357 resultados para Cajón domicilio


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OBJECTIVE: To understand the perception of nurses from the Family Health Strategy in relation to palliative care in the home. METHODS: A descriptive, exploratory study with a qualitative approach conducted with nine nurses from the Family Health Strategy of the municipality of Lavras - MG. Semi-structured interviews were conducted and data were subjected to content analysis. RESULTS: The various dimensions of care in the home context were identified, along with the performance and limitations of nurses in the care of the patient and his family at end of life. The capacity to establish a bond, by the proximity to people who receive their care, is a remarkable point of the action of these nurses with patients and families in end of life situations. CONCLUSION: The nurses consider the patient and his family as the unit of care, they have the opportunity to share solidarity, experiences and learning, not only from a professional standpoint, but above all, from a human one.

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The aim of this study was to make the first report on canine heartworm disease in the state of Rondônia and confirm its transmission in this state. Blood samples were randomly collected from 727 dogs in the city of Porto Velho. The samples were analyzed to search for microfilariae and circulating antigens, using three different techniques: optical microscopy on thick blood smears stained with Giemsa; immunochromatography; and PCR. Mosquitoes were collected inside and outside the homes of all the cases of positive dogs and were tested using PCR to search for DNA of Dirofilaria immitis. Ninety-three blood samples out of 727 (12.8%) were positive according to the immunoassay technique and none according to the thick smear method. Among the 93 positive dogs, 89 (95.7%) were born in Porto Velho. No difference in the frequency of infection was observed between dogs raised indoors and in the yard. PCR on the mosquitoes resulted in only one positive pool. This result shows that the transmission of canine heartworm disease is occurring in the city of Porto Velho and that there is moderate prevalence among the dogs. The techniques of immunochromatography and PCR were more effective for detecting canine heartworm than thick blood smears. The confirmation of canine heartworm disease transmission in Porto Velho places this disease in the ranking for differential diagnosis of pulmonary nodules in humans in Rondônia.

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The lack of specific laboratorial diagnosis methods and precise symptoms makes the toxocariasis a neglected disease in Public Health Services. This study aims to determine the frequency of Toxocara spp. infection in children attended by the Health Public Service of Hospital Municipal de Maringá, South Brazil. To evaluate the association of epidemiological and clinical data, and observational and cross-section study was carried out. From 14,690 attended children/year aged from seven month to 12 years old, 450 serum samples were randomly collected from September/2004 to September/2005. A questionnaire was used to evaluate epidemiological, clinical and hematological data. An ELISA using Toxocara canis larval excretory-secretory products as antigen detected 130 (28.8%) positive sera, mainly between children from seven month to five years old (p = 0.0016). Significant correlation was observed between positive serology for Toxocara, and frequent playing in sandbox at school or daycare center (p = 0.011) and the presence of a cat at home (p = 0.056). From the families, 50% were dog owners which exposed soil backyards. Eosinophilia (p = 0.776), and signs and symptoms analyzed (fever p = 0.992, pneumonia p = 0.289, cold-like symptoms p = 0.277, cough p =0.783, gastrointestinal problems p = 0.877, migraine p = 0.979, abdominal pain p = 0.965, joint pain p = 0.686 and skin rash p = 0.105) could not be related to the presence of anti-Toxocara antibodies. Therefore, two asthmatics children showed titles of1:10,240 and accentuated eosinophilia (p = 0.0001). The authors emphasize the needs of prevention activities.

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[ES] Actualmente en España existe una única compañía dedicada a la medida de las audiencias televisivas, que realiza mediante la instalación de unos pequeños aparatos en el domicilio de los voluntarios, obteniendo datos de los mismos. Sin embargo, el funcionamiento de estos dispositivos es manual, siendo el usuario el responsable de indicar en todo momento el canal que está espectando y el número de espectadores presentes. Ésto además de una carga, puede suponer una desviación, voluntaria o involuntaria de los datos por parte del usuario. Para mejorar estas funcionalidades, se llevará a cabo un estudio en la aplicación de técnicas de visión por computador en el campo de la medición de audiencias. Durante este estudio se llevará a cabo el desarrollo de un sistema distribuido que permite la captación, análisis y representación de la información obtenida. Este sistema distribuido estará formado por: Una aplicación cliente, encargada de la obtención de los datos sin intervención del usuario a través de técnicas de visión por computador, barajándose las posibilidades de utilizar como base hardware un Smart-T o un mini-pc, sobre los que se ejecutaría un sistema basado en Linux. Esta aplicación se ejecutará, obviamente, en el hogar del usuario. Un servidor, que ejecutará la aplicación encargada de la clasificación y estudio de los datos obtenidos mediante el uso de Bases de Datos, así como su representación a través de una aplicación web para su consulta a través de un navegador.

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In ambito oncologico il dolore affligge la maggior parte dei pazienti (incidenza riportata dal 53 al 90%), in tutte le fasi della malattia: nonostante l’esistenza di Linee Guida (OMS), l’attuale “undertreatment” del sintomo dolore oncologico, legato a un inappropriato uso degli oppioidi, in Italia raggiunge stime fino al 40% dei casi. Segnalazioni recenti sul consumo degli oppioidi in Italia riportano un aumento imputabile a un solo farmaco (fentanil TTS), il che suggerisce un comportamento prescrittivo inappropriato. Letteratura in merito alle valutazioni di efficacia delle terapie di controllo del dolore sia in fase iniziale – quando la terapia medica oncologica è attiva- sia in fase avanzata di malattia – quando il controllo del dolore si configura come una delle principali terapie di supporto- è ormai disponibile , con un buon livello di affidabilità. Quello che è necessario è aumentare la capacità del Servizio Sanitario di trasferire nella pratica clinica e assistenziale i risultati della ricerca sulla efficacia delle cure. Questi i quesiti ai quali la ricerca ha inteso rispondere: a. Le competenze globalmente espresse dal servizio sanitario dell’Emilia Romagna sono adeguate per consentire un tempestivo, globale, appropriato ed efficace controllo del dolore oncologico, in tutte le fasi della malattia e lungo tutto il percorso di assistenza si a domiciliare che ospedaliero, per tutti i malati che ne hanno bisogno? b. Quali raccomandazioni possiamo fornire, basate sulle evidenze di efficacia, a clinici e gestori per migliorare l’identificazione del bisogno, la scelta del trattamento, il suo monitoraggio, la possibilità di garantirne l’accesso e la disponibilità non solo in ospedale ma anche a domicilio? c. Quale efficacia hanno dimostrato i percorsi di formazione relativi al riconoscimento e al controllo del dolore messi in atto finora? d. Quali percorsi possono essere raccomandati per mettere a disposizione dei cittadini le conoscenze scientifiche sul controllo del dolore oncologico?

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È nata la necessità di trasferire nell’abitazione del paziente il percorso terapeutico, realizzando forme di assistenza a domicilio, che evitino da un lato il disagio dell’accesso alle strutture specialistiche, dall’altro che consentano di ridurre il carico di pazienti gestiti direttamente dalle strutture ospedaliere. Questi servizi sono in grado di favorire una delocalizzazione delle cure, decongestionando ospedali ed ambulatori. Questi sistemi di monitoraggio potranno così aiutare a risolvere una delle principali criticità del nostro servizio sanitario, ovvero la lunghezza delle liste d'attesa per le visite ambulatoriali,e contribuire a ridurre le spese per la loro erogazione. Nel mio elaborato discuto e analizzo due dispositivi in particolare il sensore BioHarness BH3 ed un prodotto innovativo studiato in Italia la MagIc.

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La Fondazione ANT rappresenta una delle più ampie esperienze al mondo di assistenza socio-sanitaria gratuita a domicilio ai malati di tumore, tramite équipe di specialisti costituite da medici, psicologi e infermieri. La patologia oncologica ha un enorme impatto sul benessere dei pazienti. Un modo per raggruppare i diversi sintomi di disagio psicologico è utilizzare il concetto di distress, che sarebbe importante monitorare in modo semplice e veloce. Primo studio: 66 pazienti oncologici (40% uomini; età media 54 anni) in cure palliative domiciliari. Il 79% dei pazienti ha mostrato livelli clinicamente significativi di distress. Il 55% dei partecipanti allo studio ha riportato alti livelli di ansia, e l'81% dei pazienti ha riportato alti livelli di depressione. Dall'analisi delle curve ROC il singolo item del Distress Thermometer, con un cut-off maggiore o uguale a 4, è stato in grado di rilevare il 97% dei soggetti con punteggi clinici di ansia e depressione, quindi può essere utilizzato anche come uno strumento di screening precoce rapido ed affidabile per i disturbi dell'umore. I familiari sono la prima risorsa dei malati di tumore, e l'identificazione dei loro bisogni è utile per individuare chi ha maggiore necessità di aiuto ed in quali aree. Secondo studio: 115 caregiver di pazienti oncologici (37% uomini; età media 52 anni). Di seguito i bisogni più frequenti. Salute psicofisica: “preoccupazioni circa il/la paziente” (72%), ansia (53%) e rabbia (52%). Informazioni: “come prendersi cura del paziente” (64%), “terapie alternative e/o complementari” (64%) e “come gestire lo stress” (57%). Servizi e strutture sanitarie: “un operatore di riferimento”, (65%), “cure infermieristiche a domicilio” (62%), “indicazioni su servizi ospedalieri” (57%), ed “assistenza per caregiver, ad esempio consulenza psicologica” (55%). Il monitoraggio dei bisogni consentirebbe un'ottimizzazione dell'assistenza, prevenendo situazioni che potrebbero compromettere il benessere della famiglia e la qualità dell'assistenza fornita al paziente.

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In un contesto dominato da invecchiamento della popolazione, prevalenza della cronicità e presenza crescente di pazienti multiproblematici e non autosufficienti è indispensabile spostare il baricentro delle cure dall'acuzie alla cronicità, e quindi assicurare la continuità e la coerenza fra i diversi setting di cura, sia sanitari che socio-sanitari (ospedale, servizi sanitari territoriali, domicilio, strutture residenziali di Long term care). Dall'analisi della letteratura emerge che il maggiore ostacolo a realizzare questa continuità è rappresentato dalla presenza, caratteristica del sistema di welfare italiano, di molteplici attori e strutture con competenze, obiettivi e funzioni diverse e separate, e la raccomandazione di lavorare per l'integrazione contemporaneamente su più livelli: - normativo-istituzionale - programmatorio - professionale e gestionale Il sistema della "governance" realizzato in Emilia-Romagna per l'integrazione socio-sanitaria è stato valutato alla luce di queste raccomandazioni, seguendo il modello della Realist evaluation per i Social complex interventions: enucleando le "teorie" alla base dell'intervento ed analizzando i diversi step della sua implementazione. Alla luce di questa valutazione, il modello della "governance" è risultato coerente con le indicazioni delle linee guida, ed effettivamente capace di produrre risultati al fine della continuità e della coerenza fra cure sanitarie e assistenza sociale e sanitaria complessa. Resta da realizzare una valutazione complessiva dell'impatto su efficacia, costi e soddisfazione dei pazienti.

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L’Inserimento Eterofamigliare Supportato di Adulti (IESA) sofferenti di disturbi psichici consiste nell’accogliere persone in cura presso i servizi psichiatrici territoriali, nel proprio domicilio, integrandole nelle proprie relazioni famigliari. Obiettivo è migliorare la qualità di vita dell’utente e favorirne l’integrazione nella comunità. Obiettivo. Valutare gli esiti dello IESA, con un disegno di ricerca longitudinale, considerando: psicopatologia, benessere psicologico, funzionamento sociale e familiare. Metodologia. 40 soggetti: 20 pazienti e 20 ospitanti. La valutazione clinica è stata effettuata all’inizio della convivenza e al follow-up di 1, 3, 6 e 12 mesi. Strumenti utilizzati: BPRS, VGF, PWB, SQ, FAD. Analisi statistica: Modello Lineare Generale (GLM) con l’Analisi della Varianza per prove ripetute e calcolo dell’effect-size. Risultati. 15 pazienti maschi e 5 femmine, 17 italiani. 11 soddisfano i criteri diagnostici (DSM-IV-TR) per schizofrenia e disturbi psicotici, 5 per i disturbi dell’umore e 4 per i disturbi di personalità. Dopo l’inserimento 3 sono stati i ricoveri e 4 le visite psichiatriche urgenti. 8 pazienti modificano/diminuiscono la terapia e 3 la sospendono. Aumenta il benessere psicologico (PWB); diminuiscono i sintomi psicopatologici (BPRS ed SQ) e migliora il funzionamento globale (VFG). Il gruppo dei famigliari composto da 11 uomini e 9 donne, 19 di nazionalità italiana; con età media di 55 anni. 8 sono coniugati, 6 celibi/nubili, 4 divorziati e 2 vedovi. 9 hanno figli, 11 lavorano e 8 sono pensionati. Nei famigliari aumenta il benessere psicologico (PWB), migliora il funzionamento famigliare (FAD) e la valutazione del funzionamento globale (VGF) rimane costante nel tempo. Discussioni e conclusioni. Il progetto IESA sembra migliorare la psicopatologia, con una diminuzione dei comportamenti maladattativi e un aumento delle capacità relazionali dell’ospite favorendone l’integrazione. Inoltre, lo IESA sembra diminuire i costi della cronicità psichiatrica: diminuzione degli accessi al Pronto Soccorso, delle visite psichiatriche urgenti e delle giornate di ricovero.

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Verifica, riprogettazione e ottimizzazione di una struttura meccanica utilizzata per la realizzazione di radiografie a domicilio, per pazienti con impossibilità di movimento dallo stesso.

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En la segunda mitad del novecientos las zonas rurales de Italia Central Romagna, Marche, Umbria e Toscana) registraron transformaciones sociales, económicas y paisajísticas, profundas e irreversibles. En este período, a la crisis agrícola posbélica y al éxodo rural, se sumó la crisis de la aparcería, que desapareció oficialmente con posterioridad en los años sesenta. La consolidación de la conducción directa de las propiedades rurales con asalariados, la difusión de la mecanización sobre las tierras de colinas y la urbanización de las poblaciones rurales, hicieron mutar la sociedad; comenzando por la familia, que dejó de ser extensa y solamente agrícola. Nacieron formas productivas híbridas entre tradición e innovación; entre agricultura e industria (agricultores a tiempo parcial, trabajadores a domicilio, proveedores de servicios a las pequeñas fincas agrícolas) y entre agricultura y actividades terciarias (agroturismo). La casa rural, abandonada primero, fue después transformada en segunda vivienda por parte de los citadinos, también provenientes del norte de Europa. Nacieron nuevos paisajes extensivos (cerealeros) que confinaron a reducidas áreas el antiguo paisaje rural definido por la forma de aparcería.

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No se presta mucha importancia al problema de los accidentes en el domicilio. Estos arrojan números significativos en lesiones, sufrimiento e incluso muertes, que se podrían evitar fácilmente y con pocos recursos. Este tipo de accidentes debería considerarse con el mismo énfasis que las enfermedades transmisibles, con sus respectivos estudios en análisis de situación de salud y políticas que la acompañan. Los factores económicos, culturales y sociales influyen directamente en la ocurrencia de accidentes. Con la aplicación de medidas de prevención, se pueden obtener resultados muy positivos. Una comunidad educada y concientizada disminuye la probabilidad de accidentes.

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La permanencia del paciente en su domicilio conlleva efectos positivos y objetivables para su propia salud. El cuidado de dicho paciente en su entorno domiciliario, previene el deterioro cognitivo y el desarrollo de estados confusionales que pueden darse ante la falta de apoyo. Por otra parte se dignifica su situación de dependencia en el domicilio durante el transcurso de su enfermedad o desenlace. Pero, en forma contradictoria a lo mencionado con anterioridad, el impacto que produce sobre la salud del cuidador, el cuidar por un tiempo prolongado a un familiar-paciente dependiente, no solo se manifiesta como el daño físico sino también al daño psíquico, siendo este último el que cobra mayor importancia en los últimos años. Es por ello, que en este trabajo se intenta reconocer estos daños antes mencionados, de cara a poder poner en marcha medidas que tiendan a reducir la sobrecarga del cuidador, aliviar su sintomatología y mejorar su propia calidad de vida.

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El objetivo de este trabajo es describir el grado de conocimiento que tienen las madres sobre el parto en eldomicilio, a través de un estudio descriptivo en las diferentes comunidades del Departamento de San Carlos. Se intenta establecer si hay aumento de partos en domicilios en las diferentes comunidades de San Carlos, conocer qué aspectos le desagradan del centro asistencial, conocer su aspecto emocional antes y después del parto, detectar si las madres conocen los riesgos y los beneficios de tener un parto en domicilio.

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OBJETIVO: Comparar la efectividad, la seguridad y la aceptación de los abortos médicos practicados en el domicilio con aquellos realizados en la clínica. MÉTODOS: Se realizó una búsqueda sistemática de ensayos clínicos controlados aleatorizados y de estudios de cohortes prospectivos, comparando los abortos médicos realizados en el domicilio y en la clínica. Se realizaron búsquedas en el Registro Central de Cochrane de Ensayos Controlados, EMBASE, MEDLINE y Popline. Los resultados de interés principales fueron el fracaso para abortar completamente, los efectos secundarios y la aceptabilidad. Se calcularon las tasas de probabilidad y sus intervalos de confianza (IC) del 95%. Se reunieron los cálculos aproximados utilizando un modelo de efectos aleatorios. RESULTADOS: Nueve estudios cumplieron los criterios de inclusión (n=4522 participantes).Todos fueron estudios de cohortes prospectivos que utilizaron mifepristona y misoprostol para inducir al aborto. El aborto completo se consiguió en el 86- 97% de las mujeres que se sometieron a un aborto en el domicilio (n=3478) y entre el 80% y el 99% de aquellas mujeres que se sometieron a un aborto en una clínica (n = 1044). Los análisis agrupados de todos los estudios no mostraron diferencias en las tasas de aborto completo entre los grupos (tasa de probabilidad=0,8; IC del 95%: 0,5-1,5). Las complicaciones graves del aborto fueron poco frecuentes. El dolor y los vómitos duraron 0,3 días más en aquellas mujeres a las que se les administró misoprostol en el domicilio, en comparación con las que recibieron el tratamiento en la clínica. Las mujeres que optaron por un aborto médico en el domicilio mostraron un mayor grado de satisfacción, que las llevaría a elegir el método de nuevo y recomendárselo a una amiga, que aquellas mujeres que abortaron en la clínica. CONCLUSIÓN: El aborto en el domicilio es seguro siempre que el lugar cuente con las condiciones incluidas en los estudios. Los estudios de cohortes prospectivos por país no han mostrado diferencias en cuanto a efectividad o aceptabilidad entre abortos médicos en el domicilio y en la clínica.