410 resultados para Restauro Palazzo Angelelli Zambeccari Argelato
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La città dell' amore.--Virgilio.--Il mare.--La leggenda dell' amore.--Il palazzo dogn' Anna.--Barchetta-fantasma.--Il segreto del mago.--Donnalbina, Donna Romita, Donna Regina.--Lu numaciello.--Il diavolo di Mergellina.--Megaride.--Il Christo morto.--Provvidenza, buona speranza.--Leggenda di Capodimonte.--Leggenda dell' avvenire.
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Includes index.
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Plancha nº 9 de la obra: Schola Italica Picturae. Número de la página en el ángulo superior derecho.
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Plancha nº 5 de la obra: Schola Italica Picturae.
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Title page in red and black. Plates printed in black and/or sepia.
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Leaves 17-21 have two plates to a leaf.
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Mode of access: Internet.
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Aim-Colorectal cancer has been described in association with hyperplastic polyposis but the mechanism underlying this observation is unknown. The aim of this study was to characterise foci of dysplasia developing in the polyps of subjects with hyperplastic polyposis on the basis of DNA microsatellite status and expression of the DNA mismatch repair proteins hMLH1, hMSH2, and hMSH6. Materials and methods-The material was derived from four patients with hyperplastic polyposis and between one and six synchronous colorectal cancers. Normal (four), hyperplastic (13), dysplastic (13), and malignant (11) samples were microdissected and a PCR based approach was used to identify mutations at 10 microsatellite loci, TGF beta IIR, IGF2R, BAX, MSH3, and MSH6. Microsatellite instability-high (MSI-H) was diagnosed when 40% or more of the microsatellite loci showed mutational bandshifts. Serial sections were stained for hMLH1, hMSH2, and hMSH6. Result-DNA microsatellite instability was found in 1/13 (8%) hyperplastic samples, in 7/13 (54%) dysplastic foci, and in 8/11 (73%) cancers. None of the MSI-low (MSI-L) samples (one hyperplastic, three dysplastic, two cancers) showed loss of hMLH1 expression. All four MSI-H dysplastic foci and six MSI-H cancers showed loss of hMLH1 expression. Loss of hMLH1 in MSI-H but not in MSI-L lesions showing dysplasia or cancer was significant (p< 0.001, Fisher's exact test). Loss of hMSH6 occurred in one MSI-H cancer and one MSS focus of dysplasia which also showed loss of hMLH1 staining. Conclusion-Neoplastic changes in hyperplastic polyposis may occur within a hyperplastic polyp. Neoplasia may be driven by DNA instability that is present to a low (MSI-L) or high (MSI-H) degree. MSI-H but not MSI-L dysplastic foci are associated with loss of hMLH1 expression. At least two mutator pathways drive neoplasia in hyperplastic polyposis. The role of the hyperplastic polyp in the histogenesis of sporadic DNA microsatellite unstable colorectal cancer should be examined.
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L’obiettivo della presente tesi è evidenziare l’importanza dell’approccio critico alla valutazione della vulnerabilità sismica di edifici in muratura e misti Il contributo della tesi sottolinea i diversi risultati ottenuti nella modellazione di tre edifici esistenti ed uno ipotetico usando due diversi programmi basati sul modello del telaio equivalente. La modellazione delle diverse ipotesi di vincolamento ed estensione delle zone rigide ha richiesto la formulazione di quattro modelli di calcolo in Aedes PCM ed un modello in 3muri. I dati ottenuti sono stati confrontati, inoltre, con l’analisi semplificata speditiva per la valutazione della vulnerabilità a scala territoriale prevista nelle “Linee Guida per la valutazione e riduzione del rischio sismico del Patrimonio Culturale”. Si può notare che i valori ottenuti sono piuttosto diversi e che la variabilità aumenta nel caso di edifici non regolari, inoltre le evidenze legate ai danni realmente rilevati sugli edifici mostrano un profondo iato tra la previsione di danno ottenuta tramite calcolatore e le lesioni rilevate; questo costituisce un campanello d’allarme nei confronti di un approccio acritico nei confronti del mero dato numerico ed un richiamo all’importanza del processo conoscitivo. I casi di studio analizzati sono stati scelti in funzione delle caratteristiche seguenti: il primo è una struttura semplice e simmetrica nelle due direzioni che ha avuto la funzione di permettere di testare in modo controllato le ipotesi di base. Gli altri sono edifici reali: il Padiglione Morselli è un edificio in muratura a pianta a forma di C, regolare in pianta ed in elevazione solamente per quanto concerne la direzione y: questo ha permesso di raffrontare il diverso comportamento dei modelli di calcolo nelle sue direzioni; il liceo Marconi è un edificio misto in cui elementi in conglomerato cementizio armato affiancano le pareti portanti in muratura, che presenta un piano di copertura piuttosto irregolare; il Corpo 4 dell’Ospedale di Castelfranco Emilia è un edificio in muratura, a pianta regolare che presenta le medesime irregolarità nel piano sommitale del precedente. I dati ottenuti hanno dimostrato un buon accordo per la quantificazione dell’indice di sicurezza per i modelli regolari e semplici con uno scarto di circa il 30% mentre il delta si incrementa per le strutture irregolari, in particolare quando le pareti portanti in muratura vengono sostituite da elementi puntuali nei piani di copertura arrivando a valori massimi del 60%. I confronti sono stati estesi per le tre strutture anche alla modellazione proposta dalle Linee Guida per la valutazione dell’indice di sicurezza sismica a scala territoriale LV1 mostrando differenze nell’ordine del 30% per il Padiglione Morselli e del 50% per il Liceo Marconi; il metodo semplificato risulta correttamente cautelativo. È, quindi, possibile affermare che tanto più gli edifici si mostrano regolari in riferimento a masse e rigidezze, tanto più la modellazione a telaio equivalente restituisce valori in accordo tra i programmi e di più immediata comprensione. Questa evidenza può essere estesa ad altri casi reali divenendo un vero e proprio criterio operativo che consiglia la suddivisione degli edifici esistenti in muratura, solitamente molto complessi poiché frutto di successive stratificazioni, in parti più semplici, ricorrendo alle informazioni acquisite attraverso il percorso della conoscenza che diviene in questo modo uno strumento utile e vitale. La complessità dell’edificato storico deve necessariamente essere approcciata in una maniera più semplice identificando sub unità regolari per percorso dei carichi, epoca e tecnologia costruttiva e comportamento strutturale dimostrato nel corso del tempo che siano più semplici da studiare. Una chiara comprensione del comportamento delle strutture permette di agire mediante interventi puntuali e meno invasivi, rispettosi dell’esistente riconducendo, ancora una volta, l’intervento di consolidamento ai principi propri del restauro che includono i principi di minimo intervento, di riconoscibilità dello stesso, di rispetto dei materiali esistenti e l’uso di nuovi compatibili con i precedenti. Il percorso della conoscenza diviene in questo modo la chiave per liberare la complessità degli edifici storici esistenti trasformando un mero tecnicismo in una concreta operazione culturale . Il presente percorso di dottorato è stato svolto in collaborazione tra l’Università di Parma, DICATeA e lo Studio di Ingegneria Melegari mediante un percorso di Apprendistato in Alta Formazione e Ricerca.
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In the midst of growing preservationist awareness, regarding methods of architectural intervention of buildings with a recognized heritage value, there are numerous approaches on how the original heritage value can be protected. However, can these intervention projects be differentiated? Is it possible to identify how they differ (if in fact they do) from an architectural project not related to preservation? Although there are numerous theoretical studies regarding methods utilized in architectonical projects, there appear to be a lack of studies focused on an architectural intervention exclusively focused on areas or edifications that have a recognized heritage value, thereby requiring a reflection on which methodological procedures in an architectonical project serve the purpose of the preservation of the historical aspects. This discussion is of even greater importance because, at the national level, some recent discussions on this type of architectural design seem arbitrary and lack methodological rigor. Therefore, this research attempts to focus equally on the theoretical-methodological practices of preservation as well as the architectural project methods. In an attempt to address these aspects, the focus of this research centers on the case studies of the intervention projects of the maritime passenger terminal of Natal (Terminal Marítimo de Passageriros de Natal), the old government hall (Palacio do Governo - EDTAM) and the old central hotel (Hotel Central) which are situated in the area known as the historic downtown of the city of Natal, within the federal heritage protection polygon. The analyses of these is intended to identify what methodological procedures were recorded in the final product (in the graphical representation of the architectural design and other documents) delivered to IPHAN / RN, the body responsible for review and approval of these architectural projects, noting whether such procedures appear, in some way, in the final product, and if an understanding of the complexity of preservation is evident. The analyses of these projects corroborate the hypothesis that there are unique characteristics, which must be addressed in the intervention project for preservation when compared to new project design. The main characteristic to be addressed is related to the very nature of the project. It is inherent in the dialectical relationship between the need to preserve (the identified heritage values) and the need to modernize (making adaptations to contemporary life). This relationship, denominated in this dissertation as "radical restraint", must, or at least should, guide the actions in the project as well as the technical analyses of the preservationist organization. However, this radical restriction appears more evident in the guidelines put forth by legislators than in the decisions of designers. These legislators require the presentation of documents, aimed at identifying and contextualizing intervention (Ordinance No. 420 of December 22, 2010), that grant (or should grant) assistance in the decision making process. It was evident in the analyses of these documents that there existed a disconnect between the documents produced and the decisions made in the project. This fact can be seen in the total absence of dialogue about theoretical-methodological preservationist principles, which, in our view, is an essential element of the methodological procedures of the intervention project needed to guide the legislative and project design discussions.
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Arquitetura em cidades “sempre novas”: modernismo, projeto e patrimônio. Com essa chamada, a 4ª edição do encontro DOCOMOMO Norte-Nordeste, realizado na Universidade Federal do Rio Grande do Norte, em Natal, no período de 29 de maio a 02 de junho de 2012, reuniu um conjunto de trabalhos, mesas e conferências para pensar o processo de renovação arquitetônica e urbana de nossas cidades partindo da questão central de que o gosto pelo novo, pela novidade, torna rapidamente obsoleto aquilo que, quando surgiu, também era novo, moderno. O encontro contemplou uma diversidade de enfoques distribuída em três eixos temáticos:1) A arquitetura moderna como projeto; 2) experiências de conservação e transformação; e 3)narrativas historiográficas, na observação da especificidade da arquitetura, do urbanismo e do paisagismo no Brasil. Este livro, se organiza segundo cinco abordagens que estão subjacentes aos três eixos temáticos acima mencionados: a) trajetórias profissionais; b) a presença modernista em cidades brasileiras; c) a documentação, conservação, projeto e restauro; d) reflexões sobre a produção modernista e, finalmente, e) a tecnologia e desempenho. Para cada abordagem, foram selecionados alguns trabalhos representativos apresentados na ocasião. Espera-se contribuir, com esse livro, para o debate sobre a aparente – ou, para muitos, real – contradição entre a necessidade de renovação constante de nosso ambiente construído – afinal, a arquitetura e a cidade são por natureza dinâmicas – e a necessidade de preservação, particularmente do legado modernista inscrito em nossa paisagem urbana, ameaçado de extinção pelo descaso, pelo abandono ou pela transformação descabida.
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Arquitetura em cidades “sempre novas”: modernismo, projeto e patrimônio. Com essa chamada, a 4ª edição do encontro DOCOMOMO Norte-Nordeste, realizado na Universidade Federal do Rio Grande do Norte, em Natal, no período de 29 de maio a 02 de junho de 2012, reuniu um conjunto de trabalhos, mesas e conferências para pensar o processo de renovação arquitetônica e urbana de nossas cidades partindo da questão central de que o gosto pelo novo, pela novidade, torna rapidamente obsoleto aquilo que, quando surgiu, também era novo, moderno. O encontro contemplou uma diversidade de enfoques distribuída em três eixos temáticos:1) A arquitetura moderna como projeto; 2) experiências de conservação e transformação; e 3)narrativas historiográficas, na observação da especificidade da arquitetura, do urbanismo e do paisagismo no Brasil. Este livro, se organiza segundo cinco abordagens que estão subjacentes aos três eixos temáticos acima mencionados: a) trajetórias profissionais; b) a presença modernista em cidades brasileiras; c) a documentação, conservação, projeto e restauro; d) reflexões sobre a produção modernista e, finalmente, e) a tecnologia e desempenho. Para cada abordagem, foram selecionados alguns trabalhos representativos apresentados na ocasião. Espera-se contribuir, com esse livro, para o debate sobre a aparente – ou, para muitos, real – contradição entre a necessidade de renovação constante de nosso ambiente construído – afinal, a arquitetura e a cidade são por natureza dinâmicas – e a necessidade de preservação, particularmente do legado modernista inscrito em nossa paisagem urbana, ameaçado de extinção pelo descaso, pelo abandono ou pela transformação descabida.
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La trattazione che segue fornisce un'introduzione agli operatori lineari. Il primo capitolo contiene dei cenni sugli spazi di Hilbert di dimensione infinita, in modo da poter lavorare con operatori definiti non solo su spazi finito dimensionali, che sono generalmente rappresentati da matrici. Nel secondo capitolo si prosegue con lo studio degli operatori lineari limitati, proponendo come esempio l'operatore di proiezione. Viene definito anche l'importante concetto di operatore aggiunto, generalizzato nel capitolo successivo. Il capitolo finale tratta gli operatori non limitati, che possono essere analizzati con più facilità se soddisfano una proprietà topologica, che è la chiusura. Si affronta anche il concetto di spettro di un operatore, soprattutto nel caso di un operatore autoaggiunto, concludendo con l' esempio di un importante operatore, cioè l'operatore differenziale, fondamentale in meccanica quantistica.
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It is widely acknowledged that interpreters need to have knowledge of the cultures represented by the languages they work with (e.g. Roy 2002, Angelelli 2004, Wadensjŏ 2008). However, it is not clear what interpreters are expected to do with this knowledge. Some scholars recommend that interpreters be cultural mediators (e.g. Katan 2004 & 2014). As an attempt to examine existing guidelines on interpreters’ roles in the face of cultures/cultural issues, the research reported in this paper compares and contrasts the codes of conduct for interpreters from a number of associations and institutions in the UK, the US and China. The research has collected three different sets of data and has sought to investigate (1) in what ways interpreters are expected to do with their knowledge of cultures; (2) to what extent interpreters’ role as cultural mediators is referred to or defined in these codes of conduct; and (3) whether or not relevant guidelines are practically helpful for interpreters to deal with the range of cultural issues they may encounter in interpreting. Data analysis suggests that while cultural knowledge is a requisite for interpreters, the expectation for them to be cultural mediators may depend on the types of interpreting setting they work with and further guidelines are needed so that interpreters are clear on what they are required to do in dealing with cultural issues. The paper then discusses the implications of these findings and points to some directions for future research. Key references Brunette, L., G Bastin, I. Hemlin and H. Clarke (ed.). The Critical Link 3: Interpreters in the Community. Amsterdam/Philadephia: John Benjamins. Hale, S. 2007. Community Interpreting. Hampshire, New York: Palgrave Macmillan. The International Association of Conference Interpreting, 2015. Interpreting Explained. Available from: http://aiic.net/; accessed on 24 June 2015 Katan, David, --- 2004. Translating Cultures: An Introduction for Translators, Interpreters and Mediators. St Jerome. --- 2014. Workshop: Translation at the cross-roads: time for the transcreational turn? University College London. Martín, Mayte C. & Mary Phelan, 2009. Interpreters and Cultural Mediators – different but complementary roles. In: Translocations: Migration and Social Change. ISSN Number: 2009-0420 (online) McDonough Dolmaya, Julie, (2011. Moral ambiguity: Some shortcomings of professional codes of ethics for translators. In: The Journal of Specialised Translation. Issue 15, January 2011 (online). Pöchhacker, F., 2008. Interpreting as Mediation. In: (ed.) Valero Garcés, C. and Martin, A, Crossing Borders in Community Interpreting: definitions and dilemmas, pp. 9-26. John Benjamins Amsterdam and Philadelphia. Roy, Cynthia B., 2002. The Problem with Definitions, Descriptions, and the Role Metaphors of Interpreters. In: (ed.) Pöchhacker, Franz & Miriam Shlesinger, The Interpreting Studies Reader. Routledge. Wadensjö 1998. Interpreting as Interaction. New York: Addison Wesley Longman Inc.