40 resultados para nomadism


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Apresentamos neste artigo algumas problematizações a respeito da expressão travesti, que, não se apoiando em um modelo único de referência sexual e de gênero para sua efetivação, nos permitiria falar em processos de 'travestilização'. Esses processos se constituem através de dispositivos em que lineamentos duros, flexíveis e de fuga participam da criação de seus corpos, desejos e prazeres, transitando entre efeitos-consequências de discursos normativos e singularizadores. Sua circulação no mundo coloca em xeque as matrizes binárias heteronormativas do sistema sexo/gênero/desejo, que se desmancham diante de modos de subjetivação orientados por potências subversivas criadoras de novos campos possíveis de existencialização. Nessa perspectiva, queremos mostrar que as expressões sexuais e de gêneros das travestis formulam novas questões a respeito dos modelos identitários vigentes, demonstrando que a coerência e a inteligibilidade impostas pelos códigos heteronormativos precisam ser urgentemente revistas, de modo a questionar a respeito da ordem social que apresenta o gênero associado ao sexo reprodutivo, para ressignificar as expressões sexuais, gendradas e subjetivas, em sua processualidade histórica que explode os binarismos, despreza os universais e desmancha o absolutismo da ideia de verdade, enraizados nos sistemas binários de pensamentos sedentários, fechados, universais e a-históricos.

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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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Conselho Nacional de Desenvolvimento Científico e Tecnológico (CNPq)

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Este estudo apresenta os resultados de uma pesquisa que teve como corpus letras de músicas produzidas no período de 1966 a 1985, de Chico Buarque de Holanda, cuja temática é a vadiagem. Sob o título “Um Olhar acerca da Vadiagem em Canções de Chico Buarque de Holanda”, busca-se desvelar os conceitos presentes nos estudos de Michel Maffesoli referentes à Vadiagem, à Vagabundagem e ao Nomadismo em letras de músicas desse importante artista brasileiro, como: “Vai trabalhar Vagabundo”, de 1976; “Homenagem ao Malandro” e “Hino de Duran”, ambas de 1978; “A volta do Malandro”, de 1985; dentre outras. Além da análise de Michel Maffesoli (2001; 2004), outros teóricos nortearam o viés reflexivo desse estudo, como Roberto da Matta (1997), Sérgio Buarque de Holanda (1973), Antonio Candido (1993), Roberto Schwarz (1979) e Michel Foucault (1992).

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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)

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Pós-graduação em Psicologia - FCLAS

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We discuss Henry Miller's novel Tropic of Cancer based on the concept of nomadism, as coined by Deleuze and Guattari. The relation between philosophy and literature is very productive for both. A phenomenon of dual capture between these two areas that is characteristic of a nomadic thinking: literature that engenders philosophy which, in turn, engenders literature, establishing connections, new relations between terms in a distinct nomad variation that dismisses the classical image of thought of its eminence: a perspective between philosophy and literature as form of discussing the nomadism in Miller's novel. Thus, the linkage between philosophy and literature aims to capture the Millerian paths on this new space of thought, which is achieved by giving up any origin, human or divine, and stands as productive thought that affirms the real in a combat waged against the faculty of judgment, or simply of Judgment, in all its forms.

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The concept of region raises two related historical problems. First of all, it concerns the epistemological accomplishment of regional history, since the need to provide a total history, one of the main challenges of the Annales movement, undergoes an impact with the notion of local, so that the overflight of the historic totality becomes nowadays an intensive totality. The historian who overflies the reality is replaced by the wanderer historian. In addition to this epistemological question, we can think about the historical feature of spaces. From an ontological point of view, according to the modes of its composition, as well as from the standpoint of its practical constitution, space can be either smooth or striated. These types of space belong to the Gilles Deleuze s nomadology and their definition might improve the characterization and description of historical spaces with regard to a certain contemporary historiographical movement known as the New Cultural History.Key Words: history;space;nomadism.

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La ricerca si pone come obbiettivo principale quello di individuare gli strumenti in grado di controllare la qualità di una progettazione specifica che risponde alle forti richieste della domanda turistica di un territorio. Parte dalle più semplici teorie che inquadrano una costante condizione dell’uomo, “il VIAGGIARE”. La ricerca si pone come primo interrogativo quello definire una “dimensione” in cui le persone viaggiano, dove il concetto fisico di spazio dedicato alla vita si è spostato come e quanto si sposta la gente. Esiste una sorta di macroluogo (destinazione) che comprende tutti gli spazi dove la gente arriva e da cui spesso riparte. Pensare all'architettura dell’ospitalità significa indagare e comprendere come la casa non è più il solo luogo dove la gente abita. La ricerca affonda le proprie tesi sull’importanza dei “luoghi” appartenenti ad un territorio e come essi debbano riappropriarsi, attraverso un percorso progettuale, della loro più stretta vocazione attrattiva. Così come si sviluppa un’architettura dello stare, si manifesta un’architettura dello spostarsi e tali architetture si confondono e si integrano ad un territorio che per sua natura è esso stesso attrattivo. L’origine terminologica di nomadismo è passaggio necessario per la comprensione di una nuova dimensione architettonica legata a concetti quali mobilità e abitare. Si indaga pertanto all’interno della letteratura “diasporica”, in cui compaiono le prime configurazioni legate alla provvisorietà e alle costruzioni “erranti”. In sintesi, dopo aver posizionato e classificato il fenomeno turistico come nuova forma dell’abitare, senza il quale non si potrebbe svolgere una completa programmazione territoriale in quanto fenomeno oramai imprescindibile, la ricerca procede con l’individuazione di un ambito inteso come strumento di indagine sulle relazioni tra le diverse categorie e “tipologie” turistiche. La Riviera Romagnola è sicuramente molto famosa per la sua ospitalità e per le imponenti infrastrutture turistiche ma a livello industriale non è meno famosa per il porto di Ravenna che costituisce un punto di riferimento logistico per lo scambio di merci e materie prime via mare, oltre che essere, in tutta la sua estensione, caso di eccellenza. La provincia di Ravenna mette insieme tutti i fattori che servono a soddisfare le Total Leisure Experience, cioè esperienze di totale appagamento durante la vacanza. Quello che emerge dalle considerazioni svolte sul territorio ravennate è che il turista moderno non va più in cerca di una vacanza monotematica, in cui stare solo in spiaggia o occuparsi esclusivamente di monumenti e cultura. La richiesta è quella di un piacere procurato da una molteplicità di elementi. Pensiamo ad un distretto turistico dove l’offerta, oltre alla spiaggia o gli itinerari culturali, è anche occasione per fare sport o fitness, per rilassarsi in luoghi sereni, per gustare o acquistare cibi tipici e, allo stesso tempo, godere degli stessi servizi che una persona può avere a disposizione nella propria casa. Il percorso, finalizzato a definire un metodo di progettazione dell’ospitalità, parte dalla acquisizione delle esperienze nazionali ed internazionali avvenute negli ultimi dieci anni. La suddetta fase di ricerca “tipologica” si è conclusa in una valutazione critica che mette in evidenza punti di forza e punti di debolezza delle esperienze prese in esame. La conclusione di questa esplorazione ha prodotto una prima stesura degli “obbiettivi concettuali” legati alla elaborazione di un modello architettonico. Il progetto di ricerca in oggetto converge sul percorso tracciato dai Fiumi Uniti in Ravenna. Tale scelta consente di prendere in considerazione un parametro che mostri fattori di continuità tra costa e città, tra turismo balneare e turismo culturale, considerato quindi come potenziale strumento di connessione tra realtà spesso omologhe o complementari, in vista di una implementazione turistica che il progetto di ricerca ha come primo tra i suoi obiettivi. Il tema dell’architettura dell’ospitalità, che in questo caso si concretizza nell’idea di sperimentare l’ALBERGO DIFFUSO, è quello che permette di evidenziare al meglio la forma specifica della cultura locale, salvandone la vocazione universale. La proposta progettuale si articola in uno studio consequenziale ed organico in grado di promuovere una riflessione originale sul tema del modulo “abitativo” nei luoghi di prossimità delle emergenze territoriali di specifico interesse, attorno alle quali la crescente affluenza di un’utenza fortemente differenziata evidenzia la necessità di nodi singolari che si prestino a soddisfare una molteplicità di usi in contesti di grande pregio.

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La società dei consumi ha reso ogni ambito vitale suscettibile di mercificazione. Il capitalismo ha da tempo svestito la prassi produttiva dei suoi elementi più pesanti per vestire i panni della dimensione simbolica e culturale. Il consumo fattosi segno, dimensione immateriale delle nostre vite materiali, ha finito per colonizzare l'ambito dell'esperienza e, quindi, della vita stessa. Il consumo diventa, innanzitutto, esperienza di vita. Una esperienza continuamente cangiante che ci permette di vivere numerose vite, ognuna diversa. Ciò che è stabile è il paradigma consumistico che investe la nostra stessa identità, l'identità dei luoghi, l'identità del mondo. Il nomadismo è la dimensione più tipica del consumo, così come la perenne mobilità della vita è la dimensione propria dell'epoca globale. Tuttavia, le nuove forme di consumerismo politico, etico e responsabile, conseguenti al montare dei rischi globali, investendo proprio l’ambito dell’esperienza e del consumo, contribuiscono a modificare i comportamenti in senso “riflessivo” e “glocale”. L’ambito turistico, rappresentando al contempo il paradigma esperienziale e quello della mobilità globale, può diventare allora l’osservatorio privilegiato per indagare queste stesse forme riflessive di consumo, le quali forniscono un significato del tutto nuovo tanto all’esperienza quanto al consumo stesso. Il lavoro di tesi vuole allora approfondire, attraverso lo studio di caso, il modo in cui nuove forme emergenti di turismo responsabile possano rappresentare una chiave d’accesso a nuove forme di sviluppo sostenibile dei territori locali in contesti di prima modernizzazione.

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The first aim of the project was to compile documentation on the life and work of Richard Weiner, a Czech journalist, writer and poet who spent the best part of his life as Paris correspondent for Lidove noviny. Langerova looked at the contexts and the growing independence of certain parts of his work, the distribution of thematic compositional elements into different parts of discourse and their position in the autonomous space of a work of art. Looking at the features of minority literature and the contemporary contexts of Weiner's life and work Langerova focuses on the situation of the Jewish community (Wiener came from an assimilated Jewish family). For this minorities, the function of language as a medium of communication which is able to create an autonomous world became increasingly important. Literature, which is based on this function of language, is a political matter par excellence before it begins forming as an autonomous, independent and divergent place. This means that everything private and intimate is closely connected to political and social responsibility, while supposedly objective genres contain subjective features. Another important characteristic is "nomadism", which asks the question of "Where do I belong". This was very important in Czechoslovakia after World War I , as in the issue of Zionism. Although Weiner rejected Zionism, he asks this question in his writing and it is reflected at a symbolic level in his work, which shows a fundamental thematic and compositional plan of a journey, cross-roads and wandering. These theses were reflected in Weiner's life, which was a series of continuous transfers and unplanned moves, often when he thought he had found his place. As well as tracing the course of his life, and his relations with and views of other writers, Langerova looks at his writings in various areas. Her major focus is the divergence of trivial and great events into different types of discourse in Richard Weiner's work, their transfer (small into great, trivial into mythical) and their historical context.

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El desierto de Lavalle, en el N.E. de la provincia de Mendoza, es un espacio donde a pesar de un fortísimo proceso de aculturación que ha durado cuatro siglos, perviven signos de una cultura que nos remonta a los antiguos Huarpes, habitantes de estas tierras. La extracción de las riquezas del desierto que se realizó durante el s. XIX dejó, al finalizar en el s.XX, una tierra yerma y a los habitantes de este desierto abandonados y en la miseria pero también libres para retomar los viejos patrones de asentamiento disperso, cierto nomadismo, autonomía y libertad que siempre caracterizaron a estos puesteros. En este trabajo intentamos relatar los puntos principales de la historia de este proceso de aculturación, de desertificación antrópica pero también de perduración del habitus que están tratando de rescatar las comunidades Huarpes en la actualidad.

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Nuevo paradigma para algunos, o simple eslogan político-mediático para otros, el concepto de desarrollo sustentable levanta reacciones contradictorias en el mundo científico. Existen notables diferencias en el acercamiento al desarrollo sustentable entre los representantes de las ciencias naturales y los de las ciencias humanas. El carácter nómada del concepto (Stengers, 1987) de desarrollo sustentable es percibido por ciertos investigadores en geografía como una verdadera tara genética, cuando otros piensan por el contrario que puede servir de palanca para renovar el acercamiento geográfico a los grandes problemas contemporáneos. ¿Para la investigación en geografía, qué postura es conveniente adoptar? ¿El desarrollo sustentable, como concepto nómada, puede convertirse en una herramienta eficaz e innovadora? ¿O bien su incertidumbre semántica nos conduce de manera inexorable hacia un vagabundeo de las ideas? El objetivo central de esta reflexión es intentar situar el concepto de desarrollo sustentable en la órbita del pensamiento geográfico, en una óptica comparativa con disciplinas vecinas y cuestionando a su vez su interés para la investigación en nuestro campo disciplinario. Para ello, es necesario en primer lugar acercarse sin tabúes a los problemas planteados por este concepto: ¿Debe considerarse el nomadismo conceptual del desarrollo sustentable como una especie de pecado original que lo convertiría en un instrumento inoperante para la geografía? En segundo lugar, desmitificando la novedad aparente del concepto, conviene analizar cuáles son sus filiaciones con la geografía y otras disciplinas. Y finalmente, plantear casos concretos de utilización del concepto en la investigación geográfica (ciudad sustentable; bosques sustentables), subrayando sus aportes, pero también poniendo a la luz sus límites.

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Nuevo paradigma para algunos, o simple eslogan político-mediático para otros, el concepto de desarrollo sustentable levanta reacciones contradictorias en el mundo científico. Existen notables diferencias en el acercamiento al desarrollo sustentable entre los representantes de las ciencias naturales y los de las ciencias humanas. El carácter nómada del concepto (Stengers, 1987) de desarrollo sustentable es percibido por ciertos investigadores en geografía como una verdadera tara genética, cuando otros piensan por el contrario que puede servir de palanca para renovar el acercamiento geográfico a los grandes problemas contemporáneos. ¿Para la investigación en geografía, qué postura es conveniente adoptar? ¿El desarrollo sustentable, como concepto nómada, puede convertirse en una herramienta eficaz e innovadora? ¿O bien su incertidumbre semántica nos conduce de manera inexorable hacia un vagabundeo de las ideas? El objetivo central de esta reflexión es intentar situar el concepto de desarrollo sustentable en la órbita del pensamiento geográfico, en una óptica comparativa con disciplinas vecinas y cuestionando a su vez su interés para la investigación en nuestro campo disciplinario. Para ello, es necesario en primer lugar acercarse sin tabúes a los problemas planteados por este concepto: ¿Debe considerarse el nomadismo conceptual del desarrollo sustentable como una especie de pecado original que lo convertiría en un instrumento inoperante para la geografía? En segundo lugar, desmitificando la novedad aparente del concepto, conviene analizar cuáles son sus filiaciones con la geografía y otras disciplinas. Y finalmente, plantear casos concretos de utilización del concepto en la investigación geográfica (ciudad sustentable; bosques sustentables), subrayando sus aportes, pero también poniendo a la luz sus límites.

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El texto aborda experiencias de inclusión escolares e institucionales a partir de una concepción transdicilinaria, en tanto se considera al equipo integrador como un equipo nómade, que interviene en la institución de manera no tradicional.