930 resultados para FILOSOFIA TRASCENDENTAL


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In base ad una recensione esaustiva dei riferimenti alla musica e al sonoro nella produzione filosofica di Gilles Deleuze e Félix Guattari, la presente ricerca s’incentra sulla posizione che il pensiero musicale di John Cage occupa in alcuni testi deleuziani. Il primo capitolo tratta del periodo creativo di Cage fra il 1939 e il 1952, focalizzandosi su due aspetti principali: la struttura micro-macrocosmica che contraddistingue i suoi primi lavori, e i quattro elementi che in questo momento sintetizzano per Cage la composizione musicale. Questi ultimi sono considerati in riferimento alla teoria della doppia articolazione che Deleuze e Guattari riprendono da Hjelmslev; entrambi gli aspetti rimandano al sistema degli strati e della stratificazione esposta su Mille piani. Il secondo capitolo analizza la musica dei decenni centrali della produzione cagiana alla luce del luogo in Mille piani dove Cage è messo in rapporto al concetto di “piano fisso sonoro”. Un’attenzione particolare è posta al modo in cui Cage concepisce il rapporto fra durata e materiali sonori, e al grado variabile in cui sono presenti il caso e l’indeterminazione. Le composizioni del periodo in questione sono inoltre viste in riferimento al concetto deleuzo-guattariano di cartografia, e nelle loro implicazioni per il tempo musicale. L’ultimo quindicennio della produzione di Cage è considerata attraverso il concetto di rizoma inteso come teoria delle molteplicità. In primo luogo è esaminata la partitura di Sylvano Bussotti che figura all’inizio di Mille piani; in seguito, i lavori testuali e musicali di Cage sono considerati secondo le procedure compositive cagiane del mesostico, delle parentesi di tempo che concorrono a formare una struttura variabile, e dell’armonia anarchica dell’ultimo Cage.

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La ricerca ha preso le mosse da tre ipotesi fondamentali: 1) Esiste un legame tra processi cognitivi di basso ed alto livello; 2) Lo spazio senso-motorio è una percezione soggettiva; 3) Lo spazio senso-motorio varia in funzione delle diverse modalità di interazione sociale. La tesi sostiene che lo spazio senso-motorio si lascia modulare dalla semplice co-presenza di un altro agente umano e da interazioni cooperative e non cooperative. I capitoli I, II, III, hanno lo scopo di scomporre e spiegare il significato della prima, seconda e terza ipotesi; giungendo a formulare la tesi centrale che sarà poi dimostrata sperimentalmente nel capitolo IV. Il capitolo V introduce future linee di ricerca nell’ambito dell’etica proponendo una nuova ipotesi sul legame che potrebbe sussistere tra la percezione dello spazio durante l’interazione sociale e i giudizi morali. Il lavoro svolto chiama ad operare insieme diverse discipline che concorrono a formare le scienze cognitive: la storia della filosofia, la filosofia della mente contemporanea, la neuropsicologia sperimentale ed alcuni temi della psicologia sociale.

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Il nostro lavoro è incentrato su Filosofia dell’ineguaglianza, acceso libello di filosofia sociale in forma epistolare, composto da Nikolaj Berdjaev all’inizio del 1918. Nelle quattordici veementi lettere che costituiscono l’opera, egli critica aspramente l’idea di eguaglianza sociale e metafisica propagandata dai rivoluzionari, schierandosi a favore dell’ineguaglianza gerarchica, da lui considerata l’unica garanzia della libertà e della statura teantropica dell’uomo. Abbiamo suddiviso la nostra indagine in tre parti: il primo capitolo è un’introduzione storico-filosofica al testo, in cui sono evidenziati i concetti fondamentali del pensiero del Nostro; nel secondo capitolo abbiamo messo in luce il legame tra lo “stile filosofico” di Berdjaev e la cultura religiosa a cui egli appartiene, riflettendo poi sui problemi traduttivi che ne derivano; in particolare ci siamo soffermati sull’aforisticità del suo pensiero e sullo spiccato afflato emotivo che pervade la sua esposizione. Infine, abbiamo incluso nel terzo capitolo la traduzione di quattro lettere (Sulla rivoluzione, Sui fondamenti ontologico-religiosi della socialità, Sullo Stato, Sul regno di Dio) e della postfazione aggiunta da Berdjaev a Berlino nel 1923, in occasione della pubblicazione del libro.

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La letteratura mostra come siano innumerevoli le difficoltà e gli ostacoli nell'apprendimento del concetto di limite: la ricerca è volta ad ipotizzare un possibile aiuto e supporto alla didattica con l'utilizzo della storia della matematica relativa al concetto di limite.

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Questo lavoro pone i problema di una presentazione filosofica della Meditazione milanese, nel suo rapporto con l'opera letteraria di Gadda e, contemporaneamente, instaura un confronto tra il complesso della produzione gaddiana (saggistica e narrativa) e l'ipotesi, messa in rilevo da Merleau-Ponty, di trovare al di fuori del vocabolario filosofico le possibilità di esprimere e raccontare la realtà che ci circonda. Nel costante riferimento alle posizioni teoretiche espresse nella Meditazione milanese, non solo viene inscritta la figura di Gadda entro un panorama filosofico, ma risulta problematizzato lo statuto stesso della filosofia. .

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La finalità di questa tesi è un excursus a posteriori sulle derive degli estremismi ideologici come il femminismo e la misoginia. Ci si è avvalsi delle teorie di studiosi quali Freud, Lacan, Weininger, Simone de Beauvoir, come anche Maria Zambrano, Adriana Cavarero, John Berger, Judith Butler, Luce Irigay, Camille Paglia e altri esponenti pertinenti alla materia analizzata. Si è infine concluso con le teorie innovative di Silvia Montefoschi, formulando una soluzione ipotetica alle discriminazioni di genere, applicabile al campo socio-linguistico.

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This dissertation is aimed at analysing deeply and thoroughly the most significant topics and features reflected in the Latin American literary work of Alberto Manzi. His almost thirty years of travelling and volunteering in the indigenous communities of South America formed a background of knowledge and experiences, which turned out to be crucial for the genesis of his Latin American trilogy. In the light of this, not only are ‘La luna nelle baracche’, ‘El loco’ and ‘E venne il sabato’ a speaking testimony of Manzi’s life and inner development, but they also offer a privileged perspective on the social, historical and religious situation of the people of Latin America. For a better understanding of the books, chapter one provides an extensive historical and economic commentary stretching over a century, from the collapse of the Spanish Empire to the rise of modern dictatorships in the late ‘70s, and the long democratic transition of the ‘80s. As far as the religious background is concerned, it is important to mention the influence of the liberation theology in the shaping of Manzi’s revolutionary thought. Indeed, chapter two identifies the precursors of the liberation theology, considers the effects of the Second Vatican Council on Latin America’s Catholic Church, and presents the methodology and the most powerful intuitions of the liberation theology. Finally, chapter three employs a critical analysis of Manzi’s Latin American trilogy, which focuses on his personal journal of his time in the austral continent, and Sonia and Giulia Manzi’s testimony published in a book entitled ‘Non è mai troppo tardi’. Chapter three provides an in-depth analysis of the evolution of the author’s revolutionary thought and plot dynamics; it discusses the psychological profile of the characters, the cultural features of the indigenous traditions, and the author’s urge to involve the readership in a permanent process of self-questioning.

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Fil: Rego, Francisco.

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Introducción: Frecuentemente oímos hablar de la época contemporánea y del siglo veinte como del comienzo de una nueva era. Se la determina con el termino de era atómica. Y en realidad nos damos cuenta que algo ha terminado, que hemos dejado las costas, que una tormenta nos ha arrancado de lo seguro y nos ha arrastrado mar adentro, donde ahora navegamos en "un mar de dudas" en busca de un puerto que desconocemos y que ninguno está en situación de determinar, porque como todo fin es trascendental al movimiento mismo. Por eso se a hecho ya un término no trillado hablar de época de crisis. Romano Guardini acuñó un concepto para caracterizar a nuestra época: "fin de los tiempos modernos". Estamos al fin de una era, y eso es claro; pero, lo nuevo, el nuevo mundo que nace es solo pálpito y presentimiento. Esto aflora con mayor claridad en el pensamiento metafísico, que es el lugar donde se manifiesta, toma conciencia el movimiento histórico y se expresa en forma conceptual. Así como el hombre de nuestros días en una actitud adolescente (en sentido positivo y negativo), quiere pintar no como los modernos, quiere componer no como sus maestros; del mismo modo, quiere pensar, pero no como pensaron sus antecesores. El pensamiento moderno le resulta demasiado estrecho y se a dispuesto a salir de él ensayando los primeros gestos. Una parte muy grande de los escritos de Heidegger consisten en decir que la metafísica ha terminado y que hay que buscar el ser y el sentido de los entes por otro camino. De ahí que el mismo Heidegger dice que su filosofía que es un "estar en camino" (unterwegs), y O. Pöggeler titula su libro sobre la filosofía de Heidegger "El camino del pensamiento de Martín Heidegger". La primera parte del presente trabajo procura establecer una comparación entre una corriente contemporánea (que por lo tanto está al fin del "tiempo moderno") como es la fenomenología, para establecer un parangón con la filosofía de Tomás de Aquino, procurando descubrir las raíces recónditas de la "Philosophia perennis". No es un trabajo de estudio histórico del pensamiento, ni un trabajo de crítica histórica, sino que pretende ser un trabajo de filosofía. De ahí que será fácil ver que el autor ha leído a Santo Tomás con el deseo de descubrir en él una respuesta a los problemas eternos de la filosofía del ser, tal como se plantean en nuestro tiempo.

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Fil: Fernández Robbio, Matías Sebastián. Universidad Nacional de Cuyo

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O ponto nevrálgico do presente trabalho é evidenciar os possíveis impasses suscitados pela linguagem em relaçao à mulher. E demonstrar a nao neutralidade da linguagem e os valores e conceitos que ela oferece sobre a questao de gênero. Para tal, será utilizado como ferramenta crítica, o conceito de linguagem como forma de vida apresentado pelo filósofo Ludwig Wittgenstein na obra Investigaçoes Filosóficas. Para tal, primeiramente, será feita uma introduçao sobre a origem da linguagem baseada nos conceitos dos filósofos Demócrito, Locke e Rousseau. Posteriormente, tendo como bsase os conceitos apresentados por Wittgenstein, faremos a relaçao em ter linguagem, gênero e filosofia

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El tema de la tesis es la fundamentación ético discursiva propuesta por Karl-Otto Apel en el marco de su pragmática trascendental. El examen crítico de esta propuesta filosófica tiene el objetivo de reforzar los argumentos a favor de una fundamentación trascendental de la ética. Se enfrenta inicialmente a la pragmática apeliana con una serie de críticas provenientes del debate analítico sobre los "argumentos trascendentales", iniciada en los años sesenta del siglo XX. Se reconstruyen tres líneas principales: una que atañe a la forma de los argumentos trascendentales, otra a su capacidad para demostrar validez objetiva, y la otra a su capacidad para demostrar la unicidad de un esquema conceptual (iniciadas respectivamente por M. Gram, B. Stroud y S. Körner). La discusión y posterior aplicación a Apel de las críticas de este debate conduce a tres conclusiones principales. La primera es que no existen razones concluyentes en contra de realizar una reflexión trascendental sobre las condiciones de posibilidad del conocimiento válido. La segunda es que la fundamentación trascendental debe hacerse en el marco de un modelo filosófico dialógico y auto-reflexivo (diferente al asumido por los autores del debate). Precisamente, la tercera conclusión es que todo método trascendental debe ser "interno", es decir, debe asumir las condiciones que investiga. Se aborda entonces el problema de concebir un método que asuma la circularidad de la investigación y le dé un contenido concreto a la fundamentación. En lugar de la fórmula apeliana, se sostiene la conveniencia de entender la pragmática trascendental como una continuación, corregida en un sentido trascendental, de la hermenéutica iniciada por Heidegger y renovada por Gadamer. Un método interno "hermenéutico trascendental" puede describirse con los rasgos de la dialogicidad, la auto-reflexión y la crítica del sentido. El interés fundamental es, como para Apel, la reconstrucción de aquellos presupuestos que conforman la base de la ética discursiva, la cual transforma de manera comunicativa el imperativo categórico kantiano. Se discute finalmente la cuestión de cómo es posible pensar que los presupuestos argumentativos no están sometidos a cambios históricos. La respuesta apunta a señalar que la objeción de "otra razón posible" carece de argumentos sustantivos en contra de la fundamentación.