513 resultados para Composante lente
Resumo:
Gli occhi dei Cetacei mostrano delle caratteristiche morfofunzionali necessarie per la vita in ambiente acquatico. Sebbene le caratteristiche strutturali dell’occhio dei Cetacei siano state in passato oggetto di studio, i dati relativi alle caratteristiche istologiche e morfometriche della tonaca fibrosa appaiono, allo stato attuale, poco numerosi e non chiaramente noti in tutti i Delfinifi. Per questo motivo è stato condotto il presente studio che, mediante l’uso della microscopia ottica e di opportuni software di analisi immagine, ha studiato le caratteristiche strutturali e morfometriche della cornea e della sclerotica nel Tursiope (Tursiops truncatus) e nella Stenella striata (Stenella coeruleoalba). La presente ricerca è stata condotta su due Delfinidi, il Tursiope (Tursiops truncatus) (2 soggetti) e la Stenella striata (Stenella coeruleoalba) (1 soggetto). La cornea di Tursiope e Stenella striata mostra la struttura base presente negli altri Mammiferi; essa infatti, dall'esterno verso l'interno, appare costituita dai seguenti cinque strati: epitelio corneale, membrana basale, sostanza propria, membrana di Descemet ed endotelio. Nonostante le caratteristiche istologiche osservabili nei singoli strati non si differenzino da quelle presenti nei Mammiferi terrestri, esistono notevoli differenze per quanto riguarda lo spessore. La cornea di Tursiope e di Stenella striata, come accade per altri Cetacei, mostra uno spessore decisamente maggiore rispetto a quella presente dei Mammiferi terrestri. Come in questi ultimi, lo strato che contribuisce maggiormente a fornire spessore alla cornea è rappresentato dalla sostanza propria. Lo spessore della cornea del Tursiope e della Stenella striata, come osservato in generale nei Cetacei, è maggiore alla periferia rispetto al centro. Tale dato è simile a quanto osservato nel Cavallo, ma si differenzia completamente dalla situazione osservabile in altri Mammiferi terrestri, dove lo spessore della cornea è maggiore al centro (Bovino, Maiale e Cane) o si presenta uniforme per tutta la sua estensione (Gatto, Pecora e Coniglio). Nel Tursiope e nella Stenella striata la parte periferica della cornea, essendo più ispessita di quella centrale, mostra un indice di rifrazione maggiore. Questa caratteristica, unita al fatto che la faccia posteriore è più curva di quella anteriore, rende la cornea una lente divergente in grado di compensare il potere rifrattivo del cristallino. In questo modo l’occhio diventa emmetrope in ambiente subacqueo. Nel Tursiope e nella Stenella striata, come del resto in molti Cetacei, la sclerotica è particolarmente ispessita. Lo spessore della sclerotica è particolarmente evidente nella sua parte posteriore. Tale adattamento svolge probabilmente il ruolo di proteggere l’occhio dalle variazioni di pressione legate all'immersione, tenuto conto anche dell'assenza di una vera e propria orbita di natura ossea.
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Le tematiche che saranno affrontate all’interno del mio elaborato toccano diversi temi sensibili, tutti relativi all’ambiente e alla sua conservazione. Nella prima parte della tesi parlerò di riscaldamento globale, cambiamento climatico ma soprattutto di energie rinnovabili, in particolare l’energia da biomasse. Nella parte centrale la lente di ingrandimento verrà posta sui diversi tipi di energia e sulle relative tecnologie. Mi concentrerò prevalentemente sugli oli vegetali a scopo energetico descrivendo le principali colture e le tecnologie di estrazione. Proseguirò quindi con un excursus sulla Jatropha Curcas descrivendo in dettaglio le caratteristiche di tale coltura in termini di arboricoltura e utilizzi energetici. L’ultima parte dell’elaborato sarà dedicata all’esposizione di due casi applicativi riguardanti la Jatropha Curcas, in particolare il dimensionamento energetico di una scuola e di un ambulatorio medico in Tanzania e Madagascar.
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Questa tesi si pone l'obiettivo di presentare la teoria dei giochi, in particolare di quelli cooperativi, insieme alla teoria delle decisioni, inquadrandole formalmente in termini di matematica discreta. Si tratta di due campi dove l'indagine si origina idealmente da questioni applicative, e dove tuttavia sono sorti e sorgono problemi più tipicamente teorici che hanno interessato e interessano gli ambienti matematico e informatico. Anche se i contributi iniziali sono stati spesso formulati in ambito continuo e utilizzando strumenti tipici di teoria della misura, tuttavia oggi la scelta di modelli e metodi discreti appare la più idonea. L'idea generale è quindi quella di guardare fin da subito al complesso dei modelli e dei risultati che si intendono presentare attraverso la lente della teoria dei reticoli. Ciò consente di avere una visione globale più nitida e di riuscire agilmente ad intrecciare il discorso considerando congiuntamente la teoria dei giochi e quella delle decisioni. Quindi, dopo avere introdotto gli strumenti necessari, si considerano modelli e problemi con il fine preciso di analizzare dapprima risultati storici e solidi, proseguendo poi verso situazioni più recenti, più complesse e nelle quali i risultati raggiunti possono suscitare perplessità. Da ultimo, vengono presentate alcune questioni aperte ed associati spunti per la ricerca.
Analisi petrografica delle ultramafiti del Passo Val Clapa (Austroalpino superiore, Alta Val di Non)
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Questo elaborato ha come obiettivo l'analisi petrografica di rocce ultramafiche facenti parte del basamento metamorfico cristallino affiorante in Alta Val di Non (Provincia autonoma di Trento). Tali rocce appartengono all'Unità di Ultimo (Falda del Tonale, Austroalpino superiore), caratterizzata da corpi ultramafici che affiorano al contatto tra i sottostanti paragneiss a granato e cianite e le soprastanti migmatiti. Il metamorfismo e l'anatessi registrati dalle rocce dell'Unità di Ultimo hanno età Ercinica (Carbonifero Sup.). Lo studio si è concentrato su un corpo ultramafico situato in Alta Val di Bresimo, in località Passo Val Clapa, costituito da una lente di harzburgite a granato attraversato da livelli di olivin-websterite a granato e anfibolo. L'harzburgite è costituita al 65% da olivina, al 20% da serpentino (cresciuto a spese dell'olivina) e al 15% da ortopirosseno; sono presenti spinelli e clinopirosseni accessori. Nel campione analizzato, il granato è sostituito da aggregati policristallini costituiti da kelifite e da anfibolo secondario. La websterite è costituita al 40% da pirosseni (orto e clinopirosseni in uguale quantità), al 25% da anfibolo primario, al 25% da granato, al 5% da olivina e al 5% da minerali opachi. Sono presenti strutture coronitiche attorno ai granati (costituite da kelifite e anfibolo); si nota clorite cresciuta a spese di anfibolo e pirosseni e hyddingsite cresciuta a spese dell'olivina. L'olivin-websterite mostra gli stessi minerali indice riscontrati nell'harzburgite ospitante, segno che entrambi i corpi hanno seguito la medesima evoluzione P-T. In una prima fase la pirossenite si trovava, come la peridotite, in facies a spinello: ciò è confermato dalla presenza di spinelli relitti al nucleo dei granati. Questi ultimi si sono formati a spese dello spinello durante l'aumento di P, una volta superata la soglia di transizione tra le due facies. Le corone kelifitiche, presenti sia nella harzburgite che nella olivin-websterite, rappresentano un'evidenza di metamorfismo retrogrado.
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La rapida diffusione di Sistemi Aerei a Pilotaggio Remoto che si è verificata negli ultimi anni ha portato alla necessità di regolamentare ed armonizzare il loro utilizzo. I vari enti regolatori nazionali hanno dovuto trovare una soluzione a fronte di una serie di incidenti che hanno portato alla luce le lacune normative ed organizzative che ancora esistevano in materia. In Italia, in particolare, l’Ente Nazionale Aviazione Civile (ENAC) ha introdotto da fine 2013 un regolamento, più volte aggiornato e in parte ancora in fase di definizione, che impone delle rigide norme agli operatori dei mezzi a pilotaggio remoto. La presente attività riporta quindi lo sviluppo di un processo di certificazione di un Sistema Aereo a Pilotaggio Remoto ad ala fissa con peso massimo al decollo superiore a 25 kg, che si possa adattare alle più recenti norme presenti nel regolamento. Si presenta quindi lo sviluppo del Manuale di volo e del documento di Valutazione del rischio del mezzo, seguiti dallo studio del programma di attività sperimentale necessario per la certificazione. Infine, nella parte finale dell’elaborato si presentano dei test di volo effettuati seguendo il piano di sperimentazione strutturato e atti a dimostrare l’efficacia di tale pianificazione. Tali voli sono stati condotti infatti con un velivolo con caratteristiche similari a quelle del mezzo oggetto di studio, ma avente dimensioni e peso minori.
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Il ritiro dello Space Shuttle dalla vita operativa avvenuto nel 2011 e le iniziative in corso tra NASA ed aziende commerciali hanno dato il via ad una fase di transizione nel volo spaziale umano volta a fornire servizi di trasporto spaziale maggiormente flessibili. Accanto ad iniziative private che sono principalmente volte al trasporto di turisti nello spazio allo scopo di far loro provare per pochi minuti l’ebbrezza dell’assenza di gravita’ (ad esempio Virgin Galactic), anche la Difesa si sta impegnando in questo campo, in particolar modo negli USA. Inoltre è stata firmata a marzo 2014 una lettera d’intenti tra l’Aeronautica militare e l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (ENAC) per definire i criteri e le modalità per lo sviluppo della cooperazione nel settore del volo suborbitale e dell’aerospazio. L’accordo segue di pochi giorni la firma a Washington di un Memorandum of Cooperation sul medesimo argomento tra la Federal Aviation Administration americana(FAA) e la stessa ENAC, accordo che fa dell’Italia il primo paese europeo scelto dalla FAA statunitense come partner per la collaborazione nel settore del trasporto spaziale.
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Notizie riguardanti scandali relativi al utilizzo inappropriato di contrassegni per disabili sono all’ordine del giorno. Situazioni meno popolari dal punto di vista mediatico, ma altrettanto gravi a livello sociale coinvolgono tutti quegli individui che si prodigano a falsificare contrassegni oppure ad utilizzarli anche in mancanza del disabile, eventualmente anche successivamente al decesso del medesimo. Tutto questo va inevitabilmente a discapito di tutti coloro che hanno reale diritto e necessità di usufruire delle agevolazioni. Lo scopo di questa tesi è quindi quello di illustrare un possibile sistema per contrastare e possibilmente debellare questo malcostume diffusissimo in Italia. La proposta è quella di dematerializzare il pass cartaceo sostituendolo con un equiva- lente elettronico, temporaneo e associato non più ad una targa, ma all’individuo stesso. Per farlo si ricorrerà all’uso di tecniche di autenticazione attraverso sistemi biometrici, quali il riconoscimento facciale, vocale, di espressioni facciali e gestures.
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Il progetto di tesi elaborato tratta uno dei temi più attuali nell’ambito architettonico, l’efficienza energetica degli edifici. La tesi, sviluppata all’interno del Laboratorio di Laurea in Architettura Sostenibile, tratta un caso peculiare, in quanto riguarda il recupero di un’opera incompiuta, un comparto di 24 alloggi di Social Housing situato nella città di Rovigo. Il proprietario dell’impianto, l’ente pubblico per l’edilizia sociale ATER, ha posto delle direttive qualitative e quantitative per portare a compimento l’opera. Preso atto di queste disposizioni, e a seguito di accurate analisi di tipo tecnico, morfologico e demografico, sono state definite accurate strategie progettuali, riguardanti la definizione di alloggi idonei alla richiesta dell’ente e alla conformazione demografica della città, il recupero della preesistenza e lo sviluppo di una architettura energicamente efficiente.
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Lo scopo di questo lavoro è di studiare il problema del trasporto di una carica attraverso un solenoide. Il campo magnetico ha la caratteristica di essere nullo fuori dal solenoide, costante all’interno, con una transizione più o meno rapida. Quando la transizione è discontinua si può fornire una soluzione analitica associandovi una mappa di trasferimento. Negli altri casi la soluzione si ottiene con una integrazione numerica. Inoltre il solenoide si comporta come una lente cromatica, che può essere usata per selezionare la componente di un fascio con una determinata energia. Nel quadro dei dispositivi che utilizzano solenoidi per focalizzare un fascio di protoni, si descrive il modulo di trasporto a bassa energia denominato LEBT, che precede i dispositivi acceleranti presenti in un linac come quello di ESS. A tal fine si discute brevemente come gli effetti di carica spaziale attenuino il potere focalizzante di un solenoide. Una linea di trasporto LEBT è anche presente nel linac del progetto IFMIF, il cui scopo è analizzare il danneggiamento prodotto dai neutroni sui materiali che verranno impiegati nei reattori ITER e DEMO. In questo abtract non si segue l’ordine di presentazione dei vari argomenti data la diversa rilevanza che questi hanno nella trattazione che segue.
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Practice is subject to increasing pressure to demonstrate its ability to achieve outcomes required by public policy makers. As part of this process social work practice has to engage with issues around advancing knowledge-based learning processes in a close collaboration with education and research based perspectives. This has given rise to approaches seeking to combine research methodology, field research and practical experience. Practice research is connected to both “the science of the concrete” – a field of research oriented towards subjects more than objects and “mode 2 knowledge production” – an application-oriented research where frameworks and findings are discussed by a number of partners. Practice research is defined into two approaches: practice research – collaboration between practice and research – and practitioner research – processes controlled and accomplished by practitioners. The basic stakeholders in practice research are social workers, service users, administrators, management, organisations, politicians and researchers. Accordingly, practice research is necessarily collaborative, involving a meeting point for different views, interests and needs, where complexity and dilemmas are inherent. Instead of attempting to balance or reconcile these differences, it is important to respect the differences if collaboration is to be established. The strength of both practice and research in practice research is to address these difficult challenges. The danger for both fields is to avoid and reject them.
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Cette thèse a pour objectif premier d’analyser les images rhétoriques (procédant par analogie) contenues dans un corpus d’ouvrages de vulgarisation scientifique ayant trait à la physique (astrophysique et physique quantique). Privilégiant une optique pluridisciplinaire, cet ouvrage s’applique à constituer - puis démontrer - l’extrême importance de ce cadre référentiel. Cette étude met également en lumière la caractéristique essentielle de la vulgarisation francophone, tout en insistant sur la nécessité de développer l’entreprise de vulgarisation scientifique. Les différentes visions proposées par les scientifiques eux-mêmes concernant notre monde, la valeur de leur imagerie ou de la composante épistémologique dans tout acte de connaissance font également partie intégrante de cette «réflexion», «véritable» reflet de notre savoir.
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El informe realizado con motivo del Seminario: Orientalismo en la literatura argentina (s. XIX y XX) a cargo del Dr. Axel Gasquet realizado el 14 y 15 de agosto del 2007 en la Facultad de Filosofía y Letras de la UNcuyo. Axel Gasquet (Buenos Aires, 1966) es profesor titular de literatura en la Universidad Blaise Pascal de Clermont-Ferrand, Francia. Estudió en la UBA y en la EHESS de París. Doctor en Letras por la Universidad de París X-Nanterre. autor del libro"Oriente al sur .El orientalismo literario argentino de Esteban Echeverría a Rodolfo Arlt " El mundo oriental produjo desde siempre una enorme fascinación en los intelectuales y artistas europeos y americanos. Su lejanía y su alteridad inspiraron la creación de imaginarios variados que alternaban entre la construcción negativa fundada en el carácter despótico de sus naciones, distante del racionalismo liberal de raíz eurocentrista, y la admiración por su historia y sus culturas milenarias. La literatura recolectó estas representaciones con fines estéticos y políticos. Desde una apropiación tanto empírica –a través de viajes propios–, como libresca –mediante la lectura de crónicas ajenas–, la primera generación de escritores argentinos incluyó en su producción literaria diversas visiones de Oriente. Éstas, en cierta medida, universalizaron la dicotomía civilización-barbarie adaptando los estereotipos negativos de la extranjería oriental a las fronteras pampeanas. Con el tiempo las imágenes del mundo oriental fueron despojándose de esta carga de significación geopolítica y pasaron a integrar las ficciones literarias como un elemento de gran potencial estético. El seminario pone en diálogo los diferentes modos de representación e inclusión del Oriente en la literatura argentina a lo largo de diferentes épocas y a través de la lente de diversos autores, algunos de ellos de presencia permanente en las letras nacionales, como Echeverría, Alberdi, Sarmiento, Mansilla, Lugones y Arlt, y otros menos frecuentados por el público y la crítica como Pastor Obligado y Max Rohde.
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A partir de la tesis de que la literatura es el resultado de una construcción social de la realidad y de que lejos de buscar representar una realidad externa a su textualidad construye la propia, quisiera insistir en un asunto que si bien parte de esta visión, tiene otros fines que no se conforman con la descripción de las estructuras formales ni con el análisis de la participación del lector o la reconstrucción del contexto, sea de la obra en cuanto objeto cultural, sea del contexto de la historia contada en el mundo narrado. Para tal efecto, tendré como corpus la obra de tres autores (Tomás Segovia, Ignacio Solares y Enrique Serna), cuya escritura presenta un conjunto de características particulares de ciertas formas discursivas que bien podríamos reunir en torno al fenómeno de la transfiguración narrativa, al cual concibo, en principio, como un proceso de hibridación discursiva originado por el fenómeno de tensión y disolución narrativa al que le acompaña la existencia de un pensamiento teórico-literario encarnado en los pliegues del texto. El problema de la transfiguración narrativa es una suerte de vestíbulo que, considero, permite al lector ubicarse en punto que hace las veces de surtidor de perspectivas: obliga a un reconocimiento de la ausencia-presencia de las estrategias y figuras que intervienen como determinantes en las configuraciones narrativas, y sobre este análisis de la composición y estructura, reclama la incorporación de los otros elementos del texto que escapan al lente narratológico pero que, evidentemente, van expandiéndolo hacia otras esferas que exigen rebasar los lindes textuales.
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Esta tesis explora los aportes de la novela histórica uruguaya a los debates abiertos en la posdictadura uruguaya considerando las peculiaridades que este subgénero imprime a sus propuestas, el ángulo nuevo que ofrece. En primer lugar quiero destacar el reclamo -que la novela histórica hace visible- de una relectura y reescritura global de la historia uruguaya desde su "origen" en las guerras de Independencia. Este gesto señala un profundo quiebre en los ideales e imaginarios con los cuales los uruguayos se identificaban y pone en evidencia una aguda desconfianza en las narraciones heredadas sobre la nación. En este sentido la experiencia de la dictadura constituyó una fractura que impulsó el cuestionamiento de sus relatos consolidados y su necesaria reescritura bajo diferentes presupuestos. En el prefijo "post" de posdictadura es posible advertir no sólo una dimensión temporal sino un giro epistémico que reorganiza los dispositivos identitarios, los imaginarios comunitarios y los relatos nacionales desde otro locus de enunciación. Este cambio de paradigma lo expone de un modo notable la novela histórica en tanto cuestiona el "origen" de la nación y con ello los andamios que sostenían el entero edificio. En segundo lugar, el conjunto de novelas históricas de estos años lee el pasado desde la nueva agenda del presente. Cuestiones como la memoria, la justicia, la tolerancia, las identidades excluidas, los autoritarismos se discuten desde la peculiar perspectiva de la novela histórica que los desplaza hacia el pasado. La reescritura del pasado, como sabemos, se constituye -y ahora de un modo notable- desde las preocupaciones del presente. Este se convierte en un foco que ilumina zonas en penumbras del pasado, desentierra historias semiolvidadas, escarba en archivos particulares y oficiales, pone en escena problemáticas ausentes. Desde la lente de la experiencia de la última dictadura, la ficción diseña, por un lado, una "cartografía de la barbarie" que -descolocando la teleología del progreso- vincula procesos autoritarios de diversa índole; por el otro trama una red simbólica, un "imaginario de las dictaduras"
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En este trabajo, presentamos una caracterización sobre el cooperativismo agropecuario en la Argentina de los últimos tiempos desde una lente en particular: la capacidad de estas organizaciones para generar capital social, traducida en la presentación de algunos casos concretos. De este modo, el trabajo -que forma parte de una investigación mayor- se divide en dos apartados y conclusiones. En el primero de ellos destacamos los aspectos teóricos en torno al capital social y las organizaciones cooperativas. En el segundo, mostramos, desde la clave teórica anterior, tres casos de cooperativas, de distinto tipo, de larga data en nuestro país: FeCoVita, AFA y SanCor. En cuanto a la metodología utilizada, se consideró una exhaustiva revisión de bibliografía vinculada al tema del capital social y, para la preparación de los casos, se tuvieron en cuenta información institucional provista por cada organización, estudios especializados y entrevistas en profundidad.