699 resultados para outsourcing decryption
Resumo:
Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)
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Pós-graduação em Saúde Coletiva - FMB
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This paper aims to describe the construction workers' activities, as well as their perceptions about risks and workload. The study, based on the Collective Work Analysis, is part of a broader public policies project for the improvement of SIVAT (Surveillance System of Work Accidents) - in the city of Piracicaba (Southeastern Brazil). Civil construction was prioritized given the epidemiological magnitude of the occurrence of work accidents and the limited efficacy of traditional surveillance initiatives in this sector due to informal employment practices, outsourcing, high staff turnover, etc. The workers have a high level of awareness concerning the risk of accidents, but they believe that the main preventive measures hinder or even make it impossible for them to carry out the tasks. Our findings question the efficacy of traditional training for adherence to safety practices, thus highlighting the need for a transformative pedagogy for preventive practices and the health promotion of workers.
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O leitor tem em mãos um texto cujo objetivo principal é propor uma definição de terceirização que seja, ao mesmo tempo, rigorosa do ponto de vista analítico e útil do ponto de vista político. Defenderemos que a terceirização é todo processo de contratação de trabalhadores por empresa interposta, cujo objetivo último é a redução de custos com a força de trabalho e (ou) a externalização dos conflitos trabalhistas. Se a formulação parece e é simples, de maneira alguma ela é consensual. Tal como veremos ao longo do texto, a terceirização é objeto de estudo de várias disciplinas e, dentro de cada uma delas, muitas são as controvérsias em torno da sua definição. Este texto é resultado de ampla pesquisa bibliográfica e de estudos de casos específicos realizados pelos autores ao longo de suas pesquisas de pós-graduação.
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In Italia, il contesto legislativo e l’ambiente competitivo dei Confidi è profondamente mutato negli ultimi anni a seguito dell’emanazione di due nuove normative: la “Legge Quadro” sui Confidi e la nuova regolamentazione del capitale di vigilanza nelle banche (c.d. "Basilea 2"). la Legge Quadro impone ai Confidi di adottare uno dei seguenti status societari: i) ente iscritto all’albo di cui all’art. 106 del Testo Unico Bancario (TUB); ii) ente iscritto all’albo di cui all’art. 107 del Testo Unico Bancario; iii) banca cooperativa di garanzia collettiva dei fidi. Fermi restando i requisiti soggettivi sui garanti ammessi da Basilea 2, la modalità tecnica finora utilizzata dai Confidi non risponde ai requisiti oggettivi. Il pensiero strategico si enuclea nelle seguenti domande: A) qual è la missione del Confidi (perché esistono i Confidi)? B) Quali prodotti e servizi dovrebbero offrire per raggiungere la loro missione? C) Quale modello organizzativo e di governance si conforma meglio per l'offerta dei prodotti e servizi individuati come necessari per il raggiungimento della missione? Le riflessioni condotte nell’ambito di un quadro di riferimento delineato dal ruolo delle garanzie nel mercato del credito bancario, dalle “Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche”, dalla “Legge Quadro” sui e, infine, dall’assetto istituzionale ed operativo dei Confidi si riassumono nelle seguenti deduzioni: Proposizione I: segmentare la domanda prima di adeguare l’offerta; Proposizione II: le operazioni tranched cover sono un'alternativa relativamente efficiente per l'operatività dei Confidi, anche per quelli non vigilati; Proposizione III: solo i Confidi‐banca hanno la necessità di dotarsi di un rating esterno; Proposizione IV: le banche sono nuovi Clienti dei Confidi: offrire servizi di outsourcing (remunerati), ma non impieghi di capitale; Proposizione V: le aggregazioni inter settoriali nel medesimo territorio sono da preferirsi alle aggregazioni inter territoriali fra Confidi del medesimo settore. Alle future ricerche è affidato il compito di verificare: quali opzioni strategiche nel concreato siano state applicate; quali siano state le determinati di tali scelte; il grado di soddisfacimento dei bisogni degli stakeholder dei Confidi; misurare i benefici conseguiti nell'efficienza allocativa del credito.
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Il lavoro è stato suddiviso in tre macro-aree. Una prima riguardante un'analisi teorica di come funzionano le intrusioni, di quali software vengono utilizzati per compierle, e di come proteggersi (usando i dispositivi che in termine generico si possono riconoscere come i firewall). Una seconda macro-area che analizza un'intrusione avvenuta dall'esterno verso dei server sensibili di una rete LAN. Questa analisi viene condotta sui file catturati dalle due interfacce di rete configurate in modalità promiscua su una sonda presente nella LAN. Le interfacce sono due per potersi interfacciare a due segmenti di LAN aventi due maschere di sotto-rete differenti. L'attacco viene analizzato mediante vari software. Si può infatti definire una terza parte del lavoro, la parte dove vengono analizzati i file catturati dalle due interfacce con i software che prima si occupano di analizzare i dati di contenuto completo, come Wireshark, poi dei software che si occupano di analizzare i dati di sessione che sono stati trattati con Argus, e infine i dati di tipo statistico che sono stati trattati con Ntop. Il penultimo capitolo, quello prima delle conclusioni, invece tratta l'installazione di Nagios, e la sua configurazione per il monitoraggio attraverso plugin dello spazio di disco rimanente su una macchina agent remota, e sui servizi MySql e DNS. Ovviamente Nagios può essere configurato per monitorare ogni tipo di servizio offerto sulla rete.
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La tesi ha per oggetto lo studio delle politiche pubbliche locali ed in particolare delle politiche sociali che dal 2011 sono diventate politiche esclusivamente territoriali. L’obiettivo è quello di verificare se il differente orientamento politico delle amministrazioni genera politiche differenti. Per verificare le ipotesi si sono scelti 2 Comuni simili sul piano delle variabili socio-economiche, ma guidati da giunte con orientamento politico differente: il Comune di Modena a guida Partito Democratico e il Comune di Verona con un sindaco leghista a capo di una giunta di centro-destra. Nella prima parte vengono esposti ed analizzati i principali paradigmi di studio delle politiche (rational choice, paradigma marxista, economia del benessere, corporativismo e pluralismo, neo-istituzionalismo e paradigma relazionale) e viene presentato il paradigma che verrà utilizzato per l’analisi delle politiche (paradigma relazionale). Per la parte empirica si è proceduto attraverso interviste in profondità effettuate ai due Assessori alle Politiche sociali e ai due Dirigenti comunali dei Comuni e a 18 organizzazioni di Terzo settore impegnate nella costruzione delle politiche e selezionate attraverso la metodologia “a palla di neve”. Sono analizzate le disposizioni normative in materia di politica sociale, sia per la legislazione regionale che per quella comunale. L’analisi dei dati ha verificato l’ipotesi di ricerca nel senso che l’orientamento politico produce politiche differenti per quanto riguarda il rapporto tra Pubblica Amministrazione e Terzo settore. Per Modena si può parlare di una scelta di esternalizzazione dei servizi che si accompagna ad un processo di internalizzazione dei servizi tramite le ASP; a Verona almeno per alcuni settori delle politiche (disabilità e anziani) sono stati realizzati processi di sussidiarietà e di governance. Per la fase di programmazione l’orientamento politico ha meno influenza e la programmazione mostra caratteristiche di tipo “top-down”.
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Il presente elaborato si prefigge l’obiettivo di verificare la reale e concreta applicazione delle disposizioni derivanti dall’ordinamento comunitario, all’interno della realtà portuale italiana, che, consapevole del fatto che i porti costituiscono forti infrastrutture nonché fonte di ricchezza per il paese, avverte l’esigenza di modificare fermamente il regime amministrativo dei propri porti. Le profonde innovazioni introdotte nel sistema portuale italiano a seguito della riforma del 1994, attraverso l’introduzione di assetti istituzionali ed organizzativi, hanno favorito la crescita dei traffici marittimi del paese. In ragione dei significativi mutamenti che hanno segnato la realtà economica mondiale negli ultimi anni, in cui si è assistito, al fenomeno della c.d. globalizzazione economica, che spinge verso la delocalizzazione produttiva e verso l’apertura di nuovi mercati di consumo, particolare attenzione è stata posta alle esigenze nascenti all’interno del sistema portuale, di apportare delle significative modifiche alla Legge 84/1994, per affrontare le nuove sfide poste dalla competizione comunitaria ed internazionale, e migliorare l’efficienza delle attività produttive ed uniformare l’impianto normativo. Nello specifico è stato esaminato il testo unificato della recente proposta di legge di riforma del settore portuale, le cui novità maggiormente rilevanti si sviluppano essenzialmente su tre livelli: la governance dei porti, la programmazione e la pianificazione delle aree, le attività economiche ed i servizi portuali. In maniera precisa e dettagliata, si è proceduto all’analisi dei servizi portuali tecnico-nautici, prestando attenzione alle prospettive di liberalizzazione del settore ed al principio di uniformità in materia tariffaria, al fine di rendere detti servizi funzionali e trasparenti. Infine, l’attenzione è stata posta alla realtà portuale a livello comunitario, esaminando le recenti disposizioni emanate dalle istituzioni comunitarie, al fine di verificare il miglior funzionamento dei porti marittimi e lo sviluppo della rete transeuropea di trasporto.
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Il presente elaborato concerne le problematiche giuridiche connesse alla regolamentazione del settore dell’autotrasporto di cose per conto di terzi in Italia, con particolare attenzione alla disciplina dei profili tariffari ed alle dinamiche consolidatesi nella prassi in relazione alle pratiche di dumping sociale, outsourcing e delocalizzazione. Nella prima parte, dopo una premessa finalizzata a descrivere le caratteristiche strutturali dei fornitori di servizi di autotrasporto in ambito nazionale e comunitario nonchè le principali peculiarità del mercato di riferimento, viene descritta ed analizzata l’evoluzione normativa e giurisprudenziale verificatasi con riguardo ai profili tariffari dell’autotrasporto, esaminando in particolare le caratteristiche ed i profili di criticità propri delle discipline in materia di “tariffe a forcella” di cui alla L. n. 298/1974 e di “costi minimi di sicurezza” di cui all’art. 83-bis del D.L. n. 112/2008, fino a giungere all’analisi degli scenari conseguenti alla recente riforma del settore apportata dalla Legge di Stabilità 2015 (L. 23/12/2014, n. 190). Nella seconda parte, vengono esaminate alcune tematiche problematiche che interessano il settore, sia a livello nazionale che comunitario, e che risultano strettamente connesse ai sopra menzionati profili tariffari. In particolare, si fa riferimento alle fattispecie del cabotaggio stradale, del distacco transazionale di lavoratori e dell’abuso della libertà di stabilimento in ambito comunitario concretantesi nella fattispecie della esterovestizione. Tali problematiche sono state analizzate dapprima attraverso la ricostruzione del quadro normativo nazionale e comunitario di riferimento; in secondo luogo, attraverso l’esame dei profili critici emersi alla luce delle dinamiche di mercato invalse nel settore e, infine, in relazione all’analisi dello scenario futuro desumibile dalle iniziative legislative ed amministrative in atto, nonché dagli indirizzi interpretativi affermatisi in ambito giurisprudenziale.
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BACKGROUND: In some Western countries, more and more patients seek initial treatment even for minor injuries at emergency units of hospitals. The initial evaluation and treatment as well as aftercare of these patients require large amounts of personnel and logistical resources, which are limited and costly, especially if compared to treatment by a general practitioner. In this study, we investigated whether outsourcing from our level 1 trauma center to a general practitioner has an influence on patient satisfaction and compliance. METHODS: This prospective, randomized study, included n = 100 patients who suffered from a lateral ankle ligament injury grade I-II (16, 17). After radiological exclusion of osseous lesions, the patients received early functional treatment and were shown physical therapy exercises to be done at home, without immobilization or the use of stabilizing ortheses. The patients were randomly assigned into two groups of 50 patients each: Group A (ER): Follow-up and final examination in the hospital's emergency unit. Group B (GP): Follow-up by general practitioner, final examination at hospital's emergency unit. The patients were surveyed regarding their satisfaction with the treatment and outcome of the treatment. RESULTS: Female and male patients were equally represented in both groups. The age of the patients ranged from 16 - 64 years, with a mean age of 34 years (ER) and 35 years (GP). 98% (n = 98) of all patients were satisfied with their treatment, and 93% (n = 93) were satisfied with the outcome. For these parameters no significant difference between the two groups could be noted (p = 0.7406 and 0.7631 respectively). 39% of all patients acquired stabilizing ortheses like ankle braces (Aircast, Malleoloc etc.) on their own initiative. There was a not significant tendency for more self-acquired ortheses in the group treated by general practicioners (p = 0,2669). CONCLUSION: Patients who first present at the ER with a lateral ankle ligament injury grade I-II can be referred to a general practitioner for follow-up treatment without affecting patient satisfaction regarding treatment and treatment outcome.
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There has been much commentary about the re-ordering of the relations between nation state government, geographical territory, and populations in the advanced liberal democracies. This is seen as a product of: increasing demographic and cultural diversity due to legal and illegal migration; economic, cultural, and political global interdependence; footloose mobility of capital and the outsourcing of jobs to poorer countries; the growing power of international corporations and financial markets; and the growth of supra-national bodies like the European Union and The North Atlantic Free Trade Association, the World Trade Organisation, and (debatably), the UN. These developments are held to be associated with the gradual demise of the model of the increasingly secular nation state first crystallised by the Treaty of Westphalia in 1648. This conception provided a mutual, guarantee of states’ jurisdiction over territory and populations through their legitimated attempts to monopolise the use of force. Though, the relations between these states have always been asymmetrical and often challenged (Hunter 1998).
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The development of the Internet has made it possible to transfer data ‘around the globe at the click of a mouse’. Especially fresh business models such as cloud computing, the newest driver to illustrate the speed and breadth of the online environment, allow this data to be processed across national borders on a routine basis. A number of factors cause the Internet to blur the lines between public and private space: Firstly, globalization and the outsourcing of economic actors entrain an ever-growing exchange of personal data. Secondly, the security pressure in the name of the legitimate fight against terrorism opens the access to a significant amount of data for an increasing number of public authorities.And finally,the tools of the digital society accompany everyone at each stage of life by leaving permanent individual and borderless traces in both space and time. Therefore, calls from both the public and private sectors for an international legal framework for privacy and data protection have become louder. Companies such as Google and Facebook have also come under continuous pressure from governments and citizens to reform the use of data. Thus, Google was not alone in calling for the creation of ‘global privacystandards’. Efforts are underway to review established privacy foundation documents. There are similar efforts to look at standards in global approaches to privacy and data protection. The last remarkable steps were the Montreux Declaration, in which the privacycommissioners appealed to the United Nations ‘to prepare a binding legal instrument which clearly sets out in detail the rights to data protection and privacy as enforceable human rights’. This appeal was repeated in 2008 at the 30thinternational conference held in Strasbourg, at the 31stconference 2009 in Madrid and in 2010 at the 32ndconference in Jerusalem. In a globalized world, free data flow has become an everyday need. Thus, the aim of global harmonization should be that it doesn’t make any difference for data users or data subjects whether data processing takes place in one or in several countries. Concern has been expressed that data users might seek to avoid privacy controls by moving their operations to countries which have lower standards in their privacy laws or no such laws at all. To control that risk, some countries have implemented special controls into their domestic law. Again, such controls may interfere with the need for free international data flow. A formula has to be found to make sure that privacy at the international level does not prejudice this principle.