977 resultados para Humanitarian assistance - Evaluation


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Dada la confluencia de Turquía en Asia, Medio Oriente, los Balcanes y Europa, el gobierno está en la necesidad de responder a los desafíos de ser un Estado pivote. Es en este punto donde su política exterior se convierte en la mayor herramienta para sobresalir y sobrevivir en un ambiente heterogéneo. El objetivo de esta monografía de grado es analizar la política exterior turca en el marco del Complejo de Seguridad Regional de Medio Oriente a partir de los aportes de la Escuela de Copenhague y su Teoría de los Complejos de Seguridad Regional, para comprender sus estrategias de soft y hard power en su política exterior a fin de analizar si se consolidó un smart power que permita posicionar a Turquía en una potencia regional.

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Despite recent advances in the area of humanitarian responses and the publication and dissemination of various guidelines with regard to nutritional interventions, there is, however a paucity of studies which have examined the human right to food in complex emergencies. 186 countries including those affected by both human made and natural disasters and countries who are donors of humanitarian relief aid adopted the Rome Declaration on Food Security and World Summit plan of Action reaffirming “ the right to adequate food and the fundamental right of everyone to be free from hunger”. The human right to adequate and nutritious food in refugee settings implies that every refugee has physical and economic access to sufficient food to provide the necessary nutrients for effective physical and physiological functions and achieve well being. There are many grounds for believing that the current humanitarian responses to disasters more often violate than respect the human right to adequate and nutritious food. Using elements of household food security as our working framework this paper focuses on the complex ethical and moral questions raised by the conventional humanitarian assistance framework and in particular the issue of human right to food and household food security in refugee settings.

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Investigates how aid might prevent conflicts from breaking out or becoming worse.

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This paper reflects on a critique of cosmopolitanism mounted by Tom Campbell, who argues that cosmopolitans place undue stress on the issue of global justice. Campbell argues that aid for the impoverished needy in the third world, for example, should be given on the Principle of Humanity rather than on the Principle of Justice. This line of thought is also pursued by ‘Liberal Nationalists’ like Yael Tamir and David Miller. Thomas Nagel makes a similar distinction and questions whether the ideal of justice can even be meaningfully applied on a global scale. The paper explores whether the distinction between the Principle of Humanity and the Principle of Justice might be a false dichotomy in that both principles could be involved in humanitarian assistance. It will suggest that both principles might be grounded in an ethics of caring and that the ethics of caring cannot be so sharply distinguished from the discourse of justice and of rights. As a result, the Principle of Humanity and the Principle of Justice cannot be so sharply distinguished either. It is because we care about others as human beings (Principle of Humanity) that we pursue justice for them (Principle of Justice) and the alleviation of their avoidable suffering.

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Pós-graduação em Relações Internacionais (UNESP - UNICAMP - PUC-SP) - FFC

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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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Abstract L’utilizzo dei dati satellitari per la gestione dei disastri naturali è fondamentale nei paesi in via di sviluppo, dove raramente esiste un censimento ed è difficile per i governi aggiornare le proprie banche dati con le tecniche di rilevamento e metodi di mappatura tradizionali che sono entrambe lunghe e onerose. A supporto dell’importanza dell’impiego del telerilevamento e per favorirne l’uso nel caso di catastrofi, vi è l’operato di diverse organizzazioni internazionali promosse da enti di ricerca, da agenzie governative o da organismi sopranazionali, le quali svolgono un lavoro di cruciale valore, fornendo sostegno tecnico a chi si occupa di far giungere alle popolazioni colpite gli aiuti umanitari e i soccorsi nel più breve tempo possibile. L’attività di tesi è nata proprio dalla collaborazione con una di esse, ITHACA (Information Technology for Humanitarian Assistance, Cooperation and Action), organizzazione no-profit, fondata dal Politecnico di Torino e SiTI (Istituto Superiore sui Sistemi Territoriali per l’Innovazione), la quale a sua volta collabora con il WFP (World Food Programme) delle Nazioni Unite, realizzando cartografie speditive necessarie per la valutazione delle conseguenze di un evento catastrofico, attraverso l’impiego di dati acquisiti da satellite. Su questo tema si è inserito il presente lavoro che ha come obiettivo quello di dimostrare la valenza dei dati telerilevati, siano essi di tipo ottico o Radar, nel caso di alcuni dei disastri naturali più catastrofici, le alluvioni. In particolare è stata studiata la vulnerabilità del Bangladesh, il quale annualmente si trova ad affrontare eventi alluvionali, spesso di grave intensità. Preliminarmente allo studio, è stata condotta una ricerca bibliografica al fine di avere una buona conoscenza dell’area sia in termini geografici e fisici che di sviluppo e tipologia di urbanizzazione. E’stata indagata in particolare l’alluvione che ha colpito il paese nel Luglio del 2004, attraverso delle immagini satellitari multispettrali, in particolare Landsat 7, per un inquadramento pre-evento, ed ASTER per studiare la situazione a distanza di tre mesi dall’accaduto (immagine rilevata il 20 Ottobre 2004). Su tali immagini sono state condotte delle classificazioni supervisionate con il metodo della massima verosimiglianza che hanno portato la suddivisione del territorio in quattro classi di destinazione d’uso del suolo: urbano (Build-up), campi e vegetazione (Crops&Vegetation), sabbia e scavi (Sand&Excavation), idrografia e zone alluvionate (Water). Dalla sperimentazione è emerso come tali immagini multispettrali si prestino molto bene per l’analisi delle differenti caratteristiche del territorio, difatti la validazione condotta sulla mappa tematica derivata dall’immagine Landsat 7 ha portato ad un’accuratezza del 93% circa, mentre la validazione dell’immagine ASTER è stata solo di tipo qualitativo, in quanto, considerata l’entità della situazione rilevata, non è stato possibile avere un confronto con dei punti da assumere come verità a terra. Un’interpretazione della mappa tematica derivante dalla classificazione dell’immagine ASTER è stata elaborata incrociandola in ambiente GIS con dati forniti dal CEGIS (Center for Environmental and Geographic Information Services) riguardanti il landuse della zona in esame; da ciò è emerso che le zone destinate alla coltivazione del riso sono più vulnerabili alle inondazioni ed in particolare nell’Ottobre 2004 il 95% delle aree esondate ha interessato tali colture. Le immagini ottiche presentano un grosso limite nel caso delle alluvioni: la rilevante copertura nuvolosa che spesso accompagna siffatti eventi impedisce ai sensori satellitari operanti nel campo dell’ottico di rilevare il territorio, e per questo di frequente essi non si prestano ad essere impiegati per un’indagine nella fase di prima emergenza. In questa circostanza, un valido aiuto giunge dall’impiego di immagini Radar, le quali permettono osservazioni ad ogni ora del giorno e della notte, anche in presenza di nuvole, rendendole di fondamentale importanza nelle situazioni descritte. Per dimostrare la validità di questi sensori si sono analizzati due subset derivanti da un mosaico di immagini della nuova costellazione italiana ad alta risoluzione CosmoSkymed: il primo va dalla città di Dhaka al Golfo del Bengala ed il secondo copre la zona più a Nord nel distretto di Sylhet. Dalla sperimentazione condotta su tali immagini radar, che ha comportato come ovvio problematiche del tutto differenti rispetto alle elaborazioni tradizionalmente condotte su immagini nel campo dell’ottico, si è potuto verificare come l’estrazione dei corpi d’acqua e più in generale dell’idrografia risulti valida e di veloce computazione. Sono emersi tuttavia dei problemi, per esempio per quanto riguarda la classificazione dell’acqua in presenza di rilievi montuosi; tali complicazioni sono dovute alla presenza di zone d’ombra che risultano erroneamente assegnate alla classe water, ma è stato possibile correggere tali errori di attribuzione mascherando i rilievi con l’ausilio di una mappa delle pendenze ricavata da modelli di elevazione SRTM (Shuttle Radar Topographic Mission). La validazione dei risultati della classificazione, condotta con un grande numero di check points, ha fornito risultati molto incoraggianti (ca. 90%). Nonostante le problematiche riscontrate, il Radar, in sé o in accoppiamento con altri dati di diversa origine, si presta dunque a fornire in breve tempo informazioni sull’estensione dell’esondazione, sul grado di devastazione, sulle caratteristiche delle aree esondate, sulle vie di fuga più adatte, diventando un’importante risorsa per chi si occupa di gestire l’emergenza in caso di eventi calamitosi. L’integrazione con i dati di tipo ottico è inoltre essenziale per pervenire ad una migliore caratterizzazione del fenomeno, sia in termini di change detection che di monitoraggio post-evento.

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Este artículo se propone interrogar las relaciones entre comunidad diaspórica catalana del Cono Sur y prácticas regionales solidarias, enfatizando aquellos proyectos e iniciativas que se articularon a ambos lados de la cordillera es pos de la ayuda hacia los desplazados (primero los desplazados al interior de la península durante la Guerra Civil, luego los desplazados a Francia tras la "retirada" y por último los evacuados desde el país galo hacia América Latina). Asimismo, intenta pensar desde un conjunto de trayectorias individuales y grupales de destierro que tuvieron como destinos a Chile y la Argentina, en qué medida estos países de recepción operaron, para esos sujetos y también para las instituciones (oficiales o societales catalanas) generadoras del auxilio, como un espacio poroso de tránsitos, de relaciones fluidas, de intercambio de información y de proyectos comunes, cimentado en complejas redes familiares, político-partidarias, profesionales e ideológicas, transfronterizas y también transnacionales

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Este artículo se propone interrogar las relaciones entre comunidad diaspórica catalana del Cono Sur y prácticas regionales solidarias, enfatizando aquellos proyectos e iniciativas que se articularon a ambos lados de la cordillera es pos de la ayuda hacia los desplazados (primero los desplazados al interior de la península durante la Guerra Civil, luego los desplazados a Francia tras la "retirada" y por último los evacuados desde el país galo hacia América Latina). Asimismo, intenta pensar desde un conjunto de trayectorias individuales y grupales de destierro que tuvieron como destinos a Chile y la Argentina, en qué medida estos países de recepción operaron, para esos sujetos y también para las instituciones (oficiales o societales catalanas) generadoras del auxilio, como un espacio poroso de tránsitos, de relaciones fluidas, de intercambio de información y de proyectos comunes, cimentado en complejas redes familiares, político-partidarias, profesionales e ideológicas, transfronterizas y también transnacionales

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Este artículo se propone interrogar las relaciones entre comunidad diaspórica catalana del Cono Sur y prácticas regionales solidarias, enfatizando aquellos proyectos e iniciativas que se articularon a ambos lados de la cordillera es pos de la ayuda hacia los desplazados (primero los desplazados al interior de la península durante la Guerra Civil, luego los desplazados a Francia tras la "retirada" y por último los evacuados desde el país galo hacia América Latina). Asimismo, intenta pensar desde un conjunto de trayectorias individuales y grupales de destierro que tuvieron como destinos a Chile y la Argentina, en qué medida estos países de recepción operaron, para esos sujetos y también para las instituciones (oficiales o societales catalanas) generadoras del auxilio, como un espacio poroso de tránsitos, de relaciones fluidas, de intercambio de información y de proyectos comunes, cimentado en complejas redes familiares, político-partidarias, profesionales e ideológicas, transfronterizas y también transnacionales

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Este artículo se propone interrogar las relaciones entre comunidad diaspórica catalana del Cono Sur y prácticas regionales solidarias, enfatizando aquellos proyectos e iniciativas que se articularon a ambos lados de la cordillera es pos de la ayuda hacia los desplazados (primero los desplazados al interior de la península durante la Guerra Civil, luego los desplazados a Francia tras la "retirada" y por último los evacuados desde el país galo hacia América Latina). Asimismo, intenta pensar desde un conjunto de trayectorias individuales y grupales de destierro que tuvieron como destinos a Chile y la Argentina, en qué medida estos países de recepción operaron, para esos sujetos y también para las instituciones (oficiales o societales catalanas) generadoras del auxilio, como un espacio poroso de tránsitos, de relaciones fluidas, de intercambio de información y de proyectos comunes, cimentado en complejas redes familiares, político-partidarias, profesionales e ideológicas, transfronterizas y también transnacionales

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The European Union (EU) has increasingly become a comprehensive security actor. With the development of the Common Foreign and Security Policy (CFSP), including the Common Security and Defence Policy (CSDP) as a reaction to the failure of the EU to act during the wars in Yugoslavia/Western Balkans in the 1990s, the EU has a wide range of instruments for crisis prevention, crisis management as well as post-crisis intervention at its disposal. Observers typically agree that “hard power” is no longer sufficient to address the complex security challenges of today’s world while the EU, often criticised for only utilising “soft power”, is now able to exercise “smart power”. Through a comprehensive approach, facilitated by the Lisbon Treaty, the EU can now use the various instruments at its disposal, such as diplomacy, development aid, humanitarian assistance, trade, sanctions, international cooperation and crisis management capabilities in a joined-up manner. This mix of tools and instruments is helping the EU to achieve the aim set out in its European Security Strategy: “a secure Europe in a better world”.

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The expert contributors to this edited volume, representing a multidisciplinary selection of academics, examine the treatment of irregular migration, human trafficking and smuggling in EU law and policy. The various chapters explore the policy dilemmas encountered in efforts to criminalise irregular migration and humanitarian assistance to irregular immigrants. The book aims to provide academic input to informed policy-making in the next phase of the European Agenda on Migration. In his Foreword, Matthias Ruete, Director General of DG Home Affairs of the European Commission, writes: “This initiative aims to stimulate evidence-based policy-making and to bring fresh thinking to develop more effective policies. The European Commission welcomes the valuable contribution of this initiative to help close the wide gap in our knowledge about the smuggling of migrants, and especially the functioning of smuggling networks.”