953 resultados para Reading--History--18th century--Sources
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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)
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Pós-graduação em Música - IA
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The Experimentation in Science Education is used since the beginning of 19th century and has it origins linked to the laboratory classes realized in the universities. This classes used, and in many cases, still using the Scientific Method initially purposed by Descartes in 18th century for the construction of scientific knowledge. One of the allegations is that the method would be the fast stand the cheapest to generating scientific information, although, it is based on the empiricism-positivism, which considers that all people have the same learning skill and they can start from the same spot. Through this paper, is not intended to contest the scientific methodology, or even its importance in science history, but just try to identify and describe other possibilities in using of the teaching laboratory, which can make the learning easier for a much higher number of students, contemplating different cognitive capabilities and generating a better scientific knowledge learning and its transfer to practical situations in life, besides, they can provide more significant learnings. Over the text, four different purposes will be presented, which depart from the laboratory use for theory evidence, incapable to make students use the learned knowledge outside the school, until that which develops in the students capabilities to scientifically argue about their day to day themes
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The Chester Genealogical Society Records consist of typescript material of writings and publications that covers mainly Chester County, SC history and genealogy from the 18th century to the 20th century. The collection includes information on covenanters, lists of Chester county American Civil War soldiers, Obadiah Hardin, Revolutionary War Lieut. Col. John R. Culp, Rev. Samuel McCreary, Mrs. M.A. Smith and the Smithton Lumber Co in Smithton, Arkansas, the Kulp family, Matthew Elder, Jr., Rev. Josiah Henson, the Gaston family, the Murphy family, Confederate Capt. G.L. Strait’s Company-6th regiment, Company B during the American Civil War, the McClure family and Revolutionary War Capt. John McClure, and recollections of Chester, South Carolina.
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O artigo apresenta a caraterização e a análise dos ladrilhos utilizados em construções do século XVIII, na cidade de Paranaguá, no Estado do Paraná, avaliando principalmente sua composição química. Através da análise de microscópio eletrônico de varredura foi possível coletar informações que permitiram interpretações sobre a composição dessas peças. Em Paranaguá, grande parte das edificações setecentistas possui paredes em alvenaria de pedra enquanto a utilização desses ladrilhos esteve restrita às estruturas dos quadros de portas e janelas, como alternativa às vergas e umbrais de cantaria ou madeira usados em construções até a primeira metade do século XIX. Algumas ruínas existentes no centro histórico revelam fortes indícios dos materiais empregados, modo de assentamento e dimensões desses ladrilhos. Essas peças são mais delgadas do que os tijolos, ressaltando que estes elementos foram bastante empregados a partir da segunda metade do século XIX. Observando os ladrilhos a olho nu, é possível verificar a variedade de agregados que compõem as argilas. Sendo assim, este trabalho é uma contribuição para a história dos materiais e das técnicas construtivas da cidade de Paranaguá e sua relação de influências com a metrópole portuguesa, ao mesmo tempo em que permitiu apropriações e adaptações locais.
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Esse trabalho tem por objetivo a análise de livros didáticos jurídicos na perspectiva da história dos direitos europeu e brasileiro, tendo como referencial teórico o texto de Alain Choppin sobre as funções do livro didático. Foram analisados livros didáticos jurídicos produzidos desde a Antiguidade até os dias atuais, assim como importantes mudanças legislativas ocorridas em Portugal no século XVIII e no Brasil no século XIX. Seus autores são, em sua maioria, professores universitários, para que seus textos servissem de fonte de argumentos de autoridade na prática. Ao lado dos manuais, sempre foi recorrente o uso de apostilas elaboradas pelos professores ou pelos próprios alunos, a partir das anotações das aulas. Nos últimos tempos, os manuais sofrem a concorrência dos resumos voltados para concursos públicos e dos “cadernos” distribuídos pelos alunos pela Internet. As principais conclusões foram as de que os livros didáticos jurídicos são importantes para o aprendizado do Direito.
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Oggetto della ricerca è il tema dello spazio delle centrali idroelettriche costruite nella prima metà del Novecento dagli architetti Giovanni Muzio e Piero Portaluppi. L’individuazione del tema sorge dalla volontà di indagare quali siano stati gli sviluppi dal punto di vista architettonico all’interno di un genere così specifico durante un periodo di tempo in cui gli stili architettonici e le tendenze hanno subito stravolgimenti ed evoluzioni che ancora oggi trovano una difficile connotazione e definizione precisa. L’analisi dell’architettura delle centrali idroelettriche, effettuata ripercorrendo le principali vicende del settore idroelettrico dalla fine del secolo scorso al secondo dopoguerra, oltre a considerare il rapporto con il contesto territoriale e culturale del nostro Paese vuole prendere in considerazione anche il particolare rapporto che in più casi si è venuto a creare tra committenti e progettisti. Compito della tesi è rileggere un settore poco indagato finora e capire se vi sia stata effettivamente una evoluzione architettonica dal punto di vista tipologico o se la centrale sia stata sempre affrontata come semplice esercizio di “vestizione” di un involucro precostituito da precise esigenze tecniche. La ricerca infatti si pone come obiettivo lo studio delle centrali non solo dal punto di vista tipologico e spaziale dei suoi principali elementi, ma si pone come obiettivo anche lo studio della loro distribuzione nel sito in cui sono sorte, distribuzione che spesso ha portato alla formazione di una sorta di vera e propria “città elettrica”, in cui la composizione dei vari elementi segue una logica compositiva ben precisa. Dal punto di vista del contributo originale la ricerca vuole proporre una serie di riflessioni ed elaborati inerenti alcune centrali non ancora indagate. Nel caso specifico di Portaluppi l’apporto originale consiste nell’aver portato alla luce notizie inerenti centrali che sono sempre state poste in secondo piano rispetto le ben più note e studiate centrali della Val d’Ossola. Nel caso invece di Muzio il contributo consiste in una analisi approfondita e in una comparazione di documenti che di solito sono sempre stati pubblicati come semplice apparato iconografico, ma che messi a confronto danno una lettura di quelle che sono state le fasi e le elaborazioni progettuali apportate dall’autore. Il tema della ricerca è stato affrontato poi attraverso una lettura delle fonti dirette relative agli scritti degli autori, con una contemporanea lettura di testi, articoli e interventi tratti dalle riviste appartenenti al periodo in esame per comprendere al meglio il panorama culturale e architettonico che hanno fatto da scenario alle esperienze di entrambe le figure oggetto di studio. Infine la ricerca si è concentrata sull’analisi di alcune opere in particolare - due centrali idroelettriche per ciascun autore oggetto della tesi - scelte perché considerate rappresentative sia per impianto spaziale e tipologico, sia per le scelte compositive e stilistiche adottate. La lettura dei manufatti architettonici scelti è stata condotta con l’analisi di copie di elaborati grafici originali, foto d’epoca e altri documenti reperiti grazie ad una ricerca condotta in vari archivi. Le centrali scelte nell’ambito delle esperienze maturate da Muzio e Portaluppi sono state individuate per rappresentare il quadro relativo allo sviluppo e alla ricerca di un nuovo linguaggio formale da adottare nell’ambito dell’architettura di questi manufatti. Per entrambi i protagonisti oggetto della ricerca sono state individuate due centrali in grado di dare una visione il più possibile completa dell’evoluzione della tematica delle centrali idroelettriche all’interno della loro esperienza, prendendo in considerazione soprattutto gli aspetti legati all’evoluzione del loro linguaggio compositivo e stilistico. L’individuazione delle centrali da analizzare è stata dettata prendendo in considerazione alcuni fattori come il tipo di impianto, le relazioni e confronto con il contesto geografico e naturale e le soluzioni adottate.
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La ricerca ha come oggetto l’edizione critica di circa tremila regesti di documenti di area bolognese datati al X-XII secolo. I documenti sono stati trascritti tra il XVII e XVIII secolo in undici cartulari ecclesiastici, conservati presso l’Archivio di Stato di Bologna. Il lavoro s’inserisce nel progetto di edizione delle carte bolognesi di epoca medievale in corso presso la cattedra di Paleografia latina e Diplomatica dell’Università di Bologna, attualmente incentrata sull’edizione delle carte del secolo XII. La ricerca si propone come strumento di supporto a tale progetto e come completamento delle carte già pubblicate: i cartulari, infatti, offrono spesso copie di documenti mancanti dell’originale o in cattivo stato di conservazione, e costituiscono l’unica traccia di una memoria storica altrimenti perduta. Le raccolte esaminate si collocano a ridosso del periodo napoleonico, quando la maggior parte degli enti ecclesiastici venne soppressa e i loro beni incamerati dallo Stato; esse quindi rispecchiano la condizione dei principali archivi ecclesiastici cittadini dei primi secoli del Medioevo bolognese. La ricerca è strutturata in una prima parte volta a definire in termini storico-diplomatistici la tipologia di fonte esaminata: oggi i cartulari non sono più intesi come semplici raccoglitori di documenti, ma come sistema organico di fonti in grado di far luce su aspetti importanti della storia dell’ente che li ha prodotti. L’indagine del loro contesto di produzione permette di comprenderne meglio le finalità, la forma e il valore giuridico. Parte della ricerca è stata poi incentrata sullo studio delle ragioni che hanno portato gli istituti religiosi bolognesi alla redazione dei cartulari: a tal fine è stata esaminata la legislazione ecclesiastica cinque-settecentesca in materia di conservazione della documentazione e il rapporto della legislazione stessa con la prassi archivistica. Infine è stata realizzata l’edizione critica vera e propria dei regesti, mirante a descrivere le caratteristiche principali di ciascun cartulario.
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Agostino Mitelli (1609-1660) è una figura centrale nella vicenda artistica bolognese. Rinnova profondamente la quadratura, genere in cui opera maggiormente, e diventa il principale riferimento per le generazioni successive. Infatti ha un grande numero di allievi che si fanno interpreti del suo stile e le sue opere continuano ad essere studiate fino a Settecento inoltrato. Nel suo lavoro accorda una grande importanza al mezzo grafico, in cui eccelle e che considera strumento di verifica ed esercizio. Questa predilezione influenza anche i suoi seguaci: dopo la sua morte i suoi disegni diventano molto ricercati e vengono impiegati come repertori di soluzioni di quadratura ed elementi decorativi. Sono essi stessi strumento di studio e infatti ci è pervenuto un grande numero di copie ed esercizi in stile mitelliano. L'analisi sistematica di questo materiale anonimo e poco studiato mi ha permesso di individuare alcune delle personalità di maggiore spicco tra i suoi seguaci, quali Domenico Santi, Giacomo Antonio Mannini e Marc'Antonio Chiarini. Per valutare l'influenza dell'opera di Agostino presso le generazioni successive è centrale anche la produzione calcografica che analizzo a partire dalle quattro serie di elementi di ornato che egli stesso dà alle stampe e che riscuotono molto successo, come provano le numerose ristampe, anche francesi. Dopo la sua morte vengono incise diverse imprese che si riallacciano al suo operato: la prima è quella del figlio Giuseppe Maria Mitelli che pubblica alcuni suoi disegni. Seguono le serie di Santi, Buffagnotti, Mannini, Chiarini e diversi altri che comprendono anche quadratura e veduta e che spesso sono state riassemblate da editori e collezionisti. Anche le fonti affrontano la questione della dipendenza delle successive generazioni dagli stilemi di Agostino Mitelli, oltre a quelle a stampa ho studiato approfonditamente i manoscritti inediti dell'altro figlio di Agostino, Giovanni Mitelli, che forniscono molte nuove notizie.
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Here, by the example of the transfer of cultivated plants in the context of the correspondence networks of Albrecht von Haller and the Economic Society, a multi-level network analysis is suggested. By a multi-level procedure, the chronological dynamics, the social structure, the spatial distribution and the functional networking are analyzed one after the other. These four levels of network analysis do not compete with each other but are mutually supporting. This aims at a deeper understanding of how these networks contributed to an international transfer of knowledge in the 18th century.
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The Capuchins of the Rhaetic Missions had to deal with local forms of catholic piety, which for them were almost as exotic as the religious practices of non-Christian communities in Asia or America. Therefore they regarded it as their task to propagate the true faith among the “schismatic” Catholics from the Grisons. For this purpose, the Capuchins developed a particular pattern of interpretation: They created a sacred territory in which the divine grace can be experienced by the faithful. Hence the missionaries built new churches and chapels, decorated the old ones in baroque style and brought numerous of holy relics from Italy. Thus, they enforced the sacralisation of the alpine space. Recent developments in cultural studies and social sciences make it possible to capture such processes of spacing more precisely. In the course of the “spatial turn”, space is no longer conceived as a physical entity but now is regarded as a human construct. The paper discusses possibilities and limitations of “space” as an analytical category for the study of mission within Catholicism. The sociological concept of space developed by Martina Löw (2001) is used as starting point. This allows the simultaneous consideration of social interactions and cultural contexts in construction of “sacred space”.
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This talk will outline the history of the doctor-patient relationship in the West. It will touch briefly on medicine in Greek and Roman antiquity, using key texts from Hippocrates and Galen. It will also sketch the changing balance of the religious and the secular in medieval medicine. Finally, it will outline the rise of the modern personal doctor-patient relationship in the 18th century and analyze the chronic dissatisfaction that settled over relations between doctors and patients in the last quarter of the 20th century.
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The author George (Georgia?) Plunkett Red was the wife of Samuel Clark Red (1861-1940). Dr. Red was the son of Texas pioneer physician Dr. George Clark Red. Dr. Samuel Clark Red was “the county physician of Harris County, one of the organizers of the Harris County Medical Society, a fellow of the American College of Surgeons, and president of the Texas Medical Association.” Not much is known about the author, but given her husband’s position and family history, it can be surmised that she was interested in history and had access to some of the children of other pioneer medical families. There is a brief bibliography for each of the chapters. Part Two of the book consists of biographies of physicians from Texas Counties. Merle Weir, "RED, SAMUEL CLARK," Handbook of Texas Online (http://www.tshaonline.org/handbook/online/articles/fre09), accessed December 10, 2012. Published by the Texas State Historical Association.
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La crítica tradicionalmente ha sido muy severa con Réstif de la Bretonne, a quien ha relegado a un segundo plano durante más de cien años por considerarlo un autor marginal. A principios del siglo XX es rescatado de la oscuridad gracias a las teorías freudianas pero recién en los años sesenta se estudia su obra desde otros puntos de vista. Contribuyendo a esta línea, el presente artículo intenta aportar elementos que permitan devolver a Réstif de la Bretonne el lugar que le corresponde dentro de la historia de la literatura y del pensamiento político. A lo largo del siglo XVIII el espacio adquiere un valor fundamental porque se supone que debe ser conocido y dominado para poseer las leyes del mundo entero. Dentro de este marco la novela utópica de nuestro autor titulada El Descubrimiento Austral. Novela Filosófica, textualiza posturas aparentemente disímiles acerca del espacio que convierten a Réstif en uno de los símbolos del período de transición que representa. Las ideas vertidas en esta novela nos permiten afirmar que Réstif de la Bretonne se adelanta, sin duda, a movimientos del siglo XIX como el Socialismo Utópico, el Romanticismo y el Nacionalismo.
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En las últimas décadas se ha construido una nueva imagen del mundo rural pampeano que ha complejizado el análisis con nuevos temas, métodos y fuentes. En estos estudios si bien los pulperos y pulperías están presentes siempre figuran de manera lateral o complementaria. En este trabajo me propuse profundizar el estudio de pulperos y pulperías rurales una vez reconocida su influencia en materia económica, política y social tanto en la campaña en su conjunto como hacia el interior de los pueblos. El tema elegido entonces responde a la necesidad de un estudio exclusivo y exhaustivo sobre un grupo que entendemos ha cumplido una función muy relevante como elemento central en la expansión, ocupación y estructuración de la sociedad rural bonaerense al igual que lo fueron las estancias, los fuertes y las parroquias. La expansión y consolidación de la campaña bonaerense ha sido acompañada por el despliegue comercial en las últimas décadas del siglo XVIII. Podemos hablar de un fenómeno de retroalimentación entre comerciantes y explotaciones ganaderas protagonizado con frecuencia por las mismas personas. En este sentido las pulperías contribuyeron a la formación de pueblos, la ocupación de nuevas tierras y el desarrollo de relaciones pacíficas con los pueblos originarios, aunque a veces fueron agentes disruptores. Nos queda claro que las pulperías eran engranajes importantes dentro de la economía local y ubicaban a sus propietarios por encima de la mayoría de los productores. Sin embargo muchos pulperos también eran productores o viceversa y esa diversificación les permitía disminuir los riesgos y las posibilidades de "naufragio". Creemos haber matizado y en algunos casos rechazado algunas de las imágenes literarias que en general configuraron una visión muy negativa de los pulperos y sus negocios. El pulpero no era muy distinto a su clientela y formaba parte de las costumbres predominantes de la campaña más allá de tener, en muchos casos, una posición económica más holgada. En este sentido, muchos pulperos fueron vecinos referentes en sus pueblos cumpliendo distintas funciones más allá de la fundamental que era el abastecimiento de bienes básicos, ocuparon cargos en el andamiaje institucional y se erigieron en la "voz del pueblo". La posición privilegiada de algunos pulperos les permitía evadir el peso de la justicia y cuando ocupaban cargos sacar provecho de ellos. Esto refuerza la idea de connivencia entre comercializadores locales y el aparato institucional local en torno al usufructo del tráfico de cueros que cada vez se hacía más rentable.