882 resultados para Essays and Articles
Resumo:
A presença das tecnologias e das mídias é hoje tão importante, que é impossível ignorá-la. Os calouros e estudantes universitários de hoje têm telefones celulares com fotos digitais e ídeos. Eles usam blogs, twitter e sites de redes sociais. Ao mesmo tempo, leem livros e artigos, e fazem seus projetos e a lição de casa. Continuamente, diferentes tecnologias e novas informações estão impactando o ensino superior. Isto exige uma rápida atualização da competência informacional e midiática pelos alunos. Apesar do impacto progressivo da tecnologia digital na cultura acadêmica contemporânea, é imperativo resgatar e consolidar um compromisso mais crítico com a informação, mídia e tecnologia. Nós defendemos a convergência da literacia da informação e da literacia dos media no ensino superior. O Projeto CIMES (Competência em Informação e Mídia no Ensino Superior) está em estágio inicial. O presente artigo tem como objetivo revisar as questões teóricas, políticas e práticas sobre a educação para a competência em informação e mídia no ensino superior, especialmente no Brasil. O objetivo final do Projeto CIMES é fornecer uma estrutura para desenvolver programas educacionais no Brasil que tenham a competência em informação e a competência midiática como uma aplicação transversal no ensino superior. O atual estágio do projeto permite apenas traçar um quadro geral analítico
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[ES] Un servicio de urgencias de una zona ofrece asistencia sanitaria y tiene como principal objetivo atender la patología urgente que acude al hospital y el nivel de compromiso que se asume consiste en diagnosticar, tratar y estabilizar, en la medida posible, dicha patología urgente. Otro objetivo es gestionar la demanda de atención urgente por parte del ciudadano a través de un sistema de selección prioritaria inicial (Triaje) que selecciona, prioriza, organiza y gestiona la demanda de atención. Para poder controlar y realizar el trabajo de la forma más eficaz se utilizan herramientas de gestión necesarias para el control de los pacientes, desde que se realiza su ingreso en el servicio de urgencias hasta el alta del mismo. Las aplicaciones desarrolladas son las siguientes: Gestión de Pacientes en Urgencias: Esta aplicación asignará un estado inicial al paciente y permitirá ir cambiando el estado del mismo usando el método del Triaje (valoración), el más difundido en la medicina de urgencias. Además, se podrán solicitar pruebas diagnósticas y la visualización de marcadores de analíticas para comprobar su evolución. Finalmente, se podrá desarrollar un informe de alta para el paciente. Informadores de Urgencias: La aplicación gestiona la localización física del paciente dentro del servicio de urgencias, permitiendo asimismo el cambio entre las distintas localizaciones y el control para la información a los familiares de los mismos, pudiendo almacenar los familiares y teléfonos de contactos para que estos puedan ser informados. El desarrollo se ha realizado utilizando el MVC (modelo - vista - controlador) que es patrón de arquitectura que separa los datos de una aplicación, la interfaz gráfica de usuario y la lógica de control de componentes. El software utilizado para el desarrollo de las aplicaciones es CACHÉ de Intersystems que permite la creación de una base de datos multidimensional. El modelo de objetos de Caché se basa en el estándar ODMG (Object Database Management Group, Grupo de gestión de bases de datos de objetos) y soporta muchas características avanzadas. CACHÉ dispone de Zen, una biblioteca completa de componentes de objetos preconstruidos y herramientas de desarrollo basadas en la tecnología CSP (Caché Server Pages) y de objetos de InterSystems. ZEN es especialmente apropiado para desarrollar una versión Web de las aplicaciones cliente/servidor creadas originalmente con herramientas como Visual Basic o PowerBuilder.
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L’ermeneutica filosofica di Hans-Georg Gadamer – indubbiamente uno dei capisaldi del pensiero novecentesco – rappresenta una filosofia molto composita, sfaccettata e articolata, per così dire formata da una molteplicità di dimensioni diverse che si intrecciano l’una con l’altra. Ciò risulta evidente già da un semplice sguardo alla composizione interna della sua opera principale, Wahrheit und Methode (1960), nella quale si presenta una teoria del comprendere che prende in esame tre differenti dimensioni dell’esperienza umana – arte, storia e linguaggio – ovviamente concepite come fondamentalmente correlate tra loro. Ma questo quadro d’insieme si complica notevolmente non appena si prendano in esame perlomeno alcuni dei numerosi contributi che Gadamer ha scritto e pubblicato prima e dopo il suo opus magnum: contributi che testimoniano l’importante presenza nel suo pensiero di altre tematiche. Di tale complessità, però, non sempre gli interpreti di Gadamer hanno tenuto pienamente conto, visto che una gran parte dei contributi esegetici sul suo pensiero risultano essenzialmente incentrati sul capolavoro del 1960 (ed in particolare sui problemi della legittimazione delle Geisteswissenschaften), dedicando invece minore attenzione agli altri percorsi che egli ha seguito e, in particolare, alla dimensione propriamente etica e politica della sua filosofia ermeneutica. Inoltre, mi sembra che non sempre si sia prestata la giusta attenzione alla fondamentale unitarietà – da non confondere con una presunta “sistematicità”, da Gadamer esplicitamente respinta – che a dispetto dell’indubbia molteplicità ed eterogeneità del pensiero gadameriano comunque vige al suo interno. La mia tesi, dunque, è che estetica e scienze umane, filosofia del linguaggio e filosofia morale, dialogo con i Greci e confronto critico col pensiero moderno, considerazioni su problematiche antropologiche e riflessioni sulla nostra attualità sociopolitica e tecnoscientifica, rappresentino le diverse dimensioni di un solo pensiero, le quali in qualche modo vengono a convergere verso un unico centro. Un centro “unificante” che, a mio avviso, va individuato in quello che potremmo chiamare il disagio della modernità. In altre parole, mi sembra cioè che tutta la riflessione filosofica di Gadamer, in fondo, scaturisca dalla presa d’atto di una situazione di crisi o disagio nella quale si troverebbero oggi il nostro mondo e la nostra civiltà. Una crisi che, data la sua profondità e complessità, si è per così dire “ramificata” in molteplici direzioni, andando ad investire svariati ambiti dell’esistenza umana. Ambiti che pertanto vengono analizzati e indagati da Gadamer con occhio critico, cercando di far emergere i principali nodi problematici e, alla luce di ciò, di avanzare proposte alternative, rimedi, “correttivi” e possibili soluzioni. A partire da una tale comprensione di fondo, la mia ricerca si articola allora in tre grandi sezioni dedicate rispettivamente alla pars destruens dell’ermeneutica gadameriana (prima e seconda sezione) ed alla sua pars costruens (terza sezione). Nella prima sezione – intitolata Una fenomenologia della modernità: i molteplici sintomi della crisi – dopo aver evidenziato come buona parte della filosofia del Novecento sia stata dominata dall’idea di una crisi in cui verserebbe attualmente la civiltà occidentale, e come anche l’ermeneutica di Gadamer possa essere fatta rientrare in questo discorso filosofico di fondo, cerco di illustrare uno per volta quelli che, agli occhi del filosofo di Verità e metodo, rappresentano i principali sintomi della crisi attuale. Tali sintomi includono: le patologie socioeconomiche del nostro mondo “amministrato” e burocratizzato; l’indiscriminata espansione planetaria dello stile di vita occidentale a danno di altre culture; la crisi dei valori e delle certezze, con la concomitante diffusione di relativismo, scetticismo e nichilismo; la crescente incapacità a relazionarsi in maniera adeguata e significativa all’arte, alla poesia e alla cultura, sempre più degradate a mero entertainment; infine, le problematiche legate alla diffusione di armi di distruzione di massa, alla concreta possibilità di una catastrofe ecologica ed alle inquietanti prospettive dischiuse da alcune recenti scoperte scientifiche (soprattutto nell’ambito della genetica). Una volta delineato il profilo generale che Gadamer fornisce della nostra epoca, nella seconda sezione – intitolata Una diagnosi del disagio della modernità: il dilagare della razionalità strumentale tecnico-scientifica – cerco di mostrare come alla base di tutti questi fenomeni egli scorga fondamentalmente un’unica radice, coincidente peraltro a suo giudizio con l’origine stessa della modernità. Ossia, la nascita della scienza moderna ed il suo intrinseco legame con la tecnica e con una specifica forma di razionalità che Gadamer – facendo evidentemente riferimento a categorie interpretative elaborate da Max Weber, Martin Heidegger e dalla Scuola di Francoforte – definisce anche «razionalità strumentale» o «pensiero calcolante». A partire da una tale visione di fondo, cerco quindi di fornire un’analisi della concezione gadameriana della tecnoscienza, evidenziando al contempo alcuni aspetti, e cioè: primo, come l’ermeneutica filosofica di Gadamer non vada interpretata come una filosofia unilateralmente antiscientifica, bensì piuttosto come una filosofia antiscientista (il che naturalmente è qualcosa di ben diverso); secondo, come la sua ricostruzione della crisi della modernità non sfoci mai in una critica “totalizzante” della ragione, né in una filosofia della storia pessimistico-negativa incentrata sull’idea di un corso ineluttabile degli eventi guidato da una razionalità “irrazionale” e contaminata dalla brama di potere e di dominio; terzo, infine, come la filosofia di Gadamer – a dispetto delle inveterate interpretazioni che sono solite scorgervi un pensiero tradizionalista, autoritario e radicalmente anti-illuminista – non intenda affatto respingere l’illuminismo scientifico moderno tout court, né rinnegarne le più importanti conquiste, ma più semplicemente “correggerne” alcune tendenze e recuperare una nozione più ampia e comprensiva di ragione, in grado di render conto anche di quegli aspetti dell’esperienza umana che, agli occhi di una razionalità “limitata” come quella scientista, non possono che apparire come meri residui di irrazionalità. Dopo aver così esaminato nelle prime due sezioni quella che possiamo definire la pars destruens della filosofia di Gadamer, nella terza ed ultima sezione – intitolata Una terapia per la crisi della modernità: la riscoperta dell’esperienza e del sapere pratico – passo quindi ad esaminare la sua pars costruens, consistente a mio giudizio in un recupero critico di quello che egli chiama «un altro tipo di sapere». Ossia, in un tentativo di riabilitazione di tutte quelle forme pre- ed extra-scientifiche di sapere e di esperienza che Gadamer considera costitutive della «dimensione ermeneutica» dell’esistenza umana. La mia analisi della concezione gadameriana del Verstehen e dell’Erfahrung – in quanto forme di un «sapere pratico (praktisches Wissen)» differente in linea di principio da quello teorico e tecnico – conduce quindi ad un’interpretazione complessiva dell’ermeneutica filosofica come vera e propria filosofia pratica. Cioè, come uno sforzo di chiarificazione filosofica di quel sapere prescientifico, intersoggettivo e “di senso comune” effettivamente vigente nella sfera della nostra Lebenswelt e della nostra esistenza pratica. Ciò, infine, conduce anche inevitabilmente ad un’accentuazione dei risvolti etico-politici dell’ermeneutica di Gadamer. In particolare, cerco di esaminare la concezione gadameriana dell’etica – tenendo conto dei suoi rapporti con le dottrine morali di Platone, Aristotele, Kant e Hegel – e di delineare alla fine un profilo della sua ermeneutica filosofica come filosofia del dialogo, della solidarietà e della libertà.
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Aureliano Fernandez-Guerra is known especially among Quevedo’s scholars because he published the first complete edition of Quevedo’s works. Few people know his plays and, for this reason, they have never been studied. These plays were written during his youth, when Fernández-Guerra hadn’t decided anything about his career yet. Therefore, these plays were always very important for him and, for this reason, he continued to correct and to revise them. Among them, the unpublished drama La hija de Cervantes (1840) was considered the most important play. In this doctoral thesis I have tried to describe this Spanish author, especially focusing on theatre. In the first part I wrote about the life and the literary works, giving particularly importance to his plays that are La peña de los enamorados (1939), La hija de Cervantes (1840), Alonso Cano (1842) and La Ricahembra (1845), this last one written in collaboration with Manuel Tamayo y Baus, another important and famous playwright. In the second part I deepened the study of La hija de Cervantes because it is a particular interesting drama: Aureliano Fernández-Guerra chose to represent the author of the Quixote as a character of his drama, especially dramatizing the most mysterious moments of his life, such as the Gaspar de Ezpeleta’s murder, his relationship with his daughter Isabel de Saavedra and his supposed love for a woman, whose existence his unknown. Besides, this drama is interesting because it is partially autobiographic: I found several letters and articles where it is emphasized the similarities between Cervantes’ and Aureliano’s life: both feel misunderstood and not appreciated by other people and both had to renounce a big love. In the final part I presented the critical edition of La hija de Cervantes based on the last three manuscripts that are today at the Institut de Teatre in Barcelona. A wide philological note shows the transcription criterions.
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This research focuses on the definition of the complex relationship that exists between theory and project, which - in the architectural work by Oswald Mathias Ungers - is based on several essays and on the publications that - though they have never been collected in an organic text - make up an articulated corpus, so that it is possible to consider it as the foundations of a theory. More specifically, this thesis deals with the role of metaphor in Unger’s theory and its subsequent practical application to his projects. The path leading from theoretical analysis to architectural project is in Ungers’ view a slow and mediated path, where theory is an instrument without which it would not be possible to create the project's foundations. The metaphor is a figure of speech taken from disciplines such as philosophy, aesthetics, linguistics. Using a metaphor implies a transfer of meaning, as it is essentially based on the replacement of a real object with a figurative one. The research is articulated in three parts, each of them corresponding to a text by Ungers that is considered as crucial to understand the development of his architectural thinking. Each text marks three decades of Ungers’ work: the sixties, seventies and eighties. The first part of the research deals with the topic of Großform expressed by Ungers in his publication of 1966 Grossformen im Wohnungsbau, where he defines four criteria based on which architecture identifies with a Großform. One of the hypothesis underlying this study is that there is a relationship between the notion of Großform and the figure of metaphor. The second part of the thesis analyzes the time between the end of the sixties and the seventies, i.e. the time during which Ungers lived in the USA and taught at the Cornell University of Ithaca. The analysis focuses on the text Entwerfen und Denken in Vorstellungen, Metaphern und Analogien, written by Ungers in 1976, for the exhibition MAN transFORMS organized in the Cooper - Hewitt Museum in New York. This text, through which Ungers creates a sort of vocabulary to explain the notions of metaphor, analogy, signs, symbols and allegories, can be defined as the Manifesto of his architectural theory, the latter being strictly intertwined with the metaphor as a design instrument and which is best expressed when he introduces the 11 thesis with P. Koolhaas, P. Riemann, H. Kollhoff and A. Ovaska in Die Stadt in der Stadt in 1977. Berlin das grüne Stadtarchipel. The third part analyzes the indissoluble tie between the use of metaphor and the choice of the topic on which the project is based and, starting from Ungers’ publication in 1982 Architecture as theme, the relationship between idea/theme and image/metaphor is explained. Playing with shapes requires metaphoric thinking, i.e. taking references to create new ideas from the world of shapes and not just from architecture. The metaphor as a tool to interpret reality becomes for Ungers an inquiry method that precedes a project and makes it possible to define the theme on which the project will be based. In Ungers’ case, the architecture of ideas matches the idea of architecture; for Ungers the notions of idea and theme, image and metaphor cannot be separated from each other, the text on thematization of architecture is not a report of his projects, but it represents the need to put them in order and highlight the theme on which they are based.
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La presente dissertazione si pone come oggetto di analisi la produzione poetica di Robert Kroetsch (1927-2011), scrittore e critico letterario canadese nativo dell’Alberta (Canada), che tra il 1960 e il 2010 ha pubblicato un numero notevole di opere (nove romanzi, più di venti opere poetiche tra componimenti singoli e in raccolta, due volumi di saggi e diverse interviste). In particolare si è scelto di focalizzare l’attenzione sulle ultime tre raccolte di poesia – rispettivamente The Hornbooks of Rita K (2001), The Snowbird Poems (2004) e Too Bad: Sketches Toward a Self-Portrait (2010) – che, se confrontate con la produzione precedente, forniscono prova di alcuni elementi di novità all’interno della prospettiva poetica di Kroetsch. L’ipotesi dalla quale trae origine il presente studio è infatti che, a partire dalla raccolta The Hornbooks of Rita K, Kroetsch abbia imboccato un percorso di evoluzione stilistica che corre in parallelo con la formulazione di una nuova poetica. Nello specifico, si osserva che, negli ultimi dieci anni, da un punto di vista formale i componimenti si frammentano progressivamente, passando da una forma lunga – quella del long poem – a una breve – lo sketch, che risulta più adatta a rappresentare sul piano espressivo una mutata percezione dell’Io poetico. A un simile aspetto si aggiunge poi il fatto che la raffigurazione della propria vicenda umana diventa, con sempre maggiore evidenza, motivo di riflessione su una condizione universale dell’umano e sulla dimensione etica del suo agire.
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She, with a Warm Palm, the Skin over My Spine is a collection of sixnonfiction essays and three vignettes divided into two parts. The first part tells the stories of my great-grandmother, my grandmother and my mother, and is entitled Home; the second part is entitled Away and consists of travel writing set in Thailand, Egypt and India.
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Marina Katnic-Bakarsic. Linguistic Stylistics The practical, i.e. educational, objective of this research was to produce lectures on linguistic stylistics for the students of Sarajevo University, while the theoretical one was to produce a monograph on the subject. This monograph, which can also be used as a university textbook, includes twenty-nine chapters, an index of topics, a bibliography and a list of sources. The theoretical postulates are followed by examples from texts in various functional styles in Bosnian, Croatian, Serbian, and in some cases Russian or English. Linguo-stylistic problems were investigated from both the structuralist and post-structuralist points of view. Linguistic stylistics is therefore understood as a discipline which studies expressive, stylistically marked language units on all language levels, functional-stylistic language variation and various aspects of intertextuality and metatext. The author introduces a notion of stylistic competence. The stylistic competence of a speaker is directly proportional to his/her knowledge of different varieties of language (i.e. subcodes) and to the successful switching from one subcode to another. Stylistic creativity is a special segment of stylistic competence as a feature of individual style. A new classification of functional styles has also been introduced. This includes six primary styles (scientific, colloquial, administrative, publicistic, journalistic and literary-artistic) and five secondary styles (oratorical, the style of advertisements and commercials, that of comics, that of essays and that of screenplays). A special place is given to the analysis of the style of hypertext and hypermedia, which can be understood only within the post-structuralist theory of text deconstruction and intertextuality. The project also analysed some new topics, including reregistration in literary texts, gender and style of dialogue, and citations as metatextual signals and their role in different types of text. The results therefore offer a new approach to the study of linguistic stylistics both in Bosnia and Herzegovina and in the field in general.
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The nature of Czech fashion was shaped both by the social environment - not particularly wealthy, modest, influenced by the Protestant tradition - and by efforts towards women's emancipation. This resulted in a rejection of unnecessarily quirky elements in fashion as early as the 1870s. As far as style was concerned, Czech fashion followed the Viennese, German and French, and from the 1890s also the English models, and also found inspiration in contemporary aesthetic principles. National political ambitions appeared in inspiration drawn from folk costume. Feminist struggles and sports paved the way for the acceptance of reformist and practical dress, in which Czech designers took an active part. These trends reached a peak around 1929, with the design of a complete "civilised" women's apparel, based on trouser suits. The peak periods in the development of Czech fashion were the 1920s and 1930s, when a number of top fashion houses were established and both fashion and society magazines with original fashion designs, photographs and articles were published. These produced a specifically Czech fashion, showing French inspiration but opting rather for an English style, which was artistically advanced, practical, luxurious and democratic. After 1948, fashion too fell under the centralised control of the communist regime.
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OBJECTIVES: To review the literature regarding the possible association between a previous history of periodontitis and peri-implantitis. MATERIAL AND METHODS: A search of MEDLINE as well as a manual search of articles were conducted. Publications and articles accepted for publication up to January 2008 were included. RESULTS: Out of 951 papers retrieved, a total of three papers were selected for the review. Thus, the available evidence for an association between periodontitis and peri-implantitis is scarce. CONCLUSIONS: Based on three studies with a limited number of patients and considerable variations in study design, different definitions of periodontitis, and confounding variables like smoking that not been accounted for, this systematic review indicates that subjects with a history of periodontitis may be at greater risk for peri-implant infections. It should, however, be stressed that the data to support this conclusion are not very robust.
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The infant mortality rate for non-Hispanic Black infants in the U.S. is 13.63 deaths per 1,000 live births while the IMR for non-Hispanic White persons in the U.S. is 5.76 deaths per 1,000 live births. Black women are 2 times as likely as White women to deliver preterm infants and Black women are 2 times as likely as White women to deliver low birth weight infants (weighing less than 2,500 grams at birth). Differential underlying risk factors among mothers of different racial/ethnic groups for delivering pre-term and low birth weight infants have been historically accepted as the cause of racial disparities in IMRs. However, differential underlying risk status may not be the only major causative factor. Differential or unequal access to and provision of care is widely speculated to be a leading contributing factor to the wide racial disparity in infant mortality.2 This paper conducts a systematic review of existing literature investigating racial disparities in obstetrical care provided by healthcare practitioners to evaluate whether inequities in healthcare services provided to pregnant mothers and their neonates exist. The search terms "racial disparities obstetrical care," "racial differences quality of prenatal care," and "infant mortality racial disparities" were entered into the EBSCO Medline, Ovid Medline, PubMed, and Academic Search Complete databases, and articles between years 1990–2011 were selected for abstract review. The only articles included were those that used statistical methods to assess whether racial inequalities were present in the obstetrical services provided to pregnant women. My literature search returned 5 articles. Four of the five studies yielded significant racial differences in obstetrical care. However, the one study that used a large, nationally representative valid sample did not represent significant differences. Thus, this review provides initial evidence for racial disparities in obstetrical care, but concludes that more studies are needed in this area. Not all of the studies reviewed were consistent in the use and measurement of services, and not all studies were significant. The policy and public health implications of possible racial disparities in obstetrical care include the need to develop standard of care protocols for ALL obstetrical patients across the United States to minimize and/or eliminate the inequities and differences in obstetrical services provided.^
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Background: In the United States, the Food and Drug Administration (FDA) regulates clinical trials. These regulations address good clinical practices as well as human subject protection (FDA, 2012). One of the most important legal and ethical concerns in clinical trials is informed consent. 21 CFR 50 governs human subjects research. Part 50.24 provides an emergency research exception to the informed consent requirement. Research was conducted to determine the appropriateness of this exception, whether the benefit justifies the exception, and its public health significance.^ Methods: A systematic literature review was conducted and articles were identified from peer-reviewed journals.^ Results: There is some variance in opinions regarding the appropriateness of the exception, but the literature reviewed found the study results of these trials justified the waiver.^ Conclusion: The exception to the informed consent requirement is likely appropriate and justified in emergency research when implemented within the specified guidelines.^
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El propósito que orienta la investigación es estudiar los giros fundamentales de la teoría literaria en el siglo XX y sus posibles funcionalizaciones en una obra literaria particular. Para esto se selecciona un modelo de sistematización de las corrientes teóricas y un autor, Italo Calvino, cuyas resoluciones estéticas abarcan gran parte del tiempo puesto en cuestión y contienen las variaciones que en él se suceden. El recorrido demuestra que los cambios operados en los postulados de la teoría literaria del siglo XX y los entramados en la producción ensayística y literaria contemporánea de Italo Calvino guardan estrecha correspondencia en sus constantes y alternancias. Esto se confirma desde distintos ángulos de abordaje: la primera parte de la tesis focaliza la consideración de la obra asumida con el compromiso de dar cuenta de un contexto y de la problemática social; la segunda analiza propuestas e intentos teóricos y prácticos de desvincularla de cualquier aspecto exterior a sí misma, y considerarla en su inmanencia; y la tercera parte examina el rol del lector como instancia definitoria en que la obra se concreta. Esta demostración, a su vez, pone al descubierto gran parte de las mutaciones en la concepción de la literatura acontecidas en el pasado siglo, desde la perspectiva de la reflexión sobre la literatura, la práctica crítica y la resolución estética. Además, reconfirma las razones por las que hay que ocuparse de la literatura, y de la teoría literaria que analiza y da cuenta de los pormenores de su historia, de los accidentes de su dimensión ontológica, y de sus posicionamientos en el ámbito de las humanidades y de la enseñanza en general.
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Antígona ha sido un tópico por más de 2.000 años, participando de una historia que siempre puede ser reconocida. Tanto la Guerra Civil española como la dictadura argentina vieron surgir Antígonas en busca de justicia. A partir de los trabajos de María Zambrano y Griselda Gambaro, este artículo busca rehabilitar discursivamente estas versiones. Por un lado, la filósofa española nunca regresó del exilio iniciado en 1939 y defendió hasta el final los valores republicanos. Cuando asumió que su expatriación era irreversible, ingresó en un exilio profundo del cual Antígona revela lo esencial, pasando de la "privación" a la "revelación" tanto en un modo filosófico como en el poético, tanto en sus ensayos como en su única pieza teatral, La Tumba de Antígona (1967), una significativa metáfora de la guerra fratricida y del exilio. Por otro, Antígona furiosa (1986) de Gambaro, reescribe la tragedia de Sófocles cuando denuncia el terrorismo de estado argentino en una furiosa Antígona. Gambaro, hermana y madre de desaparecidos de la guerra sucia eleva su grito por justicia en nombre de la fraternidad humana
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A partir de la lectura de una serie de atribuciones erróneas que atraviesa tres ensayos de Ricardo Piglia sobre Macedonio Fernández, este artículo sugiere una hipótesis sobre los alcances de la estrategia de "ficcionalización de la crítica" que caracteriza la ensayística de Piglia y ensaya una evaluación de la reducción, que se opera en ésta, del acontecimiento de la ficción a un efecto de falsificación previsto por una instancia autorial. En el curso de esa tentativa evaluadora, se proponen algunas diferencias entre la ensayística de Piglia y la de Jorge Luis Borges.