381 resultados para Generatore, OLAP, sessioni, profili
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All’interno di separazioni altamente conflittuali, non è infrequente che si presentino situazioni in cui un figlio rifiuta, in maniera ingiustificata, un genitore. Esclusi i casi in cui sono presenti abusi, trascuratezza o condizioni reali di paura per cui il rifiuto è motivato, come mai un figlio può arrivare a rifiutare in maniera totale e permanente di incontrare un genitore? Può capitare che durante la separazione tra i coniugi siano presenti e persistano conflitti esasperanti, che in alcuni casi evolvono in dinamiche relazionali disfunzionali. Capita anche che a volte, all’interno di queste dinamiche, un genitore metta in atto una sorta di “alienazione” nei confronti dell’altro genitore, a cui corrisponde un rifiuto da parte del figlio del genitore cosiddetto “alienato”. Il minore, coinvolto in maniera attiva in queste dinamiche, si trova quindi in una condizione di rischio. Al di là del “dibattito” scientifico in merito alla definizione del fenomeno, ciò che risulta fondamentale è non disconoscerlo.
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Un fenomeno poco indagato in Italia, ma che ha catturato l’attenzione e anche la preoccupazione delle ricerche in diverse parti del mondo, sono i comportamenti aggressivi che possono avvenire nelle prime relazioni sentimentali, tra adolescenti. La ricerca si è concentrata principalmente sulla violenza nelle coppie adulte, sulla violenza domestica, trascurando quelle condotte aggressive che avvengono nelle prime relazioni intime, in quanto ritenute poco stabili e fugaci. Diverse ricerche dimostrano che non è così e che anzi, spesso gli adolescenti “investono” molto in queste prime esperienze. Tra i principali motivi che spingono gli studiosi ad indagare questo fenomeno, vi è la considerazione della gravità delle stime di prevalenza, le conseguenze per il benessere psico-fisico, ed il valore predittivo che tali comportamenti potrebbero assumere rispetto al fenomeno della violenza nelle coppie adulte.
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Affrontare oggi il tema Scuola significa toccare un argomento spinoso. Se poi al tema Scuola abbiniamo quello della Teoria Gender otteniamo binomio oltremodo discusso. Tante, spesso contraddittorie, sono le informazioni che possiamo trovare sul Web e parlare con gli addetti ai lavori è molto difficile. Difficile, ma non impossibile, soprattutto se si fa riferimento alle fonti e agli autori di questa “Buona Scuola”, oggetto dell’ennesima Riforma-Controriforma che si voglia intendere, testo molto discusso nelle piazze d’Italia non solo dai sindacati o dagli insegnanti precari, ma anche dalle associazioni dei genitori.
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Al di là dell’efficacia e della correttezza della definizione-etichetta “nativi digitali”, che ha avviato un dibattito anche in ambito accademico negli ultimi anni, i dati confermano come la presenza delle nuove tecnologie sia in costante aumento anche nella vita dell’infanzia, già prima del compimento del sesto anno di vita. Ciò provoca la necessità che le scienze dell’educazione si confrontino con le conseguenze del rapporto tra infanzia e strumenti digitali della comunicazione: il saggio riporta una selezione tra i più recenti studi sull’argomento e si conclude con l’indicazione di alcune strategie per articolare percorsi di educazione ai media già dalla prima infanzia, prevedendo il coinvolgimento dei servizi educativi (sia nidi d’infanzia che scuole dell’infanzia) e della famiglia.
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Quando si discute circa il ruolo che l’avvocato riveste nelle procedure che riguardano soggetti minorenni è senz’altro importante soffermarsi a riflettere sugli interessi che il difensore minorile si trova a tutelare (l’interesse, il miglior interesse o semplicemente la volontà); le relazioni che deve instaurare (con i genitori, con gli avvocati dei genitori, con i consulenti, con gli assistenti sociali, con i magistrati e con i giornalisti), i rapporti con le altre figure che a vario titolo sono coinvolte nella tutela dei diritti e del benessere del minore, infine le norme deontologiche che presiedono allo svolgimento dell’attività dell’avvocato del minore.
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La legge n.354 del 1975 ha apportato importanti cambiamenti nella vita detentiva. Viene messa in luce un nuovo senso della sanzione: una pena più umana in cui il detenuto non può più essere considerato un soggetto da diagnosticare, ma da conoscere e reinserire nel contesto sociale. Tuttavia il carcere resta una realtà complessa piena di problematiche e contraddizioni. Il seguente lavoro ha cercato di comprendere l’opinione dei detenuti su tematiche che quotidianamente ruotano intorno al carcere: recidiva, finalità rieducativa e sorveglianza dinamica. A tal proposito è stato somministrato un questionario appositamente strutturato su tali tematiche ad un campione di 161 detenuti. Il carcere aperto e la sorveglianza dinamica risultano una nuova conquista trattamentale. Solo un carcere più vivibile, pieno di opportunità può realmente rieducare il soggetto ed insegnargli ad essere libero nel rispetto della legge.
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Con legge 20 giugno 2008, n. 97 «Prevenzione e repressione della violenza contro le donne e di genere» la Repubblica di San Marino si è dotata di un impianto normativo teso al contenimento del fenomeno della violenza domestica, sessuale e di genere, il cui tratto saliente è dato dal coinvolgimento della compagine sociale nel contrasto delle condotte delittuose (Santolini & Venturini, 2013/2014. La progressiva sensibilizzazione della collettività (Authority Pari Opportunità, 2010)rispetto a fenomeni tollerati in ragione di stereotipi culturali radicati nel contesto sociale tende a favorire l’emersione di episodi altrimenti destinati a rimanere ignoti agli organi giudiziari. Essa appare, pertanto, espressiva della «(…) acquisita consapevolezza del legislatore del fallimento, in materia di violenza di genere, delle modalità tradizionali di formazione e trasmissione della notitia criminis», conseguenti alle «difficoltà oggettive della vittima (…) di reagire alla violenza subita con i tradizionali strumenti della querela o della denuncia» (Santolini&Venturini, 2013/2014, 27), posta l’esistenza di fattori di vulnerabilità specifica del soggetto passivo (ragioni di carattere culturale, sociale o religioso, dipendenza economica e/o psicologica) che lo relegano in posizione subalterna rispetto al perpetrator.
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Ad oggi, a fronte di un crescente interesse sociale, giuridico, medico e psicologico alle varie forme di abuso sessuale subite da minori e agli esiti a breve, medio e lungo termine che tali eventi possono esercitare sul benessere bio-psico-sociale dei sopravvissuti (Gulotta & Cutica, 2009), sembra, comunque, manifestarsi una insufficiente attenzione al tema del maltrattamento fisico (Di Blasio, 2000). Nel nostro contesto culturale gli episodi di aggressività fisica sono ancora facilmente rubricati nella categoria delle prassi genitoriali lecite, con un’implicita sottovalutazione dei rischi per la salute del bambino. Con questo non vogliamo sottendere che ogni singolo episodio di aggressività diretta del caregiver possa inserirsi tout court nella categoria dei maltrattamenti fisici; allo stesso tempo, riteniamo però necessario che, a livello sociale e sanitario, si presti attenzione ai possibili rischi per la salute della persona in caso di maltrattamenti fisici reiterati.
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Nel mito, quindi, bene e male si stringono nel fuoco, in un abbraccio fatale. Nonostante esso abbia per sempre cambiato in meglio le sorti dell’umanità, racchiude in se il mistero: fonte di calore e di luce, elemento dalla materialità domestica, resta però inafferrabile agli uomini, a volte irrefrenabile, spesso temibile e altrettanto seducente. È da ricercare perciò in questa sua dualità il fascino che il fuoco provoca negli uomini: esso divora, con la sua fiamma distruttiva, tutto quello che incontra nel suo passaggio, lasciando dietro di sé terreni ristorati, nutriti dalla decomposizione dei vegetali. Con la sua luce e calore permettel’esistenza, ma nel contempo ha la possibilità di distruggerla per sempre. Proprietà che hanno fatto del fuoco un potente simbolo rappresentativo sia della vita che della morte, introducendolo di conseguenza nel “mondo del soprannaturale”, come facoltà e prerogativa degli Dei entrando così a far parte dei miti, delle credenze e delle tradizioni di molti popoli.
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L’incendio raramente è un fatto naturale, nasce pertanto dalla volontà o dalla negligenza dell’uomo: opera di mani quasi sempre sconosciute, per cui le comunicazioni di reato restano spesso correlate contro ignoti. Questo fa si che la diagnosi sulle cause, dolose e colpose, relative al singolo evento fornisca indicazioni utili sull’origine dell’incendio, tuttavia questo non incide sui comportamenti futuri, se non in termini di repressione e dissuasione, e soprattutto non mette a ‘fuoco’ le cause sociali interne ai sistemi locali e di contesto. Chiunque appicchi un fuoco può essere definibile come incendiario. I maggiori studi, nonché i più completi, nel campo del crimine collegato al fuoco sono stati svolti negli Stati Uniti, da unità speciali dell’FBI appositamente predisposte. Le osservazioni effettuate sulle attività criminali degli incendiari hanno evidenziato che quanto più è organizzata la scena dell’incendio e studiata la tecnica dell’innesco del fuoco, tanto più l’autore è razionale e finalizzato da propri interessi materiali.
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Andiamo ad inquadrare la figura femminile nell’organizzazione criminale presa in esame, ovvero la ‘Ndrangheta, mafia calabrese il cui nome deriva dal sostantivo greco andragathòs, che si traduce in forza, virilità, valore. È una mafia definita da molti come “liquida” per lo straordinario potere di penetrare in ogni ambito del sociale ed estendere i propri confini ben oltre il territorio calabro. Fondata sullo stretto ed indissolubile vincolo di sangue, la struttura interna della ‘Ndrangheta viene suddivisa in due livelli: la “Società Minore”, di cui fanno parte picciotto, camorrista e sgarrista, e la “Società Maggiore” che prevede “doti” di santista, vangelo, quartino, quintino e associazione. Più cosche, legate tra loro, danno vita al “Locale”, che costituisce l’unità fondamentale di aggregazione mafiosa su un determinato territorio, quasi sempre coincidente con un villaggio o con un rione di una città. Per la costituzione del “Locale” è necessaria la presenza di almeno 49 affiliati. Ogni locale è diretto da una terna di ‘ndranghetisti, detta copiata, quasi sempre rappresentata dal capobastone, dal contabile e dal capocrimine.
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Il numero di nuove sostanze psicoattive (NSP) acquistabile in internet e le informazioni relative alla loro modalità di assunzione a scopi curativi, ricreazionali e spirituali, stanno aumentando costantemente. Nomi come “legal highs”, “herbal highs” e “etno-drugs”, inducono i consumatori a credere che questi prodotti siano sicuri e naturali, sottostimandone o volutamente trascurandone le loro potenzialità farmaco-tossicologiche. Oltre a questo, l’impiego di sostanze naturali tradizionalmente impiegate all’interno di un rituale ben definito in etnie specifiche, in nuovi contesti ricreativi, porta spesso all’abuso delle stesse sostanze (Marti, 2013; 2015). Infatti, mentre l’uso tradizionale/etnico di queste sostanze naturali, non sembra essere associato a dipendenza, intossicazioni o problemi legati alla salute, una volta raggiunto il mercato mondiale, si assiste invece ad una escalation di problematiche ed intossicazioni. Queste derivano soprattutto dal fatto che uscendo da un contesto tradizionale per accedere in uno prettamente ricreazionale, cambiano numerosi fattori fondamentali tra cui: la via di somministrazione, la quantità assunta, l’assunzione di sostanze pure e la co-somministrazione con altre sostanze psicoattive.
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El volumen de datos en bibliotecas ha aumentado enormemente en los últimos años, así como también la complejidad de sus fuentes y formatos de información, dificultando su gestión y acceso, especialmente como apoyo en la toma de decisiones. Sabiendo que una buena gestión de bibliotecas involucra la integración de indicadores estratégicos, la implementación de un Data Warehouse (DW), que gestione adecuadamente tal cantidad de información, así como su compleja mezcla de fuentes de datos, se convierte en una alternativa interesante a considerar. El artículo describe el diseño e implementación de un sistema de soporte de decisiones (DSS) basado en técnicas de DW para la biblioteca de la Universidad de Cuenca. Para esto, el estudio utiliza una metodología holística, propuesto por Siguenza-Guzman et al. (2014) para la evaluación integral de bibliotecas. Dicha metodología evalúa la colección y los servicios, incorporando importantes elementos para la gestión de bibliotecas, tales como: el desempeño de los servicios, el control de calidad, el uso de la colección y la interacción con el usuario. A partir de este análisis, se propone una arquitectura de DW que integra, procesa y almacena los datos. Finalmente, estos datos almacenados son analizados y visualizados a través de herramientas de procesamiento analítico en línea (OLAP). Las pruebas iniciales de implementación confirman la viabilidad y eficacia del enfoque propuesto, al integrar con éxito múltiples y heterogéneas fuentes y formatos de datos, facilitando que los directores de bibliotecas generen informes personalizados, e incluso permitiendo madurar los procesos transaccionales que diariamente se llevan a cabo.
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Questo lavoro nasce dal desiderio di approfondire i fondamenti del linguaggio della matematica, osservandone gli usi ed analizzandone gli scopi dal punto di vista didattico e non solo. Il linguaggio è il mezzo su cui si costruiscono i pensieri o semplicemente lo strumento coi quali si comunica il sapere? Il linguaggio è uno strumento della pratica matematica o è la matematica ad essere un linguaggio? Se lo è, che caratteristiche ha? Queste sono le domande che hanno accompagnato la stesura dei primi capitoli di questa tesi, in cui si approfondisce il tema del linguaggio della matematica da un punto di vista epistemologico, tecnico e didattico, a partire dai riferimenti teorici e dalle ricerche sul campo curate da Bruno D’Amore e Pier Luigi Ferrari. Nella seconda parte si presentano i risultati e le osservazioni della sperimentazione condotta nella classe 5a As del Liceo Scientifico “A. Righi” di Cesena. L’indagine di tipo qualitativo sui protocolli degli studenti ha permesso di definire le modalità d’uso del linguaggio da parte degli stessi al termine del percorso scolastico, di mostrare alcuni possibili legami tra le competenze linguistiche e quelle matematiche e di delineare una classificazione di tre profili di allievi relativamente al loro modo di scrivere e parlare di matematica. La tesi ha favorito uno sguardo trasversale verso la matematica in cui il linguaggio offre una fruttuosa possibilità di incontro tra prospettive opposte nel guardare la scienza e l’uomo. Questo apre alla possibilità di costruire una didattica che non sia la mera somma di conoscenze o la divisione di settori disciplinari, ma il prodotto di elementi che armoniosamente costruiscono il pensiero dell’uomo.
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degli elementi vegetali nella dinamica e nella dispersione degli inquinanti nello street canyon urbano. In particolare, è stato analizzata la risposta fluidodinamica di cespugli con altezze diverse e di alberi con porosità e altezza del tronco varianti. Il modello analizzato consiste in due edifici di altezza e larghezza pari ad H e lunghezza di 10H, tra i quali corre una strada in cui sono stati modellizati una sorgente rappresentativa del traffico veicolare e, ai lati, due linee di componenti vegetali. Le simulazioni sono state fatte con ANSYS Fluent, un software di "Computational Fluid Dynamics"(CFD) che ha permesso di modellizare la dinamica dei flussi e di simulare le concentrazioni emesse dalla sorgente di CO posta lungo la strada. Per la simulazione è stato impiegato un modello RANS a chiusura k-epsilon, che permette di parametrizzare i momenti secondi nell'equazione di Navier Stokes per permettere una loro più facile risoluzione. I risultati sono stati espressi in termini di profili di velocità e concentrazione molare di CO, unitamente al calcolo della exchange velocity per quantificare gli scambi tra lo street canyon e l'esterno. Per quanto riguarda l'influenza dell'altezza dei tronchi è stata riscontrata una tendenza non lineare tra di essi e la exchange velocity. Analizzando invece la altezza dei cespugli è stato visto che all'aumentare della loro altezza esiste una relazione univoca con l'abbassamento della exchange velocity. Infine, andando a variare la permeabilità delle chiome degli alberi è stata trovatta una variazione non monotonica che correla la exchange velocity con il parametro C_2, che è stata interpretata attraverso i diversi andamenti dei profili sopravento e sottovento. In conclusione, allo stadio attuale della ricerca presentata in questa tesi, non è ancora possibile correlare direttamente la exchange velocity con alcun parametro analizzato.