964 resultados para Cavezzo, piazza, Matteotti, identità, teatro, struttura, forma
Resumo:
La tesi è incentrata sulla realizzazione di un teatro lungo la linea dei frangiflutti del lungomare di Viserba.
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Il continuo sdoppiamento e la riverberazione sono le matrici di sviluppo di questa tesi, in cui le ricerche di Grotowski legate al Parateatro e al Teatro delle Fonti sono indagate e interpretate a partire da un pensiero polivalente che prende avvio nella sociologia della cultura e si radica in un terreno antropologico. La ricerca si configura come un’interpretazione possibile delle scelte operate da Grotowski e, complessivamente, dal Teatro Laboratorio, nel contesto delle trasformazioni socio-culturali successive agli anni Sessanta verificando come nel periodo dal '70 all'82 le scelte stesse rispecchino i valori culturali dell’epoca.La ricerca ricorre alla categoria della “festa” - intesa come realtà quotidiana elevata alla forma rituale, attraverso gli elementi culturali e identitari del gruppo di appartenenza - e, a partire da essa, sovrappone criticamente la logica dell’“identità in performance” con la nozione di “Incontro” elaborata da Grotowski. Questa logica è, successivamente, problematizzata attraverso il “diamante culturale”, un dispositivo di analisi della sociologia della culturache, a sua volta, è discusso eridimensionato a partire dalpresuppostodi “Decostruzione” e dall’idea di “Decondizionamento”legata al lavoro del Performer, inteso come individuo.Tre immagini e un’incognita rivelano i campi d’azioneed i principi che permeano l’intera ricerca raddoppiandosi e congiungendo l’immagine del Performer come individuo riflessivo. L’immagine riflessa si configura nel contrasto fra apparenza e presenza: nella domanda posta da Grotowski “che si può fare con la propria solitudine?” si evidenzia uno dei problemi a cui deve far fronte l’individuo in una determinata struttura culturale e, al contempo, viene suggerita una possibilità di amplificazione della percezione di “se stesso” da parte dell’Attore-Performer come Individuo.
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La tesi indaga l’esperienza del teatro comunitario, una delle espressioni artistiche più originali e pressoché sconosciute nel panorama teatrale novecentesco, che ha avuto in Argentina un punto di riferimento fondamentale. Questo fenomeno, che oggi conta cinquanta compagnie dal nord al sud del paese latinoamericano, e qualcuna in Europa, affonda le sue radici nella Buenos Aires della post-dittatura, in una società che continua a risentire degli esiti del terrore di Stato. Il teatro comunitario nasce dalla necessità di un gruppo di persone di un determinato quartiere di riunirsi in comunità e comunicare attraverso il teatro, con l'obiettivo di costruire un significato sociale e politico. La prima questione messa a fuoco riguarda la definizione della categoria di studio: quali sono i criteri che consentono di identificare, all’interno della molteplicità di pratiche teatrali collettive, qualcosa di sicuramente riconducibile a questo fenomeno. Nel corso dell’indagine si è rivelata fondamentale la comprensione dei conflitti dell’esperienza reale e l’individuazione dei caratteri comuni, al fine di procedere a un esercizio di generalizzazione. La ricerca ha imposto la necessità di comprendere i meccanismi mnemonici e identitari che hanno determinato e, a loro volta, sono stati riattivati dalla nascita di questa esperienza. L’analisi, supportata da studi filosofici e antropologici, è volta a comprendere come sia cambiata la percezione della corporeità in un contesto di sparizione dei corpi, dove il lavoro sulla memoria riguarda in particolare i corpi assenti (desaparecidos). L’originalità del tema ha imposto la riflessione su un approccio metodologico in grado di esercitare una adeguata funzione euristica, e di fungere da modello per studi futuri. Sono stati pertanto scavalcati i confini degli studi teatrologici, con particolare attenzione alle svolte culturali e storiche che hanno preceduto e affiancato l’evoluzione del fenomeno.
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Progetto edificio residenziale
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Lo studio della forma circolare, la più dinamica e flessibile tra le figure geometriche, è alla base del nostro intervento progettuale. La sua analisi deriva dallo studio accurato e approfondito della civiltà Muisca, popolazione precolombiana che si insediò nel nostro territorio di progetto, la localidad de Usme. Posizionata a sud di Bogotà, presenta un territorio prevalentemente montuoso segnato da numerosi corsi fluviali. La popolazione indigena, nella visione del cosmo e conseguentemente in tutti gli aspetti della vita, attinge a principi basati sui quattro elementi della terra. Ispirate dal modo in cui l’acqua veniva venerata e rispettata dalla cultura Muisca, il nostro interesse si è concentrato su questo elemento. La morfologia e l’idrografia del territorio ci hanno suggerito l’idea strutturante del progetto: definire un parco fluviale lungo le rive del rio Tunjuelo, fiume che caratterizza l’area e costituisce la più importante risorsa idrica di Bogotà. Il percorso lungo l’asse verde si configura come una passeggiata naturale e permette la definizione di luoghi di incontro, di aggregazione e di conoscenza del territorio. Lungo il parco fluviale sorgono le architetture, puntuali e dislocate in successione: una torre dell’acqua, localizzata nel punto più alto dell’area di progetto, una piazza-mercato, luogo di incontro e di scambio ed una cisterna dell’acqua, posizionata alla quota più bassa. I singoli progetti collaborano tra loro funzionalmente: la torre, serbatoio idrico, distribuisce l’acqua prelevata dalla cisterna, tanto alle abitazioni circostanti quanto all’intervento progettuale nella sua complessità. In tal maniera la struttura architettonica, fluviale e del verde coesistono all’interno dell’area, partecipando alla definizione di un sistema completo e autosufficiente. Un circuito di elementi che ben convive con l’idea della forma circolare, generatrice dei progetti architettonici. L’architettura circolare, che ben si presta a dialogare con la natura, si pone come obbiettivo quello di dare una nuova immagine alla localidad.
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Intervenire su un sistema urbano che si fa portatore di storia e tradizioni complesse, nel tentativo di addurvi una risoluzione attraverso la costruzione logica del luogo, comporta l’imparare a leggere tra le sfumature di quei fatti da cui, quel luogo, è stato plasmato. Fatti passati o attuali, le cui potenzialità, forma e struttura offrono delle modalità di comprendere lo spazio della città, fissando gli eventi che hanno segnato le sue vicende architettoniche. L’atto progettuale trae origine dalla volontà di assolvere a necessità e bisogni espressi dalla città, pensando la vicenda architettonica come un momento di riflessione, cercando un equilibrio nella dinamica urbana tra la città in continua evoluzione ed il sistema progettuale fissato.
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Antonio Álamo (Córdoba, 1964) es un autor destacado del actual teatro español, legitimado por la crítica y por importantes premios como el Caja de España (2000) o el Born (1996 y 2005 ). Su discurso dramático ofrece múltiples aristas de indagación por la variedad de sus registros, las diferentes formas utilizadas como el drama, la comedia costumbrista y la pieza breve, la diversidad de temas y personajes y la intensidad de los conflictos. En ese amplio espectro su obra postula una aguda reflexión sobre el poder y los comportamientos humanos. En sus piezas lo verbal y lo teatral, texto literario/representación, aparecen estrechamente ligados y juntos van hilando los significados en torno a la unidad y a la precisión semántica del texto mediante distintos recursos como la metateatralidad, la intertextualidad, la ironía como forma de distanciamiento y la reescritura o la traslación de la narrativa al teatro. Nuestro trabajo indaga en su obra teatral con el propósito de configurar su poética, fundada en la premisa de la singularidad del discurso dramático, diferente de la novela donde el autor (también novelista consagrado) entiende que "cabe todo: el ensayo, la poesía o el drama" en tanto "en el drama solo cabe el drama".
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Antonio Álamo (Córdoba, 1964) es un autor destacado del actual teatro español, legitimado por la crítica y por importantes premios como el Caja de España (2000) o el Born (1996 y 2005 ). Su discurso dramático ofrece múltiples aristas de indagación por la variedad de sus registros, las diferentes formas utilizadas como el drama, la comedia costumbrista y la pieza breve, la diversidad de temas y personajes y la intensidad de los conflictos. En ese amplio espectro su obra postula una aguda reflexión sobre el poder y los comportamientos humanos. En sus piezas lo verbal y lo teatral, texto literario/representación, aparecen estrechamente ligados y juntos van hilando los significados en torno a la unidad y a la precisión semántica del texto mediante distintos recursos como la metateatralidad, la intertextualidad, la ironía como forma de distanciamiento y la reescritura o la traslación de la narrativa al teatro. Nuestro trabajo indaga en su obra teatral con el propósito de configurar su poética, fundada en la premisa de la singularidad del discurso dramático, diferente de la novela donde el autor (también novelista consagrado) entiende que "cabe todo: el ensayo, la poesía o el drama" en tanto "en el drama solo cabe el drama".
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Antonio Álamo (Córdoba, 1964) es un autor destacado del actual teatro español, legitimado por la crítica y por importantes premios como el Caja de España (2000) o el Born (1996 y 2005 ). Su discurso dramático ofrece múltiples aristas de indagación por la variedad de sus registros, las diferentes formas utilizadas como el drama, la comedia costumbrista y la pieza breve, la diversidad de temas y personajes y la intensidad de los conflictos. En ese amplio espectro su obra postula una aguda reflexión sobre el poder y los comportamientos humanos. En sus piezas lo verbal y lo teatral, texto literario/representación, aparecen estrechamente ligados y juntos van hilando los significados en torno a la unidad y a la precisión semántica del texto mediante distintos recursos como la metateatralidad, la intertextualidad, la ironía como forma de distanciamiento y la reescritura o la traslación de la narrativa al teatro. Nuestro trabajo indaga en su obra teatral con el propósito de configurar su poética, fundada en la premisa de la singularidad del discurso dramático, diferente de la novela donde el autor (también novelista consagrado) entiende que "cabe todo: el ensayo, la poesía o el drama" en tanto "en el drama solo cabe el drama".
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O Teatro Político, entendido aqui como um fenômeno da primeira metade do século XX, foi apontado como uma das tentativas de solução para a crise do drama moderno, diagnosticada ainda no final do século XIX. A crise consistia na falência das relações intersubjetivas; no teatro, a falência da própria relação dramática: a dialógica. O Teatro Político, neste momento específico do início do século XX, reteatraliza a arte dramática a partir de um extravasamento das relações individuais, inserindo no novo drama que irá criar, o homem e sua relação - não com seu semelhante - mas com um mundo que o conclama a agir, a seguir em alguma direção.
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Estudo do texto teatral O Mambembe, a partir dos contextos em que foi criado, em 1904, e depois reabilitado, para o público e para a crítica, 55 anos depois. A ótica da recepção destaca esta peça do conjunto da obra de Artur Azevedo, deixando entrever, principalmente a partir de uma possível ideologia de um teatro educador dos sentidos, as contradições do texto com o mundo da diversão teatral na entrada do século XX carioca, sua tentativa de certa forma de escapar a sua massificação, apelando ao passado e à promessa de um futuro mais artístico para o teatro. Na primeira parte se discutem as ideias inaugurais para o teatro de formação na modernidade, e como estas são catalisadas no Brasil em torno de um teatro que civiliza pela formação de almas, até a época de Artur Azevedo. Depois de explorar alguns aspectos históricos da época de O Mambembe, expõe-se um pequeno painel e algumas considerações teóricas sobre a indústria e a estrutura do teatro ligeiro da entrada para o século XX.Na segunda parte do trabalho, ligadas às questões teóricas sobre recepção teatral, são discutidas as noções de teatro e cultura de cada época, através de comentários e críticas de jornais. Depois de uma pequena exposição das mudanças ideológicas e culturais que se passaram no intervalo dos 55 anos entre uma montagem e outra, o trabalho termina com uma proposta de metaforologia do texto a partir das informações colhidas e resultados experimentados
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O teatro anchietano, que articula a educação, a arte e a religião por meio de um interessante intercâmbio de signos, configurou-se como um dos mais relevantes instrumentos pedagógicos utilizados pela Companhia de Jesus na América Portuguesa durante o século XVI. Suas práticas discursivas acerca do Diabo e de seu séquito infernal tinham por objetivos, a partir da construção de uma pedagogia do medo, a promoção do catolicismo entre os indígenas e a adaptação desses povos à cultura euro-cristã, garantindo, desta forma, a viabilidade da colonização desses domínios ultramarinos pertencentes à coroa portuguesa. O processo de elaboração das representações culturais, característico dos encontros e confrontos entre os mundos europeu e indígena, a gestação de novos modelos de organização social e de valores, por meio do crivo da mestiçagem cultural, serão levados em conta para a análise da ação missionária jesuítica. Na presente dissertação analisaremos esses aspectos tendo por base o Auto de São Lourenço escrito pelo padre José de Anchieta.
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[ES] Aunque la naturaleza política de la tragedia griega es bien explícita, en el presente artículo intentamos presentar otra forma de calibrar su influencia efectiva en la vida política ateniense, como lo es el análisis de las críticas que Platón -un aspirante, en su juventud, al ejercicio directo del poder, y, posteriormente, a su control indirecto a través de la educación de la aristocracia en su Academia- dirige al género; las cuales inciden fundamentalmente en el hecho de que la imitación poética pretende ser un proceso de conocimiento en sí misma, lo que la convierte en competidora directa de la filosofía en la educación de los individuos destinados a ejercer el poder.
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Nesta tese, ao aproximar as obras do filósofo Jean-Paul Sartre e do dramaturgo Luigi Pirandello, pretende-se pesquisar de que forma o teatro pode contribuir para ampliar o espaço significativo entre as pessoas. A via para a compreensão das relações intersubjetivas escolhida nesta pesquisa de Doutorado é o teatro, pois este gênero literário possui uma singularidade que os demais gêneros não possuem que é, justamente, o movimento, o gesto, a ação. Esta ação realizada no palco está intimamente ligada a um movimento que se inaugura na existência, possibilitando vislumbrar outras experiências subjetivas. A importância do teatro, para Jean-Paul Sartre, está em mostrar o ser humano em determinada situação na sua vida cotidiana, como se ele pudesse ver a si próprio a partir do seu exterior. É a partir deste espaço dramático que Pirandello parte para compreender o indivíduo e sua relação com os outros. O homem, para Pirandello, para poder se relacionar com as demais pessoas, constrói uma máscara ou uma forma determinada e é desta maneira que ele inventa a si próprio. Esta tese procura evidenciar que, tanto para Sartre quanto para Pirandello, a subjetividade, sempre movente, mutável e conflituosa, é constituída à medida que cada qual tece linhas de ação, em determinada situação e em um lugar específico. A constituição da subjetividade possui uma relação íntima com a intersubjetividade e com o espaço que ocupamos no mundo; ela será definida a partir de elos afetivos, políticos, profissionais, espaciais, temporais e também utópicos que se estabelecem no mundo. Considera-se como ponto de partida desta pesquisa que o espaço cênico é uma via de acesso para a compreensão das relações intersubjetivas, pois elas se realizam a partir das relações de proximidade e de afastamento que estabelecemos com as demais pessoas. As distâncias que estabelecemos entre nossas intencionalidades e o mundo estão intimamente ligadas à constituição do eu; estas distâncias estabelecem os vínculos relacionais entre as pessoas. O teatro, ao apresentar um homem situado, engajado em um projeto de vida através de suas palavras, seus silêncios, seus gestos e suas ações, pode ser uma via de invenção de novos horizontes existenciais.
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O presente artigo descreve duma forma sumária a cooperação estabelecida entre a Universidade do Algarve (UAlg), através da Escola Superior de Tecnologia (EST), com a Delegação Regional do Algarve do Ministério da Cultura, no processo de reabilitação do Teatro Lethes, em Faro (Figura 1), levada a cabo pela empresa S.T.A.P. – Reparação, consolidação e modificação de estruturas, S.A.