vähämäki.

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Actes du colloque international (Rome, Istituto di Studi Romani, 2009 et 2010).

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El interés de este estudio de caso es analizar la contribución de la Política Pública de Educación para la Ciudadanía (PPEC) en Bogotá, desde 1995 al 2011. En primer lugar, se estudiará la forma en la que el Estado colombiano entiende la formación del ciudadano y lo que se espera de éste para la construcción de la sociedad. Luego, se identificará la participación y la coordinación de las entidades públicas del orden Distrital con los actores privados, durante el desarrollo de esta PPEC. Finalmente, se caracterizará la implementación de la Política Pública en la construcción de la formación del ciudadano ideado desde el Gobierno Nacional. Esta investigación se desarrolló a partir del primer gobierno del ex alcalde Antanas Mockus, puesto que gracias a él se comenzó a hablar y tomar acciones con respecto a esta PPEC.

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Artículo traducido por Florencio Villarroya Bullido de L'Educazione Matematica, Año XV, Serie IV, vol. 1, n. 2, mayo 1994. pp. 95-116

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Profundizar en la lógica del proceso de cambios de la intervención social hacia el menor con problemas, desde el momento en que el internamiento y el tratamiento del caso eran las formas privilegiadas, hasta la difusión del sistema de servicios que ve en el medio abierto y en las instituciones del contexto su mejor objeto de intervención. Departamento di Science dell'Educazione dell'Universita Degli Studi di Bologna, Servicios Sociales, Administración de la región Emilia Romagna (Italia). Desarrolla algunos conceptos que servirán como instrumentos de análisis en la exposición de los temas sucesivos. Explica cómo ha sido, a lo largo de la historia, la asistencia al menor en Italia. Analiza los servicios que se prestan al menor. Elabora una síntesis de la región de Emilia Romagna y Bolonia. Presenta las líneas de intervención, estructuras residenciales, recursos de la VSL-29. Bibliografía (libros, revistas, documentos del Ayuntamiento de Bolonia, etc.). La superación de la segregación y del aislamiento del menor es la condición mínima e irrenunciable para el trabajo reeducativo. La territorialización del menor sin espacios de encuentro y adultos dispuestos a una relación sin roles prefijados puede aumentar, en lugar de disminuir, la independiencia del menor hacia procesos de control y la administración burócrata de la vida.

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1) Realizar un trabajo experimental con sujetos normales y deficientes de Sevilla, Córdoba y Las Palmas de Gran Canaria 2) Averiguar la correlación existente entre el test de la figura humana de F.L. Goodenough y D.B Harris y las calificaciones escolares de media general de la muestra escogida 3) Ofrecer a dichas zonas una estandarización del test de la figura humana de Goodenough y Harris, y de este modo hacer extensible a la población española un nuevo elemento más en la diagnosis de la inteligencia. 610 sujetos de escuelas normales en edades comprendidas entre los 6 y 10 años y 162 deficientes mentales de 5 a 21 años escolarizados en centros específicos, todos ellos de Sevilla y Córdoba, 500 niños de escuelas normales de Las Palmas de Gran Canaria de edades comprendidas entre 6 y 10 años y 50 sujetos de centros específicos de 9 años de edad. Analiza las bases teóricas del test de Goodenough y Harris, relaciona los estudios españoles en torno al test de Goodenough y plantea algunas hipótesis para comprobarlas con una investigación que se realiza en dos muestras con niños normales y niños deficientes mentales en las provincias españolas de Sevilla, Córdoba y Las Palmas de Gran Canaria. Test del dibujo de la figura humana de Goodenough-Harris. El test de Goodneough y Harris ha sido aplicado según las normas indicadas en el manual del Test della figura umana (ed. Organizzazioni Speciali, Firenze) en cuanto a motivar a los niños en la realización del dibujo del hombre y de la mujer y siguiendo las pautas descriptivas. Terminado el dibujo del hombre se les presentaba otra hoja para que dibujasen una mujer y concluido éste, se les presentaba un cuestionario para que lo respondiesen teniendo delante la figura del hombre y de la mujer. La aplicación del test se realizó en las primeras horas de clase, bien de la mañana o de la tarde, para evitar momentos en que los alumnos se encontrasen cansados y dicho cansancio pudiese influir en los resultados del test. Se procuró durante la aplicación del test un ambiente de relax y simpatía entre testista y alumnos y se invalidaron todos aquellos protocolos que no cumplían las normas exigidas por el test, los cuales fueron 10 en total. 1) La obtención de una correlación positiva y significativa entre el dibujo del hombre y de la mujer en ambas muestras de sujetos normales, demuestran la fidelidad del test. 2) La correlación del test tanto en el dibujo del hombre como en el de la mujer, con las notas escolares de media del curso anterior, en las áreas de ciencias naturales y dibujo, son todas ellas positivas y en su mayoría significativas, lo que significa una efectiva correlación entre el test y el rendimiento escolar. 3) el resultado de las diversas correlaciones positivas y significativas entre las notas de media del curso anterior y de estas con el test, pueden ofrecer información del tipo de inteligencia que mide el test, pudiendo predecir el éxito escolar en las áreas tratadas más que en otras materias. Sin olvidar que la predicción debe ser estudiada y profundizada. 4) No existen diferencias significativas en los resultados del test entre una edad y la inmediatamente superior, pero en general, existe diferencia significativa cuando se trata de dos años de diferencia. 5) Las diferencias entre la muestra Sevilla y Córdoba con Las Palmas de Gran Canaria son significativas, a favor de los niños andaluces. 6) En la muestra de sujetos deficientes mentales existe entre el dibujo del hombre y de la mujer una correlación positiva y significativa en todos los casos, salvo en las niñas de la muestra de Las Palmas, que aunque positiva no es significativa. Por lo cual sólo se puede hablar de una moderada correlación entre los dos dibujos. 7) Nada certero se puede afirmar respecto a las diferencias significativas de medias tanto al comparar los resultados obtenidos por los deficientes mentales niños y niñas de la muestra Sevilla y Córdoba, como al compararlos con la muestra de Las Palmas. El pequeño número de sujetos, el grado diferente de deficiencia dentro de las diversas edades no controladas harían equívocas e infundadas cualquier afirmación. 1) Entre las técnicas y los tests que se emplean con niños, el test de la figura humana es significativo, interesante y agradable, ya que a la mayoría de los sujetos les encanta dibujar y pintar. Además, tanto los sujetos normales como los deficientes dibujan, en numerosas ocasiones, figuras humanas. La representación del dibujo de la persona humana en sus diversas etapas es un reflejo del desarrollo intelectual del niño, puesto que el niño no pinta lo que ve sino lo que sabe. Por consiguiente, los resultado con el uso del test utilizado han sido satisfactorios tanto en normales como en deficientes.

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Se sintetizan las intervenciones realizadas en una jornada internacional contra el préstamo de pago, celebrada en Milán el 27 de agosto de 2009 y organizada por los bibliotecarios italianos anti-canon, al mismo tiempo que se desarrollaba el congreso anual de la IFLA en dicha ciudad. Se recogen los principales asuntos que se abordaron en la jornada, el canon del préstamo en las bibliotecas, el entorno digital, las medidas de denuncia de los inmigrantes ilegales emprendidas por el gobierno italiano que afectan a los bibliotecarios, y el planteamiento de acciones futuras contra el canon. Los intervinientes en la jornada fueron: Mauro Guerrini, presidente de la Asociación Italiana de Bibliotecarios (AIB); Luca Ferrieri, director de la Biblioteca civica di Cologno Monzese; Rosa Maiello, coordinadora del grupo de estudio de asuntos relacionados con la propiedad intelectual de la AIB; Blanca Calvo, representante española de la Plataforma contra el préstamo de pago en bibliotecas; y Mikael Böök, biblioactivista.

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Se analiza y comenta una selección de artículos publicados en las revistas nacionales 'Revista del Instituto de la Juventud', 'Revista de Ciencias de la Educación', 'Didascalia', 'Nuestro tiempo', 'Bordón', 'La Escuela en Acción', 'Vida Escolar', 'Perspectivas', 'Cuadernos de Economía', 'Opinión Pública', 'RS', 'La Educación hoy', y extranjeras 'Education et Culture', 'Orientamenti pedagogici: revista internazionale di scienze dell'educazione', 'Conescal', 'Educational Research', 'Revue Internationale des sciences sociales', 'The National Elementary Principal', 'Oxford Review of Education', 'Recherche Sociale', 'Administrative Science Quarterly', sobre los temas de educación más actuales. Agrupa las colaboraciones en las secciones: Teoría de la educación; Contenido de la educación; Formación profesional; Educación permanente; Métodos y medios; Innovación educativa; Economía; Sociología; Administración educativa. Se proporcionan los datos necesarios para localizar las fuentes de información.

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La poesia di Amelia Rosselli costituisce uno dei fenomeni linguistico-espressivi più complessi della poesia italiana del secondo Novecento. Percorsa da tensioni stilistiche ed espressive peculiari che l'hanno resa uno dei vertici dello sperimentalismo plurilingue novecentesco, l'opera rosselliana costituisce, nel suo insieme, una poderosa meditazione sull'alienazione e sulle possibilità di esprimere a pieno il proprio disagio esistenziale se non attraverso la creazione di una lingua che sfida, al medesimo tempo, convenzioni sintattiche, grammaticali, e grafiche di ben tre sistemi linguistici, e che impone al lettore, in virtù di un trilinguismo biograficamente motivato, la flessuosità di una logica del senso plurima e simultanea. Scopo del volume è offrire un contributo sistematico alla comprensione di un'opera poetica sulla quale ancora gravano radicati fraintendimenti e pervicaci clichés critici.