1000 resultados para Generación del 98
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Pós-graduação em História - FCHS
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L’attuale condizione che caratterizza il settore energetico richiede un necessario processo di riconversione che, oltre a favorire il risparmio energetico, riduca la dipendenza dai combustibili fossili ed accresca l’impiego di fonti energetiche rinnovabili, dando un contributo fondamentale alla riduzione delle emissioni di gas serra come diversi accordi internazionali richiedono. Si rende pertanto necessario accelerare i processi che da alcuni anni stanno favorendo l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili. Tra queste, le fonti legate ai processi di trattamento biologico dei reflui stanno avendo un interessante sviluppo. Esistono numerosi processi biologici che consentono la produzione di energia in maniera indiretta, quali ad esempio i processi di digestione anaerobica finalizzati alla produzione di biogas e/o produzione biologica di idrogeno. In tale contesto si inserisce la tecnologia delle Microbial Fuel Cell, che consente la produzione diretta di energia elettrica, finalizzata al recupero energetico inteso al miglioramento dell’efficienza energetica e alla riduzione dei costi d’esercizio di impianti di trattamento biologico dei reflui. Il presente lavoro di Tesi di Dottorato sperimentale, svoltosi in collaborazione al laboratorio PROT.-IDR. della sede ENEA di Bologna, riporta i risultati dell’attività di ricerca condotta su una MFC (Microbial Fuel Cell) a doppio stadio biologico per il trattamento di reflui ad elevato carico organico e produzione continua di energia elettrica. E’ stata provata l’applicabilità della MFC con entrambi i comparti biotici utilizzando elettrodi di grafite non trattata ottenendo, con un carico organico in ingresso di circa 9 gd-1, valori di potenza massima prodotta che si attestano su 74 mWm-2, corrente elettrica massima generata di 175 mAm-2 ad una tensione di 421 mV, ed una conversione di COD in elettricità pari a 1,2 gCODm-2d-1. I risultati sono stati molto positivi per quanto riguarda le prestazioni depurative ottenute dalla MFC. L’efficienza di depurazione misurata ha raggiunto un valore massimo del 98% di rimozione del COD in ingresso, mentre e la concentrazione di azoto ammoniacale nell’effluente raccolto all’uscita del sedimentatore è sempre stata inferiore a 1 mgN-NH4+l-1. Tra gli obiettivi posti all’inizio della sperimentazione si è rivelata di notevole interesse la valutazione del possibile utilizzo della MFC come sistema per il monitoraggio on-line del COD e degli acidi grassi volatili (VFA) prodotti all’interno di un digestore anaerobico, attraverso la definizione di una correlazione tra i dati elettrici registrati in continuo e le concentrazioni di CODanaer e VFA misurate in diversi periodi della sperimentazione. L’analisi DGGE della biomassa catodica ha fornito uno strumento analitico utile allo studio della diversità della comunità microbica sospesa ed adesa al catodo e ha confermato la forte similarità delle specie batteriche riconosciute nei campioni analizzati. In particolare, le bande di sequenziamento ottenute sono affiliate ai gruppi batterici Firmicutes, -Proteobacteria, -Proteobacteria, -Proteobacteria e Bacteroidetes. Da quanto emerso dalla sperimentazione condotta si può pertanto concludere che ad oggi le MFC sono in fase di evoluzione rispetto ai primi prototipi utilizzati per lo studio delle comunità microbiali e per la comprensione dei meccanismi di trasferimento elettronico. Sfruttarne la potenza prodotta in maniera commerciale diviene una grande sfida per il futuro, ed è opinione comune che le prime applicazioni pratiche delle MFC saranno come fonte di recupero energetico per i dispositivi utilizzati per il monitoraggio dell’ambiente e per il trattamento delle acque reflue.
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Sono stati studiati ed applicati metodi “green” per l’estrazione di poliidrossialcanoati (PHA) da colture microbiche singole (Cupriavidus necator) e miste. Sono stati effettuati esperimenti che prevedono l’utilizzo di surfattanti anionici switchable (SAS) per l’estrazione del polimero, al fine di arrivare ad un protocollo ottimale per l’estrazione di PHB da C.necator che prevede l’uso di NH4 laurato come SAS (100 wt% rispetto al peso dei batteri) per tre ore a 90°C. La sostanza ambifilica agisce distruggendo la membrana cellulare esponendo così i granuli di PHB. Il SAS utilizzato si caratterizza per la possibilità di essere recuperabile tramite aggiunta di CO2 al sistema con una resa del 98%. Per le colture microbiche miste, più refrattarie all’impiego dei surfattanti, sono stati utilizzati dei pre-trattamenti, meccanici e fotocatalitici, al fine di indebolire la membrana batterica. Per il trattamento meccanico sono stati impiegati un omogeneizzatore e un sonicatore ad ultrasuoni; mentre per il trattamento fotocatalitico è stata sperimentata l’azione del nano biossido di titanio (sospensione 1% nano-TiO2) in miscela con i batteri, esposti a radiazioni UV. Dai risultati ottenuti sia il trattamento meccanico che quello fotocatalitico non sono risultati adeguati per i batteri misti. Infine il PHB estratto dalla biomassa batterica è stato purificato con un trattamento fotocatalitico che prevede l’utilizzo di nano-TiO2 1% supportato in tessuti, esposti a luce UV. I risultati di questo post-trattamento mostrano che, anche utilizzando diverse tipologie di tessuto, il PHB viene in parte adsorbito dal tessuto, con la seguente perdita di campione. In conclusione il trattamento del C. necator con i SAS risulta essere un ottimo metodo di estrazione di PHB considerando sia la qualità del polimero estratto sia il riciclo e il riutilizzo del surfattante, mentre per il trattamento delle colture microbiche miste ancora non è stato trovato un protocollo soddisfacente.
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A lo largo del siglo XIX los procesos de territorialización y apropiación del espacio en Argentina fueron configurados desde procesos escriturarios y desde interacciones discursivas que fueron dando forma a un proyecto de país de Estado y de Nación, definiendo "el cuerpo de la patria" y sus límites, su territorio y su identidad, lo que debía formar parte de ese cuerpo y lo que no, su política de inclusiones y de exclusiones bajo el conjuro de una idea de lo que debía ser la Nación. En el espacio-tiempo que media entre el diseño de ese proyecto por parte de la Generación del '37 y su efectiva realización en 1880 se sucedieron las luchas y debates para dar forma al Estado y sus dispositivos de integración nacional y territorial, para instituir su modelo de realización a la sombra del paradigma recreado de una "Nación civilizada"; y en ese marco, como nunca antes, la literatura mostró su dimensión y poder de lucha en el campo amplio de los discursos sociales imbricados en el debate sobre el país que se estaba construyendo, sus modelos y proyectos.
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Con su obra y con su acción Esteban Echeverría marca un hito en el desarrollo y afianzamiento de la identidad político social y cultural argentina. Formula expresamente un programa de construcción identitaria y toda su obra se encuentra teñida por la voluntad de crear una literatura propia y original, en una lengua castellana enriquecida por el uso americano, con temas provenientes de la realidad del país y con la finalidad de contribuir, trascendiendo lo estético, al engrandecimiento de su patria. Subyace en cada página de Echeverría la necesidad de crear una sociedad democrática que continúe el pensamiento anticolonial de la Revolución de Mayo. Su “Apología del matambre" condensa ejemplarmente estas características.
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Se refiere la ubicación temporal de Domingo Faustino Sarmiento en la generación de 1837, llamada también por Ricardo Rojas “generación de los proscriptos". Momento en el que Sarmiento adoptó las célebres categorías de “civilización" y “barbarie". La importancia de la escritura adquirió entonces una decisiva función civilizadora, que en su caso tuvo las características de una imperiosa necesidad proyectada en piezas autobiográficas, folletos, folletines, narraciones, libros, anticipos de novelas, biografías, ensayos, cartas y ejercicios periodísticos. La Argentina tuvo en él al gran polemista que creía en la eficacia de la palabra escrita como praxis social. Dentro de este marco se ubica la significación concedida al periodismo para la formación de los ciudadanos, la responsabilidad de su ejercicio y la ética que le cabe, según se refleja en su artículo “El diarismo", de 1841, aunque a veces ese ejercicio incurriera en los modos que criticaba.
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Con el fin de conocer las últimas interpretaciones acerca de nuestro pasado regional, los videos de la serie "Mendoza, crónica de nuestra identidad", pretenden llevar adelante la tarea constante de construir y reconstruir una identidad que se mantenga abierta a los valores del pasado, pero también a la inevitable reformulación crítica de los mismos principios. La propuesta es generar un proceso de actualización y perfeccionamiento en el campo de la historia regional. En MENDOZA COMO DESTINO: LA INMIGRACIÓN, se analiza el proceso inmigratorio en la provincia, desde sus orígenes, a fines del S.XIX, hasta la Nueva Inmigración, durante la década del cuarenta hasta los años setenta. La historia de la inmigración en Mendoza, entre 1869 y 1976, estuvo fuertemente influenciada por la intersección de dos grandes tendencias migratorias nacionales: la chilena y la argentina. Esto se debe, a la posición de frontera de la provincia. En el periodo analizado se encuentran dos momentos de una fuerte influencia chilena. Uno de ellos fue a finales del siglo XIX, antes de la inauguración del ferrocarril y del comienzo de la Gran Inmigración. El segundo momento fue en la década del setenta del siglo XX, y tuvo que ver con la crisis política chilena luego del golpe militar.Paralelamente, la inserción de Mendoza en el ámbito nacional, se fortaleció aún más gracias a la extensión del ferrocarril, que contribuyó a la llegada de cientos de inmigrantes como había sucedido en las regiones portuarias. Los períodos de la Gran Inmigración y de la Nueva inmigración repercutieron en Mendoza adquiriendo ciertas peculiaridades propias de la zona de frontera: La llegada de europeos fue proporcionalmente menor que en Buenos Aires y Rosario y la inmigración limítrofe estuvo ligada al país trasandino. De este modo, podemos ver la dinámica de la población mendocina, como una puerta entre el Pacífico y el Atlántico. Los temas abordados son: - El origen de la Gran Inmigración - El predominio de la comunidad chilena en Mendoza. (1860-1880) - El origen de la Gran Inmigración - La llegada de los inmigrantes europeos (1880-1930) - El aporte político de los inmigrantes - Culminación de los procesos migratorios - La “Nueva Inmigración" en Mendoza, (1947-1970) - La inmigración política chilena de los años setenta.
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El informe realizado con motivo del Seminario: Orientalismo en la literatura argentina (s. XIX y XX) a cargo del Dr. Axel Gasquet realizado el 14 y 15 de agosto del 2007 en la Facultad de Filosofía y Letras de la UNcuyo. Axel Gasquet (Buenos Aires, 1966) es profesor titular de literatura en la Universidad Blaise Pascal de Clermont-Ferrand, Francia. Estudió en la UBA y en la EHESS de París. Doctor en Letras por la Universidad de París X-Nanterre. autor del libro"Oriente al sur .El orientalismo literario argentino de Esteban Echeverría a Rodolfo Arlt " El mundo oriental produjo desde siempre una enorme fascinación en los intelectuales y artistas europeos y americanos. Su lejanía y su alteridad inspiraron la creación de imaginarios variados que alternaban entre la construcción negativa fundada en el carácter despótico de sus naciones, distante del racionalismo liberal de raíz eurocentrista, y la admiración por su historia y sus culturas milenarias. La literatura recolectó estas representaciones con fines estéticos y políticos. Desde una apropiación tanto empírica –a través de viajes propios–, como libresca –mediante la lectura de crónicas ajenas–, la primera generación de escritores argentinos incluyó en su producción literaria diversas visiones de Oriente. Éstas, en cierta medida, universalizaron la dicotomía civilización-barbarie adaptando los estereotipos negativos de la extranjería oriental a las fronteras pampeanas. Con el tiempo las imágenes del mundo oriental fueron despojándose de esta carga de significación geopolítica y pasaron a integrar las ficciones literarias como un elemento de gran potencial estético. El seminario pone en diálogo los diferentes modos de representación e inclusión del Oriente en la literatura argentina a lo largo de diferentes épocas y a través de la lente de diversos autores, algunos de ellos de presencia permanente en las letras nacionales, como Echeverría, Alberdi, Sarmiento, Mansilla, Lugones y Arlt, y otros menos frecuentados por el público y la crítica como Pastor Obligado y Max Rohde.