999 resultados para Ruffini, Giovanni Roberto
Resumo:
Este trabajo analiza las formas que adopta la crisis de la identidad, elemento esencial de la literatura posmoderna, en las principales novelas de Roberto Bolaño (La literatura nazi en América, Estrella distante, Los detectives salvajes, Amuleto, Nocturno de Chile y 2666), tanto a nivel temático como estructural. Dicha crisis se convierte en el eje vertebrador de motivos como el doble, el viaje o la locura, y de una concepción novelística que cuestiona sus propios mecanismos, dando lugar a una “estética de la fragmentariedad”, a relatos polifónicos y múltiples que a partir de las simetrías se integran en una estructura globalizadora.
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Here we report the subcellular localization of an intracellular serine protease of 68 kDa in axenic promastigotes of Leishmania (Leishmania) amazonensis, using subcellular fractionation, enzymatic assays, immunoblotting, and immunocytochemistry. All fractions were evaluated by transmission electron microscopy and the serine protease activity was measured during the cell fractionation procedure using a-N-r-tosyl-L-arginine methyl ester (L-TAME) as substrate, phenylmethylsulphone fluoride (PMSF) and L-1-tosylamino-2-phenylethylchloromethylketone (TPCK) as specific inhibitors. The enzymatic activity was detected mainly in a membranous vesicular fraction (6.5-fold enrichment relative to the whole homogenate), but also in a crude plasma membrane fraction (2.0-fold). Analysis by SDS-PAGE gelatin under reducing conditions demonstrated that the major proteolytic activity was found in a 68 kDa protein in all fractions studied. A protein with identical molecular weight was also recognized in immunoblots by a polyclonal antibody against serine protease (anti-SP), with higher immunoreactivity in the vesicular fraction. Electron microscopic immunolocalization using the same polyclonal antibody showed the enzyme present at the cell surface, as well as in cytoplasmic membranous compartments of the parasite. Our findings indicate that the internal location of this serine protease in L. amazonensis is mainly restricted to the membranes of intracellular compartments resembling endocytic/exocytic elements.
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A partire dagli anni Trenta del Cinquecento la traduzione dei poeti classici in lingua volgare comincia a imporsi come un fenomeno di vasta portata nel mercato editoriale italiano. Omero, Virgilio, Stazio, ma soprattutto l'enciclopedico e lascivo Ovidio vengono liberamente riscritti e adattati per il diletto di un pubblico medio, desideroso di ritrovare i poemi antichi nel metro dell'Orlando furioso. Se molte di queste traduzioni non riuscirono a sopravvivere ai mutamenti del gusto, alcune di esse entrarono stabilmente nel canone delle versioni poetiche italiane. È il caso delle Metamorfosi ovidiane riscritte in ottava rima attorno alla metà del secolo da Giovanni Andrea dell'Anguillara, poeta della cerchia farnesiana destinato a vita tormentata ed errabonda. Digressivo, artificioso, magniloquente, l'Ovidio dell'Anguillara (cui è dedicato in gran parte questo volume) otterrà per almeno due secoli un incontrastato successo presso letterati, pittori e musicisti, da Marino a Tiepolo.
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Evidence shows that the endocannabinoid system modulates the addictive properties of nicotine. In the present study, we hypothesized that spontaneous withdrawal resulting from removal of chronically implanted transdermal nicotine patches is regulated by the endocannabinoid system. A 7-day nicotine dependence procedure (5.2 mg/rat/day) elicited occurrence of reliable nicotine abstinence symptoms in Wistar rats. Somatic and affective withdrawal signs were observed at 16 and 34 hours following removal of nicotine patches, respectively. Further behavioral manifestations including decrease in locomotor activity and increased weight gain also occurred during withdrawal. Expression of spontaneous nicotine withdrawal was accompanied by fluctuation in levels of the endocannabinoid anandamide (AEA) in several brain structures including the amygdala, the hippocampus, the hypothalamus and the prefrontal cortex. Conversely, levels of 2-arachidonoyl-sn-glycerol were not significantly altered. Pharmacological inhibition of fatty acid amide hydrolase (FAAH), the enzyme responsible for the intracellular degradation of AEA, by URB597 (0.1 and 0.3 mg/kg, i.p.), reduced withdrawal-induced anxiety as assessed by the elevated plus maze test and the shock-probe defensive burying paradigm, but did not prevent the occurrence of somatic signs. Together, the results indicate that pharmacological strategies aimed at enhancing endocannabinoid signaling may offer therapeutic advantages to treat the negative affective state produced by nicotine withdrawal, which is critical for the maintenance of tobacco use.
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Because an enriched environment (EE) enhances T-cell activity and T-lymphocytes contribute to immunopathogenesis during heterologous dengue virus (DENV) infections, we hypothesised that an EE increases dengue severity. To compare single serotype (SS) and antibody-enhanced disease (AED) infections regimens, serial intraperitoneal were performed with DENV3 (genotype III) infected brain homogenate or anti-DENV2 hyperimmune serum followed 24 h later by DENV3 (genotype III) infected brain homogenate. Compared AED for which significant differences were detected between the EE and impoverished environmental (IE) groups (Kaplan-Meyer log-rank test, p = 0.0025), no significant differences were detected between the SS experimental groups (Kaplan-Meyer log-rank test, p = 0.089). Survival curves from EE and IE animals infected with the AED regimen were extended after corticoid injection and this effect was greater in the EE than in the IE group (Kaplan-Meyer log-rank test, p = 0.0162). Under the AED regimen the EE group showed more intense clinical signs than the IE group. Dyspnoea, tremor, hunched posture, ruffled fur, immobility, pre-terminal paralysis, shock and death were associated with dominant T-lymphocytic hyperplasia and presence of viral antigens in the liver and lungs. We propose that the increased expansion of these memory T-cells and serotype cross-reactive antibodies facilitates the infection of these cells by DENV and that these events correlate with disease severity in an EE.
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La tesi di Dottorato, condotta in accordo di colutela tra l'Università di Roma Tor Vergata e l'UNIL di Losanna, ha affrontato l'analisi di un gruppo di undici disegni custodia presso la National Gallery of Scotland di Edimburgo, copie di alcuni dei più significativi mosaici medioevali delle chiese di Roma, ricostruendone la genesi, quindi le vicende legate alla committenza, e il percorso collezionistico. I disegni scozzesi, oggetto di un importante articolo di Julian Gardner pubblicato sul Burlington Magatine nel 1973, furono commissionati intorno agli anni Settanta del XVII secolo dall'antiquario romano Giovanni Giustino Ciampini (1633-1698) in connessione alla stesura della sua opera di erudizione più avvertita e famosa: i Vetera Mommenta in' quibus praecipue Musiva Opera, sacrarum, profanan,mque, Aedìum structura, ac nonnulli antiqui ritus dissertationibus iconìbusque illustrantur. La composizione dei Vetera Mommenta - un'opera riccamente illustrata che nasce per rispondere alle esigenze della ideologia della Chiesa di Roma in un momento di rinnovata crisi del sistema - impone a Ciampini di porsi da un lato nella prospettiva della più alta tradizione antiquaria cinque e seicentesca, di cui recupera i metodi di lettura e di analisi applicati allo studio delle monete e dei monumenti antichi interpretati quali prove per la ricostruzione storica, e dall'altra, come è emerso dalle mie ricerche, lo pone immediatamente in contatto con gli avamposti del più moderno metodo di indagine storica e filologica applicato alle fonti e ai documenti della storia ecclesiastica, inaugurato dall'ambiente bollandista e inaurino. I monumenti paleocristiani e medioevali assumono in quest'ottica lo status di 'fatti incontestabili', le fonti primarie attraverso le quali Ciampini ricuce le tappe salienti della storia della Chiesa, da Costantino fino al XV secolo. Nel 1700 le copie di Edimburgo arrivano nelle mani del mercante e connoisseur milanese il padre oratoriano Sebastiano Resta (1635-1714), di stanza a Roma presso la Chiesa Nuova della Vallicella dal 1660, che decide di rilegarle tutte insieme in un volume da donare al suo maggiore acquirente e patrono, il vescovo di Arezzo Giovanni Matteo Marchetti. Come spiega Resta in alcune sue lettere, il presente avrebbe dovuto costituire insieme una curiosità ed offrire un confronto: infatti «le copie delli mosaici di Roma che erano di Monsignor Ciampini» - afferma Resta - avrebbero mostrato al Marchetti «le maniere di que' tempi gottici, barbari e divoti de cristiani e [fatto] spiccare i secoli seguenti». Questa indagine infatti ha fatto riemergere aspetti della precoce attenzione di Sebastiano Resta per l'arte dei "secoli bassi", mai debitamente affrontata dagli studi. E' infatti sulla scorta di una profonda conoscenza dei testi della letteratura artistica, e in connessione alla esplosione vivacissima della controversia Malvasia/Baldinucci sul primato del risorgere delle arti in Toscana, che Sebastiano a partire dagli anni Ottanta del Seicento comincia a meditare sul Medioevo artistico con il fine di spiegare l'evoluzione del linguaggio tecnico e formale che ha condotto alla perfezione dell'atte moderna. In questa prospettiva ι disegni del XIV e XV secolo che egli riuscì ad intercettare sul mercato valgono quali testimonianze delle maniere degli artefici più antichi e sono imbastiti nei molteplici album che Resta compone nel rispetto della successione cronologica dei presunti autori, e ordinati in base alle scuole pittoriche di pertinenza. La tesi permette perciò di descrivere nelle loro diverse specificità: da un lato il modo dei conoscitori come Resta, interessati nell'opera al dato stilistico, con immediate e sensibili ricadute sul mercato, e disposti anche con passione a ricercare i documenti relativi all'opera in quanto pressati dall'urgenza di collocarla nella sequenza cronologica dello sviluppo del linguaggio formale e tecnico; dall'altro gli antiquari come Ciampini e come Bianchini, per i quali le opere del passato valgono come prove irrefutabili della ricostruzione storica, e divengono quindi esse stesse, anche nel loro statuto di copia, documento della stona. Sono due approcci che si manifestano nel Seicento, e talvolta in una medesima persona, come mostra il caso anche per questo cruciale di Giovati Pietro Bellori, ma che hanno radici cinquecentesche, di cui i protagonisti di queste vicende sono ben consapevoli: e se dietro Resta c'è palesemente Vasari, dietro Ciampini e soprattutto Bianchini c'è la più alta tradizione antiquaria del XVI secolo, da Antonio Augustin a Fulvio Orsini.