954 resultados para Male reproductive system
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Nerve growth factor (NGF) has been recently identified as an ovulation inductor factor (OIF) in the seminal plasma (SP) (Ratto et al. PNAS 2012; 109:15042-7). The presence of OIF in rabbit has been suggested but this protein has not yet been identified. Our aim was to study the mRNA expression in the rabbit male reproductive tract and to identify the protein β-NGF in the SP.
Positive Darwinian selection drives the evolution of several female reproductive proteins in mammals
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Rapid evolution driven by positive Darwinian selection is a recurrent theme in male reproductive protein evolution. In contrast, positive selection has never been demonstrated for female reproductive proteins. Here, we perform phylogeny-based tests on three female mammalian fertilization proteins and demonstrate positive selection promoting their divergence. Two of these female fertilization proteins, the zona pellucida glycoproteins ZP2 and ZP3, are part of the mammalian egg coat. Several sites identified in ZP3 as likely to be under positive selection are located in a region previously demonstrated to be involved in species-specific sperm-egg interaction, suggesting the selective pressure is related to male-female interaction. The results provide long-sought evidence for two evolutionary hypotheses: sperm competition and sexual conflict.
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The amount of cantharidin (Spanish fly) that the Neopyrochroa flabellata male presents to the female as a glandular offering during courtship represents only a small fraction of the total cantharidin the male accumulates systemically following ingestion of the compound. A major fraction of the acquired cantharidin is stored by the male in the large accessory glands of the reproductive system. At mating, the male transfers this supply, presumably as part of the sperm package, to the spermatheca of the female. The female in turn allocates the gift to the eggs. Eggs endowed with cantharidin proved relatively invulnerable to attack by a predaceous beetle larva (Coleomegilla maculata).
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L’allevamento in cattività dei rettili è in costante crescita negli ultimi anni e richiede conoscenze mediche sempre più specialistiche per far fronte ai numerosi problemi legati a questi animali. Il corretto approccio medico prevede una profonda conoscenza delle specie prese in esame dal momento che la maggior parte delle problematiche riproduttive di questi animali sono legate ad una non corretta gestione dei riproduttori. L’apparato riproduttore dei rettili è estremamente vario a seconda delle specie prese in considerazione. Sauri ed ofidi possiedono due organi copulatori denominati emipeni e posizionati alla base della coda caudalmente alla cloaca che vengono estroflessi alternativamente durante l’accoppiamento per veicolare lo spera all’interno della cloaca della femmina. In questi animali il segmento posteriore renale è chiamato segmento sessuale, perché contribuisce alla formazione del fluido seminale. Tale porzione, durante la stagione dell’accoppiamento, diventa più voluminosa e cambia drasticamente colore, tanto che può essere confusa con una manifestazione patologica. I cheloni al contrario possiedono un unico pene che non viene coinvolto nella minzione. In questi animali. I testicoli sono due e sono situati all’interno della cavità celomatica in posizione cranioventrale rispetto ai reni. I testicoli possono variare notevolmente sia come forma che come dimensione a seconda del periodo dell’anno. Il ciclo estrale dei rettili è regolato, come pure nei mammiferi, dagli ormoni steroidei. La variazione di questi ormoni a livello ematico è stata studiato da diversi autori con il risultato di aver dimostrato come la variazione dei dosaggi degli stessi determini l’alternanza delle varie fasi del ciclo riproduttivo. La relazione tra presenza di uova (anche placentari) ed alti livelli di progesterone suggerisce che questo ormone gioca un ruolo importante nelle riproduzione delle specie ovipare per esempio stimolando la vascolarizzazione degli ovidutti durante i tre mesi in cui si ha lo sviluppo delle uova. Il 17-beta estradiolo è stato descritto come un ormone vitellogenico grazie alla sua capacità di promuovere lo sviluppo dei follicoli e la formazione di strati protettivi dell’uovo. L’aumento del livello di estradiolo osservato esclusivamente nelle femmine in fase vitellogenica è direttamente responsabile della mobilizzazione delle riserve materne in questa fase del ciclo. Va sottolineato come il progesterone sia in effetti un antagonista dell’estradiolo, riducendo la vitellogenesi e intensificando gli scambi materno fetali a livello di ovidutto. Le prostaglandine (PG) costituiscono un gruppo di molecole di origine lipidica biologicamente attive, sintetizzate sotto varie forme chimiche. Sono noti numerosi gruppi di prostaglandine ed è risputo che pesci, anfibi, rettili e mammiferi sintetizzano una o più prostaglandine partendo da acidi grassi precursori. Queste sostanze anche nei rettili agiscono sulla mucosa dell’utero aumentandone le contrazioni e sui corpi lutei determinandone la lisi. La maturità sessuale dei rettili, dipende principalmente dalla taglia piuttosto che dall’età effettiva dell’animale. In cattività, l’alimentazione e le cure dell’allevatore, possono giocare un ruolo fondamentale nel raggiungimento della taglia necessaria all’animale per maturare sessualmente. Spesso, un animale d’allevamento raggiunge prima la maturità sessuale rispetto ai suoi simili in natura. La maggior parte dei rettili sono ovipari, ovvero depongono uova con guscio sulla sabbia o in nidi creati appositamente. La condizione di ovoviviparità è riscontrabile in alcuni rettili. Le uova, in questo caso, vengono ritenute all’interno del corpo, fino alla nascita della progenie. Questa può essere considerata una strategia evolutiva di alcuni animali, che in condizioni climatiche favorevoli effettuano l’ovo deposizione, ma se il clima non lo permette, ritengono le uova fino alla nascita della prole. Alcuni serpenti e lucertole sono vivipari, ciò significa che l’embrione si sviluppa all’interno del corpo dell’animale e che è presente una placenta. I piccoli fuoriescono dal corpo dell’animale vivi e reattivi. La partenogenesi è una modalità di riproduzione asessuata, in cui si ha lo sviluppo dell’uovo senza che sia avvenuta la fecondazione. Trenta specie di lucertole e alcuni serpenti possono riprodursi con questo metodo. Cnemidophorus uniparens, C. velox e C. teselatus alternano la partenogenesi a una riproduzione sessuata, a seconda della disponibilità del maschio. La maggior parte dei rettili non mostra alcuna cura materna per le uova o per i piccoli che vengono abbandonati al momento della nascita. Esistono tuttavia eccezioni a questa regola generale infatti alcune specie di pitoni covano le uova fino al momento della schiusa proteggendole dai predatori e garantendo la giusta temperatura e umidità. Comportamenti di guardia al nido sono poi stati documentati in numerosi rettili, sia cheloni che sauri che ofidi. Nella maggior parte delle tartarughe, la riproduzione è legata alla stagione. Condizioni favorevoli, possono essere la stagione primaverile nelle zone temperate o la stagione umida nelle aree tropicali. In cattività, per riprodurre queste condizioni, è necessario fornire, dopo un periodo di ibernazione, un aumento del fotoperiodo e della temperatura. L’ atteggiamento del maschio durante il corteggiamento è di notevole aggressività, sia nei confronti degli altri maschi, con i quali combatte copiosamente, colpendoli con la corazza e cercando di rovesciare sul dorso l’avversario, sia nei confronti della femmina. Infatti prima della copulazione, il maschio insegue la femmina, la sperona, la morde alla testa e alle zampe e infine la immobilizza contro un ostacolo. Il comportamento durante la gravidanza è facilmente riconoscibile. La femmina tende ad essere molto agitata, è aggressiva nei confronti delle altre femmine e inizia a scavare buche due settimane prima della deposizione. La femmina gravida costruisce il nido in diverse ore. Scava, con gli arti anteriori, buche nel terreno e vi depone le uova, ricoprendole di terriccio e foglie con gli arti posteriori. A volte, le tartarughe possono trattenere le uova, arrestando lo sviluppo embrionale della prole per anni quando non trovano le condizioni adatte a nidificare. Lo sperma, inoltre, può essere immagazzinato nell’ovidotto fino a sei anni, quindi la deposizione di uova fertilizzate può verificarsi senza che sia avvenuto l’accoppiamento durante quel ciclo riproduttivo. I comportamenti riproduttivi di tutte le specie di lucertole dipendono principalmente dalla variazione stagionale, correlata al cambiamento di temperatura e del fotoperiodo. Per questo, se si vuole far riprodurre questi animali in cattività, è necessario valutare per ogni specie una temperatura e un’illuminazione adeguata. Durante il periodo riproduttivo, un atteggiamento caratteristico di diverse specie di lucertole è quello di riprodurre particolari danze e movimenti ritmici della testa. In alcune specie, possiamo notare il gesto di estendere e retrarre il gozzo per mettere in evidenza la sua brillante colorazione e richiamare l’attenzione della femmina. L’aggressività dei maschi, durante la stagione dell’accoppiamento, è molto evidente, in alcuni casi però, anche le femmine tendono ad essere aggressive nei confronti delle altre femmine, specialmente durante l’ovo deposizione. La fertilizzazione è interna e durante la copulazione, gli spermatozoi sono depositati nella porzione anteriore della cloaca femminile, si spostano successivamente verso l’alto, dirigendosi nell’ovidotto, in circa 24-48 ore; qui, fertilizzano le uova che sono rilasciate nell’ovidotto dall’ovario. Negli ofidi il corteggiamento è molto importante e i comportamenti durante questa fase possono essere diversi da specie a specie. I feromoni specie specifici giocano un ruolo fondamentale nell’attrazione del partner, in particolar modo in colubridi e crotalidi. La femmina di queste specie emette una traccia odorifera, percepita e seguita dal maschio. Prima dell’accoppiamento, inoltre, il maschio si avvicina alla femmina e con la sua lingua bifida o con il mento, ne percorre tutto il corpo per captare i feromoni. Dopo tale comportamento, avviene la copulazione vera e propria con la apposizione delle cloache; gli emipeni vengono utilizzati alternativamente e volontariamente dal maschio. Durante l’ovulazione, il serpente aumenterà di volume nella sua metà posteriore e contrazioni muscolari favoriranno lo spostamento delle uova negli ovidotti. In generale, se l’animale è oviparo, avverrà una muta precedente alla ovo deposizione, che avviene prevalentemente di notte. Gli spermatozoi dei rettili sono morfologicamente simili a quelli di forme superiori di invertebrati. La fecondazione delle uova, da parte di spermatozoi immagazzinati nel tratto riproduttivo femminile, è solitamente possibile anche dopo mesi o perfino anni dall’accoppiamento. La ritenzione dei gameti maschili vitali è detta amphigonia retardata e si ritiene che questa caratteristica offra molti benefici per la sopravvivenza delle specie essendo un adattamento molto utile alle condizioni ambientali quando c’è una relativa scarsità di maschi conspecifici disponibili. Nell’allevamento dei rettili in cattività un accurato monitoraggio dei riproduttori presenta una duplice importanza. Permette di sopperire ad eventuali errori di management nel caso di mancata fertilizzazione e inoltre permette di capire quale sia il grado di sviluppo del prodotto del concepimento e quindi di stabilire quale sia il giorno previsto per la deposizione. Le moderne tecniche di monitoraggio e l’esperienza acquisita in questi ultimi anni permettono inoltre di valutare in modo preciso lo sviluppo follicolare e quindi di stabilire quale sia il periodo migliore per l’accoppiamento. Il dimorfismo sessuale nei serpenti è raro e anche quando presente è poco evidente. Solitamente nei maschi, la coda risulta essere più larga rispetto a quella della femmina in quanto nel segmento post-cloacale vi sono alloggiati gli emipeni. Il maschio inoltre, è generalmente più piccolo della femmina a parità di età. Molti cheloni sono sessualmente dimorfici sebbene i caratteri sessuali secondari siano poco apprezzabili nei soggetti giovani e diventino più evidenti dopo la pubertà. In alcune specie si deve aspettare per più di 10 anni prima che il dimorfismo sia evidente. Le tartarughe di sesso maschile tendono ad avere un pene di grosse dimensioni che può essere estroflesso in caso di situazioni particolarmente stressanti. I maschi sessualmente maturi di molte specie di tartarughe inoltre tendono ad avere una coda più lunga e più spessa rispetto alle femmine di pari dimensioni e la distanza tra il margine caudale del piastrone e l’apertura cloacale è maggiore rispetto alle femmine. Sebbene la determinazione del sesso sia spesso difficile nei soggetti giovani molti sauri adulti hanno dimorfismo sessuale evidente. Nonostante tutto comunque anche tra i sauri esistono molte specie come per esempio Tiliqua scincoides, Tiliqua intermedia, Gerrhosaurus major e Pogona vitticeps che anche in età adulta non mostrano alcun carattere sessuale secondario evidente rendendone molto difficile il riconoscimento del sesso. Per garantire un riconoscimento del sesso degli animali sono state messe a punto diverse tecniche di sessaggio che variano a seconda della specie presa in esame. L’eversione manuale degli emipeni è la più comune metodica utilizzata per il sessaggio dei giovani ofidi ed in particolare dei colubridi. I limiti di questa tecnica sono legati al fatto che può essere considerata attendibile al 100% solo nel caso di maschi riconosciuti positivi. L’eversione idrostatica degli emipeni esattamente come l’eversione manuale degli emipeni si basa sull’estroflessione di questi organi dalla base della coda, pertanto può essere utilizzata solo negli ofidi e in alcuni sauri. La procedura prevede l’iniezione di fluido sterile (preferibilmente soluzione salina isotonica) nella coda caudalmente all’eventuale posizione degli emipeni. Questa tecnica deve essere eseguita solo in casi eccezionali in quanto non è scevra da rischi. L’utilizzo di sonde cloacali è il principale metodo di sessaggio per gli ofidi adulti e per i sauri di grosse dimensioni. Per questa metodica si utilizzano sonde metalliche dello spessore adeguato al paziente e con punta smussa. Nei soggetti di genere maschile la sonda penetra agevolmente al contrario di quello che accade nelle femmine. Anche gli esami radiografici possono rendersi utili per il sessaggio di alcune specie di Varani (Varanus achanturus, V. komodoensis, V. olivaceus, V. gouldi, V. salvadorii ecc.) in quanto questi animali possiedono zone di mineralizzazione dei tessuti molli (“hemibacula”) che possono essere facilmente individuate nei maschi. Diversi studi riportano come il rapporto tra estradiolo e androgeni nel plasma o nel liquido amniotico sia un possibile metodo per identificare il genere sessuale delle tartarughe. Per effettuare il dosaggio ormonale, è necessario prelevare un campione di sangue di almeno 1 ml ad animale aspetto che rende praticamente impossibile utilizzare questo metodo di sessaggio nelle tartarughe molto piccole e nei neonati. L’ecografia, volta al ritrovamento degli emipeni, sembra essere un metodo molto preciso, per la determinazione del sesso nei serpenti. Uno studio compiuto presso il dipartimento di Scienze Medico Veterinarie dell’Università di Parma, ha dimostrato come questo metodo abbia una sensibilità, una specificità e un valore predittivo positivo e negativo pari al 100%. La radiografia con mezzo di contrasto e la tomografia computerizzata possono essere utilizzate nel sessaggio dei sauri, con buoni risultati. Uno studio, compiuto dal dipartimento di Scienze Medico Veterinarie, dell’Università di Parma, ha voluto mettere a confronto diverse tecniche di sessaggio nei sauri, tra cui l’ecografia, la radiografia con e senza mezzo di contrasto e la tomografia computerizzata con e senza mezzo di contrasto. I risultati ottenuti, hanno dimostrato come l’ecografia non sia il mezzo più affidabile per il riconoscimento degli emipeni e quindi del sesso dell’animale, mentre la radiografia e la tomografia computerizza con mezzo di contrasto siano tecniche affidabili e accurate in queste specie. Un metodo valido e facilmente realizzabile per il sessaggio dei cheloni anche prepuberi è la cistoscopia. In un recente studio la cistoscopia è stata effettuata su quindici cheloni deceduti e venticinque cheloni vivi, anestetizzati. In generale, questo metodo si è dimostrato non invasivo per le tartarughe, facilmente ripetibile in diversi tipi di tartarughe e di breve durata. Tra le principali patologie riproduttive dei rettili le distocie sono sicuramente quelle che presentano una maggior frequenza. Quando si parla di distocia nei rettili, si intendono tutte quelle situazioni in cui si ha una mancata espulsione e deposizione del prodotto del concepimento entro tempi fisiologici. Questa patologia è complessa e può dipendere da diverse cause. Inoltre può sfociare in malattie sistemiche a volte molto severe. Le distocie possono essere classificate in ostruttive e non ostruttive in base alle cause. Si parla di distocia ostruttiva quando si verificano delle condizioni per cui viene impedito il corretto passaggio delle uova lungo il tratto riproduttivo (Fig.13). Le cause possono dipendere dalla madre o dalle caratteristiche delle uova. Nel caso di distocia non ostruttiva le uova rinvenute sono solitamente di dimensioni normali e la conformazione anatomica della madre è fisiologica. L’eziologia è da ricercare in difetti comportamentali, ambientali e patologici. Non esistono sintomi specifici e patognomonici di distocia. La malattia diviene evidente e conclamata solamente in presenza di complicazioni. Gli approcci terapeutici possibili sono vari a seconda della specie animale e della situazione. Fornire un’area adeguata per la nidiata: se la distocia non è ostruttiva si può cercare di incoraggiare l’animale a deporre autonomamente le uova creando un idoneo luogo di deposizione. Il trattamento medico prevede la stimolazione della deposizione delle uova ritenute mediante l’induzione con ossitocina. L’ossitocina viene somministrata alle dosi di 1/3 UI/kg per via intramuscolare. Uno studio condotto presso l’Università veterinaria di Parma ha comparato le somministrazioni di ossitocina per via intramuscolare e per via intravenosa, confrontando le tempistiche con le quali incominciano le contrazioni e avviene la completa ovodeposizione e dimostrando come per via intravenosa sia possibile somministrare dosi più basse rispetto a quelle riportate solitamente in letteratura ottenendo comunque un ottimo risultato. Nel caso in cui il trattamento farmacologico dovesse fallire o non fosse attuabile, oppure in casi di distocia ostruttiva è possibile ricorrere alla chirurgia. Per stasi follicolare si intende la incapacità di produrre sufficiente quantità di progesterone da corpi lutei perfettamente funzionanti. Come per la distocia, l’eziologia della stasi follicolare è variegata e molto ampia: le cause possono essere sia ambientali che patologiche. La diagnosi clinica viene fatta essenzialmente per esclusione. Come per la distocia, anche in questo caso l’anamnesi e la raccolta del maggior quantitativo di informazioni è fondamentale per indirizzarsi verso il riconoscimento della patologia. Per prolasso si intende la fuoriuscita di un organo attraverso un orifizio del corpo. Nei rettili, diversi organi possono prolassare attraverso la cloaca: la porzione terminale dell’apparato gastroenterico, la vescica urinaria, il pene nel maschio (cheloni) e gli ovidutti nella femmina. In sauri e ofidi gli emipeni possono prolassare dalle rispettive tasche in seguito ad eccesiva attività sessuale97. La corretta identificazione del viscere prolassato è estremamente importante e deve essere effettuata prima di decidere qualsiasi tipologia di trattamento ed intervento. Nei casi acuti e non complicati è possibile la riduzione manuale dell’organo, dopo un accurato lavaggio e attenta pulizia. Se questo non dovesse essere possibile, l’utilizzo di lubrificanti e pomate antibiotiche garantisce all’organo una protezione efficiente. Nel caso in cui non si sia potuto intervenire celermente e l’organo sia andato incontro a infezione e congestione venosa prolungata con conseguente necrosi, l’unica soluzione è l’amputazione
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This piece of art is a flipbook, analogous to the ones children play with as they make cartoon balls bounce with the quick flipping of pages between their thumb and index finger. However, instead of a playful scene, this flipbook is a commentary on Albanian Sworn Virgins. These are women from Northern Albania who, in their youth, swear to celibacy in order to gain the societal power that is exclusive to men in their culture. This flipbook demonstrates this cultural male-to-female shift and comments on its inability to ever be fully realized. This commentary is inspired by the words of Albanian Sworn Virgins in Elvira Dones’ documentary, Sworn Virgins, who feel betrayed by their biological need to menstruate and who view their reproductive system as a permanent obstacle in completing their societal shift. Just as a child’s flipbook tells a story, this flipbook illustrates the Albanian Sworn Virgins’ forever-unfinished transformation.
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Sexual selection involves two main mechanisms: intrasexual competition for mates and intersexual mate choice. We experimentally separated intrasexual (male-male interference competition) and intersexual (female choice) components of sexual selection in a freshwater fish, the European bitterling (Rhodeus sericeus). We compared the roles of multiple morphological and behavioural traits in male success in both components of sexual competition, and their relation to male reproductive success, measured as paternity of offspring. Body size was important for both female choice and male-male competition, though females also preferred males that courted more vigorously. However, dominant males often monopolized females regardless of female preference. Subordinate males were not excluded from reproduction and sired some offspring, possibly through sneaked ejaculations. Male dominance and a greater intensity of carotenoid-based red colouration in their iris were the best predictors of male reproductive success. The extent of red iris colouration and parasite load did not have significant effects on female choice, male dominance or male reproductive success. No effect of parasite load on the expression of red eye colouration was detected, though this may have been due to low parasite prevalence in males overall. In conclusion, we showed that even though larger body size was favoured in both intersexual and intrasexual selection, male-male interference competition reduced opportunities for female choice. Females, despite being choosy, had limited control over the paternity of their offspring. Our study highlights the need for reliable measures of male reproductive success in studies of sexual selection.
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Background: Oxidative stress in reproductive system leads to sperm DNA damage and sperm membrane lipid peroxidation and may play an important role in the pathogenesis of male infertility, especially in idiopathic cases. Antioxidants such as carotenoids function against free radical damages. Objective: The aim of this study was to determine the levels of lycopene, beta-carotene and retinol in serum and their relationship with sperm DNA damage and lipid peroxidation in infertile and normospermic males. Materials and Methods: Sixty two infertile men and 71 normospermic men participated in this study. Blood and semen samples were collected from all subjects. Sperm DNA damage was measured using TUNEL method. Carotenoids, retinol, and malonedildehyde in serum were also determined. Results: DNA fragmentation was higher in infertile group comparing to control group. Serum levels of lycopene, beta-carotene and, vitamin A in infertile men were significantly lower than normospermic men (p< 0.001, =0.005, and =0.003 respectively). While serum MDA was not significantly different between two groups, MDA in seminal plasma of infertile men was significantly higher than control group (p< 0.001). Conclusion: We concluded that lycopene, beta-carotene, and retinol can reduce sperm DNA fragmentation and lipid peroxidation through their antioxidant effect. Therefore the DNA fragmentation assay and determination of antioxidants factors such as lycopene, beta-carotene and retinol, along with sperm analysis can be useful in diagnosis and treatment of men with idiopathic infertility.
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The wide use of glyphosate-based herbicides (GBHs) has become a controversial issue due to the potential harmful effects on human health. Commercial formulations, among which Roundup is the most famous one, contain a number of adjuvants inside; most of these are patented and not publicly known, therefore, they can act differently from glyphosate alone and might strengthen its toxic effect. Our study is focused on GBHs reproductive toxicity with a special regard to glyphosate and Roundup impact on male and female mammalian gametes after exposure to concentrations ranging from the one recommended for agricultural use (0.1% Roundup, containing 360 µg/mL glyphosate) to 70-fold lower or more. Sperm quality analysis, either on boar and stallion, showed that Roundup has much more detrimental impact than glyphosate at equivalent concentrations on spermatozoa function and survival. Basing on our results, the toxic effect of these pesticides on spermatozoa may be linked to an impairment in mitochondrial activity and a subsequent decrease in ATP production and/or alterations in the redox balance, which impact cell motility and plasma membrane stability. Moreover, a different species sensitivity to GBHs may exists as high doses of glyphosate affected sperm quality only in boar and not in stallion; furthermore, Roundup had deleterious effects at lower doses in the first compared to the latter. With regard to female gametes, we found that glyphosate and Roundup exposure during IVM detrimentally affect the subsequent developmental ability of swine embryos, providing further evidence of their potential toxic effect on female reproductive system. In addition, Roundup altered steroidogenesis and increased oocyte ROS levels. Therefore, according to our results, we can conclude that GBHs exert a negative impact on both male and female gametes and that Roundup adjuvants enhance glyphosate toxic effects and/or are biologically active in their side-effect.
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P>Yellow and sweet passion fruit are insect-pollinated species native to the tropics. Fruits are used commercially for human consumption worldwide. The yellow passion fruit is an outcrossing species with self-incompatible flowers. However, the reproductive system of the sweet passion fruit (Passiflora alata) has not been well elucidated. The objective of this work was to characterize aspects of the mating system in the sweet passion fruit using random amplified polymorphic DNA (RAPD) and microsatellite markers, particularly the rate of outcrossing in P. alata progenies. A multilocus outcrossing rate of t(m) = 0.994 was determined from RAPD and t(m) = 0.940 from microsatellites, supporting P. alata as an outcrossing species. The fixation indices of the maternal generation (F(m)) were -0.200 and 0.071 with RAPD and microsatellite loci, respectively, indicating the absence of inbreeding in the maternal generation. The paternity correlation (r(p)) varied from -0.008 with RAPD markers to 0.208 with microsatellite markers, suggesting a low probability of finding full sibs within the progenies. The results demonstrated that all progenies assessed in this study were derived from outcrossing.
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To understand the role of peptidases in seminal physiology of Crotalus durissus terrificus, activity levels of representative enzymes in semen and their sensitivities to inhibitors, cofactors, and peptide hormones were evaluated. The existence of seminal fractions and the association of peptidases with these fractions were also characterized for the first time in snakes. The prominent inhibitors of aminopeptidases (APs) were amastatin for acid, basic, and neutral; bestatin for basic; and diprotin A for dipeptidyl-IV. Cystyl and prolylimino AN were similarly susceptible to the majority of these inhibitors. The basic and neutral were characterized as metallo-peptidases, acid AP was activated by MnCl(2), and cystyl, prolyl-imino, and type I pyroglutamyl were characterized as sulphydryl-dependent APs. Angiotensin II, vasotocin, bradykinin, fertilization-promoting peptide, and TRH altered the majority of these peptidase activities; these peptides are possible substrates and/or modulators of these peptidases. Peptidase activities were found in all seminal fractions: seminal plasma (SP), prostasome-like (PR) structures, and soluble (S-) and membrane-bound fractions (MFs) of spermatozoa. The levels of activity of each peptidase varied among different seminal fractions. In SP, the higher activities were puromycin-insensitive neutral and basic APs. in PR, the higher activity was puromycin-insensitive neutral AP. In spermatozoa, the higher activity in subcellular SF was puromycin-sensitive neutral, while in MF both puromycin-sensitive and -insensitive neutral AN were equally higher than the other examined peptidases. Data suggested that these peptidases, mainly basic and neutral, have a high relevance in regulating seminal functions of C. d. terrificus.
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We previously described significant changes in GH-binding protein (GHBP) in pathological human pregnancy. There was a substantial elevation of GHBP in cases of noninsulin-dependent diabetes mellitus and a reduction in insulin-dependent diabetes mellitus. GHBP has the potential to modulate the proportion of free placental GH (PGH) and hence the impact on the maternal GH/insulin-like growth factor I (IGF-I) axis, fetal growth, and maternal glycemic status. The present study was undertaken to investigate the relationship among glycemia, GHBP, and PGH during pregnancy and to assess the impact of GHBP on the concentration of free PGH. We have extended the analysis of specimens to include measurements of GHBP, PGH, IGF-I, IGF-II, IGF-binding protein-1 (IGFBP-1), IGFSP-2, and IGFBP-3 and have related these to maternal characteristics, fetal growth, and glycemia. The simultaneous measurement of GHBP and PGH has for the first time allowed calculation of the free component of PGH and correlation of the free component to indexes of fetal growth and other endocrine markers. PGH, free PGH, IGF-I, and IGF-II were substantially decreased in IUGR at 28-30 weeks gestation (K28) and 36-38 weeks gestation (K36). The mean concentration (+/-SEM) of total PGH increased significantly from K28 to K36 (30.0 +/- 2.2 to 50.7 +/- 6.2 ng/mL; n = 40), as did the concentration of free PGH (23.4 +/- 2.3 to 43.7 +/- 6.0 ng/mL; n = 38). The mean percentage of free PGH was significantly less in IUGR than in normal subjects (67% vs. 79%; P < 0.01). Macrosomia was associated with an increase in these parameters that did not reach statistical significance. Multiple regression analysis revealed that PGH/IGF-I and IGFBP-5 account for 40% of the variance in birth weight. IGFBP-3 showed a significant correlation with IGF-I, IGF-II, and free and total PGK at K28 and K36. Noninsulin-dependent diabetes mellitus patients had a lower mean percentage of free PGH (65%; P < 0.01), and insulin-dependent diabetics had a higher mean percentage of free PGH (87%; P < 0.01) than normal subjects. Mean postprandial glucose at K28 correlated positively with PGH and free PGH (consistent with the hyperglycemic action of GH). GHBP correlated negatively with both postprandial and fasting glucose. Although GHBP correlated negatively with PGH (r = -0.52; P
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Mating order can have important consequences for the fertilization success of males whose ejaculates compete to fertilize a clutch of eggs. Despite an excellent body of literature on mating-order effects in many animals, they have rarely been considered in marine free-spawning invertebrates, where both sexes release gametes into the water column. In this study, we show that in such organisms, mating order can have profound repercussions for male reproductive success. Using in vitro fertilization for two species of sea urchin we found that the 'fertilization history' of a clutch of eggs strongly influenced the size distribution of unfertilized eggs, and consequently the likelihood that they will be fertilized. Males that had first access to a batch of eggs enjoyed elevated fertilization success because they had privileged access to the largest and therefore most readily fertilizable eggs within a clutch. By contrast, when a male's sperm were exposed to a batch of unfertilized eggs left over from a previous mating event, fertilization rates were reduced, owing to smaller eggs remaining in egg clutches previously exposed to sperm. Because of this size-dependent fertilization, the fertilization history of eggs also strongly influenced the size distribution of offspring, with first-spawning males producing larger, and therefore fitter, offspring. These findings suggest that when there is variation in egg size, mating order will influence not only the quantity but also the quality of offspring sired by competing males.
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Ovarian vasculitis is a rare complication seen in the reproductive system and has been described in only one patient with lupus and a few patients with other rheumatic conditions (polyarteritis nodosa, giant cell arteritis, scleroderma). Three additional cases following gynecology procedures have also been reported. We report the second case of a patient with systemic lupus erythematosus, who developed ovarian vasculitis. The diagnosis was made at the age of 12 and confirmed by laparoscopy and histopathology in the presence of disease activity. She experienced late menarche at the age of 16, and she experienced a good clinical evolution after disease treatment with regular menstrual cycles and normal levels of sexual hormones. Lupus (2009) 18, 1313-1315.