814 resultados para Drug Reporting-system


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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)

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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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The aim of this study was to evaluate the potential application of biodegradable nanoparticles containing a photosensitizer in photodynamic therapy. The poly (D,L lactic-co-glycolic acid) nanoparticles were studied by steady-state techniques, time-resolved fluorescence, and laser flash photolysis. The external morphology of the nanoparticles was established by scanning electron microscopy, and the biological activity was evaluated by in vitro cell culture by 3-(4,5 dimethylthiazol-2,5 biphenyl) tetrazolium bromide assay. The particles were spherical in shape exhibiting a 435 nm diameter with a low tendency to aggregate. The loading efficiency was 77%. The phthalocyanine-loaded-nanoparticles maintained their photophysical behavior after encapsulation. The cellular viability was determined, obtaining 70% of cellular death. All the performed physical-chemical, photophysical, and photobiological measurements indicated that the phthalocyanine-loaded-nanoparticles are a promising drug delivery system for photodynamic therapy and photoprocesses. (C) 2012 Laser Institute of America.

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Antitumor activities have been described in selol, a hydrophobic mixture of molecules containing selenium in their structure, and also in maghemite magnetic nanoparticles (MNPs). Both selol and MNPs were co-encapsulated within poly(lactic-co-glycolic acid) (PLGA) nanocapsules for therapeutic purposes. The PLGA-nanocapsules loaded with MNPs and selol were labeled MSE-NC and characterized by transmission and scanning electron microscopy, electrophoretic mobility, photon correlation spectroscopy, presenting a monodisperse profile, and positive charge. The antitumor effect of MSE-NC was evaluated using normal (MCF-10A) and neoplastic (4T1 and MCF-7) breast cell lines. Nanocapsules containing only MNPs or selol were used as control. MTT assay showed that the cytotoxicity induced by MSE-NC was dose and time dependent. Normal cells were less affected than tumor cells. Cell death occurred mainly by apoptosis. Further exposure of MSE-NC treated neoplastic breast cells to an alternating magnetic field increased the antitumor effect of MSE-NC. It was concluded that selol-loaded magnetic PLGA-nanocapsules (MSE-NC) represent an effective magnetic material platform to promote magnetohyperthermia and thus a potential system for antitumor therapy.

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Pensando em melhorar a qualidade de vida dos pacientes com doenças do humor vítreo, os oftalmologistas começaram a utilizar recentemente implantes biodegradáveis com corticoide. Estes mesmos implantes podem ser uma alternativa no tratamento da RSC e, para isso, realizamos um estudo experimental em seios maxilares de coelhos. OBJETIVO: Avaliar histologicamente a mucosa de seio maxilar de coelhos após a colocação de implante biodegradável de prednisolona. MÉTODO: Dezoito coelhos foram divididos aleatoriamente em dois grupos: Grupo 1: no seio maxilar esquerdo foi inserido um implante biodegradável com prednisolona; Grupo 2: No seio maxilar esquerdo foi inserido um implante biodegradável sem medicação. Os seios maxilares do lado direito serviram como controle. Após 7, 14 e 28 dias foram escolhidos aleatoriamente três coelhos de cada grupo e a resposta tecidual inflamatória foi avaliada. RESULTADOS: Foi encontrada diferença não significativa de inflamação na mucosa, quando comparamos o grupo de coelhos que receberam implantes com e sem medicação com o grupo controle; ou quando comparamos o grupo que recebeu implante com prednisolona com o grupo que recebeu implante sem medicação. CONCLUSÃO: Não foram observados sinais de toxicidade ou inflamação na mucosa do seio maxilar do coelho à presença do implante com ou sem prednisolona.

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Negli ultimi anni, un crescente numero di studiosi ha focalizzato la propria attenzione sullo sviluppo di strategie che permettessero di caratterizzare le proprietà ADMET dei farmaci in via di sviluppo, il più rapidamente possibile. Questa tendenza origina dalla consapevolezza che circa la metà dei farmaci in via di sviluppo non viene commercializzato perché ha carenze nelle caratteristiche ADME, e che almeno la metà delle molecole che riescono ad essere commercializzate, hanno comunque qualche problema tossicologico o ADME [1]. Infatti, poco importa quanto una molecola possa essere attiva o specifica: perché possa diventare farmaco è necessario che venga ben assorbita, distribuita nell’organismo, metabolizzata non troppo rapidamente, ne troppo lentamente e completamente eliminata. Inoltre la molecola e i suoi metaboliti non dovrebbero essere tossici per l’organismo. Quindi è chiaro come una rapida determinazione dei parametri ADMET in fasi precoci dello sviluppo del farmaco, consenta di risparmiare tempo e denaro, permettendo di selezionare da subito i composti più promettenti e di lasciar perdere quelli con caratteristiche negative. Questa tesi si colloca in questo contesto, e mostra l’applicazione di una tecnica semplice, la biocromatografia, per caratterizzare rapidamente il legame di librerie di composti alla sieroalbumina umana (HSA). Inoltre mostra l’utilizzo di un’altra tecnica indipendente, il dicroismo circolare, che permette di studiare gli stessi sistemi farmaco-proteina, in soluzione, dando informazioni supplementari riguardo alla stereochimica del processo di legame. La HSA è la proteina più abbondante presente nel sangue. Questa proteina funziona da carrier per un gran numero di molecole, sia endogene, come ad esempio bilirubina, tiroxina, ormoni steroidei, acidi grassi, che xenobiotici. Inoltre aumenta la solubilità di molecole lipofile poco solubili in ambiente acquoso, come ad esempio i tassani. Il legame alla HSA è generalmente stereoselettivo e ad avviene a livello di siti di legame ad alta affinità. Inoltre è ben noto che la competizione tra farmaci o tra un farmaco e metaboliti endogeni, possa variare in maniera significativa la loro frazione libera, modificandone l’attività e la tossicità. Per queste sue proprietà la HSA può influenzare sia le proprietà farmacocinetiche che farmacodinamiche dei farmaci. Non è inusuale che un intero progetto di sviluppo di un farmaco possa venire abbandonato a causa di un’affinità troppo elevata alla HSA, o a un tempo di emivita troppo corto, o a una scarsa distribuzione dovuta ad un debole legame alla HSA. Dal punto di vista farmacocinetico, quindi, la HSA è la proteina di trasporto del plasma più importante. Un gran numero di pubblicazioni dimostra l’affidabilità della tecnica biocromatografica nello studio dei fenomeni di bioriconoscimento tra proteine e piccole molecole [2-6]. Il mio lavoro si è focalizzato principalmente sull’uso della biocromatografia come metodo per valutare le caratteristiche di legame di alcune serie di composti di interesse farmaceutico alla HSA, e sul miglioramento di tale tecnica. Per ottenere una miglior comprensione dei meccanismi di legame delle molecole studiate, gli stessi sistemi farmaco-HSA sono stati studiati anche con il dicroismo circolare (CD). Inizialmente, la HSA è stata immobilizzata su una colonna di silice epossidica impaccata 50 x 4.6 mm di diametro interno, utilizzando una procedura precedentemente riportata in letteratura [7], con alcune piccole modifiche. In breve, l’immobilizzazione è stata effettuata ponendo a ricircolo, attraverso una colonna precedentemente impaccata, una soluzione di HSA in determinate condizioni di pH e forza ionica. La colonna è stata quindi caratterizzata per quanto riguarda la quantità di proteina correttamente immobilizzata, attraverso l’analisi frontale di L-triptofano [8]. Di seguito, sono stati iniettati in colonna alcune soluzioni raceme di molecole note legare la HSA in maniera enantioselettiva, per controllare che la procedura di immobilizzazione non avesse modificato le proprietà di legame della proteina. Dopo essere stata caratterizzata, la colonna è stata utilizzata per determinare la percentuale di legame di una piccola serie di inibitori della proteasi HIV (IPs), e per individuarne il sito(i) di legame. La percentuale di legame è stata calcolata attraverso il fattore di capacità (k) dei campioni. Questo parametro in fase acquosa è stato estrapolato linearmente dal grafico log k contro la percentuale (v/v) di 1-propanolo presente nella fase mobile. Solamente per due dei cinque composti analizzati è stato possibile misurare direttamente il valore di k in assenza di solvente organico. Tutti gli IPs analizzati hanno mostrato un’elevata percentuale di legame alla HSA: in particolare, il valore per ritonavir, lopinavir e saquinavir è risultato maggiore del 95%. Questi risultati sono in accordo con dati presenti in letteratura, ottenuti attraverso il biosensore ottico [9]. Inoltre, questi risultati sono coerenti con la significativa riduzione di attività inibitoria di questi composti osservata in presenza di HSA. Questa riduzione sembra essere maggiore per i composti che legano maggiormente la proteina [10]. Successivamente sono stati eseguiti degli studi di competizione tramite cromatografia zonale. Questo metodo prevede di utilizzare una soluzione a concentrazione nota di un competitore come fase mobile, mentre piccole quantità di analita vengono iniettate nella colonna funzionalizzata con HSA. I competitori sono stati selezionati in base al loro legame selettivo ad uno dei principali siti di legame sulla proteina. In particolare, sono stati utilizzati salicilato di sodio, ibuprofene e valproato di sodio come marker dei siti I, II e sito della bilirubina, rispettivamente. Questi studi hanno mostrato un legame indipendente dei PIs ai siti I e II, mentre è stata osservata una debole anticooperatività per il sito della bilirubina. Lo stesso sistema farmaco-proteina è stato infine investigato in soluzione attraverso l’uso del dicroismo circolare. In particolare, è stato monitorata la variazione del segnale CD indotto di un complesso equimolare [HSA]/[bilirubina], a seguito dell’aggiunta di aliquote di ritonavir, scelto come rappresentante della serie. I risultati confermano la lieve anticooperatività per il sito della bilirubina osservato precedentemente negli studi biocromatografici. Successivamente, lo stesso protocollo descritto precedentemente è stato applicato a una colonna di silice epossidica monolitica 50 x 4.6 mm, per valutare l’affidabilità del supporto monolitico per applicazioni biocromatografiche. Il supporto monolitico monolitico ha mostrato buone caratteristiche cromatografiche in termini di contropressione, efficienza e stabilità, oltre che affidabilità nella determinazione dei parametri di legame alla HSA. Questa colonna è stata utilizzata per la determinazione della percentuale di legame alla HSA di una serie di poliamminochinoni sviluppati nell’ambito di una ricerca sulla malattia di Alzheimer. Tutti i composti hanno mostrato una percentuale di legame superiore al 95%. Inoltre, è stata osservata una correlazione tra percentuale di legame è caratteristiche della catena laterale (lunghezza e numero di gruppi amminici). Successivamente sono stati effettuati studi di competizione dei composti in esame tramite il dicroismo circolare in cui è stato evidenziato un effetto anticooperativo dei poliamminochinoni ai siti I e II, mentre rispetto al sito della bilirubina il legame si è dimostrato indipendente. Le conoscenze acquisite con il supporto monolitico precedentemente descritto, sono state applicate a una colonna di silice epossidica più corta (10 x 4.6 mm). Il metodo di determinazione della percentuale di legame utilizzato negli studi precedenti si basa su dati ottenuti con più esperimenti, quindi è necessario molto tempo prima di ottenere il dato finale. L’uso di una colonna più corta permette di ridurre i tempi di ritenzione degli analiti, per cui la determinazione della percentuale di legame alla HSA diventa molto più rapida. Si passa quindi da una analisi a medio rendimento a una analisi di screening ad alto rendimento (highthroughput- screening, HTS). Inoltre, la riduzione dei tempi di analisi, permette di evitare l’uso di soventi organici nella fase mobile. Dopo aver caratterizzato la colonna da 10 mm con lo stesso metodo precedentemente descritto per le altre colonne, sono stati iniettati una serie di standard variando il flusso della fase mobile, per valutare la possibilità di utilizzare flussi elevati. La colonna è stata quindi impiegata per stimare la percentuale di legame di una serie di molecole con differenti caratteristiche chimiche. Successivamente è stata valutata la possibilità di utilizzare una colonna così corta, anche per studi di competizione, ed è stata indagato il legame di una serie di composti al sito I. Infine è stata effettuata una valutazione della stabilità della colonna in seguito ad un uso estensivo. L’uso di supporti cromatografici funzionalizzati con albumine di diversa origine (ratto, cane, guinea pig, hamster, topo, coniglio), può essere proposto come applicazione futura di queste colonne HTS. Infatti, la possibilità di ottenere informazioni del legame dei farmaci in via di sviluppo alle diverse albumine, permetterebbe un migliore paragone tra i dati ottenuti tramite esperimenti in vitro e i dati ottenuti con esperimenti sull’animale, facilitando la successiva estrapolazione all’uomo, con la velocità di un metodo HTS. Inoltre, verrebbe ridotto anche il numero di animali utilizzati nelle sperimentazioni. Alcuni lavori presenti in letteratura dimostrano l’affidabilita di colonne funzionalizzate con albumine di diversa origine [11-13]: l’utilizzo di colonne più corte potrebbe aumentarne le applicazioni.

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This research deals with the deepening and use of an environmental accounting matrix in Emilia-Romagna, RAMEA air emissions (regional NAMEA), carried out by the Regional Environment Agency (Arpa) in an European project. After a depiction of the international context regarding the widespread needing to integrate economic indicators and go beyond conventional reporting system, this study explains the structure, update and development of the tool. The overall aim is to outline the matrix for environmental assessments of regional plans, draw up sustainable reports and monitor effects of regional policies in a sustainable development perspective. The work focused on an application of a Shift-Share model, on the integration with eco-taxes, industrial waste production, energy consumptions, on applications of the extended RAMEA as a policy tool, following Eurostat guidelines. The common thread is the eco-efficiency (economic-environmental efficiency) index. The first part, in English, treats the methodology used to build a more complete tool; in the second part RAMEA has been applied on two regional case studies, in Italian, to support decision makers regarding Strategic Environmental Assessments’ processes (2001/42/EC). The aim is to support an evidence-based policy making by integrating sustainable development concerns at all levels. The first case study regards integrated environmental-economic analyses in support to the SEA of the Regional Waste management plan. For the industrial waste production an extended and updated RAMEA has been developed as a useful policy tool, to help in analysing and monitoring the state of environmental-economic performances. The second case study deals with the environmental report for the SEA of the Regional Program concerning productive activities. RAMEA has been applied aiming to an integrated environmental-economic analysis of the context, to investigate the performances of the regional production chains and to depict and monitor the area where the program should be carried out, from an integrated environmental-economic perspective.

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Die Forschung im Bereich der Drug Delivery-Systeme konzentriert sich auf biokompatible und wenig immunogene Trägermoleküle. Eine Klasse vielversprechender Trägersysteme stellen Peptid basierte Polymere dar, die neben einer hohen Biokompatibilität auch eine Sensitivität gegenüber externen Einflüssen aufweisen. Der zwitterionische Charakter von Aminosäuren und Peptiden verhindert die Adsorption von Serumproteinen und ein „antifouling“ Verhalten kann festgestellt werden, sodass diese Moleküle für den Einsatz als Wirkstoffträgersystem sehr geeignet scheinen. In Kombination mit einer bürstenartigen Struktur entstehen Systeme mit einer einzigartigen Peptidarchitektur, die sich durch eine hohe Dichte funktioneller Gruppen für Konjugationsreaktionen auszeichnen und deren formabhängige Zellaufnahme sie besonders attraktiv für die Anwendung als „Nanocarrier“ macht.rnrnDas zwitterionische Poly-(ε-N-Methacryloyl-L-Lysin) (Mw = 721,000 g∙mol 1) wurde durch freie radikalische Polymerisation dargestellt und seine Konformation in Abhängigkeit von Ionenstärke und pH-Wert untersucht. Die Biokompatibilität des Systems konnte durch Toxizitätstests und dynamische Lichtstreuung in humanem Blutserum nachgewiesen werden. Zusammen mit der vernachlässigbaren unspezifischen Aufnahme in dendritische Zellen aus Knochenmark erfüllt das System damit alle Bedingungen, die an ein polymeres Wirkstoffträgersystem gestellt werden. Darüber hinaus können Komplexe des Polymers mit DNA in Gegenwart von divalenten Metallionen für die Gentransfektion verwendet werden.rnrnDurch Kopplung von ε-N-Methacryloyl-L-Lysin mit der Elastin-ähnlichen Polypeptid Pentasequenz Valin-Prolin-Glycin-Glycin-Glycin konnte ein Hexapeptid-Makromonomer dargestellt werden, welches anschließend mittels „grafting through“ Polymerisation zur Polymerbürste umgesetzt wurde. Die wurmartige Struktur der Polymerbürsten wurde in AFM-Aufnahmen gezeigt und eine hohe Kettensteifigkeit der Polymerbürsten über dynamische und statische Lichtstreuung nachgewiesen. Zirkulardichroismus-Messungen lieferten Informationen über struktur-, salz- und temperaturabhängige Veränderungen der Konformation. Toxizitätstests und dynamische Lichtstreuung in humanem Blutserum bestätigten die erwartete Biokompatibilität.rnrnBasierend auf zwei Elastin-ähnlichen Polypeptiden mit ähnlicher Peptidsequenz wurden insgesamt vier unterschiedliche Makromonomere mit jeweils 20 Pentapeptid-Wiederholungseinheiten dargestellt. Über anschließende „grafting through“ Polymerisation entstanden molekulare Bürstenmoleküle mit variierenden externen funktionellen Gruppen, die für zukünftige Konjugationsreaktionen verwendet werden können. Der Einfluss von Ionenstärke und Temperatur auf die Konformation der Makromonomere und Polymere wurde mittels Zirkulardichroismus- und Trübungskurven-Messungen untersucht und ein starker Einfluss der hohen Seitenkettendichte auf das Verhalten der Polymerbürsten wurde festgestellt. Über dynamische Lichtstreuung konnte ein von den externen funktionellen Gruppen abhängiges Aggregationsverhalten in humanem Blutserum nachgewiesen werden.rnrnDie in dieser Arbeit synthetisierten Polymerbürsten mit peptidischen Seitenketten stellen damit biokompatible und vielversprechende Trägersysteme für die Konjugation mit Biomolekülen dar, die zukünftig als Drug Delivery-Systeme ihren Einsatz finden können.rn

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Outside of relatively limited crash testing with large trucks, very little is known regarding the performance of traffic barriers subjected to real-world large truck impacts. The purpose of this study was to investigate real-world large truck impacts into traffic barriers to determine barrier crash involvement rates, the impact performance of barriers not specifically designed to redirect large trucks, and the real-world performance of large-truck-specific barriers. Data sources included the Fatality Analysis Reporting System (2000-2009), the General Estimates System (2000-2009) and 155 in-depth large truck-to-barrier crashes from the Large Truck Crash Causation Study. Large truck impacts with a longitudinal barrier were found to comprise 3 percent of all police-reported longitudinal barrier impacts and roughly the same proportion of barrier fatalities. Based on a logistic regression model predicting barrier penetration, large truck barrier penetration risk was found to increase by a factor of 6 for impacts with barriers designed primarily for passenger vehicles. Although large-truck-specific barriers were found to perform better than non-heavy vehicle specific barriers, the penetration rate of these barriers were found to be 17 percent. This penetration rate is especially a concern because the higher test level barriers are designed to protect other road users, not the occupants of the large truck. Surprisingly, barriers not specifically designed for large truck impacts were found to prevent large truck penetration approximately half of the time. This suggests that adding costlier higher test level barriers may not always be warranted, especially on roadways with lower truck volumes.

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The purpose of this study was (1) to determine frequency and type of medication errors (MEs), (2) to assess the number of MEs prevented by registered nurses, (3) to assess the consequences of ME for patients, and (4) to compare the number of MEs reported by a newly developed medication error self-reporting tool to the number reported by the traditional incident reporting system. We conducted a cross-sectional study on ME in the Cardiovascular Surgery Department of Bern University Hospital in Switzerland. Eligible registered nurses (n = 119) involving in the medication process were included. Data on ME were collected using an investigator-developed medication error self reporting tool (MESRT) that asked about the occurrence and characteristics of ME. Registered nurses were instructed to complete a MESRT at the end of each shift even if there was no ME. All MESRTs were completed anonymously. During the one-month study period, a total of 987 MESRTs were returned. Of the 987 completed MESRTs, 288 (29%) indicated that there had been an ME. Registered nurses reported preventing 49 (5%) MEs. Overall, eight (2.8%) MEs had patient consequences. The high response rate suggests that this new method may be a very effective approach to detect, report, and describe ME in hospitals.

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Medical errors originating in health care facilities are a significant source of preventable morbidity, mortality, and healthcare costs. Voluntary error report systems that collect information on the causes and contributing factors of medi- cal errors regardless of the resulting harm may be useful for developing effective harm prevention strategies. Some patient safety experts question the utility of data from errors that did not lead to harm to the patient, also called near misses. A near miss (a.k.a. close call) is an unplanned event that did not result in injury to the patient. Only a fortunate break in the chain of events prevented injury. We use data from a large voluntary reporting system of 836,174 medication errors from 1999 to 2005 to provide evidence that the causes and contributing factors of errors that result in harm are similar to the causes and contributing factors of near misses. We develop Bayesian hierarchical models for estimating the log odds of selecting a given cause (or contributing factor) of error given harm has occurred and the log odds of selecting the same cause given that harm did not occur. The posterior distribution of the correlation between these two vectors of log-odds is used as a measure of the evidence supporting the use of data from near misses and their causes and contributing factors to prevent medical errors. In addition, we identify the causes and contributing factors that have the highest or lowest log-odds ratio of harm versus no harm. These causes and contributing factors should also be a focus in the design of prevention strategies. This paper provides important evidence on the utility of data from near misses, which constitute the vast majority of errors in our data.

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INTRODUCTION: We studied intra-individual and inter-individual variability of two online sedation monitors, BIS and Entropy, in volunteers under sedation. METHODS: Ten healthy volunteers were sedated in a stepwise manner with doses of either midazolam and remifentanil or dexmedetomidine and remifentanil. One week later the procedure was repeated with the remaining drug combination. The doses were adjusted to achieve three different sedation levels (Ramsay Scores 2, 3 and 4) and controlled by a computer-driven drug-delivery system to maintain stable plasma concentrations of the drugs. At each level of sedation, BIS and Entropy (response entropy and state entropy) values were recorded for 20 minutes. Baseline recordings were obtained before the sedative medications were administered. RESULTS: Both inter-individual and intra-individual variability increased as the sedation level deepened. Entropy values showed greater variability than BIS(R) values, and the variability was greater during dexmedetomidine/remifentanil sedation than during midazolam/remifentanil sedation. CONCLUSIONS: The large intra-individual and inter-individual variability of BIS and Entropy values in sedated volunteers makes the determination of sedation levels by processed electroencephalogram (EEG) variables impossible. Reports in the literature which draw conclusions based on processed EEG variables obtained from sedated intensive care unit (ICU) patients may be inaccurate due to this variability. TRIAL REGISTRATION: clinicaltrials.gov Nr. NCT00641563.

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BACKGROUND Critical incidents in clinical medicine can have far-reaching consequences on patient health. In cases of severe medical errors they can seriously harm the patient or even lead to death. The involvement in such an event can result in a stress reaction, a so-called acute posttraumatic stress disorder in the healthcare provider, the so-called second victim of an adverse event. Psychological distress may not only have a long lasting impact on quality of life of the physician or caregiver involved but it may also affect the ability to provide safe patient care in the aftermath of adverse events. METHODS A literature review was performed to obtain information on care giver responses to medical errors and to determine possible supportive strategies to mitigate negative consequences of an adverse event on the second victim. An internet search and a search in Medline/Pubmed for scientific studies were conducted using the key words "second victim, "medical error", "critical incident stress management" (CISM) and "critical incident stress reporting system" (CIRS). Sources from academic medical societies and public institutions which offer crisis management programs where analyzed. The data were sorted by main categories and relevance for hospitals. Analysis was carried out using descriptive measures. RESULTS In disaster medicine and aviation navigation services the implementation of a CISM program is an efficient intervention to help staff to recover after a traumatic event and to return to normal functioning and behavior. Several other concepts for a clinical crisis management plan were identified. CONCLUSIONS The integration of CISM and CISM-related programs in a clinical setting may provide efficient support in an acute crisis and may help the caregiver to deal effectively with future error events and employee safety.

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One critical step in addressing and resolving the problems associated with human errors is the development of a cognitive taxonomy of such errors. In the case of errors, such a taxonomy may be developed (1) to categorize all types of errors along cognitive dimensions, (2) to associate each type of error with a specific underlying cognitive mechanism, (3) to explain why, and even predict when and where, a specific error will occur, and (4) to generate intervention strategies for each type of error. Based on Reason's (1992) definition of human errors and Norman's (1986) cognitive theory of human action, we have developed a preliminary action-based cognitive taxonomy of errors that largely satisfies these four criteria in the domain of medicine. We discuss initial steps for applying this taxonomy to develop an online medical error reporting system that not only categorizes errors but also identifies problems and generates solutions.

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BackgroundThe present preliminary study describes concentration time courses of the NSAID carprofen in the plasma and synovial fluid in a microfrature sheep model after transcutaneous treatments with a novel application device (Vetdrop®). To treat circumscribed inflammatory processes a transcutaneous application device could potentially be beneficial. After transcutaneous application normally lower systemic concentrations are measured which may reduce the incidence of side effects, whereas efficacy is still maintained.In this study carprofen was used based on its capacity to provide analgesia after orthopaedic procedures in sheep and it is considered that it may have a positive influence on the healing of cartilage in low concentrations.ResultsIn all transcutaneously treated animals, carprofen plasma concentrations exceeded those of synovial fluid, although plasma levels remained significantly reduced (300-fold) as compared to carprofen administered intravenously. Furthermore, in contrast to the intravenously treated animals, a modest accumulation of carprofen in plasma and synovial fluid was observed in the transcutaneously treated animals over the 6-week treatment period.ConclusionsThe transcutaneously administered carprofen using the Vetdrop® device penetrated the skin and both, plasma- and synovial concentrations could be measured repeatedly over time. This novel device may be considered a valuable transcutaneous drug delivery system.