768 resultados para Shark hides
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La ricognizione delle opere composte da Filippo Tommaso Marinetti tra il 1909 e il 1912 è sostenuta da una tesi paradossale: il futurismo di Marinetti non sarebbe un'espressione della modernità, bensì una reazione anti-moderna, che dietro a una superficiale ed entusiastica adesione ad alcune parole d'ordine della seconda rivoluzione industriale nasconderebbe un pessimismo di fondo nei confronti dell'uomo e della storia. In questo senso il futurismo diventa un emblema del ritardo culturale e del gattopardismo italiano, e anticipa l’analoga operazione svolta in politica da Mussolini: dietro un’adesione formale ad alcune istanze della modernità, la preservazione dello Status Quo. Marinetti è descritto come un corpo estraneo rispetto alla cultura scientifica del Novecento: un futurista senza futuro (rarissime in Marinetti sono le proiezioni fantascientifiche). Questo aspetto è particolarmente evidente nelle opere prodotte del triennio 1908-1911, che non solo sono molto diverse dalle opere futuriste successive, ma per alcuni aspetti rappresentano una vera e propria antitesi di ciò che diventerà il futurismo letterario a partire dal 1912, con la pubblicazione del Manifesto tecnico della letteratura futurista e l'invenzione delle parole in libertà. Nelle opere precedenti, a un sostanziale disinteresse per il progressismo tecnologico corrispondeva un'attenzione ossessiva per la corporeità e un ricorso continuo all'allegoria, con effetti particolarmente grotteschi (soprattutto nel romanzo Mafarka le futuriste) nei quali si rilevano tracce di una concezione del mondo di sapore ancora medioevo-rinascimentale. Questa componente regressiva del futurismo marinettiano viene platealmente abbandonata a partire dal 1912, con Zang Tumb Tumb, salvo riaffiorare ciclicamente, come una corrente sotterranea, in altre fasi della sua carriera: nel 1922, ad esempio, con la pubblicazione de Gli indomabili (un’altra opera allegorica, ricca di reminiscenze letterarie). Quella del 1912 è una vera e propria frattura, che nel primo capitolo è indagata sia da un punto di vista storico (attraverso la documentazione epistolare e giornalistica vengono portate alla luce le tensioni che portarono gran parte dei poeti futuristi ad abbandonare il movimento proprio in quell'anno) che da un punto di vista linguistico: sono sottolineate le differenze sostanziali tra la produzione parolibera e quella precedente, e si arrischia anche una spiegazione psicologica della brusca svolta impressa da Marinetti al suo movimento. Nel secondo capitolo viene proposta un'analisi formale e contenutistica della ‘funzione grottesca’ nelle opere di Marinetti. Nel terzo capitolo un'analisi comparata delle incarnazioni della macchine ritratte nelle opere di Marinetti ci svela che quasi sempre in questo autore la macchina è associata al pensiero della morte e a una pulsione masochistica (dominante, quest'ultima, ne Gli indomabili); il che porta ad arrischiare l'ipotesi che l'esperienza futurista, e in particolare il futurismo parolibero posteriore al 1912, sia la rielaborazione di un trauma. Esso può essere interpretato metaforicamente come lo choc del giovane Marinetti, balzato in pochi anni dalle sabbie d'Alessandria d'Egitto alle brume industriali di Milano, ma anche come una reale esperienza traumatica (l'incidente automobilistico del 1908, “mitologizzato” nel primo manifesto, ma che in realtà fu vissuto dall'autore come esperienza realmente perturbante).
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Esta tesis contiene los cambios sugeridos por el tribunal
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An accurate and sensitive species-specific GC-ICP-IDMS (gas chromatography inductively coupled plasma isotope dilution mass spectrometry) method for the determination of trimethyllead and a multi-species-specific GC-ICP-IDMS method for the simultaneous determination of trimethyllead, methylmercury, and butyltins in biological and environmental samples were developed. They allow the determination of corresponding elemental species down to the low ng g-1 range. The developed synthesis scheme for the formation of isotopically labeled Me3206Pb+ can be used for future production of this spike. The novel extraction technique, stir bar sorptive extraction (SBSE), was applied for the first time in connection with species-specific isotope dilution GC-ICP-MS for the determination of trimethyllead, methylmercury and butyltins. The results were compared with liquid-liquid extraction. The developed methods were validated by the analysis of certified reference materials. The liquid-liquid extraction GC-ICP-IDMS method was applied to seafood samples purchased from a supermarket. The methylated lead fraction in these samples, correlated to total lead, varied in a broad range of 0.01-7.6 %. On the contrary, the fraction of methylmercury is much higher, normally in the range of 80-98 %. The highest methylmercury content of up to 12 µg g-1 has been determined in shark samples, an animal which is at the end of the marine food chain, whereas in other seafood samples a MeHg+ content of less than 0.2 µg g-1 was found. Butyltin species could only be determined in samples, where anthropogenic contaminations must be assumed. This explains the observed broad variation of the butylated tin fraction in the range of <0.3-49 % in different seafood samples. Because all isotope-labelled spike compounds, except trimethyllead, are commercially available, the developed multi-species-specific GC-ICP-IDMS method has a high potential in future for routine analysis.
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This study poses as its objective the genetic characterization of the ancient population of the Great White shark, Carcharodon carcharias, L.1758, present in the Mediterranean Sea. Using historical evidence, for the most part buccal arches but also whole, stuffed examples from various national museums, research institutes and private collections, a dataset of 18 examples coming from the Mediterranean Sea has been created, in order to increase the informations regarding this species in the Mediterranean. The importance of the Mediterranean provenance derives from the fact that a genetic characterization of this species' population does not exist, and this creates gaps in the knowledge of this species in the Mediterranean. The genetic characterization of the individuals will initially take place by the extraction of the ancient DNA and the analysis of the variations in the sequence markers of the mitochondrial DNA. This approach has allowed the genetic comparison between ancient populations of the Mediterranean and contemporary populations of the same geographical area. In addition, the genetic characterization of the population of white sharks of the Mediterranean, has allowed a genetic comparison with populations from global "hot spots", using published sequences in online databases (NCBI, GenBank). Analyzing the variability of the dataset, both in terms space and time, I assessed the evolutionary relationships of the Mediterranean population of Great Whites with the global populations (Australia/New Zealand, South Africa, Pacific USA, West Atlantic), and the temporal trend of the Mediterranean population variability. This method based on the sequencing of two portions of mitochondrial DNA genes, markers showed us how the population of Great White Sharks in the Mediterranean, is genetically more similar to the populations of the Australia Pacific ocean, American Pacific Ocean, rather than the population of South Africa, and showing also how the population of South Africa is abnormally distant from all other clusters. Interestingly, these results are inconsistent with the results from tagging of this species. In addition, there is evidence of differences between the ancient population of the Mediterranean with the modern one. This differentiation between the ancient and modern population of white shark can be the result of events impacting on this species occurred over the last two centuries.
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Per la tradizione amministrativa la concessione è lo strumento che consente ai singoli di utilizzare un bene pubblico a titolo particolare. Proprio l’endiadi espressa dai due aggettivi della definizione tradizionale, pubblico e particolare, nasconde la ragione della fortuna dello strumento concessorio, capace di soddisfare, allo stesso tempo, un’esigenza di carattere pubblico ed un bisogno eminentemente privato, sopravvivendo ai più differenti periodi storici ed all’affermarsi delle più radicali correnti di pensiero. A fare da sfondo a questa insanabile tensione, in perenne oscillazione tra i due poli estremi della definizione, la nozione, a sua volta relativa, discussa e costantemente rivisitata, di bene pubblico. Per questa ragione il titolo del lavoro che si presenta è articolato in tre segmenti, che fanno riferimento allo strumento, soltanto formalmente unitario, della concessione negli ambiti del demanio marittimo, del demanio costiero e del demanio portuale. Nel primo capitolo si esamina la disciplina normativa applicabile alle varie tipologie di concessione ipotizzabili sul demanio marittimo, cercando di cogliere, in una prospettiva di analisi diacronica, le linee di evoluzione dell’uso particolare dei beni variamente connessi alle esigenze della navigazione. Il secondo capitolo è, invece, dedicato all’esame dell’elaborazione giurisprudenziale relativa alle vicende del demanio marittimo. Mentre nel terzo capitolo, infine, si è tentato di ricercare e di rappresentare una teoria unitaria della concessione dovuta, in gran parte, all’incedere, apparentemente irresistibile, di un vocabolario comune dei contratti pubblici di matrice comunitaria. In questo contesto appare evidente la crisi, probabilmente irreversibile, della concezione di bene pubblico e quindi di concessione.
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Background The diagnostic and clinical overlap between schizophrenia and schizoaffective disorder is an important nosological issue in psychiatry that is yet to be resolved. The aim of this study was to compare the clinical and functional characteristics of an epidemiological treated cohort of first episode patients with an 18-month discharge diagnosis of schizophrenia (FES) or schizoaffective disorder (FESA). Methods This study was part of the larger First Episode Psychosis Outcome Study (FEPOS) which involved a medical file audit study of all 786 patients treated at the Early Psychosis Prevention and Intervention Centre between 1998 and 2000. Of this cohort, 283 patients had an 18-month discharge diagnosis of FES and 64 had a diagnosis of FESA. DSM-IV diagnoses and clinical and functional ratings were derived and validated by two consultant psychiatrists. Results Compared to FES patients, those with FESA were significantly more likely to have a later age of onset (p=.004), longer prodrome (p=.020), and a longer duration of untreated psychosis (p<.001). At service entry, FESA patients presented with a higher illness severity (p=.020), largely due to the presence of more severe manic symptoms (p<.001). FESA patients also had a greater number of subsequent inpatient admissions (p=.017), had more severe depressive symptoms (p=.011), and higher levels of functioning at discharge. Discussion The findings support the notion that these might be considered two discernable disorders; however, further research is required to ascertain the ways and extent to which these disorders are discriminable at presentation and over time.
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Depressive symptoms in 'non-affective' first episode schizophrenia spectrum disorders (FES) are common, but poorly understood, resulting in a range of conceptual and clinical management issues. This study had three aims: (i) to determine the prevalence of moderate to severe depressive symptoms (defined as a Clinical Global Impressions Scale-Bipolar Disorder (CGI-BP depression) score >3) in a large representative sample of FES patients; (ii) to compare the clinical and functional characteristics of FES patients with and without these depressive symptoms at service entry; and (iii) to compare the characteristics of FES patients with and without persistent depressive symptoms.
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Aim To assess the predictors of a significant decrease or cessation of substance use (SU) in a treated epidemiological cohort of first-episode psychosis (FEP) patients. Method Participants were FEP patients of the Early Psychosis Prevention and Intervention Centre in Australia. Patients' medical files were reviewed using a standardized file audit. Data on 432 patients with FEP and baseline co-morbid substance use disorder (SUD) were available for analysis. Predictors of reduction/cessation of SU at follow up were examined using logistic regression analyses. Results In univariate analyses, a reduction/cessation of SU was predicted by baseline measures reflecting higher education, employment, accommodation with others, cannabis use disorder (CUD) only (rather than poly-SUDs), better global functioning and better premorbid social and occupational functioning, later age at onset of psychosis, and a diagnosis of non-affective psychosis. In multivariate analysis, CUD alone and better premorbid social and occupational functioning remained significant predictors. Conclusions Addressing SUDs and social and occupational goals in people with FEP may offer opportunities to prevent SUDs becoming more severe or entrenched. Further longitudinal research on recovery from SU and FEP is needed to disentangle directions of influence and identify key targets for intervention.
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Scuticociliatosis is an economically important, frequently fatal disease of marine fish in aquaculture, caused by histophagous ciliated protozoa in the subclass Scuticociliatida of the phylum Ciliophora. A rapidly lethal systemic scuticociliate infection is described that affected aquarium-captive zebra sharks (Stegostoma fasciatum), Port Jackson sharks (Heterodontus portusjacksoni), and a Japanese horn shark (Heterodontus japonicus). Animals died unexpectedly or after a brief period of lethargy or behavioral abnormality. Gross findings included necrohemorrhagic hepatitis and increased volumes of celomic fluid. Histologically, 1 or more of a triad of necrotizing hepatitis, necrotizing meningoencephalitis, and thrombosing branchitis were seen in all cases, with necrotizing vasculitis or intravascular fibrinocellular thrombi. Lesions contained variably abundant invading ciliated protozoa. Molecular identification by polymerase chain reaction from formalin-fixed tissues identified these as the scuticociliate Philasterides dicentrarchi (syn. Miamiensis avidus), a novel and potentially emergent pathogen in sharks.
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El lenguaje es siempre valorativo, aún cuando adopte formas aparentemente objetivas o neutras. Esta conjetura básica guía el análisis comparativo de diversos artículos aparecidos en el diario El País en los meses de julio de 1986, 1996 y 2006 en ocasión de los aniversarios del inicio de la Guerra Civil española (50, 60 y 70 años respectivamente). La intención es indagar qué versiones de la guerra ofrece cada uno y cuáles son las estrategias discursivas que utilizan para hacerlo. Es decir, cómo construyen una representación de ese acontecimiento fundamental en la historia de España y qué diferencias encontramos en el tratamiento discursivo que hacen de él. Se analizan algunas opciones discursivas que son claves en la construcción del referente: la selección temática y lexical, las expresiones que aluden a la guerra y la gramática particular que exhibe u oculta los participantes de las acciones. El hecho de que sea el mismo periódico nos autoriza a suponer que las diferencias lingüísticas e ideológicas que encontremos en la comparación responderán a cambios en las representaciones sociales de las cuales los medios son vehículos privilegiados. De este modo, el análisis luz sobre las transformaciones que la memoria de la Guerra Civil española sufrió en los últimos veinte años.
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Suele afirmarse que Santiago del Estero concentra un elevado número de campesinos. En este artículo presentamos una primera aproximación al tema con el propósito de comenzar a desmitificar dicha idea. Para ello, recurrimos a datos arrojados por el Formulario de Caracterización Familiar del PROINDER, año 2009 -ejecutado desde la Subsecretaría de Desarrollo Rural y Agricultura Familiar de Santiago del Estero- y entrevistas realizadas en parajes rurales del departamento de Atamisqui en abril del 2010. El Formulario utilizado nos permite, entre otras cosas, mensurar el peso que las distintas fuentes de ingreso tienen en el total del ingreso familiar. Esto, junto a los testimonios recogidos en las entrevistas, nos permite conocer de qué viven las familias analizadas. Se observa que el sustento más importante proviene del trabajo estacional asalariado desarrollado en distintas actividades rurales (aunque especialmente en el desflore de maíz y la cosecha de arándanos) y de transferencias diversas (jubilaciones, beneficios sociales, remesas). Estos datos nos estarían indicando, en este caso particular, que el sujeto habitualmente caracterizado como campesinado esconde, en realidad, a la clase obrera rural atamisqueña
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El lenguaje es siempre valorativo, aún cuando adopte formas aparentemente objetivas o neutras. Esta conjetura básica guía el análisis comparativo de diversos artículos aparecidos en el diario El País en los meses de julio de 1986, 1996 y 2006 en ocasión de los aniversarios del inicio de la Guerra Civil española (50, 60 y 70 años respectivamente). La intención es indagar qué versiones de la guerra ofrece cada uno y cuáles son las estrategias discursivas que utilizan para hacerlo. Es decir, cómo construyen una representación de ese acontecimiento fundamental en la historia de España y qué diferencias encontramos en el tratamiento discursivo que hacen de él. Se analizan algunas opciones discursivas que son claves en la construcción del referente: la selección temática y lexical, las expresiones que aluden a la guerra y la gramática particular que exhibe u oculta los participantes de las acciones. El hecho de que sea el mismo periódico nos autoriza a suponer que las diferencias lingüísticas e ideológicas que encontremos en la comparación responderán a cambios en las representaciones sociales de las cuales los medios son vehículos privilegiados. De este modo, el análisis luz sobre las transformaciones que la memoria de la Guerra Civil española sufrió en los últimos veinte años.
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Suele afirmarse que Santiago del Estero concentra un elevado número de campesinos. En este artículo presentamos una primera aproximación al tema con el propósito de comenzar a desmitificar dicha idea. Para ello, recurrimos a datos arrojados por el Formulario de Caracterización Familiar del PROINDER, año 2009 -ejecutado desde la Subsecretaría de Desarrollo Rural y Agricultura Familiar de Santiago del Estero- y entrevistas realizadas en parajes rurales del departamento de Atamisqui en abril del 2010. El Formulario utilizado nos permite, entre otras cosas, mensurar el peso que las distintas fuentes de ingreso tienen en el total del ingreso familiar. Esto, junto a los testimonios recogidos en las entrevistas, nos permite conocer de qué viven las familias analizadas. Se observa que el sustento más importante proviene del trabajo estacional asalariado desarrollado en distintas actividades rurales (aunque especialmente en el desflore de maíz y la cosecha de arándanos) y de transferencias diversas (jubilaciones, beneficios sociales, remesas). Estos datos nos estarían indicando, en este caso particular, que el sujeto habitualmente caracterizado como campesinado esconde, en realidad, a la clase obrera rural atamisqueña
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Suele afirmarse que Santiago del Estero concentra un elevado número de campesinos. En este artículo presentamos una primera aproximación al tema con el propósito de comenzar a desmitificar dicha idea. Para ello, recurrimos a datos arrojados por el Formulario de Caracterización Familiar del PROINDER, año 2009 -ejecutado desde la Subsecretaría de Desarrollo Rural y Agricultura Familiar de Santiago del Estero- y entrevistas realizadas en parajes rurales del departamento de Atamisqui en abril del 2010. El Formulario utilizado nos permite, entre otras cosas, mensurar el peso que las distintas fuentes de ingreso tienen en el total del ingreso familiar. Esto, junto a los testimonios recogidos en las entrevistas, nos permite conocer de qué viven las familias analizadas. Se observa que el sustento más importante proviene del trabajo estacional asalariado desarrollado en distintas actividades rurales (aunque especialmente en el desflore de maíz y la cosecha de arándanos) y de transferencias diversas (jubilaciones, beneficios sociales, remesas). Estos datos nos estarían indicando, en este caso particular, que el sujeto habitualmente caracterizado como campesinado esconde, en realidad, a la clase obrera rural atamisqueña