940 resultados para Turkey--Court and courtiers
Resumo:
La tesi affronta il tema dei controlli avverso i provvedimenti nell’interesse della prole e dei coniugi resi nell’ambito dei procedimenti di separazione e di divorzio, dapprima fornendo un inquadramento storico della problematica, attraverso la disamina delle posizioni dottrinali e giurisprudenziali formatesi con riferimento alla natura ed al regime impugnatorio di tali provvedimenti dall’entrata in vigore del codice di rito del 1865 ad oggi, dopodiché analizzando le numerose questioni interpretative cui l’attuale quadro normativo, risultante dalla stratificazione legislativa operata dalla L. 14 maggio 2005, n. 80 e dalla L. 8 febbraio 2006, n. 54, dà origine. In particolare la tesi, dopo aver delineato la struttura del reclamo di cui all’art. 708 c.p.c., cercando di fornire una soluzione ai dubbi che la scarna disciplina contenuta nella menzionata norma solleva, si occupa dei rapporti tra gli istituti del reclamo alla Corte d’appello e della revoca e modifica ad opera del giudice istruttore, riepilogando le varie teorie elaborate dalla dottrina e dalla giurisprudenza sul tema e cercando di individuare quale sia l’ambito di applicazione di ciascuno strumento di controllo. La tesi affronta poi, a fronte della mancata previsione di una forma di riesame avanti ad un organo superiore avverso i provvedimenti resi dal giudice istruttore ai sensi dell’art. 709, ultimo comma, c.p.c., la questione della reclamabilità di tali provvedimenti, cercando di individuare quale sia lo strumento più idoneo cui fare ricorso per colmare la lacuna che si dovesse ritenere esistente nel dato normativo. Il lavoro si conclude con la disamina, in una prospettiva de iure condendo, dei progetti di riforma che sono stati elaborati con riferimento al tema dei controlli avverso i provvedimenti temporanei e urgenti.
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Nella prima parte viene ricostruito il concetto di vincolo espropriativo alla luce dell’elaborazione della giurisprudenza della Corte costituzionale e della Corte EDU, giungendo alla conclusione che rientrano in tale concetto le limitazioni al diritto di proprietà che: - derivano da scelte discrezionali dell’Amministrazione non correlate alle caratteristiche oggettive del bene; - superano la normale tollerabilità nel senso che impediscono al proprietario la prosecuzione dell’uso in essere o incidono sul valore di mercato del bene in modo sproporzionato rispetto alle oggettive caratteristiche del bene e all’interesse pubblico perseguito. Ragione di fondo della teoria dei vincoli è censurare l’eccessiva discrezionalità del potere urbanistico, imponendo una maggiore obiettività e controllabilità delle scelte urbanistiche. Dalla teoria dei vincoli consegue altresì che nell’esercizio del potere urbanistico l’Amministrazione, pur potendo differenziare il territorio, deve perseguire l’obiettivo del riequilibrio economico degli interessi incisi dalle sue determinazioni. L’obbligo della corresponsione dell’indennizzo costituisce la prima forma di perequazione urbanistica. Nel terzo e nel quarto capitolo viene analizzata la giurisprudenza civile e amministrativa in tema di vincoli urbanistici, rilevandone la non corrispondenza rispetto all’elaborazione della Corte costituzionale e l’incongruità dei risultati applicativi. Si evidenzia in particolare la necessità del superamento del criterio basato sulla distinzione zonizzazioni-localizzazioni e di considerare conformative unicamente quelle destinazioni realizzabili ad iniziativa privata che in concreto consentano al proprietario di conseguire un’utilità economica proporzionata al valore di mercato del bene. Nel quinto capitolo viene analizzato il rapporto tra teoria dei vincoli e perequazione urbanistica, individuandosi il discrimine tra i due diversi istituti non solo nel consenso, ma anche nella proporzionalità delle reciproche prestazioni negoziali. Attraverso la perequazione non può essere attribuito al proprietario un’utilità inferiore a quella che gli deriverebbe dall’indennità di esproprio.
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La tesi analizza i rapporti tra l’ordinamento italiano e la Cedu, in particolare la collocazione della Cedu all’interno del sistema delle fonti alla luce della modifica dell’art. 117, comma 1 Cost. Si tratta di un tema molto dibattuto in dottrina, specialmente a seguito dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona. Questa tematica risulta strettamente connessa al profilo dell’interazione tra la Corte di Strasburgo e la Corte costituzionale e i giudici ordinari. L’analisi del profilo statico concernente lo status della Cedu nel sistema italiano deve quindi essere accompagnata dall’esame del profilo dinamico, relativo al ruolo della giurisprudenza della Corte di Strasburgo nell’esperienza dell’ordinamento nazionale. Entrambi i profili di indagine sono esaminati alla luce delle indicazioni provenienti dalla giurisprudenza della Corte costituzionale, della Corte di Cassazione e della Corte di Strasburgo. Prima di essere esaminate singolarmente, queste tematiche richiedono la preliminare ricognizione dei termini della dicotomia tra i due modelli concettuali di riferimento in tema di rapporti interordinamentali: il monismo e il dualismo. Trasferite nel peculiare contesto del sistema Cedu, tali categorie dogmatiche si arricchiscono di ulteriori profili, che esorbitano dalla sistemazione del rapporto tra fonti. La tenuta dei due paradigmi concettuali, che sono nati ed operano nel contesto della teorica delle fonti, deve essere verificata anche rispetto all’attuale fenomeno della produzione europea di diritto giurisprudenziale ed alla capacità paradigmatica assunta dalla giurisprudenza di Strasburgo. Il diritto e le istituzioni giuridiche tendono ad assumere sempre più sembianze giurisdizionali, generando un’osmosi che porta a trasferire il focus dai rapporti interordinamentali ai rapporti tra giurisprudenze.
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La tesi riprende un tema che è stato oggetto in passato di studi anche molto approfonditi; oggi sembra essere tornato alla ribalta grazie ad alcuni contributi che hanno nuovamente stimolato la dottrina a confrontarsi su aspetti così delicati anche alla luce della crisi economica. E'stato da sempre rilevato che la buona scrittura delle norme è un fattore fondamentale per il rilancio dell’economia del paese, per la semplificazione e per garantire ordine, coerenza e chiarezza all’ordinamento giuridico. La prima parte è incentrata su una ricostruzione storica e giuridica delle fonti che hanno disciplinato le “regole per la qualità delle regole”, oltre ad una panoramica della dottrina che si è occupata in passato del tema. Segue l’individuazione specifica di quali sono le regole formali e sostanziali di drafting. In particolare, una parte è dedicata alla giurisprudenza costituzionale per comprendere se esiste o meno un aggancio per la Corte Costituzionale da permetterle il sindacato sulle “regole oscure” e dichiararle illegittime. La seconda parte analizza le pressai, in particolare si è scelto di analizzare il rapporto tra Governo e Parlamento nelle problematiche principali che attengono al procedimento legislativo e alla cornice entro la quale viene esplicato in relazione alla decretazione d’urgenza, maxiemendamenti, questione di fiducia, istruttoria in commissione, gruppi di pressione. Ciò che è stato rilevato, è una scarsa aderenza ai principi e ai criteri di better regulation, peraltro difficilmente giustiziabili da parte della Corte costituzionale e sottratti al controllo di chi, al contrario, ha competenza in questo settore, ossia il Comitato per la legislazione e il DAGL. Le conclusioni, pertanto, prendono le mosse da una serie di criticità rilevate e tentano di tracciare una strada da percorrere che sia rispettosa dei canoni della “better regulation” anche alla luce delle riforme costituzionali e dei regolamenti parlamentari in corso di approvazione.
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Switzerland is about to implement a completely new patent litigation system, following the establishment of a new specialized federal patent trial court and the replacement of twenty-six cantonal codes of civil procedure with a single uniform federal code of civil procedure. This article provides an overview of the general structure and the most important features of the new patent litigation system that may be of interest to international patent litigants and litigators.
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The new Swiss Federal Patent Court, with nationwide first-instance jurisdiction over all civil patent matters, has been operating since 1 January 2012. This article reviews and contextualizes the most important patent cases the Swiss Federal Patent Court and the Swiss Federal Supreme Court. It concludes that the revamped Swiss patent litigation system has the potential of turning Switzerland into a competitive venue for the adjudication of patent matters in Europe.
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The new Swiss Federal Patent Court, with nationwide first-instance jurisdiction over all civil patent matters, has been operating since January 1, 2012. This article reviews and contextualizes the most important patent cases published in 2012 by the Swiss Federal Patent Court and the Swiss Federal Supreme Court. More specifically, the article covers cases on issues such as the evidentiary status of party expert opinions, the formal requirements for requests for injunctive relief, the infringement and non-obviousness tests employed by the Swiss Federal Patent Court, the use of reports and statements from technical judges in lieu of expert opinions, and the procedural devices for the pre-trial taking of evidence, in particular the new patent-specific device of precise description. The author suggests that designing the Federal Patent Court to include technically trained judges may lead to a more automatic adoption of the practices and case law of the European Patent Office. The article concludes that the revamped Swiss patent litigation system has the potential of turning Switzerland into a competitive venue for the adjudication of patent matters in Europe.
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BACKGROUND Knowing when to seek professional help for health problems is considered an important aspect of health literacy. However, little is known about the distribution of help-seeking knowledge in the general population or specific subpopulations. METHODS We analysed data from the "Health Monitoring of the Swiss Migrant Population 2010" and used a short survey tool to study the distribution of help-seeking knowledge. We sampled members of four migrant groups (from Portugal, Turkey, Serbia and Kosovo; n = 2,614). Our tool contained 12 items that addressed common physical and psychological health problems. A total sum score measured help-seeking knowledge. Two sub-scores analysed knowledge related to potential overuse (minor symptoms) or potential underuse (major symptoms). We applied linear regression to show variations in help-seeking knowledge by age, sex, region of origin and length of stay. RESULTS Controlling for self-rated health, we found that region of origin, higher education, female gender and younger age were significantly associated with higher knowledge scores. CONCLUSIONS We present empirical evidence of unequal distribution of help-seeking knowledge across four migrant populations in Switzerland. Our findings contribute to current conceptual developments in health literacy, and provide starting points for future research.
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Elísabeth de Austria (1837-1898) no pudo escapar a su destino de emperatriz y reina, pero eso no la detuvo en la búsqueda de la libertad que anhelaba y que desató la crítica de la sociedad vienesa. La artifícialidad y los intereses cortesanos tan diferentes a los suyos, hicieron que escapara cada vez más lejos y durante más tiempo. A los 22 años, seis después de su matrimonio, luego de haber dado a luz al heredero, y por una serie de desavenencias con su marido, comenzó la búsqueda de su individualidad y ya no se detuvo. Madeira, Corfú, Venecia, las termas de Austria y Alemania, su amada Hungría, las ruinas de Grecia y la pasión por los lugares que vieron al legendario Aquiles la llevaron de uno a otro lado. La escritura de sus poemas comenzó cuando ya casi contaba 50 años, y por cuatro años consecutivos llevó un Diario Poético que quedó inconcluso cuando su hijo fue encontrado muerto en Mayerling. Son poemas que denuncian la caducidad de la monarquía, la corrupción de la corte, la falta de amor y comprensión, y que logran su efecto cuando Elísabeth describe los lugares que la conectan con la naturaleza del mundo.
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Este artículo reflexiona sobre los principales contextos y funciones alcanzados por la representación del simposio en los poemas de Calímaco; particularmente en el corpus de los Aitia (frags. 178 y 43 Pfeiffer) y en los Yambos 1 y 13. Por mi parte, considero que esta representación debe ser estudiada teniendo en cuenta el nuevo contexto social de la corte de Alejandría y llego a la conclusión de que una de las funciones más importantes del tratamiento literario calimaqueo del del simposio es el instructivo y paideútico
Resumo:
La referencia a las aves de caza presente en el comienzo del CMC opera a modo de "anclaje" que nos anticipa que los eventos y sucesos del poema se desarrollarán en un entorno exclusivamente nobiliario. Asimismo la ausencia de halcones y azores nos habla de una situación de privación que afecta no sólo al Cid en cuanto a sus bienes, sino también, teniendo en cuenta el valor simbólico de las aves, a su honor en todos sus aspectos. En cuanto al por qué de la ausencia de escenas de caza en el Cantar, podemos aventurar tres razones concomitantes: a) funciona como una tácita crítica dirigida contra los usos de la nobleza cortesana y asimismo indica el alejamiento del Cid respecto de dicho entorno; b) señala la clausura del ocio estamental del Cid y los suyos; c) es un índice de la paulatina incorporación de prácticas y restricciones monásticas por parte del estamento nobiliario, en el marco de la "monaquización" de los bellatores.
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El artículo replantea bajo otra luz la proximidad del Cantar de mio Cid a ciertos hechos históricos de su tiempo, tomando en consideración un concepto político central en el texto que, de alguna forma, aflora en relación con las revueltas burguesas del siglo xii: el concepto de señor natural, que aparece cinco veces a lo largo del poema. Lo que sugiere la aparición del término, en documentos a comienzos del siglo XII, es que el concepto de señor natural se desarrolló en el marco de las revueltas burguesas (con las que Molho y Catalán ligan el espacio del Cantar, aunque justamente representa una posición política contraria a la de los burgueses y caballeros pardos), como un mecanismo para defender la legitimidad del rey y desposeer las aspiraciones de los sublevados. En el Cantar, la función de la idea de señor natural apunta a la sustitución de un orden previo, dominado exclusivamente por el vasallaje, por uno nuevo en el que tal idea se nivela con la de naturaleza, y propicia una mayor justicia social. La naturaleza, vista ahora como fundamento de la organización política, permite al Cid recuperar su posición en la corte y evita que sea meramente un príncipe independiente.
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La referencia a las aves de caza presente en el comienzo del CMC opera a modo de "anclaje" que nos anticipa que los eventos y sucesos del poema se desarrollarán en un entorno exclusivamente nobiliario. Asimismo la ausencia de halcones y azores nos habla de una situación de privación que afecta no sólo al Cid en cuanto a sus bienes, sino también, teniendo en cuenta el valor simbólico de las aves, a su honor en todos sus aspectos. En cuanto al por qué de la ausencia de escenas de caza en el Cantar, podemos aventurar tres razones concomitantes: a) funciona como una tácita crítica dirigida contra los usos de la nobleza cortesana y asimismo indica el alejamiento del Cid respecto de dicho entorno; b) señala la clausura del ocio estamental del Cid y los suyos; c) es un índice de la paulatina incorporación de prácticas y restricciones monásticas por parte del estamento nobiliario, en el marco de la "monaquización" de los bellatores.
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El artículo replantea bajo otra luz la proximidad del Cantar de mio Cid a ciertos hechos históricos de su tiempo, tomando en consideración un concepto político central en el texto que, de alguna forma, aflora en relación con las revueltas burguesas del siglo xii: el concepto de señor natural, que aparece cinco veces a lo largo del poema. Lo que sugiere la aparición del término, en documentos a comienzos del siglo XII, es que el concepto de señor natural se desarrolló en el marco de las revueltas burguesas (con las que Molho y Catalán ligan el espacio del Cantar, aunque justamente representa una posición política contraria a la de los burgueses y caballeros pardos), como un mecanismo para defender la legitimidad del rey y desposeer las aspiraciones de los sublevados. En el Cantar, la función de la idea de señor natural apunta a la sustitución de un orden previo, dominado exclusivamente por el vasallaje, por uno nuevo en el que tal idea se nivela con la de naturaleza, y propicia una mayor justicia social. La naturaleza, vista ahora como fundamento de la organización política, permite al Cid recuperar su posición en la corte y evita que sea meramente un príncipe independiente.
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Este artículo reflexiona sobre los principales contextos y funciones alcanzados por la representación del simposio en los poemas de Calímaco; particularmente en el corpus de los Aitia (frags. 178 y 43 Pfeiffer) y en los Yambos 1 y 13. Por mi parte, considero que esta representación debe ser estudiada teniendo en cuenta el nuevo contexto social de la corte de Alejandría y llego a la conclusión de que una de las funciones más importantes del tratamiento literario calimaqueo del del simposio es el instructivo y paideútico