999 resultados para Peter Claudio Martini


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The continental margin of southeast Brazil is elevated. Onshore Tertiary basins and Late Cretaceous/Paleogene intrusions are good evidence for post breakup tectono-magmatic activity. To constrain the impact of post-rift reactivation on the geological history of the area, we carried out a new thermochronological study. Apatite fission track ages range from 60.7 +/- 1.9 Ma to 129.3 +/- 4.3 Ma, mean track lengths from 11.41 +/- 0.23 mu m to 14.31 +/- 0.24 mu m and a subset of the (U-Th)/He ages range from 45.1 +/- 1.5 to 122.4 +/- 2.5 Ma. Results of inverse thermal history modeling generally support the conclusions from an earlier study for a Late Cretaceous phase of cooling. Around the onshore Taubate Basin, for a limited number of samples, the first detectable period of cooling occurred during the Early Tertiary. The inferred thermal histories for many samples also imply subsequent reheating followed by Neogene cooling. Given the uncertainty of the inversion results, we did deterministic forward modeling to assess the range of possibilities of this Tertiary part of the thermal history. The evidence for reheating seems to be robust around the Taubate Basin, but elsewhere the data cannot discriminate between this and a less complex thermal history. However, forward modeling results and geological information support the conclusion that the whole area underwent cooling during the Neogene. The synchronicity of the cooling phases with Andean tectonics and those in NE Brazil leads us to assume a plate-wide compressional stress that reactivated inherited structures. The present-day topographic relief of the margin reflects a contribution from post-breakup reactivation and uplift.

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The ALICE experiment at the LHC has studied J/psi production at mid-rapidity in pp collisions at root s = 7 TeV through its electron pair decay on a data sample corresponding to an integrated luminosity L-int = 5.6 nb(-1). The fraction of J/psi from the decay of long-lived beauty hadrons was determined for J/psi candidates with transverse momentum p(t) > 1,3 GeV/c and rapidity vertical bar y vertical bar < 0.9. The cross section for prompt J/psi mesons, i.e. directly produced J/psi and prompt decays of heavier charmonium states such as the psi(2S) and chi(c) resonances, is sigma(prompt J/psi) (p(t) > 1.3 GeV/c, vertical bar y vertical bar < 0.9) = 8.3 +/- 0.8(stat.) +/- 1.1 (syst.)(-1.4)(+1.5) (syst. pol.) mu b. The cross section for the production of b-hadrons decaying to J/psi with p(t) > 1.3 GeV/c and vertical bar y vertical bar < 0.9 is a sigma(J/psi <- hB) (p(t) > 1.3 GeV/c, vertical bar y vertical bar < 0.9) = 1.46 +/- 0.38 (stat.)(-0.32)(+0.26) (syst.) mu b. The results are compared to QCD model predictions. The shape of the p(t) and y distributions of b-quarks predicted by perturbative QCD model calculations are used to extrapolate the measured cross section to derive the b (b) over bar pair total cross section and d sigma/dy at mid-rapidity.

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Il Lavoro é incentrato sull' influenza dell'insegnamento di G. I Gurdjieff sul teatro del novecento in particolare sul lavoro di Peter Brook, Declan Donnellan e Robert Lepage

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La tesi si pone l’obiettivo di approfondire i restauri operati nel corso del tempo sulla fortezza di San Leo a seguito del sisma del 1786 ed affronta il delicato e complesso tema delle finiture delle superfici architettoniche esterne. La ricerca si è sviluppata a partire dall’analisi storico-critica delle vicende relative alla fortezza e alla città di San Leo, approfondendo le caratteristiche dell’architettura militare di transizione di Francesco di Giorgio Martini dal momento della sua fondazione nel Montefeltro, al fine di ricostruire la possibile sequenza delle fasi costruttive, anche attraverso la comparazione con altri esempi di fortificazioni sul territorio. L’analisi comparata delle fonti dirette e indirette, delle tracce murarie attraverso un accurato rilievo geometrico del complesso monumentale ottenuto con l’ausilio di molteplici tecniche di misura (topografiche, dirette, fotogrammetriche) opportunamente integrate in un unico sistema di riferimento, e il rilievo critico con tavole tematiche sulle superfici architettoniche, ha permesso di osservare sotto una nuova luce il singolare progetto di restauro elaborato da Giuseppe Valadier per la fortezza di San Leo. Esso rappresenta un’anticipazione della disciplina, maturata nell’ambiente colto romano dell’epoca, e fondata sulla presa di coscienza dei valori del manufatto architettonico. Si è provveduto a catalogare e descrivere più di 150 fonti documentarie, in gran parte inedite, collocate in un arco temporale che va dal Cinquecento, al periodo Moderno e Contemporaneo con le perizie del Genio Civile e della Soprintendenza. Sono state inoltre ordinate cronologicamente e descritte almeno 50 rappresentazioni iconografiche e cartografiche storiche. L’approccio analitico multidisciplinare, e la raccolta di informazioni storico-documentali, è stato completato da un’ultima fase di analisi, utile a determinare la stratificazione e la cronologia degli interventi. Sono state condotte indagini fisiche e chimiche su campioni, prelevati in loco durante il mese di novembre del 2008 sotto l’egida della Soprintendenza, al fine di determinare la formulazione e la microstuttura dei materiali, con particolare attenzione ai materiali lapidei, agli intonaci e alle coloriture, limitando le indagini a quelle strettamente necessarie. Le indagini strumentali sono state effettuate presso il Laboratorio di Scienza e Tecnologia dei Materiali (LASTM) del Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali (DICAM) dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Scuola di Ingegneria e Architettura, seguendo procedure sviluppate dai gruppi di lavoro presso la struttura. Al fine di determinare la composizione chimica dei materiali sono state eseguite calcimetrie e diffrattometrie a raggi x, mentre per quanto riguarda la struttura e la microstruttura sono state eseguite delle analisi granulometriche. L’interpretazione dei dati, ottenuti dalla lettura organica delle fonti, ha permesso di inquadrare i differenti trattamenti superficiali esterni in relazione all’epoca di realizzazione.

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L'obiettivo di questo elaborato è quello di far conoscere meglio ai lettori italiani l'autore svizzero Peter Bichsel. In questo elaborato vengono trattate in particolare le traduzioni di alcune rubriche (Kolumnen)dal libro Über das Wetter reden. Quest'ultimo contiene una raccolta di rubriche scritte da Bichsel, i cui temi sono molto vari. Sono argomenti tratti dalla vita quotidiana. Infatti, l'autore riflette su tematiche quali: lo sport, la politica, esperienze personali, aspetti culturali ecc. Peter Bichsel utilizza nelle sue rubriche anche termini propri del tedesco svizzero, per mettere in risalto alcuni aspetti della cultura svizzera, che io ho approfondito in questo elaborato. Un altro aspetto fondamentale è la semplicità di queste rubriche, anche ognuna è portatrice di un messaggio. L'intento di Peter Bichsel è quello di indurre il lettore a riflettere su determinati argomenti,suscitandone, ovviamente, l'interesse. Il mio scopo è quello di mantenere inalterato lo stile semplice dell'autore, in modo da lasciare altrettanto invariato il messaggio che si cela dietro a ogni rubrica. Un altro aspetto importante è quello del raccontare; nelle sue rubriche Bichsel racconta e anch'io, attraverso le mie proposte di traduzione, ho voluto raccontare la genialità di questo autore e la sua visione del mondo.

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Narcolepsy is a rare sleep disorder with the strongest human leukocyte antigen (HLA) association ever reported. Since the associated HLA-DRB1*1501-DQB1*0602 haplotype is common in the general population (15-25%), it has been suggested that it is almost necessary but not sufficient for developing narcolepsy. To further define the genetic basis of narcolepsy risk, we performed a genome-wide association study (GWAS) in 562 European individuals with narcolepsy (cases) and 702 ethnically matched controls, with independent replication in 370 cases and 495 controls, all heterozygous for DRB1*1501-DQB1*0602. We found association with a protective variant near HLA-DQA2 (rs2858884; P < 3 x 10(-8)). Further analysis revealed that rs2858884 is strongly linked to DRB1*03-DQB1*02 (P < 4 x 10(-43)) and DRB1*1301-DQB1*0603 (P < 3 x 10(-7)). Cases almost never carried a trans DRB1*1301-DQB1*0603 haplotype (odds ratio = 0.02; P < 6 x 10(-14)). This unexpected protective HLA haplotype suggests a virtually causal involvement of the HLA region in narcolepsy susceptibility.

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