993 resultados para sociologia da arte


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La mostra è diventata un nuovo paradigma della cultura contemporanea. Sostenuta da proprie regole e da una grammatica complessa produce storie e narrazioni. La presente ricerca di dottorato si struttura come un ragionamento critico sulle strategie del display contemporaneo, tentando di dimostrare, con strumenti investigativi eterogenei, assumendo fonti eclettiche e molteplici approcci disciplinari - dall'arte contemporanea, alla critica d'arte, la museologia, la sociologia, l'architettura e gli studi curatoriali - come il display sia un modello discorsivo di produzione culturale con cui il curatore si esprime. La storia delle esposizioni del XX secolo è piena di tentativi di cambiamento del rapporto tra lo sviluppo di pratiche artistiche e la sperimentazione di un nuovo concetto di mostra. Nei tardi anni Sessanta l’ingresso, nella scena dell’arte, dell’area del concettuale, demolisce, con un azzeramento radicale, tutte le convenzioni della rappresentazione artistica del dopoguerra, ‘teatralizzando’ il medium della mostra come strumento di potere e introducendo un nuovo “stile di presentazione” dei lavori, un display ‘dematerializzato” che rovescia le classiche relazioni tra opera, artista, spazio e istituzione, tra un curatore che sparisce (Siegelaub) e un curatore super-artista (Szeemann), nel superamento del concetto tradizionale di mostra stessa, in cui il lavoro del curatore, in quanto autore creativo, assumeva una propria autonomia strutturale all’interno del sistema dell’arte. Lo studio delle radici di questo cambiamento, ossia l’emergere di due tipi di autorialità: il curatore indipendente e l’artista che produce installazioni, tra il 1968 e il 1972 (le mostre di Siegelaub e Szeemann, la mimesi delle pratiche artistiche e curatoriali di Broodthaers e la tensione tra i due ruoli generata dalla Critica Istituzionale) permette di inquadrare teoricamente il fenomeno. Uno degli obbiettivi della ricerca è stato anche affrontare la letteratura critica attraverso una revisione/costruzione storiografica sul display e la storia delle teorie e pratiche curatoriali - formalizzata in modo non sistematico all'inizio degli anni Novanta, a partire da una rilettura retrospettiva della esperienze delle neoavanguardie – assumendo materiali e metodologie provenienti, come già dichiarato, da ambiti differenti, come richiedeva la composizione sfaccettata e non fissata dell’oggetto di studio, con un atteggiamento che si può definire comparato e post-disciplinare. Il primo capitolo affronta gli anni Sessanta, con la successione sistematica dei primi episodi sperimentali attraverso tre direzioni: l’emergere e l’affermarsi del curatore come autore, la proliferazione di mostre alternative che sovvertivano il formato tradizionale e le innovazioni prodotte dagli artisti organizzatori di mostre della Critica Istituzionale. Esponendo la smaterializzazione concettuale, Seth Siegelaub, gallerista, critico e impresario del concettuale, ha realizzato una serie di mostre innovative; Harald Szeemann crea la posizione indipendente di exhibition maker a partire When attitudes become forms fino al display anarchico di Documenta V; gli artisti organizzatori di mostre della Critica Istituzionale, soprattutto Marcel Broodhthears col suo Musée d’Art Moderne, Départment des Aigles, analizzano la struttura della logica espositiva come opera d’arte. Nel secondo capitolo l’indagine si sposta verso la scena attivista e alternativa americana degli anni Ottanta: Martha Rosler, le pratiche community-based di Group Material, Border Art Workshop/Taller de Arte Fronterizo, Guerrilla Girls, ACT UP, Art Workers' Coalition che, con proposte diverse elaborano un nuovo modello educativo e/o partecipativo di mostra, che diventa anche terreno del confronto sociale. La mostra era uno svincolo cruciale tra l’arte e le opere rese accessibili al pubblico, in particolare le narrazioni, le idee, le storie attivate, attraverso un originale ragionamento sulle implicazioni sociali del ruolo del curatore che suggeriva punti di vista alternativi usando un forum istituzionale. Ogni modalità di display stabiliva relazioni nuove tra artisti, istituzioni e audience generando abitudini e rituali diversi per guardare la mostra. Il potere assegnato all’esposizione, creava contesti e situazioni da agire, che rovesciavano i metodi e i formati culturali tradizionali. Per Group Material, così come nelle reading-room di Martha Rosler, la mostra temporanea era un medium con cui si ‘postulavano’ le strutture di rappresentazione e i modelli sociali attraverso cui, regole, situazioni e luoghi erano spesso sovvertiti. Si propongono come artisti che stanno ridefinendo il ruolo della curatela (significativamente scartano la parola ‘curatori’ e si propongono come ‘organizzatori’). La situazione cambia nel 1989 con la caduta del muro di Berlino. Oltre agli sconvolgimenti geopolitici, la fine della guerra fredda e dell’ideologia, l’apertura ai flussi e gli scambi conseguenti al crollo delle frontiere, i profondi e drammatici cambiamenti politici che coinvolgono l’Europa, corrispondono al parallelo mutamento degli scenari culturali e delle pratiche espositive. Nel terzo capitolo si parte dall’analisi del rapporto tra esposizioni e Late Capitalist Museum - secondo la definizione di Rosalind Krauss - con due mostre cruciali: Le Magiciens de la Terre, alle origini del dibattito postcoloniale e attraverso il soggetto ineffabile di un’esposizione: Les Immatériaux, entrambe al Pompidou. Proseguendo nell’analisi dell’ampio corpus di saggi, articoli, approfondimenti dedicati alle grandi manifestazioni internazionali, e allo studio dell’espansione globale delle Biennali, avviene un cambiamento cruciale a partire da Documenta X del 1997: l’inclusione di lavori di natura interdisciplinare e la persistente integrazione di elementi discorsivi (100 days/100 guests). Nella maggior parte degli interventi in materia di esposizioni su scala globale oggi, quello che viene implicitamente o esplicitamente messo in discussione è il limite del concetto e della forma tradizionale di mostra. La sfida delle pratiche contemporanee è non essere più conformi alle tre unità classiche della modernità: unità di tempo, di spazio e di narrazione. L’episodio più emblematico viene quindi indagato nel terzo capitolo: la Documenta X di Catherine David, il cui merito maggiore è stato quello di dichiarare la mostra come format ormai insufficiente a rappresentare le nuove istanze contemporanee. Le quali avrebbero richiesto - altrimenti - una pluralità di modelli, di spazi e di tempi eterogenei per poter divenire un dispositivo culturale all’altezza dei tempi. La David decostruisce lo spazio museale come luogo esclusivo dell’estetico: dalla mostra laboratorio alla mostra come archivio, l’evento si svolge nel museo ma anche nella città, con sottili interventi di dissimulazione urbana, nel catalogo e nella piattaforma dei 100 giorni di dibattito. Il quarto capitolo affronta l’ultima declinazione di questa sperimentazione espositiva: il fenomeno della proliferazione delle Biennali nei processi di globalizzazione culturale. Dalla prima mostra postcoloniale, la Documenta 11 di Okwui Enwezor e il modello delle Platforms trans-disciplinari, al dissolvimento dei ruoli in uno scenario post-szeemanniano con gli esperimenti curatoriali su larga scala di Sogni e conflitti, alla 50° Biennale di Venezia. Sono analizzati diversi modelli espositivi (la mostra-arcipelago di Edouard Glissant; il display in crescita di Zone of Urgency come estetizzazione del disordine metropolitano; il format relazionale e performativo di Utopia Station; il modello del bric à brac; la “Scuola” di Manifesta 6). Alcune Biennali sono state sorprendentemente autoriflessive e hanno consentito un coinvolgimento più analitico con questa particolare forma espressiva. Qual è l'impatto sulla storia e il dibattito dei sistemi espositivi? Conclusioni: Cos’è la mostra oggi? Uno spazio sotto controllo, uno spazio del conflitto e del dissenso, un modello educativo e/o partecipativo? Una piattaforma, un dispositivo, un archivio? Uno spazio di negoziazione col mercato o uno spazio di riflessione e trasformazione? L’arte del display: ipotesi critiche, prospettive e sviluppi recenti.

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En este artículo se indagan y comparan las teorías de Jacques Rancière y Nelly Richard sobre la relación entre arte y política desde el pensamiento posfundacional, y se producen reflexiones y análisis de manifestaciones artísticas latinoamericanas vanguardistas o críticas en diálogo con ambas. Para ello, se parte de una presentación de las teorías de Rancière y Richard en términos generales, se focaliza en las ideas que dichos autores ;tienen de la política y, específicamente, en la conceptualización que hacen del arte y su relación con la política. Al mismo tiempo, se desarrolla una interpretación de producciones artísticas desde una mirada centrada en sus diversas conexiones con lo político, más allá del contenido temático de estas. Se utiliza la perspectiva metodológica cualitativa transdisciplinaria, que articula distintas áreas de conocimiento (filosofía política, sociología, historia del arte). En el caso de los desarrollos de Jacques Rancière, se recurre a herramientas teóricas metropolitanas para resituarlas y repensarlas en función del arte de Latinoamérica. En este sentido, se trata de potenciar sus ideas en el análisis de casos ;locales. En cuanto a la teoría de Nelly Richard, sus conceptos de arte crítico y vanguardista se ponen en relación con el arte latinoamericano. Finalmente, se propone una comparación en la cual se destacan similitudes y diferencias conceptuales entre ambos en combinación con análisis de casos para abrir el panorama analítico e interpretativo que vincule teorías actuales con estudios de manifestaciones artísticas locales

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En este artículo se indagan y comparan las teorías de Jacques Rancière y Nelly Richard sobre la relación entre arte y política desde el pensamiento posfundacional, y se producen reflexiones y análisis de manifestaciones artísticas latinoamericanas vanguardistas o críticas en diálogo con ambas. Para ello, se parte de una presentación de las teorías de Rancière y Richard en términos generales, se focaliza en las ideas que dichos autores ;tienen de la política y, específicamente, en la conceptualización que hacen del arte y su relación con la política. Al mismo tiempo, se desarrolla una interpretación de producciones artísticas desde una mirada centrada en sus diversas conexiones con lo político, más allá del contenido temático de estas. Se utiliza la perspectiva metodológica cualitativa transdisciplinaria, que articula distintas áreas de conocimiento (filosofía política, sociología, historia del arte). En el caso de los desarrollos de Jacques Rancière, se recurre a herramientas teóricas metropolitanas para resituarlas y repensarlas en función del arte de Latinoamérica. En este sentido, se trata de potenciar sus ideas en el análisis de casos ;locales. En cuanto a la teoría de Nelly Richard, sus conceptos de arte crítico y vanguardista se ponen en relación con el arte latinoamericano. Finalmente, se propone una comparación en la cual se destacan similitudes y diferencias conceptuales entre ambos en combinación con análisis de casos para abrir el panorama analítico e interpretativo que vincule teorías actuales con estudios de manifestaciones artísticas locales

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En este artículo se indagan y comparan las teorías de Jacques Rancière y Nelly Richard sobre la relación entre arte y política desde el pensamiento posfundacional, y se producen reflexiones y análisis de manifestaciones artísticas latinoamericanas vanguardistas o críticas en diálogo con ambas. Para ello, se parte de una presentación de las teorías de Rancière y Richard en términos generales, se focaliza en las ideas que dichos autores ;tienen de la política y, específicamente, en la conceptualización que hacen del arte y su relación con la política. Al mismo tiempo, se desarrolla una interpretación de producciones artísticas desde una mirada centrada en sus diversas conexiones con lo político, más allá del contenido temático de estas. Se utiliza la perspectiva metodológica cualitativa transdisciplinaria, que articula distintas áreas de conocimiento (filosofía política, sociología, historia del arte). En el caso de los desarrollos de Jacques Rancière, se recurre a herramientas teóricas metropolitanas para resituarlas y repensarlas en función del arte de Latinoamérica. En este sentido, se trata de potenciar sus ideas en el análisis de casos ;locales. En cuanto a la teoría de Nelly Richard, sus conceptos de arte crítico y vanguardista se ponen en relación con el arte latinoamericano. Finalmente, se propone una comparación en la cual se destacan similitudes y diferencias conceptuales entre ambos en combinación con análisis de casos para abrir el panorama analítico e interpretativo que vincule teorías actuales con estudios de manifestaciones artísticas locales

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Este artículo cuantifica la presencia de obra artística de mujeres artistas en 21 museos y centros de arte contemporáneo españoles. Los resultados constatan una nítida sub-representación de la obra exhibida, por debajo del 20 por ciento. ¿Por qué sucede esto?, ¿diferencial potencial artístico de mujeres y hombres?, ¿superioridad masculina?, ¿discriminación? o ¿un sistema de arte con sesgo androcéntrico? En estas páginas se discute sobre la presencia de varios factores para explicar la brecha de género y se reclama, de las administraciones públicas y las instituciones de gestión cultural, el cumplimiento de la Ley para la Igualdad para garantizar la paridad.

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Conocer las investigaciones sobre realidad juvenil en Medellín se constituye en un insumo fundamental para la actualización de políticas públicas, el reconocimiento de escenarios novedosos de desarrollo juvenil y la identificación de acciones estratégicas que llenen los vacíos que afectan la calidad de vida de la población juvenil de Medellín y de otros lugares del mundo; por ello, la presente investigación considera la política pública de juventud con sus criterios estratégicos de actuación, que se convierten en los ejes temáticos del presente libro, ellos son: juventud y acción cuerpo y salud juveniles inserción socio-laboral y productividad juvenil juventud, convivencia y conflicto participación social y organización juvenil culturas juveniles comunicaciones juveniles juventud y desarrollo deportivo y lúdico: el tiempo libre juvenil juventudes de corregimientos y juventudes indígenas y afrocolombianas familia y juventud mujer y juventud.

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Resumo: Neste artigo, propomo-nos a analisar o Governo do Imperador Romano Tibério, da forma como foi descrito por Dion Cássio Cocceiano na obra História Romana. Dion Cássio foi senador na passagem do II para o III século d.C. e sua narrativa nos chegou bastante fragmentada, reconstruída a partir dos excertos de Xifilino e Zonaras. A autoridade do Príncipe não era hereditária. Assim, tornavase necessário refazer os laços de patronato e amicitia no início de cada governo. E esta não era uma tarefa fácil, nem mesmo para Tibério que sucedeu o considerado bom Imperador Otávio Augusto.

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El artículo aborda el tema de la muerte como despedida, desde el punto de vista del proceso espiritual que tiene lugar en dicha circunstancia. Valiéndose de un testimonio biográfico, se analiza la experiencia a partir de la conceptualización que hace del tema una autora norteamericana (J. Rupp) en su libro Orar nuestros adioses y se extraen algunas conclusiones sobre este proceso.

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Resumen: La satisfacción laboral es considerada una actitud frente a las experiencias laborales. En los últimos diez años su estudio se ha desplazado desde una posición periférica hasta el lugar central que ocupa en nuestros días. En línea con este renovado interés, el propósito del presente trabajo es proporcionar una actualización bibliográfica sobre la satisfacción laboral. En primer lugar, se realizan algunas consideraciones conceptuales en torno al constructo. A continuación, se presenta una síntesis de los instrumentos para su medición desarrollados hasta la fecha. Seguidamente, se reseñan las evidencias empíricas más recientes en relación a sus antecedentes contextuales y disposicionales, así como sus implicancias tanto para los empleados como para las organizaciones. Finalmente, se concluye con algunas sugerencias para futuras investigaciones.

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Rastreia os pontos de contato e de afastamento entre duas atividades fundamentais na trajetória de Gilberto Freyre. Destas, uma é trabalho de praticamente toda a vida - a sociologia e a antropologia. A outra é atividade bissexta - a atuação parlamentar no período 1946/1950. Por um lado, tem-se que o trabalho do cientista é moroso e altamente reflexivo. A atividade parlamentar, ao contrário, é nervosa e na maioria das vezes perpassada dos sentimentos da hora. A linguagem empregada e os fins a que se destinam, aparentemente, são igualmente diversos. Verifica a pertinência ou não desses estereótipos, ou, ao contrário, se os pronunciamentos do deputado e a obra do acadêmico confluem em um ou mais aspectos.

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Analisa a atuação de Florestan Fernandes como deputado constituinte, entre os anos de 1987 e 1988, com o intuito de observar de que modo os conceitos e ideias elaborados pelo autor em sua produção sociológica aparecem nas emendas apresentadas por ele à nova Constituição do País. Para Florestan, a revolução educacional consistia na mais urgente das reformas requeridas pela sociedade brasileira.

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Aucourt Padilha nasceu em Lisboa, em 6 de junho de 1704. Cavalheiro da Ordem de Cristo e Secretário da Mesa do Desembargo do Paço escreveu, além desta obra, ‘Memorias historicas, geográficas e politicas, observadas de Paris a Lisboa’, em 1746, e ‘Memorias da Serenissima Senhora D. Isabel Luisa Josepha, que foi jurada princeza d'estes reinos’, em 1748, entre outras. Inocêncio define ‘Raridades da natureza, e da arte’ como ‘livro de muita curiosidade e recreação, para o tempo em que seu autor o publicou’