1000 resultados para Medicina del treball
Resumo:
OBIETTIVI: Per esplorare il contributo dei fattori di rischio biomeccanico, ripetitività (hand activity level – HAL) e forza manuale (peak force - PF), nell’insorgenza della sindrome del tunnel carpale (STC), abbiamo studiato un’ampia coorte di lavoratori dell’industria, utilizzando come riferimento il valore limite di soglia (TLV©) dell’American Conference of Governmental Industrial Hygienists (ACGIH). METODI: La coorte è stata osservata dal 2000 al 2011. Abbiamo classificato l’esposizione professionale rispetto al limite di azione (AL) e al TLV dell’ACGIH in: “accettabile” (sotto AL), “intermedia” (tra AL e TLV) e “inaccettabile” (sopra TLV). Abbiamo considerato due definizioni di caso: 1) sintomi di STC; 2) sintomi e positività allo studio di conduzione nervosa (SCN). Abbiamo applicato modelli di regressione di Poisson aggiustati per sesso, età, indice di massa corporea e presenza di patologie predisponenti la malattia. RISULTATI: Nell’intera coorte (1710 lavoratori) abbiamo trovato un tasso di incidenza (IR) di sintomi di STC di 4.1 per 100 anni-persona; un IR di STC confermata dallo SCN di 1.3 per 100 anni-persona. Gli esposti “sopra TLV” presentano un rischio di sviluppare sintomi di STC di 1.76 rispetto agli esposti “sotto AL”. Un andamento simile è emerso per la seconda definizione di caso [incidence rate ratios (IRR) “sopra TLV”, 1.37 (intervallo di confidenza al 95% (IC95%) 0.84–2.23)]. Gli esposti a “carico intermedio” risultano a maggior rischio per la STC [IRR per i sintomi, 3.31 (IC95% 2.39–4.59); IRR per sintomi e SCN positivo, 2.56 (IC95% 1.47–4.43)]. Abbiamo osservato una maggior forza di associazione tra HAL e la STC. CONCLUSIONI: Abbiamo trovato un aumento di rischio di sviluppare la STC all’aumentare del carico biomeccanico: l’aumento di rischio osservato già per gli esposti a “carico intermedio” suggerisce che gli attuali valori limite potrebbero non essere sufficientemente protettivi per alcuni lavoratori. Interventi di prevenzione vanno orientati verso attività manuali ripetitive.
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OBIETTIVO: sintetizzare le evidenze disponibili sulla relazione tra i fattori di rischio (personali e lavorativi) e l’insorgenza della Sindrome del Tunnel Carpale (STC). METODI: è stata condotta una revisione sistematica della letteratura su database elettronici considerando gli studi caso-controllo e di coorte. Abbiamo valutato la qualità del reporting degli studi con la checklist STROBE. Le stime studio-specifiche sono state espresse come OR (IC95%) e combinate con una meta-analisi condotta con un modello a effetti casuali. La presenza di eventuali bias di pubblicazione è stata valutata osservando l’asimmetria del funnel plot e con il test di Egger. RISULTATI: Sono stati selezionati 29 studi di cui 19 inseriti nella meta-analisi: 13 studi caso-controllo e 6 di coorte. La meta-analisi ha mostrato un aumento significativo di casi di STC tra i soggetti obesi sia negli studi caso-controllo [OR 2,4 (1,9-3,1); I(2)=70,7%] che in quelli di coorte [OR 2,0 (1,6-2,7); I(2)=0%]. L'eterogeneità totale era significativa (I(2)=59,6%). Risultati simili si sono ottenuti per i diabetici e soggetti affetti da malattie della tiroide. L’esposizione al fumo non era associata alla STC sia negli studi caso-controllo [OR 0,7 (0,4-1,1); I(2)=83,2%] che di coorte [OR 0,8 (0,6-1,2); I(2)=45,8%]. A causa delle molteplici modalità di valutazione non è stato possibile calcolare una stima combinata delle esposizioni professionali con tecniche meta-analitiche. Dalla revisione, è risultato che STC è associata con: esposizione a vibrazioni, movimenti ripetitivi e posture incongrue di mano-polso. CONCLUSIONI: I risultati della revisione sistematica confermano le evidenze dell'esistenza di un'associazione tra fattori di rischio personali e STC. Nonostante la diversa qualità dei dati sull'esposizione e le differenze degli effetti dei disegni di studio, i nostri risultati indicano elementi di prova sufficienti di un legame tra fattori di rischio professionali e STC. La misurazione dell'esposizione soprattutto per i fattori di rischio professionali, è un obiettivo necessario per studi futuri.
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In un contesto dominato da invecchiamento della popolazione, prevalenza della cronicità e presenza crescente di pazienti multiproblematici e non autosufficienti è indispensabile spostare il baricentro delle cure dall'acuzie alla cronicità, e quindi assicurare la continuità e la coerenza fra i diversi setting di cura, sia sanitari che socio-sanitari (ospedale, servizi sanitari territoriali, domicilio, strutture residenziali di Long term care). Dall'analisi della letteratura emerge che il maggiore ostacolo a realizzare questa continuità è rappresentato dalla presenza, caratteristica del sistema di welfare italiano, di molteplici attori e strutture con competenze, obiettivi e funzioni diverse e separate, e la raccomandazione di lavorare per l'integrazione contemporaneamente su più livelli: - normativo-istituzionale - programmatorio - professionale e gestionale Il sistema della "governance" realizzato in Emilia-Romagna per l'integrazione socio-sanitaria è stato valutato alla luce di queste raccomandazioni, seguendo il modello della Realist evaluation per i Social complex interventions: enucleando le "teorie" alla base dell'intervento ed analizzando i diversi step della sua implementazione. Alla luce di questa valutazione, il modello della "governance" è risultato coerente con le indicazioni delle linee guida, ed effettivamente capace di produrre risultati al fine della continuità e della coerenza fra cure sanitarie e assistenza sociale e sanitaria complessa. Resta da realizzare una valutazione complessiva dell'impatto su efficacia, costi e soddisfazione dei pazienti.
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Objetivo: La presente ponencia tiene como objetivo determinar cuánta producción publicada en revistas pueden autoarchivar los investigadores de una institución. Se aplica una metodología basada en el análisis del modelo de acceso a las revistas donde publican los investigadores que permite estimar la disponibilidad en abierto real y potencial de su producción. Se presenta el caso de la producción científica en medicina del período 2006-2010 de dos universidades argentinas. Métodos: La producción de la Universidad Nacional de La Plata (UNLP) y de la Universidad Nacional de Rosario (UNR) fueron recogidas de la base de datos Scopus y los modelos de acceso a las revistas, determinados a partir de la consulta a Romeo-Sherpa, Dulcinea, DOAJ, SciELO, RedALyC, PubMed Central,. Resultados: En el caso de la UNLP el 28 de los artículos es de acceso abierto real al ser publicados en revistas OA y el 59 es potencialmente accesible por estar publicados en revistas de suscripción que permiten el autoarchivo. En la UNR el 42 de los artículos es de acceso abierto real y el 55 potencialmente accesible en repositorios de acceso abierto. Conclusiones: En ambos casos es alta la viabilidad de proveer acceso abierto a la producción científica en medicina a través del auto-archivo en repositorios. Se identifican las principales revistas y editoriales y se determinan los tipos de versión del artículo que se puede auto-archivar ofreciendo información que facilita el trabajo de los gestores de los repositorios
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Objetivo: La presente ponencia tiene como objetivo determinar cuánta producción publicada en revistas pueden autoarchivar los investigadores de una institución. Se aplica una metodología basada en el análisis del modelo de acceso a las revistas donde publican los investigadores que permite estimar la disponibilidad en abierto real y potencial de su producción. Se presenta el caso de la producción científica en medicina del período 2006-2010 de dos universidades argentinas. Métodos: La producción de la Universidad Nacional de La Plata (UNLP) y de la Universidad Nacional de Rosario (UNR) fueron recogidas de la base de datos Scopus y los modelos de acceso a las revistas, determinados a partir de la consulta a Romeo-Sherpa, Dulcinea, DOAJ, SciELO, RedALyC, PubMed Central,. Resultados: En el caso de la UNLP el 28 de los artículos es de acceso abierto real al ser publicados en revistas OA y el 59 es potencialmente accesible por estar publicados en revistas de suscripción que permiten el autoarchivo. En la UNR el 42 de los artículos es de acceso abierto real y el 55 potencialmente accesible en repositorios de acceso abierto. Conclusiones: En ambos casos es alta la viabilidad de proveer acceso abierto a la producción científica en medicina a través del auto-archivo en repositorios. Se identifican las principales revistas y editoriales y se determinan los tipos de versión del artículo que se puede auto-archivar ofreciendo información que facilita el trabajo de los gestores de los repositorios
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Objetivo: La presente ponencia tiene como objetivo determinar cuánta producción publicada en revistas pueden autoarchivar los investigadores de una institución. Se aplica una metodología basada en el análisis del modelo de acceso a las revistas donde publican los investigadores que permite estimar la disponibilidad en abierto real y potencial de su producción. Se presenta el caso de la producción científica en medicina del período 2006-2010 de dos universidades argentinas. Métodos: La producción de la Universidad Nacional de La Plata (UNLP) y de la Universidad Nacional de Rosario (UNR) fueron recogidas de la base de datos Scopus y los modelos de acceso a las revistas, determinados a partir de la consulta a Romeo-Sherpa, Dulcinea, DOAJ, SciELO, RedALyC, PubMed Central,. Resultados: En el caso de la UNLP el 28 de los artículos es de acceso abierto real al ser publicados en revistas OA y el 59 es potencialmente accesible por estar publicados en revistas de suscripción que permiten el autoarchivo. En la UNR el 42 de los artículos es de acceso abierto real y el 55 potencialmente accesible en repositorios de acceso abierto. Conclusiones: En ambos casos es alta la viabilidad de proveer acceso abierto a la producción científica en medicina a través del auto-archivo en repositorios. Se identifican las principales revistas y editoriales y se determinan los tipos de versión del artículo que se puede auto-archivar ofreciendo información que facilita el trabajo de los gestores de los repositorios
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Cerca de un tercio de las mujeres tienen incontinencia urinaria, y hasta la décima parte tiene incontinencia fecal después del parto. Cada vez con más frecuencia se recomienda el entrenamiento de la musculatura del suelo pélvico durante el embarazo y después del nacimiento para la prevención y el tratamiento de la incontinencia. En este artículo se repasa el estado de la cuestión sobre este tema, a partir de la bibliografía relacionada con el efecto del fortalecimiento del suelo pélvico sobre la continencia y el parto. A la vista de las revisiones sobre los ejercicios de foralecimiento del suelo pélvico en el transcurso el embarazo y su efecto sobre la incontinencia urinaria y fecal durante el mismo y en el posparto, se puede afirmar que el entrenamiento es efectivo. Sin embargo, este efecto beneficioso desaparece a largo plazo si se interrumpe el entrenamiento. No se han descrito efectos adversos de estos ejercicios, y además pueden facilitar el parto
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Respuesta de la frecuencia cardiaca de anticipación y recuperación en función del nivel de entrenamiento aeróbico en deportistas
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Mode of access: Internet.
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Programa de doctorado: Avances en Traumatología, Medicina del Deporte, Cuidado de heridas (Interdepartamental) (Bienio 2008/2010)
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Programa de doctorado: Avances en Traumatología. Medicina del Deporte. Cuidado de Heridas. La fecha de publicación es la fecha de lectura
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Enquadramento: A prestação de cuidados de saúde está associada aos eventos adversos (EA) que causam dano nos doentes internados em hospitais. Objetivos: Estudar os EA num serviço de Medicina. Metodologia: Realizou-se um estudo quantitativo, descritivo observacional retrospetivo, de 1 de setembro a 31 de dezembro de 2014 num serviço de medicina do Centro Hospitalar do Algarve. Para identificar os EA utilizou-se a Global Trigger Tool (GTT). Listaram-se os doentes que tiveram alta hospitalar no período de 1 de janeiro a 30 de setembro do ano 2014. Resultados: A concordância entre as revisoras, relativamente à classificação dos EA, através do índice de Kappa, demonstrou ser perfeita. Identificaram-se 278 triggers, dos quais 124 resultaram em EA, 44,6% dos EA ocorreram durante o internamento e 9,4% dos doentes apresentavam EA no momento de admissão. Constataram-se 62,63 EA por 1000 doentes dia, 137,8 EA por 100 admissões e, em 31,1% dos casos, ocorreu um EA durante o internamento. Conclusão: A metodologia GTT é uma ferramenta útil no estudo dos EA no contexto hospitalar.