931 resultados para ARA-BY15
Resumo:
[EN] The exon-1 of the androgen receptor (AR) gene contains two repeat length polymorphisms which modify either the amount of AR protein inside the cell (GGN(n), polyglycine) or its transcriptional activity (CAG(n), polyglutamine). Shorter CAG and/or GGN repeats provide stronger androgen signalling and vice versa. To test the hypothesis that CAG and GGN repeat AR polymorphisms affect muscle mass and various variables of muscular strength phenotype traits, the length of CAG and GGN repeats was determined by PCR and fragment analysis and confirmed by DNA sequencing of selected samples in 282 men (28.6 +/- 7.6 years). Individuals were grouped as CAG short (CAG(S)) if harbouring repeat lengths of 21. GGN was considered short (GGN(S)) or long (GGN(L)) if GGN 23, respectively. No significant differences in lean body mass or fitness were observed between the CAG(S) and CAG(L) groups, or between GGN(S) and GGN(L) groups, but a trend for a correlation was found for the GGN repeat and lean mass of the extremities (r=-0.11, p=0.06). In summary, the lengths of CAG and GGN repeat of the AR gene do not appear to influence lean mass or fitness in young men.
Resumo:
[EN] To examine whether obesity-associated leptin resistance could be due to down-regulation of leptin receptors (OB-Rs) and/or up-regulation of suppressor of cytokine signalling 3 (SOCS3) and protein tyrosine phosphatase 1B (PTP1B) in skeletal muscle, which blunt janus kinase 2-dependent leptin signalling and signal transducer and activator of transcription 3 (STAT3) phosphorylation and reduce AMP-activated protein kinase (AMPK) and acetyl-coenzyme A carboxylase (ACC) phosphorylation. Deltoid and vastus lateralis muscle biopsies were obtained from 20 men: 10 non-obese control subjects (mean +/- s.d. age, 31 +/- 5 years; height, 184 +/- 9 cm; weight, 91 +/- 13 kg; and percentage body fat, 24.8 +/- 5.8%) and 10 obese (age, 30 +/- 7 years; height, 184 +/- 8 cm; weight, 115 +/- 8 kg; and percentage body fat, 34.9 +/- 5.1%). Skeletal muscle OB-R170 (OB-R long isoform) protein expression was 28 and 25% lower (both P < 0.05) in arm and leg muscles, respectively, of obese men compared with control subjects. In normal-weight subjects, SOCS3 protein expression, and STAT3, AMPKalpha and ACCbeta phosphorylation, were similar in the deltoid and vastus lateralis muscles. In obese subjects, the deltoid muscle had a greater amount of leptin receptors than the vastus lateralis, whilst SOCS3 protein expression was increased and basal STAT3, AMPKalpha and ACCbeta phosphorylation levels were reduced in the vastus lateralis compared with the deltoid muscle (all P < 0.05). In summary, skeletal muscle leptin receptors and leptin signalling are reduced in obesity, particularly in the leg muscles.
Resumo:
[ES] Estudiamos el rendimiento en el salto vertical y como podría verse afectado por la composición corporal en 13 niñas que practicaban gimnasia rítmica (GR; 10.4 ± 0.9 años) y13 niñas control (CO; 9.9 ± 0.7 años). La composición corporal fue determinada mediante antropometría y DXA. Se realizaron saltos con y sin contramovimiento (CMJ y SJ) sobre una plataforma de fuerza analizándose entre otras variables la altura de vuelo (AV), velocidad de despegue (VD), velocidad vertical máxima del centro de masas (Vimax), la potencia media(Pm), el impulso mecánico positivo (Ipos), tiempo de fuerza máxima (Tfmax) y potencia instantánea máxima (Pimax). Las gimnastas consiguieron una AV, VD, Ipos y Vimax mayor en ambos saltos y una Pm, Tfmax y Pimax mayores en el CMJ que las control (p<0.05). En conclusión, practicar gimnasia rítmica se asocia a un mayor rendimiento en el salto vertical.
Resumo:
[ES] La escasa disponibilidad y el alto coste del aceite de pescado han impulsado a los científicos a buscar fuentes alternativas a este recurso, como por ejemplo los aceites vegetales. En este estudio hemos evaluado el efecto de dos diferentes fuentes lipídicas vegetales (lino y soja) sobre el estado de salud de la dorada. Los resultados indicaron que tanto una elevada (70%) como la total (100%) sustitución de aceite de pescado por aceites vegetales en la dieta de juveniles de dorada influyen negativamente en el crecimiento y conversión del alimento. Todas las dietas, con excepción de la del 70% de sustitución, presentaron un menor crecimiento y un peso final significativamente menor (p< 0,05) que el control. La composición lipídica dietética se reflejó en los ácidos grasos de los macrófagos del riñón anterior, aunque se observó una incorporación selectiva de ARA y EPA. La expresión de Mx en respuesta a ambos estímulos (bacteria y Poli I: C) fue homogénea en todos los grupos, pero los niveles basales fueron más altos en los peces alimentados con dieta vegetal. Este resultado podría indicar un posible efecto beneficioso de los lípidos vegetales sobre el sistema inmune de los peces.
Resumo:
Programa de Doctorado: Actividad Física, Salud y Rendimiento Deportivo
Resumo:
Questo lavoro nasce principalmente da un legame affettivo e di parentela che mi lega alla figura di Mario Giacomelli e alla sua grande opera di fotografo che lo ha portato a raggiungere un ruolo fondamentale nella storia della fotografia contemporanea. Ricordo che sin da quando ero bambino rimanevo affascinato dalle sue opere, da quei paesaggi fotografati in bianco e nero, da quelle sagome dei pretini che sembrano danzare nel vuoto, il tutto però senza capire la vera importanza di quello che avevo davanti ai miei occhi e ignorando completamente tutto l’interesse, le critiche e i dibattiti che quegli scatti accendevano in quegli anni, al punto di venire addirittura esposti in quello che si può definire il museo di arte moderna per antonomasia, ovvero il MoMa, in fondo per me non era altro che uno zio. Il ricordo mi porta nella sua piccola e buia Tipografia Marchigiana, in pieno centro storico a Senigallia, proprio dietro il Municipio, dove lo trovavo sempre indaffarato con timbri, foto e oggetti di ogni tipo, sommerso in un caos primordiale. È incredibile pensare come in quel minuscolo negozio siano passati tutti i più grandi personaggi della fotografia italiana, quali Giuseppe Cavalli, Ferruccio Ferroni, Gianni Berengo Gardin, Ferdinando Scianna; dietro quella facciata di piccola bottega si nascondeva un universo parallelo che entrava in contatto con le più importanti gallerie e musei di arte contemporanea del mondo. Oggi al suo posto c’è una Parrucchieria. Molte cose sono cambiate, io ho capito, aimè in ritardo, l’importanza del personaggio che ho avuto la fortuna di conoscere e di avere come parente. La città stessa si è accorta solo dopo la morte, come spesso accade, di quale formidabile artista ha cresciuto, un artista che è sempre rimasto fedele alla sua terra di origine, che ha rappresentato una fonte inesauribile di spunti per la sua opera fotografica. A quel punto si è scatenato un turbinio di conferenze, mostre e pubblicazioni sul lavoro di Giacomelli, tanto che sarebbe rimasto impossibile a chiunque non capire il peso che questa figura ha ancora oggi per la città. Proprio lo scorso Novembre è ricorso il decennale della sua scomparsa e in questa occasione si è dato il via ad una infinita serie di iniziative, mostre, conferenze e pubblicazioni dedicate alla figura del fotografo senigalliese, ribadendo la necessità per la città di dotarsi di uno spazio idoneo ad ospitare questi eventi. In una recente intervista condotta dal quotidiano Il Resto del Carlino, Simone Giacomelli, figlio del fotografo, ha sottolineato l’urgenza della creazione di uno spazio dedicato alle fotografie del padre “Io lavoro molto con l'estero e sono in contatto con appassionati che arrivano da tutto il mondo per ammirare le foto di Giacomelli. C'è un gruppo di studenti che mi ha contattato dall'Australia. Ho dovuto dire di aspettare perché in città c'è una raccolta di foto al Museo mezzadria ed una parte al Museo dell'informazione. Manca un luogo dove si possa invece vedere tutta la produzione.”. Con queste premesse il progetto per un Centro Internazionale della Fotografia non poteva che essere a Senigallia, non tanto per il fatto di essere la mia città, alla quale sono molto legato, quanto per l’essere stata la culla di un grande artista quale Mario Giacomelli, dalla quale non si è mai voluto allontanare e che ha rappresentato per lui la fonte di ispirazione di quasi tutte le sue opere. Possiamo dire che grazie a questo personaggio, Senigallia è diventata la città della Fotografia, in quanto non passa settimana senza che non venga presentata una nuova iniziativa in ambito fotografico e non vengano organizzate mostre di fotografi di calibro internazionale quali Henri Cartier Bresson, Ara Guler, etc… Ecco quindi motivato il titolo di Internazionale attribuito al museo, in quanto da questo cuore pulsante si dovranno creare una serie di diramazioni che andranno a collegare tutti i principali centri di fotografia mondiali, favorendo lo scambio culturale e il dibattito. Senigallia è una città di modeste dimensioni sulla costa adriatica, una città dalle grandi potenzialità e che fa del turismo sia balneare che culturale i suoi punti di forza. La progettazione di questa sede museale mi ha permesso di affrontare e approfondire lo studio storico della città nella sua evoluzione. Da questa analisi è emerso un caso molto particolare ed interessante, quello di Piazza Simoncelli, un vuoto urbano che si presenta come una vera e propria lacerazione del tessuto cittadino. La piazza infatti è stata sede fino al 1894 di uno dei quattro lotti del ghetto ebraico. Cambia quindi il ruolo del sito. Ma la mancata capacità aggregativa di questo vuoto, data anche dal fatto della mancanza di un edificio rappresentativo, ne muta il ruolo in parcheggio. E’ la storia di molti ghetti italiani inseriti in piani di risanamento che vedevano la presenza del costruito antecedente, come anomalia da sanare. E’ la storia del ghetto di Roma o di quello di Firenze, che sorgeva nel luogo dell’attuale Piazza della Repubblica. Tutti sventrati senza motivazioni diverse che non la fatiscenza dell’aggregato. A Senigallia il risultato è stato una vera e propria lacerazione del tessuto urbano, giungendo alla produzione di un vuoto oppositivo al resto della città, che ha portato la perdita della continuità spaziale, se non si vuole poi far riferimento a quella culturale. Il mio intervento quindi vede nel legame con la storia e con l’identità del luogo un punto fondamentale di partenza. Da queste basi ho cercato di sviluppare un progetto che ha come presupposto il forte legame con la memoria del luogo e con le architetture locali. Un progetto che possa rappresentare un polo culturale, un cuore pulsante dove poter sviluppare e approfondire le conoscenze fotografiche, dal quale poter entrare in contatto con tutti i principali centri dedicati alla fotografia e nel quale poter tenere sempre vivo il ricordo di uno dei più importanti artisti che la città ha avuto la fortuna di crescere.
Dall'involucro all'invaso. Lo spazio a pianta centrale nell'opera architettonica di Adalberto Libera
Resumo:
An archetype selected over the centuries Adalberto Libera wrote little, showing more inclination to use the project as the only means of verification. This study uses a survey of the project for purely compositional space in relation to the reason that most other returns with continuity and consistency throughout his work. "The fruit of a type selected over centuries", in the words of Libera, is one of the most widely used and repeated spatial archetypes present in the history of architecture, given its nature as defined by a few consolidated elements and precisely defined with characters of geometric precision and absoluteness, the central space is provided, over the course of evolution of architecture, and its construction aspects as well as symbolic, for various uses, from historical period in which it was to coincide with sacred space for excellence, to others in which it lends itself to many different expressive possibilities of a more "secular". The central space was created on assumptions of a constructive character, and the same exact reason has determined the structural changes over the centuries, calling from time to time with advances in technology, the maximum extent possible and the different applications, which almost always have coincided with the reason for the monumental space. But it’s in the Roman world that the reason for the central space is defined from the start of a series of achievements that fix the character in perpetuity. The Pantheon was seen maximum results and, simultaneously, the archetype indispensable, to the point that it becomes difficult to sustain a discussion of the central space that excludes. But the reason the space station has complied, in ancient Rome, just as exemplary, monuments, public spaces or buildings with very different implications. The same Renaissance, on which Wittkower's proving itself once and for all, the nature and interpretation of sacred space station, and thus the symbolic significance of that invaded underlying interpretations related to Humanism, fixing the space-themed drawing it with the study and direct observation by the four-sixteenth-century masters, the ruins that in those years of renewed interest in the classical world, the first big pieces of excavation of ancient Rome brought to light with great surprise of all. Not a case, the choice to investigate the architectural work of Libera through the grounds of the central space. Investigating its projects and achievements, it turns out as the reason invoked particularly evident from the earliest to latest work, crossing-free period of the war which for many authors in different ways, the distinction between one stage and another, or the final miss. The theme and the occasion for Libera always distinct, it is precisely the key through which to investigate her work, to come to discover that the first-in this case the central plan-is the constant underlying all his work, and the second reason that the quota with or at the same time, we will return different each time and always the same Libera, formed on the major works remained from ancient times, and on this building method, means consciously, that the characters of architectural works, if valid, pass the time, and survive the use and function contingent. As for the facts by which to formalize it, they themselves are purely contingent, and therefore available to be transferred from one work to another, from one project to another, using also the loan. Using the same two words-at-issue and it becomes clear now how the theme of this study is the method of Libera and opportunity to the study of the central space in his work. But there is one aspect that, with respect to space a central plan evolves with the progress of the work of Libera on the archetype, and it is the reason behind all the way, just because an area built entirely on reason centric. It 'just the "center" of space that, ultimately, tells us the real progression and the knowledge that over the years has matured and changed in Libera. In the first phase, heavily laden with symbolic superstructure, even if used in a "bribe" from Free-always ill-disposed to sacrifice the idea of architecture to a phantom-center space is just the figure that identifies the icon represents space itself: the cross, the flame or the statue are different representations of the same idea of center built around an icon. The second part of the work of clearing the space station, changed the size of the orders but the demands of patronage, grows and expands the image space centric, celebratory nature that takes and becomes, in a different way, this same symbol . You see, one in all, as the project of "Civiltà Italiana" or symbolic arch are examples of this different attitude. And at the same point of view, you will understand how the two projects formulated on the reuse of the Mausoleum of Augustus is the key to its passage from first to second phase: the Ara Pacis in the second project, making itself the center of the composition "breaks" the pattern of symbolic figure in the center, because it is itself an architecture. And, in doing so, the transition takes place where the building itself-the central space-to become the center of that space that itself creates and determines, by extending the potential and the expressiveness of the enclosure (or cover) that defines the basin centered. In this second series of projects, which will be the apex and the point of "crisis" in the Palazzo dei Congressi all'E42 received and is no longer so, the symbol at the very geometry of space, but space itself and 'action' will be determined within this; action leading a movement, in the case of the Arco simbolico and the "Civiltà Italiana" or, more frequently, or celebration, as in the great Sala dei Recevimenti all’E42, which, in the first project proposal, is represented as a large area populated by people in suits, at a reception, in fact. In other words, in this second phase, the architecture is no longer a mere container, but it represents the shape of space, representing that which "contains". In the next step-determining the knowledge from which mature in their transition to post-war-is one step that radically changes the way centric space, although formally and compositionally Libera continues the work on the same elements, compounds and relationships in a different way . In this last phase Freedom, center, puts the man in human beings, in the two previous phases, and in a latent, were already at the center of the composition, even if relegated to the role of spectators in the first period, or of supporting actors in the second, now the heart of space. And it’s, as we shall see, the very form of being together in the form of "assembly", in its different shades (up to that sacred) to determine the shape of space, and how to relate the parts that combine to form it. The reconstruction of the birth, evolution and development of the central space of the ground in Libera, was born on the study of the monuments of ancient Rome, intersected on fifty years of recent history, honed on the constancy of a method and practice of a lifetime, becomes itself, Therefore, a project, employing the same mechanisms adopted by Libera; the decomposition and recomposition, research synthesis and unity of form, are in fact the structure of this research work. The road taken by Libera is a lesson in clarity and rationality, above all, and this work would uncover at least a fragment.
Resumo:
Over the last decades the prevalence of food allergies has continually increased on a world wide scale. While there are effective treatments available for bee and wasp venom allergic patients, there is currently no established therapy for the treatment of severe food allergies. Aim of the project was to genetically fuse different food allergens with the immune modulating Toll-like receptor 5 (TLR5)-ligand flagellin and to test these constructs for their immune modulatory capacities both in vitro and in vivo. Chicken ovalbumin (Ova) as model antigen, Pru p 3, and Ara h 2 the respective major allergens from peach and peanut were used as allergens. The potential vaccine candidates were characterized by protein biochemical methods (purity, folding, endotoxin contaminations). Moreover, their immune modulating effects on cell culture lines (TLR5-receptor activation) and primary mouse immune cells (myeloid and plasmacytoid dendritic cells) were investigated. Additionally, the prophylactic and therapeutic use of the flagellin Ova fusion protein (rflaA:Ova) were investigated in a mouse model of intestinal allergy. In myeloid dendritic cells (mDC) stimulation with the fusion proteins led to a strong cell activation and cytokine secretion. Here, the fusion proteins proved to be a much stronger stimulus than the equimolar amount of both proteins provided alone or as a mixture. Noteworthy, stimulation with rflaA:Ova induced the secretion of the anti-inflammatory cytokine IL-10 from mDC. In co-culture experiments this IL-10 secretion suppressed the Ova-induced secretion of Th1 and Th2 cytokines from Ova-specific CD4 T cells. Using MyD88-deficient mDC this repression of cytokine secretion was shown to be TLR-dependent. Finally, the potency of the rflaA:Ova construct was investigated in a mouse model of Ova-induced intestinal allergy. In a prophylactic vaccination approach rflaA:Ova was shown to prevent the establishment of the intestinal allergy and all associated symptoms (weight loss, temperature drop, soft faeces). This fusion protein-mediated protection was accompanied by a reduced T cell activation, and reduced Th2 cytokines in intestinal homogenates. These effects were paralleled by a strong induction of Ova-specific IgG2a antibodies in rflaA:Ova-vaccinated sera, while Ova-specific IgE antibody production was significantly reduced. Therapeutic vaccination with rflaA:Ova reduced allergic symptoms and T cell activation but did not influence weight loss and antibody production. In all in vivo experiments vaccination with both proteins either provided alone or as a mixture did not have comparable effects. Future experiments aim at elucidating the mechanism and further optimization of the therapeutic vaccination approach. The results presented in this thesis demonstrate, that fusion proteins containing flagellin have strong immune modulatory capacities both in vitro and in vivo. Therefore, such constructs are promising vaccine candidates for the therapy of type I allergies.
Resumo:
Il Museo Nazionale di Ravenna, ospitato in alcuni ambienti dell’ex monastero benedettino di San Vitale, attualmente si identifica con difficoltà con un punto nodale nel circuito di visita della città. Il complesso museale, come è ovvio che sia per la tipologia monastica, pur trovandosi al centro di un’importante area monumentale, non instaura alcun dialogo con le architetture che lo circondano, rimanendo chiuso in se stesso. Questo è il frutto anche della mancanza di una visione d’insieme, che comporta una difficile comprensione del sito da parte del visitatore. Dopo un’analisi ad ampio raggio, che parte dall’area esterna al complesso e arriva alle collezioni conservate negli ambienti del museo, si evince un generale disordine alle diverse scale. Con questa tesi si propone quindi di fornire una lettura chiara ed ordinata dell’area intorno al complesso dell’ex monastero di San Vitale e di far partecipare tutte le architetture in un unico complesso ed articolato “racconto”. Allo stesso tempo si cerca un’organizzazione precisa delle molteplici funzioni dislocate all’interno degli spazi del complesso e, scendendo ancora di scala, si espone una nuova narrazione museografica.
Resumo:
Attualmente la costante diffusione delle sensor network e lo sviluppo di apparati elettronici a basso consumo di energia hanno fatto in modo di motivare la ricerca nel campo dell’elettronica che tenta di spiegare il concetto dell'energy harvesting per raccogliere energia dall'ambiente circostante. I sistemi che raccolgono quella energia che normalmente va persa sono di diversi tipi.
Resumo:
Il presente lavoro di tesi si colloca nell’ambito dell’analisi del rischio di contaminazione ambientale dovuto ad incidenti rilevanti, facendo particolare riferimento a due metodologie per la stima di tale rischio. La prima è una metodologia ad indici proposta dal Gruppo di Lavoro misto APAT/ARPA/CNVVF, tramite la quale è possibile compiere un primo livello di analisi, detto anche IRA-Initial Risk Assessment: l’obiettivo principale del metodo ad indici sopra citato è quello di individuare situazioni critiche per il suolo e sottosuolo in riferimento alla possibilità di contaminazione da parte di liquidi idrocarburici. La seconda procedura riguarda, invece, una valutazione avanzata del rischio ambientale, detta anche ARA-Advanced Risk Assessment: quest’ultima, applicata solo nel caso in cui l’analisi di primo livello abbia evidenziato situazioni critiche, viene realizzata tipicamente tramite software specifici, in grado di simulare sia nello spazio che nel tempo i fenomeni di migrazione della contaminazione nel sottosuolo. Nell’ambito del lavoro di tesi è stata eseguita per un deposito costiero di liquidi idrocarburici una valutazione del rischio ambientale sia di primo livello (IRA, tramite l’applicazione del metodo ad indici), sia di livello avanzato (ARA, tramite il software HSSM). I risultati ottenuti nei due casi risultano in ottimo accordo. La tesi è organizzata in 7 capitoli. Il Capitolo 1, che ha carattere introduttivo, illustra il concetto di rischio di incidente rilevante e si concentra sull’impatto che gli incidenti rilevanti possono avere sull’ambiente, come emerge chiaramente dall’analisi delle banche dati incidentali. Il Capitolo 2 fornisce una mappatura degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante in Italia. Il Capitolo 3 illustra il metodo ad indici ed il Capitolo 4 riporta le caratteristiche del software HSSM. Il Capitolo 5 contiene la descrizione del caso di studio analizzato, fornendo tutti gli elementi utili ai fini dell’applicazioni delle metodologie di analisi del rischio: pertanto esso contiene la descrizione sia delle principali proprietà impiantistiche del deposito e degli scenari incidentali che in esse possono verificarsi, sia delle proprietà idrogeologiche del terreno su cui sorge il sito. Il Capitolo 6 riporta in modo ampio e documentato i risultati ottenuti dall'applicazione delle metodologie di valutazione del rischio al caso di studio. Il Capitolo 7 infine contiene alcune considerazioni finali.
Resumo:
La radioterapia guidata dalle immagini è una terapia medica che utilizza acquisizioni frequenti di immagini durante la radioterapia. Scopo di questo elaborato è di dimostrare come l'acquisizione di bioimmagini con risonanza magnetica durante l'erogazione del trattamento radioterapico possa portare a una notevole riduzione dei problemi a cui la radioterapia è legata: errori di posizionamento del paziente, localizzazione del volume bersaglio, movimento degli organi durante l'erogazione del trattamento. Partendo dai meccanismi biologici e fisici di iterazione tra le particelle del fascio di erogazione del trattamento e quelle tumorali costituenti il tessuto bersaglio, si è descritta la radioterapia guidata dalle immagini, accostandola alla risonanza magnetica nel trattamento di specifici tumori situati nei polmoni, nella zona del collo e della testa, e nella prostata. Infine si sono descritti gli impianti di ultima generazione che integrano il sistema per l'erogazione del trattamento radioterapico con quello di acquisizione di immagini con risonanza magnetica.
Resumo:
Cytarabine (ara-C) is an important drug in the treatment of acute myeloid leukemia (AML). High-dose cytarabine (2000 to 3000 mg per square meter of body-surface area) is toxic but results in higher rates of relapse-free survival than does the conventional dose of 100 to 400 mg per square meter. Intermediate dose levels have not been thoroughly evaluated.