1000 resultados para SEPARACION DEL PATRIMONIO - COLOMBIA


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Introducción: El síndrome de agotamiento profesional o de burnout se define como una respuesta al estrés laboral crónico, afecta con frecuencia a los trabajadores del sector salud y ha sido descrito según la Organización Mundial de la Salud (OMS) como un riesgo laboral. En su desarrollo intervienen distintos factores principalmente sociodemográficos y laborales. Objetivo: Determinar la prevalencia de síndrome de agotamiento profesional y su relación con las condiciones de trabajo del personal de salud de la zona rural del Cauca. Metodología: Se realizó un estudio de corte transversal en 4 hospitales rurales nivel I, con un muestreo probabilístico aleatorio simple, para un total de 212 trabajadores, de los cuales el 74.5% fueron asistenciales y el 25.5% administrativos, Se les aplicó el cuestionario Maslash Burnout Inventory (MBI) que consta de 22 ítems y mide los 3 aspectos del síndrome: cansancio emocional, despersonalización y falta de realización personal y el cuestionario nacional de condiciones de trabajo del instituto nacional de seguridad e higiene en el trabajo de España (INSHT). Se realizó un análisis de datos en STATA versión 12. Resultados: Se encontró una prevalencia general de síndrome de agotamiento profesional de 39.7% y según cada dimensión para cansancio emocional de 21.7%, para despersonalización de 15.1% y para realización personal de 13.7%. Se halló significancia estadística con relación a la edad y baja realización personal (p=0.037), con los factores de riesgo psicolaborales por sobrecarga y cansancio emocional (p=0.020), falta de autonomía y cansancio emocional (p=0.021) entre otros. En los factores de riesgo biomecánicos por falta de iluminación y cansancio emocional (p=0.000), falta de iluminación y despersonalización (p=0.017) y falta de iluminación y síndrome en general (p=0.000). Conclusión: La prevalencia de síndrome de agotamiento profesional en el personal de salud que trabaja en zona rural del Cauca fue de 39.7%, la dimensión más determinante fue cansancio emocional seguido de despersonalización y por ultimo realización personal. Se recomienda iniciar en la institución con un programa de vigilancia epidemiológica de prevención para el agotamiento laboral e intervenir en los factores biomecánicos y factores psicolaborales.

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La conservazione preventiva degli edifici storici e dei beni custoditi al loro interno rappresenta una sfida ad oggi condivisa a livello internazionale. Tale conservazione dipende da numerose variabili, tra le quali il microclima indoor gioca un ruolo decisivo. Il fine di questa tesi è verificare come lo studio del microclima indoor, supportato dalla simulazione virtuale e dalla conoscenza storica delle evoluzioni dell’edificio stesso (legate a modifiche impiantistiche; architettoniche; d’uso; ecc., nel corso degli anni), costituiscano una base conoscitiva fondamentale, da cui architetti e restauratori possono partire per definire strategie specifiche, volte alla conservazione preventiva del Patrimonio. Per fare questo, l’autore presenta le indagini svolte per tre casi-studio: la Sala 33 della Reggia di Venaria Reale, in provincia di Torino, Italia; la Biblioteca Generale Storica dell’Università di Salamanca, in Spagna; il Portico della Gloria, nartece della Cattedrale di Santiago de Compostela, in Spagna. La metodologia definita e adottata per l’analisi e l’interpretazione dei dati di ciascun caso-studio ha previsto la comprensione e la messa in relazione tra: scelte costruttive; vicende evolutive delle singole architetture; fattori che ne determinano il microclima, letti (o ipotizzati) nelle relative modifiche diacroniche; degrado delle architetture e dei beni che sono custoditi in esse. Infine, uno degli esiti più innovativi della ricerca è stata la definizione di due indici di rischio: sono stati infatti definiti due nuovi indici (Heritage Microclimate Risk -HMR- e Predicted Risk of Damage -PRD-) legati al microclima degli edifici che ospitano beni e manufatti che costituiscono il patrimonio storico artistico e culturale. Tali indici sono stati definiti tenendo conto di tutte le variabili da cui il microclima dipende e dei fattori che ne determinano l’evolversi nel tempo e nello spazio.

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La presente ricerca affronta il tema delle esportazioni illecite e delle spoliazioni di opere d’arte attuate dai nazisti in Italia negli anni precedenti e durante la Seconda guerra mondiale. In particolare, all’interno di tale vasta questione, si è voluto far emergere il ruolo di Giorgio Castelfranco nella salvaguardia e tutela del patrimonio artistico italiano. Giorgio Castelfranco, funzionario di soprintendenza storico dell’arte, ha apportato il proprio contributo nella tutela del patrimonio grazie a diverse azioni da lui compiute durante la propria carriera. Contributo che si può far iniziare con i primi interventi di tutela, diremmo oggi, preventiva, come la compilazione del catalogo degli oggetti d’arte e degli elenchi dei monumenti, ma anche la salvaguardia delle bellezze naturali, compiuti negli anni Venti e Trenta del Novecento, presso le Soprintendenze della Puglia, dell’Umbria e della Toscana. Con l’emergenza della Guerra poi Castelfranco fu impegnato in una vera e propria opera di recupero e ricostruzione. Quest'ultima intesa non del solo patrimonio storico-artistico e monumentale, ma anche dell’amministrazione delle Belle Arti, a cui Castelfranco ha attivamente contribuito durante la reggenza della Direzione Generale sotto il Governo Badoglio. Inoltre, in occasione dei sopralluoghi ai depositi di opere d’arte toscani e durante la Missione per il recupero delle opere d’arte in Germania del 1946-1947, Castelfranco, grazie alle proprie competenze e all’esperienza maturata in decenni di attività professionale, ebbe l’occasione di dare il proprio fondamentale contributo all’individuazione e al recupero delle opere d’arte esportate illecitamente e trafugate dai nazisti.

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En la civilización de la antigua Roma, tres de los aspectos más importantes de la vida cotidiana estaban vinculados a la arquitectura: las termas, los acueductos y las tumbas. Esta investigación propone el estudio de la integración de sistemas avanzados para la documentación, gestión y valorización del patrimonio arquitectónico funerario de la Vie Latina y la Appia Antica, en estrecha relación con el tema del Paisaje Cultural. De hecho, el Parque de las Tumbas Latinas alberga uno de los complejos funerarios más importantes, que en la actualidad conserva el aspecto tradicional del antiguo paisaje romano. A lo largo de una vía empedrada, como todas las vías consulares, la Vía Latina (al igual que la Vía Appia Antica), que, como recordaba Tito Livio, conectaba en su día las ciudades de Roma con Capua, sigue manteniendo "congelado" el antiguo trazado urbano/paisajístico. El sistema multiforme del Ager Romanus y del sitio cultural Via Latina/Appia Antica estudiado en esta investigación es, por tanto, comparable a una estructura viva y dinámica y, como tal, debe ser analizada. Por lo tanto, para diseñar una herramienta de protección y gestión tan "potente" y adecuada para un sitio histórico de enorme importancia, fue necesario utilizar las técnicas de levantamiento arquitectónico más avanzadas que se utilizan actualmente (como el escaneo láser y la fotogrametría, junto con un software de análisis específico), acompañadas de un estudio en profundidad de las técnicas de construcción antiguas. El último aspecto clave que pretende abordar la investigación es la catalogación. De hecho, los sitios y monumentos históricos no se pueden mantener sólo mediante su uso y utilización pasiva, sino activando todas las operaciones de protección y conservación mediante intervenciones directas (mantenimiento/restauración) e indirectas, como la catalogación constante de las obras históricas y la consiguiente "catalogación dinámica".

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L’elaborato di tesi affronta il tema della valorizzazione del patrimonio immobiliare da parte dell’amministrazione pubblica e nasce dalla collaborazione con la Città Metropolitana di Bologna. Il presente lavoro ha l’obiettivo di analizzare gli strumenti tecnico normativo economici per la valorizzazione del patrimonio pubblico.Difficilmente gli enti locali considerano il proprio patrimonio disponibile come un bene che possa generare reddito attraverso azioni di riqualificazione e valorizzazione, pur avendo a disposizione strumenti normativi utili alla gestione immobiliare con questi fini.Il lavoro è stato articolato in due parti, la prima tratta il tema del patrimonio immobiliare pubblico in Italia ed in particolare delle azioni, strumenti e norme che lo Stato ha sviluppato dagli anni ’90 ad oggi per consentire di utilizzare al meglio le risorse immobiliari a disposizione degli enti locali.La seconda riguarda l’applicazione dei principi di valorizzazione di un bene pubblico ad un caso studio: “Il progetto per la Valorizzazione di un bene di proprietà della Città Metropolitana di Bologna: il Centro Ippico Sportivo Imolese. Le attuali politiche dell’ente proprietario, hanno portato alla decisione di non rinnovare nuovamente il vecchio contratto di locazione ma di avviare un nuovo bando di concessione il cui obiettivo sia quello di riqualificare e valorizzare tutti l’impianto e i servizi connessi.A tal fine, innanzitutto, è stato necessario rilevare la consistenza, lo stato d’uso e quello di conservazione dei beni attraverso schede elaborate ad hoc e che potranno essere utilizzate per tutto il patrimonio dell’Ente. Una volta ottenuta una panoramica delle condizioni attuali del bene, si è proceduto alla definizione degli scenari a disposizione dell'ente per la valorizzazione del bene. Infine,è stato messo a punto un approccio metodologico che definisce la sequenza delle azioni necessarie per valorizzare il patrimonio pubblico disponibile.

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Tesi in Storia dell'Architettura che si propone di analizzare il complesso architettonico che corona il colle dell'Osservanza a Bologna, descrivendone le stratificazioni per comprendere come si sia consolidato l'assetto odierno. La ricerca ricostruisce tutte le fasi storiche e si concentra sulla rilettura critica degli interventi passati al fine di trovare nuove funzioni compatibili per riqualificare l'area. Partendo dalla costruzione del primo nucleo, costituito dalla rotonda romanica, si è cercato di ipotizzare la struttura del Monastero di Santa Maria del Monte all'apice della sua estensione, arrivando alla successiva villa neoclassica ottocentesca e alla residenza per vedove di guerra edificata in epoca fascista. Tramite lo studio di piante, disegni e planimetrie conservate negli Archivi, si è cercato di ricostruire la scansione temporale dei numerosi progetti di rinascita che si sono succeduti fino ai giorni nostri, ma anche di rintracciare ogni segno delle demolizioni e le trasformazioni subite nel corso dei secoli dalle strutture, come quelli lasciati sulla villa dalla progettazione dell'enfatica cappella di Antonio Serra per una fallita riconversione in chiesa. La tesi prende in esame in particolare la delicata fase dei restauri della rotonda della Madonna del Monte ad opera di Guido Zucchini, intervento fortemente integrativo avvenuto tra gli anni Trenta e Cinquanta del Novecento, il cui approccio stilistico aderiva perfettamente alla concezione di restauro del Comitato per la Bologna Storica e Artistica di quegli anni e del suo maestro Alfonso Rubbiani. Da complesso sacro a vanto architettonico dell'Italia napoleonica, divenuto problema urbanistico e quasi dimenticato, il luogo si trova oggi di fronte a una nuova possibilità: riappropriarsi dei suoi più autentici valori storici, architettonico e simbolici come un moderno “Campidoglio felsineo”, ridefinendo la propria identità nel rispetto delle antiche memorie.

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A través de la política ambiental del país, guiada por los principios constitucionales que rigen el tema ambiental, se han concebido unos instrumentos de punición, reparación y mitigación para contrarrestar los daños ambientales producidos por el hombre. Entre otras normas, el artículo 80 de la Constitución Política, le impone al Estado, representado por las autoridades ambientales, el deber de mitigar, sancionar y exigir la reparación de los daños causados al ambiente, debido a que los recursos naturales renovables le pertenecen a la nación, forman parte del patrimonio natural y aseguran el desarrollo sostenible, la calidad de vida y la seguridad alimentaria de los colombianos.

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La celebración del Bicentenario de la Independencia implica una reflexión sobre nuestra memoria, nuestra identidad y nuestro patrimonio. Desde este planteamiento nace en la Universidad del Rosario un proyecto museológico que tiene como eje principal la gestión, conservación y valoración del patrimonio para apoyar la celebración del Bicentenario de la Independencia, en este año.

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Fundado en los vestigios de una flauta prácticamente inexistente en el S. XIX, en los avatares de la flauta nacionalista de las primeras décadas del S.XX y en ulteriores y primeros indicios de una composición erudita para la flauta traversa, este trabajo intenta, en primer lugar, completar de manera exhaustiva la información ya recaudada relativa al repertorio. En segundo lugar, busca profundizar en el conocimiento de éste y de su diversidad estética, centrándose en las composiciones académicas para la flauta traversa de autores colombianos producidas a partir de 1950 hasta el 2000: La flauta se erige en la segunda mitad del S. XX en Colombia, como un instrumento afín a las corrientes contemporáneas de composición musical. Con el presente trabajo se aspira brindar a los flautistas –estudiantes o profesionales -: de un lado, una guía de referencia para acercarse a un repertorio prácticamente desconocido y de otro, un estudio detallado de siete obras que representan de algún modo, cincuenta años de producción musical vinculada a laflauta traversa. Con ello, se intenta contribuir en una mínima proporción al rescate del patrimonio musical colombiano y al reconocimiento debido a varias generaciones de autores dedicados a la composición erudita, actividad que ha sido –en general- poco valorada en Colombia. Este trabajo persigue los siguientes objetivos: 1- Elaboración de un catálogo amplio del repertorio de obras de autores colombianos para la flauta traversa en el S. XX. 2- Identificación de diversas estéticas compositivas y tendencias estilísticas en las obras escritas entre 1950 y 2000. 3- Elección, montaje e interpretación de 7 obras representativas y de interés musical a la presente investigación, dentro de las composiciones realizadas a partir de 1950 hasta el 2000 4- Presentación de un análisis y un acercamiento al estilo de cada una de estas 7 obras y sus respectivos compositores

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Córdoba en el Bicentenario. Los rastros de la memoria: el patrimonio histórico documental y la mediación del historiador. El objetivo general de este proyecto es contribuir a la consolidación del proceso de preservación, conservación y difusión del patrimonio histórico documental como parte de la riqueza cultural que contribuye al permanente proceso de construcción de la identidad colectiva provincial. Si bien Córdoba tiene una larga tradición de responsabilidad en la custodia de su patrimonio histórico documental con un conjunto de instituciones de guarda consolidado y concentrado en la capital, es diferente la situación en el resto de la provincia. No existe información ni suficiente ni sistematizada sobre el estado y la disponibilidad de los archivos de los distintos departamentos y localidades, cualquiera sea la responsabilidad bajo la que se encuentren. El proyecto tiene como hipótesis que la ausencia de una política integral y del pertinente marco legal de incorporación, preservación y conservación del patrimonio documental impide implementar medidas adecuadas para intervenir en estas tres acciones y para garantizar el eficaz uso y difusión por parte de los investigadores y de la sociedad en general. Esto obedece en gran medida a la carencia de un registro exhaustivo de los fondos documentales existentes en los archivos de la provincia, cuya consulta permitiría reconstruir dimensiones no exploradas de la realidad histórica local y regional y de sus lazos con otras situaciones provinciales del país. Las ausencias mencionadas han tenido un impacto negativo sobre las asimetrías regionales respecto al acceso y participación en la sociedad del conocimiento y, por ende, en la adopción de políticas sociales que permitan revertir ese desequilibrio. Para cumplimentar con el objetivo general propuesto, se definen cuatro objetivos específicos: 1.- elaborar un registro informativo sistematizado del patrimonio histórico documental con la utilización adecuada de las nuevas TICS; 2.- realizar un diagnóstico de situación de los archivos de gestión pública y colecciones documentales privadas que permita diseñar, implementar y sostener en el tiempo políticas públicas adecuadas en materia de preservación y conservación de ese patrimonio; 3.- proponer estrategias adecuadas para su difusión; 4.- la producción de trabajos especializados que den cuenta de la utilidad y pertinencia de ese acervo histórico documental para la “reconstrucción” histórica de dimensiones de las realidades pretéritas provinciales poco o nada exploradas de acuerdo a los nuevos paradigmas de la disciplina. La recopilación y registro sistemático de la información sobre el estado y disponibilidad de los fondos documentales de diversa índole en el ámbito provincial capitalino y en cuatro localidades extracapitalinas, utilizará dos bases de consulta principales: 1.- las normas internacionales de registro archivístico ISAD (G); y al NODAC (Norma de Descripción Archivística de Cataluña), adaptando y/o creando los instrumentos que se revelen como más operativos para los repositorios a trabajar; 2.- los resultados parciales alcanzados en el Catálogo sobre la producción historiográfica de Córdoba, Córdoba, CEH, 2003 (CD) de B. I. Moreyra, et al. que contiene casi 2500 asientos bibliográficos sobre la historia provincial (siglos XVI-XX), clasificado y sistematizado con criterios cronológicos y temáticos de acuerdo con la unidad interna del proceso histórico. Se espera que los poderes públicos, en sus diversas instancias -provincial y municipal- y los particulares de los municipios donde se trabaje, se comprometan con la responsabilidad cívica de preservación, conservación y transmisión del patrimonio histórico documental local y contribuyan con políticas específicas sustentables en el tiempo. En síntesis, el proyecto operará como un campo de experimentación eficaz en la formación de recursos humanos y en la generación de nuevos conocimientos para el área disciplinar.

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Las cuentas anuales del actual Plan General de Contabilidad (PGC07) incluyen un nuevo documento contable: el Estado de Cgmbios en el Patrimonio Neto (ECPN) que deben presentar todas las empresas. En este trabajo se detalla la utilidad y razon de ser de este estado contable que pretende reflejar el resultado global, la riqueza y las garantras empresariales que presenta la empresa. Estas.informaciones son consecuencia del desplazamiento del objetivo de los estados financieros hacia la valoracion del patrimonio en detrimento del calculo del resultado.

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El control sobre los bienes y recursos públicos y la eficacia del mismo ha sido una constante preocupación en la historia del país y en la evolución de nuestras instituciones polito-administrativas, como también lo ha sido la insatisfacción por los malos resultados de este control. Cabe entonces preguntarse ¿Por qué en Colombia no funciona bien el control fiscal?. Para responder a este interrogante el autor parte de un grupo de premisas básicas que hacen relación a la escasez creciente de recursos públicos y a la necesidad de estudiar, por una parte, otros sistemas que funcionan mejor que el nuestro y, por otra, la historia de la evolución institucional de las contralorías; para así comprender cómo se llegó a lo que hoy tenemos. A estos supuestos teóricos se agregan la ubicación del control fiscal dentro de los demás controles al ejercicio del poder político (difícilmente habrá algo más político que la asignación y el uso de los recursos públicos); la ubicación de las contralorías como pieza principal, mas no única, en el sistema de control fiscal, y, finalmente, su papel como parte del conjunto de “instituciones presupuestales”, es decir, aquellas a través de las cuales se expresa la economía pública. Consecuentemente, la obra está dividida en tres partes. En la primera se estudia el tema de la eficacia del control sobre los bienes y fondos públicos, desde el punto de vista del derecho comparado. En la segunda, se aborda el tema desde el punto de vista de su evolución histórica. En la tercera y última parte, se utilizan los elementos teóricos definidos en los dos capítulos anteriores y un cuadro conceptual, elaborado a partir de la teoría de las macro-organizaciones (Matus) y de la teoría neo-institucional (North), para intentar explicar por qué no funciona el control fiscal. La tesis que en general se sostiene es que el control de gestión y resultados no tiene los efectos que de él se esperaban, porque el diseño institucional dentro del cual actúan las contralorías, en especial la Contraloría General de la República, hace que la evaluación de la gestión y resultados de la administración pública no esté llamada a tener impacto alguno.

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El termino secuestro, manejado por el Estado colombiano, determina la viabilidad de un posible canje o acuerdo humanitario que permita la libertad de civiles retenidos así como el termino rehén, utilizado por la guerrilla de las FARC-EP. Lo que se busca, en esta monografía, es mostrar cómo el manejo de un concepto o un término, bien sea secuestrado o rehén con carácter político, puede llegar a entorpecer una posible salida a las personas privadas de su libertad por parte de la guerrilla de las FARC-EP, y como éste es manejado políticamente para su propia conveniencia de los actores involucrados, en particular el Estado colombiano y el grupo al margen de la ley.

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La tesis tiene como objetivo central, desde un punto de vista crítico en el que se resalta la influencia de la política y del sistema económico en las decisiones judiciales, exponer la forma en que las autoridades judiciales y administrativas han interpretado las normas que regulan la competencia en Colombia, específicamente el caso del artículo 7 de la Ley 256 de 1996. Y preguntarse si dependiendo del método de interpretación que se acoge al momento de fallar se busca reforzar o no el modelo económico liberal, en especial la adopción de los argumentos que sustentan la decisión.

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El documento plantea la disfuncionalidad de la organización territorial actual, dentro del nuevo contexto económico y competitivo mundial, haciéndose necesaria una restructuración de los principios rectores del funcionamiento de las entidades territoriales, procurando integrar estos nuevos conceptos -extrajurídicos-, con los de la estructura jurídico política del estado colombiano.