542 resultados para Ancoragem passiva
Resumo:
Nell’ambito delle problematiche relative agli impianti a rischio di incidente rilevante, riscontra particolare interesse l’analisi dell’effetto domino, sia per la grande severità delle conseguenze degli eventi incidentali che esso comporta, sia per l’indeterminazione ancora presente nelle metodologie di analisi e di valutazione del fenomeno stesso. Per effetto domino si intende la propagazione di un evento incidentale primario dall’apparecchiatura dalla quale ha avuto origine alle apparecchiature circostanti, che diventano sorgenti di eventi incidentali secondari. Infatti elevati valori dell’irraggiamento, della sovrappressione di picco ed il lancio di proiettili, imputabili all’evento primario, possono innescare eventi secondari determinando una propagazione a catena dell’incidente così come si propaga la catena di mattoncini nel gioco da tavolo detto “domino”. Le Direttive Europee 96/82/EC e 2012/18/EU denominate, rispettivamente “Seveso II” e “Seveso III” stabiliscono la necessità, da parte del gestore, di valutare l’effetto domino, in particolare in aree industriali ad elevata concentrazione di attività a rischio di incidente rilevante. L’analisi consiste nel valutare, in termini di frequenza e magnitudo, gli effetti indotti su apparecchiature cosiddette “bersaglio” da scenari incidentali che producono irraggiamenti, onde di pressione e lancio di proiettili. Il presente lavoro di tesi, svolto presso lo stabilimento di Ravenna di ENI Versalis, ha lo scopo di presentare una metodologia per l’analisi dell’effetto domino adottata in un caso reale, in mancanza di un preciso riferimento normativo che fissi i criteri e le modalità di esecuzione di tale valutazione. Inoltre esso si presta a valutare tutte le azioni preventive atte a interrompere le sequenze incidentali e quindi i sistemi di prevenzione e protezione che possono contrastare un incidente primario evitando il propagarsi dell’incidente stesso e quindi il temuto effetto domino. L’elaborato è strutturato come segue. Dopo il Capitolo 1, avente carattere introduttivo con l’illustrazione delle linee guida e delle normative in riferimento all’effetto domino, nel Capitolo 2 sono descritte le principali tecniche di analisi di rischio che possono essere utilizzate per l’individuazione degli eventi incidentali credibili ovvero degli eventi incidentali primari e della loro frequenza di accadimento. Nel Capitolo 3 vengono esaminati i criteri impiegati da ENI Versalis per la valutazione dell’effetto domino. Nei Capitoli 4 e 5 sono descritti gli iter tecnico-procedurali messi a punto per la progettazione della protezione antincendio, rispettivamente attiva e passiva. Nel Capitolo 6 viene approfondito un aspetto particolarmente critico ovvero la valutazione della necessità di dotare di protezione le tubazioni. Nel Capitolo 7 viene illustrata la progettazione antifuoco di un caso di studio reale dello stabilimento ENI Versalis di Ravenna: l’unità di Idrogenazione Selettiva. Infine nel Capitolo 8 sono riportate alcune considerazioni conclusive.
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La fissazione esterna si propone come una metodica alternativa molto valida nel trattamento delle fratture di bacino e delle ossa lunghe, nel massimo rispetto delle parti molli e dell’osso, e nel recupero precoce del movimento articolare. I maggiori vantaggi nell’utilizzo dei fissatori esterni sono rappresentati: dalla possibilità di essere utilizzati in una gamma di situazioni complesse, nelle quali le tecniche tradizionali non danno buoni risultati (ad esempio fratture esposte), dalla semplicità del procedimento chirurgico, dal fatto che evitano un secondo tempo chirurgico per la rimozione dei mezzi di sintesi. Contrariamente a tutti i mezzi di sintesi inoltre, sono indicati nel caso di infezioni. A livello articolare invece, la loro presenza, contrariamente a un gesso, consente la mobilizzazione precoce, sia passiva che attiva, dell’arto interessato, fondamentale per una completa ripresa funzionale. L'esperienza di questa tesi ha mostrato che i criteri di valutazione di un sistema di fissazione esterna sono rappresentati da: stabilità dell’impianto, cioè la capacità del sistema di mantenere la riduzione ottenuta resistendo alle forze di sollecitazione nel tempo, deformabilità elastica dell’impianto, cioè la possibilità di consentire e promuovere micromovimenti a livello del focolaio di frattura, versatilità dell’impianto, cioè la possibilità di realizzare montaggi diversi per rispondere a specifiche richieste terapeutiche, massimo rispetto biologico da parte degli elementi di presa, con un’accettabile ingombro per evitare intolleranze soggettive e semplicità d’applicazione. Pertanto i vantaggi clinici sono: minima invasività, sintesi stabile, compressione inter-frammentaria, versatilità, mobilizzazione precoce e carico precoce. Il presente lavoro si è rivelato uno strumento utile per arrivare alla progettazione finale di un sistema circolare e di un sistema ibrido che possano rispondere entrambi a tutti i requisiti sopra elencati. Ha focalizzato innanzitutto la propria attenzione su un sistema circolare, con il fine ultimo di descrivere in quale modo esso risponde all’applicazione di differenti cicli di carico. La particolarità del sistema studiato è rappresentata dalla possibilità di combinare il sistema circolare con un dispositivo articolato di ginocchio, costituendo così un sistema ibrido di fissazione esterna. Il sistema ibrido ha unito la rigidezza garantita dal sistema monolaterale all’elasticità dei sistemi circolari, in modo tale che le forze, che altrimenti agirebbero sul focolaio di frattura, si possano scaricare sia sul dispositivo monolaterale sia sui cerchi. L’elaborato ha focalizzato quindi la sua attenzione sul sistema ibrido, formato dalla combinazione del sistema circolare e del dispositivo monolaterale articolato, con il fine ultimo di descrivere come anch’esso risponde all’applicazione di differenti cicli di carico.
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é presentata una proposta di traduzione dal russo all'italiano del racconto di Andrej Kurkov. Nell'introduzione vengono presentati l'autore, la sua opera e le principali difficoltà traduttive incontrate.
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In un sistema radar è fondamentale rilevare, riconoscere e cercare di seguire il percorso di un eventuale intruso presente in un’area di osservazione al fine ultimo della sicurezza, sia che si consideri l’ambito militare, che anche quello civile. A questo proposito sono stati fatti passi avanti notevoli nella creazione e sviluppo di sistemi di localizzazione passiva che possano rilevare un target (il quale ha come unica proprietà quella di riflettere un segnale inviato dal trasmettitore), in modo che esso sia nettamente distinto rispetto al caso di assenza dell’intruso stesso dall’area di sorveglianza. In particolare l’ultilizzo di Radar Multistatico (ossia un trasmettitore e più ricevitori) permette una maggior precisione nel controllo dell’area d’osservazione. Tra le migliori tecnologie a supporto di questa analisi vi è l’UWB (Ultra Wide-Band), che permette di sfruttare una banda molto grande con il riscontro di una precisione che può arrivare anche al centimetro per scenari in-door. L’UWB utilizza segnali ad impulso molto brevi, a banda larga e che quindi permettono una risoluzione elevata, tanto da consentire, in alcune applicazioni, di superare i muri, rimuovendo facilmente gli elementi presenti nell’ambiente, ossia il clutter. Quindi è fondamentale conoscere algoritmi che permettano la detection ed il tracking del percorso compiuto dal target nell’area. In particolare in questa tesi vengono elaborati nuovi algoritmi di Clustering del segnale ricevuto dalla riflessione sull’intruso, utilizzati al fine di migliorare la visualizzazione dello stesso in post-processing. Infine questi algoritmi sono stati anche implementati su misure sperimentali attuate tramite nodi PulsOn 410 Time Domain, al fine ultimo della rilevazione della presenza di un target nell’area di osservazione dei nodi.
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Oggetto di questa tesi è lo studio di una rete di teleriscaldamento (TLR) preesistente, la rete di Corticella (Bo) ipotizzando la presenza di sottostazioni di scambio termico attive. Inizialmente sono state presentate le sottostazioni di scambio termico sia tradizionali che attive. Nelle tradizionali ci si è soffermato sul tipo di regolazione che può avvenire. Per quanto riguarda le sottostazioni di scambio termico attive son stati esaminati i 4 layout che permettono uno scambio termico bidirezionale di energia termica. E’ stato presentato il software IHENA (intelligent Heat Energy Network Analysis) creato dal dipartimento di ingegneria industriale, che ha permesso di effettuare le simulazioni sulla rete analizzata. Viene mostrato l’algoritmo di Todini-Pilati generalizzato dall’utilizzo delle equazioni di Darcy-Weisbach su cui si basa il motore di calcolo. Inoltre vengono presentati i vari input che è necessario inserire per ottenere il calcolo della rete. Dopo nozioni di base relative al teleriscaldamento attivo e la presentazione del software utilizzato si è passati alla vera e propria analisi della rete di teleriscaldamento. Sono state effettuate varie simulazioni per vedere l’andamento della rete di Corticella sia considerandola passiva (come nella realtà) che ipotizzandola attiva tramite l’inserimento di sottostazioni di scambio termico ative. Le analisi condotte riguardano i seguenti punti. a) E’ stata presentata la rete di Corticella cosi come è andando a studiare quindi il caso base. b) Sono state svolte delle analisi per vedere come si comportava la rete nel caso in cui venivano variati dei parametri operativi come i carichi termici richiesti dalle utenze. c) Sono stati valutati i percorsi più critici. d) Si è condotta un analisi sulla regolazione al variare delle temperature esterne. Dopo l'analisi del caso base sono state introdotte delle sottostazioni di scambio termico attive, prima solo una, e poi varie lungo determinati percorsi. Le valutazioni effettuate mettevano in primo piano gli andamenti della temperatura nei percorsi, la potenza termica generata dalla sorgente, la temperatura di ritorno in centrale e se si verificano delle problematiche sugli scambiatori di calore. In queste simulazioni sono stati valutati tutti e quattro gli schemi utilizzabili. Infine è stata effettuata un analisi comparativa tra le varie soluzioni studiate per poter mettere a confronto i casi. In particolare anche qui si sono voluti confrontare i valori di potenza spesa per il pompaggio, temperatura di ritorno in centrale e potenza termica offerta dalla sorgente.
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La Bioacustica marina studia gli aspetti “acustici” riguardanti gli animali marini tra cui le capacità uditive, la produzione del suono e la comunicazione attraverso i suoni. Ad oggi, un crescente livello di suoni introdotti negli oceani dalle attività umane sta causando una serie di effetti sull’ecosistema marino ed in particolare su specie che svolgono molteplici funzioni attraverso l’impiego attivo e passivo dei suoni, primi fra tutti i mammiferi marini. Il monitoraggio acustico passivo è uno dei metodi principali e popolari usati per aiutare gli scienziati a indagare e capire i modelli comportamentali degli animali marini. L'area di studio d’interesse si trova nel Canale di Sicilia, nel tratto di mare antistante Capo Granitola (Sicilia sud-occidentale), dove troviamo tra le specie più abbondanti di mammiferi marini: il tursiope, la stenella e il delfino comune. Questo tratto di mare è monitorato acusticamente dal 2012 dal laboratorio di bioacustica dell’IAMC-CNR attraverso un sistema di registrazione subacqueo autonomo. Il lavoro di tesi ha avuto l’obiettivo di analizzare 9 mesi di registrazioni al fine di studiare la presenza di delfinidi. Gli obiettivi specifici di questa tesi sono stati: •La verifica di interazioni tra delfini e attività antropiche attraverso l’analisi della presenza contemporanea di rumori prodotti da imbarcazioni e disegnali sonori prodotti da delfinidi; •Studiare gli andamenti circadiani e stagionali dei vocalizzi dei delfinidi e eventuali variazioni nei principali parametri acustici che caratterizzano i segnali di ecolocalizzazione. Grazie all’analisi dei dati acustici si sono ottenute informazioni sugli andamenti temporali della presenza/vocalizzazioni di delfinidi e sulla possibile interazione con le barche da pesca.
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Este trabalho faz a apresentaçao de uma nova gramática do português elaborada a partir de usos (NEVES, no prelo), com a mesma orientaçao teórica funcionalista explicitada em Neves (1997, 2002, 2003, 2006 e 2010, entre outros) que orienta a Gramática de usos do português já publicada (NEVES, 2000), entretanto preparada com explícita ancoragem em textos, e com discursivizaçao destinada à sua inserçao no campo educativo (uma das vertentes deste evento). Essa proposta de discussao escolar de uma gramática baseada nos usos, tal como a proponho, valoriza o estudo gramatical ancorado na reflexao sobre a linguagem a partir de textos, sem que eles se invoquem como pretexto para apresentaçao de padroes ou de simples aspectos taxonômicos. Pelo contrário, visa-se a verificar, nos (variados) usos, tudo o que é possível fazer com a linguagem, pelo simples acionamento das solicitaçoes de uso: exatidao ou inexatidao (quando essa for a intençao); elevaçao ou banalizaçao (quando essa for a relevância); redundância ou inacabamentos (quando essa for a necessidade); etc. No centro está a noçao de base funcionalista de que, à parte o núcleo duro da gramática de uma língua, tudo no uso linguístico sao escolhas. Diferentes gêneros abrigam diferentes inserçoes das possibilidades de produçao linguística, e, embora seja inatingível a lida com todas essas possibilidades, a simples visao de que é assim que a linguagem funciona já constitui abertura para uma percepçao reflexiva da gramática (modo de funcionamento) da língua
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Este trabalho faz a apresentaçao de uma nova gramática do português elaborada a partir de usos (NEVES, no prelo), com a mesma orientaçao teórica funcionalista explicitada em Neves (1997, 2002, 2003, 2006 e 2010, entre outros) que orienta a Gramática de usos do português já publicada (NEVES, 2000), entretanto preparada com explícita ancoragem em textos, e com discursivizaçao destinada à sua inserçao no campo educativo (uma das vertentes deste evento). Essa proposta de discussao escolar de uma gramática baseada nos usos, tal como a proponho, valoriza o estudo gramatical ancorado na reflexao sobre a linguagem a partir de textos, sem que eles se invoquem como pretexto para apresentaçao de padroes ou de simples aspectos taxonômicos. Pelo contrário, visa-se a verificar, nos (variados) usos, tudo o que é possível fazer com a linguagem, pelo simples acionamento das solicitaçoes de uso: exatidao ou inexatidao (quando essa for a intençao); elevaçao ou banalizaçao (quando essa for a relevância); redundância ou inacabamentos (quando essa for a necessidade); etc. No centro está a noçao de base funcionalista de que, à parte o núcleo duro da gramática de uma língua, tudo no uso linguístico sao escolhas. Diferentes gêneros abrigam diferentes inserçoes das possibilidades de produçao linguística, e, embora seja inatingível a lida com todas essas possibilidades, a simples visao de que é assim que a linguagem funciona já constitui abertura para uma percepçao reflexiva da gramática (modo de funcionamento) da língua
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Este trabalho faz a apresentaçao de uma nova gramática do português elaborada a partir de usos (NEVES, no prelo), com a mesma orientaçao teórica funcionalista explicitada em Neves (1997, 2002, 2003, 2006 e 2010, entre outros) que orienta a Gramática de usos do português já publicada (NEVES, 2000), entretanto preparada com explícita ancoragem em textos, e com discursivizaçao destinada à sua inserçao no campo educativo (uma das vertentes deste evento). Essa proposta de discussao escolar de uma gramática baseada nos usos, tal como a proponho, valoriza o estudo gramatical ancorado na reflexao sobre a linguagem a partir de textos, sem que eles se invoquem como pretexto para apresentaçao de padroes ou de simples aspectos taxonômicos. Pelo contrário, visa-se a verificar, nos (variados) usos, tudo o que é possível fazer com a linguagem, pelo simples acionamento das solicitaçoes de uso: exatidao ou inexatidao (quando essa for a intençao); elevaçao ou banalizaçao (quando essa for a relevância); redundância ou inacabamentos (quando essa for a necessidade); etc. No centro está a noçao de base funcionalista de que, à parte o núcleo duro da gramática de uma língua, tudo no uso linguístico sao escolhas. Diferentes gêneros abrigam diferentes inserçoes das possibilidades de produçao linguística, e, embora seja inatingível a lida com todas essas possibilidades, a simples visao de que é assim que a linguagem funciona já constitui abertura para uma percepçao reflexiva da gramática (modo de funcionamento) da língua
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O objetivo deste estudo foi comparar cefalometricamente os efeitos dentários promovidos pelo aparelho extrabucal e com a placa lábio-ativa, instalados para a contenção dos molares superiores distalizados previamente com a placa de Cetlin associada ao aparelho extrabucal. A amostra consistiu de 40 telerradiografias em norma lateral, obtidas de 20 pacientes, sendo 6 do sexo masculino e 14 do sexo feminino, com idade média de 11 anos e 7 meses, tratados por um período médio de 14 meses e 10 dias. Após a distalização, que foi feita com a placa de Cetlin associada ao aparelho extrabucal cérvico-occipital, estes pacientes foram divididos aleatoriamente em dois grupos, onde o grupo AEB utilizou o próprio aparelho extrabucal de uso noturno e o grupo PLA utilizou uma placa lábio-ativa superior em período integral, ambos os aparelhos para conter os primeiros molares superiores distalizados durante a fase de alinhamento e nivelamento dentários. Após a análise estatística, verificou-se que no grupo AEB os molares superiores apresentaram apenas uma inclinação para mesial em média de 8,220 . Já os incisivos superiores inclinaram para lingual, em média, 3,330. No grupo PLA, os molares apresentaram extrusão de, em média, 1,82 mm; mesialização de 3,14 mm; e inclinação para mesial de 8,320; já os incisivos inclinaram para lingual 5,780, em média. Ao comparar os resultados dos grupos entre si, verificou-se que não houve diferença estatisticamente significante entre os aparelhos utilizados. Portanto, tanto o aparelho extrabucal, como a placa lábio-ativa apresentaram-se eficazes para a contenção dos molares superiores distalizados durante as fases de alinhamento e nivelamento dentários.
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O objetivo deste estudo foi comparar cefalometricamente os efeitos dentários promovidos pelo aparelho extrabucal e com a placa lábio-ativa, instalados para a contenção dos molares superiores distalizados previamente com a placa de Cetlin associada ao aparelho extrabucal. A amostra consistiu de 40 telerradiografias em norma lateral, obtidas de 20 pacientes, sendo 6 do sexo masculino e 14 do sexo feminino, com idade média de 11 anos e 7 meses, tratados por um período médio de 14 meses e 10 dias. Após a distalização, que foi feita com a placa de Cetlin associada ao aparelho extrabucal cérvico-occipital, estes pacientes foram divididos aleatoriamente em dois grupos, onde o grupo AEB utilizou o próprio aparelho extrabucal de uso noturno e o grupo PLA utilizou uma placa lábio-ativa superior em período integral, ambos os aparelhos para conter os primeiros molares superiores distalizados durante a fase de alinhamento e nivelamento dentários. Após a análise estatística, verificou-se que no grupo AEB os molares superiores apresentaram apenas uma inclinação para mesial em média de 8,220 . Já os incisivos superiores inclinaram para lingual, em média, 3,330. No grupo PLA, os molares apresentaram extrusão de, em média, 1,82 mm; mesialização de 3,14 mm; e inclinação para mesial de 8,320; já os incisivos inclinaram para lingual 5,780, em média. Ao comparar os resultados dos grupos entre si, verificou-se que não houve diferença estatisticamente significante entre os aparelhos utilizados. Portanto, tanto o aparelho extrabucal, como a placa lábio-ativa apresentaram-se eficazes para a contenção dos molares superiores distalizados durante as fases de alinhamento e nivelamento dentários.
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Este estudo avaliou o posicionamento ântero posterior dos primeiros molares inferiores, durante o tratamento ortodôntico, utilizando o arco lingual inferior como acessório de ancoragem na técnica Straight-Wire, em comparação aos casos tratados pela técnica Edgewise, sem a utilização do arco lingual. Dois grupos foram selecionados, ambos apresentando má oclusão de Classe I de Angle7, tratados com extração dos primeiros pré-molares superiores e inferiores. Foi utilizada uma amostra de 255 telerradiografias em norma lateral, obtidas de pacientes brasileiros, de ambos os sexos, com média de idade de 13 anos e 6 meses e com diferentes padrões de crescimento facial. Embasado na análise e discussão dos resultados, concluiu-se que: 1) do início do tratamento ao fim da fase de nivelamento, a perda de ancoragem coronária do primeiro molar inferior foi maior nos casos tratados com a técnica Straight-Wire; 2) do fim da fase de nivelamento ao fim do tratamento, a perda de ancoragem coronária e radicular do primeiro molar inferior foi maior na técnica Edgewise; 3) do início ao fim tratamento a perda de ancoragem radicular foi maior nos pacientes tratados com a técnica Edgewise; e 4) o deslocamento ântero-posterior dos incisivos inferiores não apresentou diferença estatisticamente significante para ambas as técnicas, em todas as etapas observadas.(AU)
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Este estudo avaliou o posicionamento ântero posterior dos primeiros molares inferiores, durante o tratamento ortodôntico, utilizando o arco lingual inferior como acessório de ancoragem na técnica Straight-Wire, em comparação aos casos tratados pela técnica Edgewise, sem a utilização do arco lingual. Dois grupos foram selecionados, ambos apresentando má oclusão de Classe I de Angle7, tratados com extração dos primeiros pré-molares superiores e inferiores. Foi utilizada uma amostra de 255 telerradiografias em norma lateral, obtidas de pacientes brasileiros, de ambos os sexos, com média de idade de 13 anos e 6 meses e com diferentes padrões de crescimento facial. Embasado na análise e discussão dos resultados, concluiu-se que: 1) do início do tratamento ao fim da fase de nivelamento, a perda de ancoragem coronária do primeiro molar inferior foi maior nos casos tratados com a técnica Straight-Wire; 2) do fim da fase de nivelamento ao fim do tratamento, a perda de ancoragem coronária e radicular do primeiro molar inferior foi maior na técnica Edgewise; 3) do início ao fim tratamento a perda de ancoragem radicular foi maior nos pacientes tratados com a técnica Edgewise; e 4) o deslocamento ântero-posterior dos incisivos inferiores não apresentou diferença estatisticamente significante para ambas as técnicas, em todas as etapas observadas.(AU)
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O aparelho Pêndulo é eficaz na correção das más oclusões de Classe II, com comprometimento dentoalveolar superior. No entanto, a perda de ancoragem caracterizada pela mesialização dos pré-molares superiores, e pela vestibularização e protrusão dos incisivos superiores, constitui um grave efeito colateral deste dispositivo. O objetivo deste estudo foi avaliar as possíveis alterações dentárias e esquelética, sagitais e verticais, decorrentes do uso do Pêndulo modificado, ancorado em mini-implantes. Dez indivíduos foram tratados neste estudo, sendo que telerradiografias em norma lateral foram realizadas no início do tratamento, e imediatamente após a remoção do Pêndulo. Em cada indivíduo foram instalados dois mini-implantes no palato, que receberam carga imediata por meio da ativação do Pêndulo modificado, apoiado nestes dispositivos de ancoragem temporária. Nenhum dos dentes avaliados apresentou alterações verticais estatisticamente significantes; o mesmo ocorreu para as alterações esqueléticas verticais e sagitais, e para o trespasse vertical e horizontal. Com relação às alterações estatisticamente significantes, o primeiro molar superior moveu-se para distal aproximadamente 5,6mm em 6,2 meses, e com inclinação distal média de 7,100. Os segundos pré-molares superiores distalizaram em média 2,7mm e inclinaram 5,550; já os segundos molares superiores moveram-se em média 4,6mm para distal com uma inclinação de 13,700; valores estes também considerados estatisticamente significantes. O sistema de distalização de molares superiores, composto pelo Pêndulo modificado ancorado em mini-implantes, mostrou-se eficaz na correção da má oclusão de Classe II, sem produzir os efeitos de perda de ancoragem. (AU)
Resumo:
O aparelho Pêndulo é eficaz na correção das más oclusões de Classe II, com comprometimento dentoalveolar superior. No entanto, a perda de ancoragem caracterizada pela mesialização dos pré-molares superiores, e pela vestibularização e protrusão dos incisivos superiores, constitui um grave efeito colateral deste dispositivo. O objetivo deste estudo foi avaliar as possíveis alterações dentárias e esquelética, sagitais e verticais, decorrentes do uso do Pêndulo modificado, ancorado em mini-implantes. Dez indivíduos foram tratados neste estudo, sendo que telerradiografias em norma lateral foram realizadas no início do tratamento, e imediatamente após a remoção do Pêndulo. Em cada indivíduo foram instalados dois mini-implantes no palato, que receberam carga imediata por meio da ativação do Pêndulo modificado, apoiado nestes dispositivos de ancoragem temporária. Nenhum dos dentes avaliados apresentou alterações verticais estatisticamente significantes; o mesmo ocorreu para as alterações esqueléticas verticais e sagitais, e para o trespasse vertical e horizontal. Com relação às alterações estatisticamente significantes, o primeiro molar superior moveu-se para distal aproximadamente 5,6mm em 6,2 meses, e com inclinação distal média de 7,100. Os segundos pré-molares superiores distalizaram em média 2,7mm e inclinaram 5,550; já os segundos molares superiores moveram-se em média 4,6mm para distal com uma inclinação de 13,700; valores estes também considerados estatisticamente significantes. O sistema de distalização de molares superiores, composto pelo Pêndulo modificado ancorado em mini-implantes, mostrou-se eficaz na correção da má oclusão de Classe II, sem produzir os efeitos de perda de ancoragem. (AU)