963 resultados para ALMASat-EO, Modello termico, ESATAN


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L'elaborato tratta, inizialmente, delle generalità dei materiali compositi, facendo particolare riferimento agli elementi che contraddistinguono i materiali protagonisti di questa campagna sperimentale (resine epossidiche, fibre, IMR, binder). Successivamente si passa alla trattazione delle varie tecniche usate per produrre un componente in materiale composito, soffermandosi maggiormente sulla tecnica dell’HP-RTM. Inoltre, poichè nell’elaborazione dei risultati ottenuti sono utilizzati curve gaussiane e istogrammi, è inserito un capitolo con informazioni generali sulla statistica e sulle principali distribuzioni di probabilità. Sono, infine, elencati e spiegati i vari materiali utilizzati, con le varie apparecchiature e i due metodi di invecchiamento, igroscopico e termico.

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La tesi tratta il fenomeno della convezione nei flussi bifase dal punto di vista teorico e analitico, attraverso le equazione che governano i processi di ebollizione e condensazione. Vengono prese in esame le diverse caratteristiche sulla cui base differenziamo il fenomeno ed è presente lo studio delle configurazioni maggiormente impiegate in ambito industriale.

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valutare le performance di un edificio scolastico in termini energetici e di vivibilità attraverso l’analisi di alcuni parametri derivanti dalla certificazione energetica dello stesso. Verranno presentate anche ipotesi di intervento migliorative.

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I Big Data stanno guidando una rivoluzione globale. In tutti i settori, pubblici o privati, e le industrie quali Vendita al dettaglio, Sanità, Media e Trasporti, i Big Data stanno influenzando la vita di miliardi di persone. L’impatto dei Big Data è sostanziale, ma così discreto da passare inosservato alla maggior parte delle persone. Le applicazioni di Business Intelligence e Advanced Analytics vogliono studiare e trarre informazioni dai Big Data. Si studia il passaggio dalla prima alla seconda, mettendo in evidenza aspetti simili e differenze.

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In questo elaborato ho analizzato un sistema di reazione-diffusione proposto come modello per descrivere un fenomeno di crescita tumorale. In particolare, è stato approfondito il processo in cui l'invasione neoplastica è originata dalla produzione di un eccesso di ioni acidi da parte delle cellule maligne. Il sistema preso in esame descrive l'andamento di tre grandezze: la concentrazione di tessuto sano, la concentrazione di tessuto maligno e l'eccesso di ioni acidi. Ho quindi cercato soluzioni compatibili con il sistema le quali fossero funzioni della tipologia travelling waves, ossia onde che si propagano lungo l'asse reale con un grafico fissato e ad una velocità costante. I risultati ottenuti in questo lavoro sono stati così suddivisi: nel Capitolo 1 viene descritto il processo di invasione tumorale dal punto di vista biologico, nel Capitolo 2 vengono forniti alcuni lemmi e proposizioni preliminari, nel Capitolo 3 viene calcolata un'approssimazione della soluzione del sistema tramite onde del tipo slow waves e infine nel Capitolo 4 sono state studiate la presenza e la larghezza dello spazio interstiziale, ossia di una regione situata tra il tessuto sano e quello neoplastico nella quale si registra una concentrazione di cellule, sia normali sia maligne, praticamente nulla. Infine, sono state rappresentate graficamente le soluzioni in tre possibili situazioni caratterizzate da un diverso parametro di aggressività del tumore.

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Il Modello di Hopfield è un tentativo di modellizzare il comportamento di una memoria associativa come proprietà emergente di un network costituito da unità a due stati interagenti tra loro, e costituisce un esempio di come gli strumenti della meccanica statistica possano essere applicati anche al campo delle reti neurali. Nel presente elaborato viene esposta l'analogia tra il Modello di Hopfield e il Modello di Ising nel contesto delle transizioni di fase, applicando a entrambi i modelli la teoria di campo medio. Viene esposta la dinamica a temperatura finita e ricavata e risolta l'equazione di punto a sella per il limite di non saturazione del Modello di Hopfield. Vengono inoltre accennate le principali estensioni del Modello di Hopfield.

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Nel sistema nervoso centrale i neuroni comunicano l'uno con l'altro attraverso le connessioni sinaptiche e sono soggetti a centinaia di stimoli, ma hanno la capacità di distinguerli l'uno dall'altro. L'abilità delle sinapsi di interpretare questi cambiamenti morfologici e biochimici è detta \textit{plasticità sinaptica} e l'obiettivo di questa tesi è proprio studiare un modello per le dinamiche di questo affascinante processo, da un punto di vista prima deterministico e poi stocastico. Infatti le reazioni che inducono la plasticità sinaptica sono ben approssimate da equazioni differenziali non lineari, ma nel caso di poche molecole bisogna tener conto delle fluttuazioni e quindi sono necessari dei metodi di analisi stocastici. Nel primo capitolo, dopo aver introdotto gli aspetti fondamentali del sistema biochimico coinvolto e dopo aver accennato ai diversi studi che hanno approcciato l'argomento, viene illustrato il modello basato sull'aggregazione delle proteine (PADP) volto a spiegare la plasticità sinaptica. Con il secondo capitolo si introducono i concetti matematici che stanno alla base dei processi stocastici, strumenti utili per studiare e descrivere la dinamica dei sistemi biochimici. Il terzo capitolo introduce una giustificazione matematica riguardo la modellizzazione in campo medio e vede una prima trattazione del modello, con relativa applicazione, sui moscerini. Successivamente si applica il modello di cui sopra ai mammiferi e se ne studia nel dettaglio la dinamica del sistema e la dipendenza dai parametri di soglia che portano alle varie transizioni di fase che coinvolgono le proteine. Infine si è voluto osservare questo sistema da un punto di vista stocastico inserendo il rumore di Wiener per poi confrontare i risultati con quelli ottenuti dall'approccio deterministico.

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La seguente tesi nasce dall’esigenza di ottimizzare, da un punto di vista acustico e prestazionale, un ventilatore centrifugo preesistente in azienda. Nei primi tre capitoli si è analizzato il problema da un punto di vista teorico, mentre nel terzo e quarto capitolo da un punto di vista computazionale sfruttando tecniche CFD. Nel primo capitolo è stata fatta una trattazione generale dei ventilatori centrifughi, concentrandosi sul tipo di problematiche a cui questi vanno incontro. Nel secondo capitolo è stata presentata la teoria che sta alla base di una rilevazione sperimentale e di un’analisi acustica. Unitamente a ciò sono stati riportati alcuni articoli che mostrano tecniche di ottimizzazione acustica in ventilatori centrifughi. Nel terzo capitolo è stata riassunta la teoria alla base della fluidodinamica e di uno studio fluidodinamico. Nel quarto capitolo viene spiegato come è stato creato il modello fluidodinamico. Si è optato per un’analisi del problema in stato stazionario, sfruttando il Moving Reference Frame, e considerando l’aria come incomprimibile, visto il ridotto numero di Mach. L’analisi acustica è stata effettuata nel post-processing sfruttando il modello di Proudman. Infine è stata dimostrata la correlazione che intercorre tra i tre punti della curva resistente del ventilatore di funzionamento reale, permettendo di estendere i risultati ricavati dalla analisi di uno di questi agli altri due. Nel quinto capitolo è stata effettuata un’analisi dei risultati ottenuti dalle simulazioni fluidodinamiche e sono state proposte diverse modifiche della geometria. La modifica scelta ha visto un miglioramento delle prestazioni e una minore rumorosità. Infine sono state proposte nelle conclusioni ulteriori possibili strade da percorre per un’indagine e ottimizzazione del ventilatore più accurata.

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Nell'ambito dei motori ad accensione comandata, la comprensione del processo di accensione e delle prime fasi di sviluppo del kernel è di primaria importanza per lo studio dell'intero processo di combustione, dal momento che questi determinano lo sviluppo successivo del fronte di fiamma. Dal punto di vista fisico, l'accensione coinvolge un vasto numero di fenomeni di natura molto complessa, come processi di ionizzazione e passaggio di corrente nei gas: molti di questi avvengono con tempi caratteristici che ne impediscono la simulazione tramite le attuali tecniche CFD. Si rende pertanto necessario sviluppare modelli semplificati che possano descrivere correttamente il fenomeno, a fronte di tempi di calcolo brevi. In quest'ottica, il presente lavoro di tesi punta a fornire una descrizione accurata degli aspetti fisici dell'accensione, cercando di metterne in evidenza gli aspetti principali e le criticità. A questa prima parte di carattere prettamente teorico, segue la presentazione del modello di accensione sviluppato presso il DIN dell'Università di Bologna dal Prof. Bianche e dall'Ing. Falfari e la relativa implementazione tramite il nuovo codice CONVERGE CFD: la validazione è infine condotta riproducendo un caso test ben noto il letteratura, che mostrerà un buon accordo tra valori numerici e sperimentali a conferma della validità del modello.

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Changes in the environment, including increased environmental complexity, require military supply units to employ a more adaptive strategy in order to enhance military agility. We extend the Lumpkin and Dess (1996) model and develop propositions that explore the interrelationships between/amongst entrepreneurial orientation (EO); opportunity recognition, evaluation and exploitation; environmental and organizational factors; and organizational performance. We propose that the innovativeness, proactiveness, and risk-taking dimensions of EO are of primary importance in identifying adaptive solutions and that these relationships are moderated by environmental factors. The autonomy and competitive aggressiveness dimensions of EO are important in implementing solutions as adaptive strategies, especially in a military context, and these relationships are moderated by organizational factors. This chapter extends existing theory developed primarily for the civilian sector to the military. Military organizations are more rigid hierarchical structures, and have different measures of performance. At an applied level, this research provides insights for military commanders that can potentially enhance agility and adaptability.

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New product development projects are experiencing increasing internal and external project complexity. Complexity leadership theory proposes that external complexity requires adaptive and enabling leadership, which facilitates opportunity recognition (OR). We ask whether internal complexity also requires OR for increased adaptability. We extend a model of EO and OR to conclude that internal complexity may require more careful OR. This means that leaders of technically or structurally complex projects need to evaluate opportunities more carefully than those in projects with external or technological complexity.

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Principal Topic: Project structures are often created by entrepreneurs and large corporate organizations to develop new products. Since new product development projects (NPDP) are more often situated within a larger organization, intrapreneurship or corporate entrepreneurship plays an important role in bringing these projects to fruition. Since NPDP often involves the development of a new product using immature technology, we describe development of an immature technology. The Joint Strike Fighter (JSF) F-35 aircraft is being developed by the U.S. Department of Defense and eight allied nations. In 2001 Lockheed Martin won a $19 billion contract to develop an affordable, stealthy and supersonic all-weather strike fighter designed to replace a wide range of aging fighter aircraft. In this research we define a complex project as one that demonstrates a number of sources of uncertainty to a degree, or level of severity, that makes it extremely difficult to predict project outcomes, to control or manage project (Remington & Zolin, Forthcoming). Project complexity has been conceptualized by Remington and Pollock (2007) in terms of four major sources of complexity; temporal, directional, structural and technological complexity (See Figure 1). Temporal complexity exists when projects experience significant environmental change outside the direct influence or control of the project. The Global Economic Crisis of 2008 - 2009 is a good example of the type of environmental change that can make a project complex as, for example in the JSF project, where project managers attempt to respond to changes in interest rates, international currency exchange rates and commodity prices etc. Directional complexity exists in a project where stakeholders' goals are unclear or undefined, where progress is hindered by unknown political agendas, or where stakeholders disagree or misunderstand project goals. In the JSF project all the services and all non countries have to agree to the specifications of the three variants of the aircraft; Conventional Take Off and Landing (CTOL), Short Take Off/Vertical Landing (STOVL) and the Carrier Variant (CV). Because the Navy requires a plane that can take off and land on an aircraft carrier, that required a special variant of the aircraft design, adding complexity to the project. Technical complexity occurs in a project using technology that is immature or where design characteristics are unknown or untried. Developing a plane that can take off on a very short runway and land vertically created may highly interdependent technological challenges to correctly locate, direct and balance the lift fans, modulate the airflow and provide equivalent amount of thrust from the downward vectored rear exhaust to lift the aircraft and at the same time control engine temperatures. These technological challenges make costing and scheduling equally challenging. Structural complexity in a project comes from the sheer numbers of elements such as the number of people, teams or organizations involved, ambiguity regarding the elements, and the massive degree of interconnectedness between them. While Lockheed Martin is the prime contractor, they are assisted in major aspects of the JSF development by Northrop Grumman, BAE Systems, Pratt & Whitney and GE/Rolls-Royce Fighter Engineer Team and innumerable subcontractors. In addition to identifying opportunities to achieve project goals, complex projects also need to identify and exploit opportunities to increase agility in response to changing stakeholder demands or to reduce project risks. Complexity Leadership Theory contends that in complex environments adaptive and enabling leadership are needed (Uhl-Bien, Marion and McKelvey, 2007). Adaptive leadership facilitates creativity, learning and adaptability, while enabling leadership handles the conflicts that inevitably arise between adaptive leadership and traditional administrative leadership (Uhl-Bien and Marion, 2007). Hence, adaptive leadership involves the recognition and opportunities to adapt, while and enabling leadership involves the exploitation of these opportunities. Our research questions revolve around the type or source of complexity and its relationship to opportunity recognition and exploitation. For example, is it only external environmental complexity that creates the need for the entrepreneurial behaviours, such as opportunity recognition and opportunity exploitation? Do the internal dimensions of project complexity, such as technological and structural complexity, also create the need for opportunity recognition and opportunity exploitation? The Kropp, Zolin and Lindsay model (2009) describes a relationship between entrepreneurial orientation (EO), opportunity recognition (OR), and opportunity exploitation (OX) in complex projects, with environmental and organizational contextual variables as moderators. We extend their model by defining the affects of external complexity and internal complexity on OR and OX. ---------- Methodology/Key Propositions: When the environment complex EO is more likely to result in OR because project members will be actively looking for solutions to problems created by environmental change. But in projects that are technologically or structurally complex project leaders and members may try to make the minimum changes possible to reduce the risk of creating new problems due to delays or schedule changes. In projects with environmental or technological complexity project leaders who encourage the innovativeness dimension of EO will increase OR in complex projects. But projects with technical or structural complexity innovativeness will not necessarily result in the recognition and exploitation of opportunities due to the over-riding importance of maintaining stability in the highly intricate and interconnected project structure. We propose that in projects with environmental complexity creating the need for change and innovation project leaders, who are willing to accept and manage risk, are more likely to identify opportunities to increase project effectiveness and efficiency. In contrast in projects with internal complexity a much higher willingness to accept risk will be necessary to trigger opportunity recognition. In structurally complex projects we predict it will be less likely to find a relationship between risk taking and OP. When the environment is complex, and a project has autonomy, they will be motivated to execute opportunities to improve the project's performance. In contrast, when the project has high internal complexity, they will be more cautious in execution. When a project experiences high competitive aggressiveness and their environment is complex, project leaders will be motivated to execute opportunities to improve the project's performance. In contrast, when the project has high internal complexity, they will be more cautious in execution. This paper reports the first stage of a three year study into the behaviours of managers, leaders and team members of complex projects. We conduct a qualitative study involving a Group Discussion with experienced project leaders. The objective is to determine how leaders of large and potentially complex projects perceive that external and internal complexity will influence the affects of EO on OR. ---------- Results and Implications: These results will help identify and distinguish the impact of external and internal complexity on entrepreneurial behaviours in NPDP. Project managers will be better able to quickly decide how and when to respond to changes in the environment and internal project events.

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SOMMARIO: 1. I fattori che incidono sulla funzione informativa del bilancio nelle imprese familiari. 2. Funzione, obiettivi e attese informative nella comunicazione esterna delle imprese familiari. 3. I caratteri del “familismo” nei prospetti di bilancio. 4. Verso un nuovo modello di bilancio per le imprese familiari: riflessioni critiche e spunti per la ricerca.

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An experimental set-up was used to visually observe the characteristics of bubbles as they moved up a column holding xanthan gum crystal suspensions. The bubble rise characteristics in xanthan gum solutions with crystal suspension are presented in this paper. The suspensions were made by using different concentrations of xanthan gum solutions with 0.23 mm mean diameter polystyrene crystal particles. The influence of the dimensionless quantities; namely the Reynolds number, Re, the Weber number, We, and the drag co-efficient, cd, are identified for the determination of the bubble rise velocity. The effect of these dimensionless groups together with the Eötvös number, Eo, the Froude number, Fr, and the bubble deformation parameter, D, on the bubble rise velocity and bubble trajectory are analysed. The experimental results show that the average bubble velocity increases with the increase in bubble volume for xanthan gum crystal suspensions. At high We, Eo and Re, bubbles are spherical-capped and their velocities are found to be very high. At low We and Eo, the surface tension force is significant compared to the inertia force. The viscous forces were shown to have no substantial effect on the bubble rise velocity for 45 < Re < 299. The results show that the drag co-efficient decreases with the increase in bubble velocity and Re. The trajectory analysis showed that small bubbles followed a zigzag motion while larger bubbles followed a spiral motion. The smaller bubbles experienced less horizontal motion in crystal suspended xanthan gum solutions while larger bubbles exhibited a greater degree of spiral motion than those seen in the previous studies on the bubble rise in xanthan gum solutions without crystal.