927 resultados para Precautionary Principle
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Les technologies de stimulations transcrâniennes – tel que la tDCS ou la TMS – présentent à l’heure actuelle d’intéressantes perspectives thérapeutiques, tout comme diverses améliorations cognitives chez le sujet « non-malade » dont découlent des applications neuroamélioratives, plus ou moins imminentes, en dehors du cadre clinique ou investigatoire. Est proposé ici d’analyser les risques associés à ces applications, détournées des objectifs premiers de recherche, et aux préoccupations éthiques qui les accompagnent (autonomie, justice, intégrité physique), via un concept généralement associé aux recherches avec des perspectives de sécurité nationale et associées à un niveau de risque élevé. Révisant la trivialité d’une définition dichotomique aux usages « bons » et « mauvais », est proposé d’étendre le concept de « double-usage » pour l’appliquer à la neuroamélioration comme un mésusage de la recherche en neurosciences. Faisant référence au conflit entre, d’une part, le respect de la liberté académique et, d’autre part, la protection de la sécurité et de la santé publique, ce concept s’avère être un outil diagnostique pertinent pour l’évaluation des risques associés à l’usage mélioratif desdites technologies, et plus particulièrement de la tDCS, afin d’alimenter la réflexion sur la régulation de ces dispositifs en amont de leur utilisation, selon un principe de précaution inhérent au double-usage de la recherche. Ce concept permet ainsi de réfléchir à la mise en place d’une gouvernance proactive et contextualisée impliquant une responsabilité partagée d’un large panel d’acteurs, nécessaire au vu des avancées rapides du domaine des neurosciences et de l’imminence de l’arrivée sur le marché de ces dispositifs.
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El objetivo de este trabajo investigativo, consiste en determinar los mecanismos que contempla el derecho administrativo para materializar el principio de precaución, enfocado a la eficiente protección del medio ambiente. En resumen, se trata de analizar el funcionamiento y la estructura de las diferentes herramientas jurídicas que se aplican para prevenir la causación de riesgos en el medio ambiente El enfoque conceptual que se empleó, se basó en el concepto de análisis jurídico del riesgo ambiental para realizar una aproximación a la naturaleza de este, exponer los mecanismos de evaluación de riesgos dentro del derecho administrativo, y finalizar con un análisis del papel que cumple la administración en el manejo, control y represión frente a la causación de estos riesgos ambientales.
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La policia administrativa, una de les més clàssiques formes d'intervenció pública en l'esfera jurídica dels particulars, ha vingut caracteritzant fins a temps recents l'acció administrativa en el sector dels aliments. No obstant, les limitacions que sembla presentar aquesta forma d'intervenció davant el riscos que avui emergeixen de tal sector, i en particular de l'industria alimentària, han propiciat la construcció d´un nou i, fins a cert punt, complex sistema, caracteritzat a grans trets per la intersecció entre agents públics i privats: els sistema d´anàlisis i gestió de riscos.
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O presente trabalho tem como objetivo a análise da aplicação do princípio da precaução no setor de vigilância sanitária. Primeiramente, expõem-se diversas definições dadas ao instituto, de modo a compreendê-lo com mais clareza e precisão. Posteriormente, questionam-se eventuais excessos ou arbitrariedades na invocação desse princípio. Considera-se, em seguida, a competência normativa das agências reguladoras e a possibilidade da revisão de seus atos por parte do Poder Judiciário. Por fim, de modo a compreender como o princípio da precaução tem sido tratado pelo Poder Judiciário na seara da vigilância sanitária, realiza-se uma análise jurisprudencial nos Tribunais Regionais Federais (TRFs) do país, no Supremo Tribunal Federal (STF) e no Superior Tribunal de Justiça (STJ). Após uma minuciosa análise sustenta-se que o referido instituto não possui “densidade jurídica” para sua aplicação, visto que ainda se encontra extremamente indefinido e ilimitado.
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O princípio da precaução (PP) é uma diretriz em saúde que vem ganhando relevo nos últimos 20 anos. Seu propósito é orientar medidas nas situações em que o conhecimento científico está ainda incompleto, denotando a incerteza. As condições de economia de mercado estimulam o uso de produtos e processos inovadores, dependentes do desenvolvimento científico e das novas descobertas em curso. Suas implicações para a saúde nem sempre estão inteiramente avaliadas, expondo a população trabalhadora às incertezas. O exame da literatura mostra que o uso do PP, embora sob consenso dos órgãos reguladores em diferentes países, ainda é objeto de intenso debate na comunidade científica. em coerência com os propósitos básicos, a proteção do meio ambiente conta com milhares de citações do seu emprego, em contraste com as poucas recomendações de uso para as exposições ocupacionais. Entre estas, o PP vem sendo entendido como pouco adequado ao âmbito dos especialistas e mais indicado à proteção de populações vulneráveis. Investigações históricas mostram que a noção de precaução foi quase sempre usada em sentido inverso, fazendo-se uso da dúvida para conter as possíveis melhorias de proteção no trabalho. Conclui-se que o uso do PP depende do pressuposto da incerteza científica, caracterizada pela noção de risco, em detrimento do determinismo da causa, condição ainda não superada nas relações de trabalho.
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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)
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Il tema della ricerca ha riguardato preliminarmente la definizione di farmaco descritta nel d.lgs. n. 219 del 2006 (Codice dei farmaci per uso umano). Oltre al danno prodotto da farmaci, la ricerca ha approfondito anche la tutela ex ante ed ex post riguardante la produzione di dispositivi medici (Direttiva della Comunità Economica Europea n. 42 del 1993 e Direttiva della Comunità Economica Europea n. 374 del 1985). E’ stato necessario soffermarsi sull’analisi del concetto di precauzione per il quale nell’ambito di attività produttive, come quelle che cagionano inquinamento ambientale, o “pericolose per la salute umana” come quelle riguardanti la produzione di alimenti e farmaci, è necessario eliminare i rischi non conosciuti nella produzione di questi ultimi al fine di garantire una tutela completa della salute. L’analisi della Direttiva della Comunità Economica Europea n. 374 del 1985 nei suoi aspetti innovativi ha riguardato l’esame dei casi di danno da farmaco (Trib. Roma, 20 Giugno 2002, Trib. Roma 27 Giugno 1987, Trib. Milano 19 Novembre 1987, Cassazione Civile n. 6241 del 1987): profilo critico è quello riguardante la prova liberatoria, mentre l'art. 2050 prevede che «si debbano adottare tutte le misure necessarie per evitare il danno», l'art. 118, lett. e), c. cons.) prevede una serie di casi di esonero di responsabilità del produttore (tra cui il rischio di sviluppo). Dall'analisi emerge poi la necessità da parte del produttore di continuo utilizzo del duty to warn (Art. 117 del Codice del Consumo lett. A e B ): esso consiste nel dovere continuo di informazione del produttore tramite i suoi rappresentanti e il bugiardino presente nelle confezioni dei farmaci. Tale dovere è ancor più importante nel caso della farmacogenetica, infatti, al fine di evitare reazioni avverse nel bugiardino di alcuni farmaci verrà prescritta la necessità di effettuare un test genetico prima dell’assunzione.
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Oggetto della ricerca è la rilevanza nell’ambito del diritto penale del principio di precauzione. Quest’ultimo deve la sua diffusione e popolarità al fatto di presentarsi come criterio guida al problema del rischio e dell’incertezza. L’esigenza di adottare scelte normative in condizioni di incertezza scientifica è infatti oggi ineludibile. Si cercherà in primo luogo di circoscrivere l’oggetto dell’indagine analizzando il rilievo che il principio di precauzione ha a livello legislativo e giurisprudenziale. Quindi si analizzeranno le problematiche che il ricorso allo stesso suscita con riferimento alla struttura classica del reato e legate al contesto di incertezza nel quale viene invocato. Tali problematiche si riferiscono alla possibilità o meno di dare rilevanza al modello del reato di pericolo, alla ricostruzione del nesso causale e all’influenza che il principio di precauzione può determinare nell’accertamento dell’elemento soggettivo delle colpa. Si concluderà l’analisi analizzando le diverse posizioni assunte dalla dottrina italiana circa l’opportunità o meno dell’intervento penale in contesti di incertezza scientifica, individuando, in caso di risposta affermativa, le modalità di intervento.
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La tesi dottorale si incentra sull'analisi del principio di precauzione e sulla sua portata applicativa in quella che possiamo definire “la vita del medicinale”. La disamina prende le sue mosse dalla teoria generale relativa al principio di precauzione e ne indaga, in primis, le sue origini e la sua evoluzione e successivamente ne considera la trasposizione giuridica nel settore ambientale e della salute umana. Si può sintetizzare, in via generale, come il ricorso al principio di precauzione avvenga quando il rischio connesso ad un evento non è un rischio determinato, ma è un rischio potenziale, cioè non supportato da dati scientifici che dimostrino in modo chiaro la connessione esistente tra avvenimento e danni (causa – effetto). In particolare, i dati scientifici che tentano di analizzare detto rischio non sono sufficienti o non sono giunti ad un risultato concludente e quindi la valutazione che viene fatta non consente di determinare il rischio con sufficiente certezza. La tesi dottorale focalizza la sua attenzione sull’applicazione del principio di precauzione ad un particolare bene, il medicinale; la necessità di minimizzare i rischi derivanti dall’assunzione del farmaco richiede un presidio dei pubblici poteri e di conseguenza questo comporta la necessità di “amministrare” il medicinale anche attraverso una serie di autorizzazioni amministrative quali l’autorizzazione alla produzione, l’autorizzazione all’immissione in commercio, l’autorizzazione alla distribuzione ed alla commercializzazione.
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O presente trabalho busca analisar os diferentes tratamentos dispensados à marca no âmbito do controle preventivo e no controle repressivo de condutas. A análise da função social das marcas demonstrou que esta é uma propriedade que se realiza na concorrência e pela concorrência. Nesse sentido, não há dúvidas de que está sujeita aos princípios do Direito Concorrencial. Todavia, a maneira como esses princípios balizam a marca no controle de atos de concentração, de um lado, e no controle repressivo de condutas, de outro, difere. No âmbito do controle de atos de concentração, a atuação da autoridade concorrencial é orientada por uma variante do princípio da precaução, o que a autoriza a tomar decisões e impor restrições aos direitos marcários mesmo em um contexto de incerteza. No âmbito do controle repressivo de condutas, todavia, a intervenção do CADE está sujeita aos princípios do Processo Administrativo Sancionador. Neste contexto, as condutas que envolvem o uso de direitos de propriedade intelectual, incluindo as marcas, devem ser analisadas à luz do princípio da estrita legalidade. Um critério jurídico objetivo é necessário para distinguir o lícito do ilícito, sobretudo em um cenário no qual estão em jogo duas políticas públicas distintas: a de proteção à concorrência e a de proteção à direitos de propriedade industrial. Sendo essas duas políticas instrumentais e parciais, voltadas a um fim maior de política econômica, devem harmonizar-se, e não sobrepor-se uma a outra. Ademais, o escopo de atuação da autoridade concorrencial em processos que investiguem o uso abusivo de direitos marcários e atos de concorrência desleal deve ser esclarecido. O direito concorrencial, enquanto ramo autônomo do direito, com princípios e métodos interpretativos próprios, pode analisar institutos e figuras de outros ramos que com ele guardem relação sem ter de ficar adstrito ao posicionamento de outras instâncias.
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Characteristics of six operating hot spring recreational facilities were reviewed to identify opportunities for integrating a range of sustainable design and operation approaches into a community park. Potential operating cost savings were evaluated for a conceptual landscape project, bathhouse project, and swimming pool project that reduced the use of electricity, natural gas, water, the discharge of water, and solid waste generation. The projects showed a combined cost savings of approximately $40,000 per year by adopting passive solar design, energy efficient lighting, native vegetation, water efficient fixtures, and a natural swimming pool. The greatest potential operating cost reductions were observed for cutbacks in the use of swimming pool water and reductions in natural gas needed for building and swimming pool heating.
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Overview. Questions about the interface between the multilateral climate regime embodied in the Kyoto Protocol and the multilateral trade regime embodied in the World Trade Organisation (WTO) have become especially timely since the fall of 2001. At that time, ministerial-level meetings in Marrakech and Doha agreed to advance the agendas, respectively, for the implementation of the Kyoto Protocol and for negotiations on further agreements at the WTO. There have been concerns that each of these multilateral arrangements could constrain the effectiveness of the other, and these concerns will become more salient with the entry into force of the Kyoto Protocol. There are questions about whether and how the rights and obligations of the members of the WTO and the parties to the Protocol may conflict. Of particular concern is whether provisions in the Protocol, as well as government policies and business activities undertaken in keeping with those provisions, may conflict with the WTO non-discrimination principles of national treatment and most-favoured nation treatment. The WTO agreements that are potentially relevant to climate change issues include many of the individual Uruguay Round agreements and subsequent agreements as well. The principal elements of the Kyoto Protocol that are particularly relevant are its provisions concerning emissions trading, the Clean Development Mechanism, Joint Implementation, enforcement, and parties’ policies and measures. In combination, therefore, there are numerous potential points of intersection between the elements of the Kyoto Protocol and the WTO agreements. Previous studies have clarified many issues, as they have focused on particular aspects of the regimes’ relationships. Yet, some analyses suggest that the two regimes are largely compatible and even mutually reinforcing, while others suggest that there are significant conflicts between them. Those and other studies are referenced in the ‘suggestions for further reading’ section at the end of the paper.1 The present paper seeks to expand on those studies by providing additional breadth and depth to understanding of the issues. The analysis gives special attention to key issues on the agenda – i.e. issues that are particularly problematic because of the likelihood of occurrence of specific conflicts and the significance of their economic and/or political consequences. The paper adopts a modified ‘triage’ approach, which classifies points of intersection as (a) highly problematic and clearly in need of further attention, (b) perhaps problematic but less urgent, and (c) apparently not problematic, at least at this point in time. The principal conclusions are that: · The missions and objectives of the two regimes are largely compatible, and their operations are potentially mutually reinforcing in several respects. · Some provisions of the multilateral agreements that may superficially seem at odds are not likely to become particularly problematic in practice. · ‘Domestic policies and measures’ that governments may undertake in the context of the Protocol could pose difficult issues in the context of WTO dispute cases. · Recent WTO agreements and dispute cases acknowledge the legitimacy of the ‘precautionary principle’ and are thus consistent with the environmental protection objectives of the Protocol. · The relative newness of the climate regime creates opportunities for institutional adaptation, as compared with the constraints of tradition in the trade-investment regime. · The prospect of largely independent evolutionary paths for the two regimes poses a series of issues about future international regime design and management, which may require new institutional arrangements. In sum, the present paper thus finds that although there are some areas of interaction that are problematic, the two regimes may nevertheless co-exist in relative harmony in other respects –more like ‘neighbours’ than either ‘friends’ or ‘foes’, as Krist (2001) has suggested.
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The Great Barrier Reef Marine Park, an area almost the size , of Japan, has a new network of no-take areas that significantly improves the protection of biodiversity. The new marine park zoning implements, in a quantitative manner, many of the theoretical design principles discussed in the literature. For example, the new network of no-take areas has at least 20% protection per bioregion, minimum levels of protection for all known habitats and special or unique features, and minimum sizes for no-take areas of at least 10 or 20 kat across at the smallest diameter Overall, more than 33% of the Great Barrier Reef Marine Park is now in no-take areas (previously 4.5%). The steps taken leading to this outcome were to clarify to the interested public why the existing level of protection wets inadequate; detail the conservation objectives of establishing new no-take areas; work with relevant and independent experts to define, and contribute to, the best scientific process to deliver on the objectives; describe the biodiversity (e.g., map bioregions); define operational principles needed to achieve the objectives; invite community input on all of The above; gather and layer the data gathered in round-table discussions; report the degree of achievement of principles for various options of no-take areas; and determine how to address negative impacts. Some of the key success factors in this case have global relevance and include focusing initial communication on the problem to be addressed; applying the precautionary principle; using independent experts; facilitating input to decision making; conducting extensive and participatory consultation; having an existing marine park that encompassed much of the ecosystem; having legislative power under federal law; developing high-level support; ensuring agency Priority and ownership; and being able to address the issue of displaced fishers.