275 resultados para Gramsci


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This text is in theoretical study, with consideration of the authors of the critical perspective of education and training of science teachers. We indicate a set of principles and concepts of some philosophers, like Habermas and Gramsci and theoretical education in a critical bias, as Freire, Saviani, Giroux and Duarte, which can enrich the discussions in the field of science teacher education. Some of these concepts: organic intellectual philosophy of praxis, inconclusiveness, incompleteness, dialogue and problematization, communicative action, critical pedagogies of learning to learn, dialectical relationship between theory, culture and depth psychology. Thus, we intend to explain the richness of the dialogue among this perspective and its implications for the training of science teachers.

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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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Stuart Hall é um dos poucos autores contemporâneos que ainda se apóia no conceito de ideologia. Ela interfere na língua falada definindo limites, regulando a forma discursiva com a intenção de estabilizá-la e congelá-la. Ela domina o bloco histórico e a estratégia seria a de unir as camadas populares, a partir de dentro, para que estas possam fortificar-se e combatê-la. Mas todo esse esquema tem sabor nostálgico, como se houvesse uma manobra dos poderosos e os dominados não se identificassem com os signos de poder e prestígio. Como no caso da “leitura crítica”, não seria o caso de modernizar Stuart Hall?

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Il progetto di tesi dottorale qui presentato intende proporsi come il proseguimento e l’approfondimento del progetto di ricerca - svoltosi tra il e il 2006 e il 2008 grazie alla collaborazione tra l’Università di Bologna, la Cineteca del Comune e dalla Fondazione Istituto Gramsci Emilia-Romagna - dal titolo Analisi e catalogazione dell’Archivio audiovisivo del PCI dell’Emilia-Romagna di proprietà dell’Istituto Gramsci. La ricerca ha indagato la menzionata collezione che costituiva, in un arco temporale che va dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta, una sorta di cineteca interna alla Federazione del Partito Comunista Italiano di Bologna, gestita da un gruppo di volontari denominato “Gruppo Audiovisivi della Federazione del PCI”. Il fondo, entrato in possesso dell’Istituto Gramsci nel 1993, è composto, oltre che da documenti cartacei, anche e sopratutto da un nutrito numero di film e documentari in grado di raccontare sia la storia dell’associazione (in particolare, delle sue relazioni con le sezioni e i circoli della regione) sia, in una prospettiva più ampia, di ricostruire il particolare rapporto che la sede centrale del partito intratteneva con una delle sue cellule regionali più importanti e rappresentative. Il lavoro svolto sul fondo Gramsci ha suscitato una serie di riflessioni che hanno costituito la base per il progetto della ricerca presentata in queste pagine: prima fra tutte, l’idea di realizzare un censimento, da effettuarsi su base regionale, per verificare quali e quanti audiovisivi di propaganda comunista fossero ancora conservati sul territorio. La ricerca, i cui esiti sono consultabili nell’appendice di questo scritto, si è concentrata prevalentemente sugli archivi e sui principali istituti di ricerca dell’Emilia-Romagna: sono questi i luoghi in cui, di fatto, le federazioni e le sezioni del PCI depositarono (o alle quali donarono) le proprie realizzazioni o le proprie collezioni audiovisive al momento della loro chiusura. Il risultato dell’indagine è un nutrito gruppo di film e documentari, registrati sui supporti più diversi e dalle provenienze più disparate: produzioni locali, regionali, nazionali (inviati dalla sede centrale del partito e dalle istituzioni addette alla propaganda), si mescolano a pellicole provenienti dall’estero - testimoni della rete di contatti, in particolare con i paesi comunisti, che il PCI aveva intessuto nel tempo - e a documenti realizzati all’interno dell’articolato contesto associazionistico italiano, composto sia da organizzazioni nazionali ben strutturate sul territorio 8 sia da entità più sporadiche, nate sull’onda di particolari avvenimenti di natura politica e sociale (per esempio i movimenti giovanili e studenteschi sorti durante il ’68). L’incontro con questa tipologia di documenti - così ricchi di informazioni differenti e capaci, per loro stessa natura, di offrire stimoli e spunti di ricerca assolutamente variegati - ha fatto sorgere una serie di domande di diversa natura, che fanno riferimento non solo all’audiovisivo in quanto tale (inteso in termini di contenuti, modalità espressive e narrative, contesto di produzione) ma anche e soprattutto alla natura e alle potenzialità dell’oggetto indagato, concepito in questo caso come una fonte. In altri termini, la raccolta e la catalogazione del materiale, insieme alle ricerche volte a ricostruirne le modalità produttive, gli argomenti, i tratti ricorrenti nell’ambito della comunicazione propagandistica, ha dato adito a una riflessione di carattere più generale, che guarda al rapporto tra mezzo cinematografico e storiografia e, più in dettaglio, all’utilizzo dell’immagine filmica come fonte per la ricerca. Il tutto inserito nel contesto della nostra epoca e, più in particolare, delle possibilità offerte dai mezzi di comunicazione contemporanei. Di fatti, il percorso di riflessione compiuto in queste pagine intende concludersi con una disamina del rapporto tra cinema e storia alla luce delle novità introdotte dalla tecnologia moderna, basata sui concetti chiave di riuso e di intermedialità. Processi di integrazione e rielaborazione mediale capaci di fornire nuove potenzialità anche ai documenti audiovisivi oggetto dei questa analisi: sia per ciò che riguarda il loro utilizzo come fonte storica, sia per quanto concerne un loro impiego nella didattica e nell’insegnamento - nel rispetto della necessaria interdisciplinarietà richiesta nell’utilizzo di questi documenti - all’interno di una più generale rivoluzione mediale che mette in discussione anche il classico concetto di “archivio”, di “fonte” e di “documento”. Nel tentativo di bilanciare i differenti aspetti che questa ricerca intende prendere in esame, la struttura del volume è stata pensata, in termini generali, come ad un percorso suddiviso in tre tappe: la prima, che guarda al passato, quando gli audiovisivi oggetto della ricerca vennero prodotti e distribuiti; una seconda sezione, che fa riferimento all’oggi, momento della riflessione e dell’analisi; per concludere in una terza area, dedicata alla disamina delle potenzialità di questi documenti alla luce delle nuove tecnologie multimediali. Un viaggio che è anche il percorso “ideale” condotto dal ricercatore: dalla scoperta all’analisi, fino alla rimessa in circolo (anche sotto un’altra forma) degli oggetti indagati, all’interno di un altrettanto ideale universo culturale capace di valorizzare qualsiasi tipo di fonte e documento. All’interno di questa struttura generale, la ricerca è stata compiuta cercando di conciliare diversi piani d’analisi, necessari per un adeguato studio dei documenti rintracciati i quali, come si è detto, si presentano estremamente articolati e sfaccettati. 9 Dal punto di vista dei contenuti, infatti, il corpus documentale presenta praticamente tutta la storia italiana del tentennio considerato: non solo storia del Partito Comunista e delle sue campagne di propaganda, ma anche storia sociale, culturale ed economica, in un percorso di crescita e di evoluzione che, dagli anni Cinquanta, portò la nazione ad assumere lo status di paese moderno. In secondo luogo, questi documenti audiovisivi sono prodotti di propaganda realizzati da un partito politico con il preciso scopo di convincere e coinvolgere le masse (degli iscritti e non). Osservarne le modalità produttive, il contesto di realizzazione e le dinamiche culturali interne alla compagine oggetto della ricerca assume un valore centrale per comprendere al meglio la natura dei documenti stessi. I quali, in ultima istanza, sono anche e soprattutto dei film, realizzati in un preciso contesto storico, che è anche storia della settima arte: più in particolare, di quella cinematografia che si propone come “alternativa” al circuito commerciale, strettamente collegata a quella “cultura di sinistra” sulla quale il PCI (almeno fino alla fine degli anni Sessanta) poté godere di un dominio incontrastato. Nel tentativo di condurre una ricerca che tenesse conto di questi differenti aspetti, il lavoro è stato suddiviso in tre sezioni distinte. La prima (che comprende i capitoli 1 e 2) sarà interamente dedicata alla ricostruzione del panorama storico all’interno del quale questi audiovisivi nacquero e vennero distribuiti. Una ricostruzione che intende osservare, in parallelo, i principali eventi della storia nazionale (siano essi di natura politica, sociale ed economica), la storia interna del Partito Comunista e, non da ultimo, la storia della cinematografia nazionale (interna ed esterna al partito). Questo non solo per fornire il contesto adeguato all’interno del quale inserire i documenti osservati, ma anche per spiegarne i contenuti: questi audiovisivi, infatti, non solo sono testimoni degli eventi salienti della storia politica nazionale, ma raccontano anche delle crisi e dei “boom” economici; della vita quotidiana della popolazione e dei suoi problemi, dell’emigrazione, della sanità e della speculazione edilizia; delle rivendicazioni sociali, del movimento delle donne, delle lotte dei giovani sessantottini. C’è, all’interno di questi materiali, tutta la storia del paese, che è contesto di produzione ma anche soggetto del racconto. Un racconto che, una volta spiegato nei contenuti, va indagato nella forma. In questo senso, il terzo capitolo di questo scritto si concentrerà sul concetto di “propaganda” e nella sua verifica pratica attraverso l’analisi dei documenti reperiti. Si cercherà quindi di realizzare una mappatura dei temi portanti della comunicazione politica comunista osservata nel suo evolversi e, in secondo luogo, di analizzare come questi stessi temi-chiave vengano di volta in volta declinati e 10 rappresentati tramite le immagini in movimento. L’alterità positiva del partito - concetto cardine che rappresenta il nucleo ideologico fondante la struttura stessa del Partito Comunista Italiano - verrà quindi osservato nelle sue variegate forme di rappresentazione, nel suo incarnare, di volta in volta, a seconda dei temi e degli argomenti rilevanti, la possibilità della pace; il buongoverno; la verità (contro la menzogna democristiana); la libertà (contro il bigottismo cattolico); la possibilità di un generale cambiamento. La realizzazione di alcuni percorsi d’analisi tra le pellicole reperite presso gli archivi della regione viene proposto, in questa sede, come l’ideale conclusione di un excursus storico che, all’interno dei capitoli precedenti, ha preso in considerazione la storia della cinematografia nazionale (in particolare del contesto produttivo alternativo a quello commerciale) e, in parallelo, l’analisi della produzione audiovisiva interna al PCI, dove si sono voluti osservare non solo gli enti e le istituzioni che internamente al partito si occupavano della cultura e della propaganda - in una distinzione terminologica non solo formale - ma anche le reti di relazioni e i contatti con il contesto cinematografico di cui si è detto. L’intenzione è duplice: da un lato, per inserire la storia del PCI e dei suoi prodotti di propaganda in un contesto socio-culturale reale, senza considerare queste produzioni - così come la vita stessa del partito - come avulsa da una realtà con la quale necessariamente entrava in contatto; in secondo luogo, per portare avanti un altro tipo di discorso, di carattere più speculativo, esplicitato all’interno del quarto capitolo. Ciò che si è voluto indagare, di fatto, non è solo la natura e i contenti di questi documenti audiovisivi, ma anche il loro ruolo nel sistema di comunicazione e di propaganda di partito, dove quest’ultima è identificata come il punto di contatto tra l’intellighenzia comunista (la cultura alta, legittima) e la cultura popolare (in termini gramsciani, subalterna). Il PCI, in questi termini, viene osservato come un microcosmo in grado di ripropone su scala ridotta le dinamiche e le problematiche tipiche della società moderna. L’analisi della storia della sua relazione con la società (cfr. capitolo 2) viene qui letta alla luce di alcune delle principali teorie della storia del consumi e delle interpretazioni circa l’avvento della società di massa. Lo scopo ultimo è quello di verificare se, con l’affermazione dell’industria culturale moderna si sia effettivamente verificata la rottura delle tradizionali divisioni di classe, della classica distinzione tra cultura alta e bassa, se esiste realmente una zona intermedia - nel caso del partito, identificata nella propaganda - in cui si attui concretamente questo rimescolamento, in cui si realizzi realmente la nascita di una “terza cultura” effettivamente nuova e dal carattere comunitario. Il quinto e ultimo capitolo di questo scritto fa invece riferimento a un altro ordine di problemi e argomenti, di cui in parte si è già detto. La ricerca, in questo caso, si è indirizzata verso una 11 riflessione circa l’oggetto stesso dello studio: l’audiovisivo come fonte. La rassegna delle diverse problematiche scaturite dal rapporto tra cinema e storia è corredata dall’analisi delle principali teorie che hanno permesso l’evoluzione di questa relazione, evidenziando di volta in volta le diverse potenzialità che essa può esprimere le sue possibilità d’impiego all’interno di ambiti di ricerca differenti. Il capitolo si completa con una panoramica circa le attuali possibilità di impiego e di riuso di queste fonti: la rassegna e l’analisi dei portali on-line aperti dai principali archivi storici nazionali (e la relativa messa a disposizione dei documenti); il progetto per la creazione di un “museo multimediale del lavoro” e, a seguire, il progetto didattico dei Learning Objects intendono fornire degli spunti per un futuro, possibile utilizzo di questi documenti audiovisivi, di cui questo scritto ha voluto porre in rilievo il valore e le numerose potenzialità.

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Nel trentennale dalla morte di Gianni Rodari, la tesi elabora problemi e riflessioni circa la maggiore urgenza corrente tra gli attuali studi rodariani: la necessità, per la cultura nazionale, di conferire a Gianni Rodari e alla letteratura per l’infanzia il ruolo intellettuale determinante da essi rivestito. La tesi sceglie di concentrarsi sui maggiori libri poetici e sul capolavoro teorico, la Grammatica della fantasia, utilizzando come strumenti il confronto con Gramsci, con la tradizione del folklore, con i grandi scrittori per l’infanzia dell’Inghilterra e con le altre esperienze poetiche del Novecento, discutendo Rodari da una specola esclusivamente filologica e letteraria. Parte prima: Rodari utopista. Nella prima parte Gianni Rodari viene inquadrato in un confronto diretto con l’Antonio Gramsci dei Quaderni, che aveva lucidamente individuato la separatezza tutta italiana tra classe intellettuale e mondo popolare, con conseguente inesistenza di una letteratura nazionale-popolare e di una specifica letteratura per l’infanzia. Rodari, primo intellettuale a dedicare tutto se stesso al riempimento di questa lacuna, risponde con intento sociale e politico al problema, adottando un atteggiamento che la tesi definisce utopico. Tramite una disamina del pensiero delle utopie letterarie a confronto con la tradizione popolare del paese di Cuccagna, la tesi procede all’accurato rinvenimento nell’opera di Rodari dei luoghi utopici, tutti orientati a suggerire un utilizzo dell’utopia come chiave per forzare un presente insoddisfacente e accedere a un futuro costruito da ogni individuo in prima persona. Parte seconda: Rodari poeta nonsense? Scritta in Inghilterra presso l’Istitute of Germanic and Romance Studies della University of London, la seconda e corposa parte della tesi si propone come un ampliamento della traccia gettata nel 1983 dall’articolo di Cristina Bertea Gianni Rodari in Gran Bretagna. La tesi analizza dapprima il problema del nonsense, ancora scarsamente trattato in Italia, riflettendo criticamente sulla maggiore bibliografia anglosassone che ha studiato il tema. Successivamente, mette a raffronto il lavoro linguistico che Gianni Rodari ha compiuto lungo l’arco di tutta la vita e le tecniche di composizione poetica elaborate nella Grammatica della fantasia con gli strumenti retorico-formali del nonsense individuati nell’opera di Lewis Carroll, di Edward Lear e delle nursery rhymes inglesi. Parte terza: Traccia per una mappatura della poesia per l’infanzia in Italia, a partire da Gianni Rodari. L’ultima parte della tesi si avventura alla ricerca di un percorso possibile attraverso la poesia per l’infanzia del Novecento e le sue esperienze di comicità. I capitoli si soffermano sul nonsense di Toti Scialoja e di Nico Orengo, sui precedenti di Lina Schwarz e Alfonso Gatto, sul Petel di Zanzotto, sulla poesia di soglia di Vivian Lamarque e sull’eredità della Grammatica della fantasia con particolare riferimento a Calicanto, di Ersilia Zamponi e Roberto Piumini.

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La ricerca si propone di mostrare come il pensiero gramsciano sia stato riferimento prioritario di due intellettuali argentini in esilio in Messico dal 1976 al 1983: Juan Carlos Portantiero e José Maria Aricó. In quel periodo incentrarono le loro elaborazioni teorico-politiche sull’analisi della relazione tra Stato, società civile, democrazia e socialismo, partendo da una prospettiva gramsciana. Il fallimento della guerra di movimento in Argentina nei primi anni settanta li condusse a riflettere su strategie alternative di transizione al socialismo, il cui punto focale fu il concetto di "Egemonia". A partire dal 1975 indirizzarono la ripresa del pensiero di Gramsci alla creazione di un progetto politico adatto ad un contesto sempre più "occidentale", caratterizzato dalla presenza di una "società civile complessa", in cui risultava necessario combattere "guerre di posizione" e non "guerre di movimento". La prospettiva che connotò questo approccio alle riflessioni gramsciane rappresenta il culmine di un percorso che iniziarono negli anni ’50, quando sorsero i primi studi del pensiero gramsciano in Argentina. Sin da allora, Aricó e Portantiero si occuparono di Gramsci insieme al dirigente del PC argentino Agosti e continuarono a farlo anche durante gli anni sessanta e i primi anni settanta sulla rivista Pasado y Presente. Fu, però, nel periodo dell’esilio che ne ripresero il pensiero considerandolo nella sua totalità, a partire dagli scritti giovanili sino ai Quaderni del Carcere, rielaborandolo in maniera originale e costruendo una propria proposta di cammino verso socialismo nell' "occidente periferico" dell'Argentina, influenzati dall'azione del Partito Comunista Italiano.

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While it is only in recent decades that scholars have begun to reconsider and problematize Buddhist conceptions of “freedom” and “agency,” the thought traditions of Asian Buddhism have for many centuries struggled with questions related to the issue of “liberation”—along with its fundamental ontological, epistemological and ethical implications. With the development of Marxist thought in the mid to late nineteenth century, a new paradigm for thinking about freedom in relation to history, identity and social change found its way to Asia, and confronted traditional religious interpretations of freedom as well as competing Western ones. In the past century, several attempts have been made—in India, southeast Asia, China and Japan—to bring together Marxist and Buddhist worldviews, with only moderate success (both at the level of theory and practice). This paper analyzes both the possibilities and problems of a “Buddhist materialism” constructed along Marxian lines, by focusing in particular on Buddhist and Marxist conceptions of “liberation.” By utilizing the theoretical work of Japanese “radical Buddhist” Seno’o Girō, I argue that the root of the tension lies with conceptions of selfhood and agency—but that, contrary to expectations, a strong case can be made for convergence between Buddhist and Marxian perspectives on these issues, as both traditions ultimately seek a resolution of existential determination in response to alienation. Along the way, I discuss the work of Marx, Engels, Gramsci, Lukàcs, Sartre, and Richard Rorty in relation to aspects of traditional (particularly East Asian Mahāyāna) Buddhist thought.

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El pensamiento de Rodolfo Mondolfo une la investigación historiográfico-filológica y la meditación práctica sobre la moral y la justicia, resuelta en términos socialistas. Esta unión entre planos distintos de su obra no ha sido suficientemente destacada. Su recepción argentina reporta esta dificultad en la comprensión de su legado, dada por la doble contrariedad que esa herencia representa: por un lado fue un filósofo italiano que vivió y enseñó en la Argentina, antes que un filósofo argentino. Por otro lado, Mondolfo no fue sólo un profesor investigador, sino un intelectual marxista obsesionado por la relación entre la teoría y una práctica revolucionaria de intención demorradical y nacionalista. Se esboza una semblanza de conjunto para mostrar su preocupación por elaborar una antropología filosófica voluntarista, tanto a la hora de configurar su imagen del mundo antiguo, como al momento de trazar las categorías atinentes a una ética socialista de la emancipación nacional.

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Las diferentes problemáticas que acaecen a nuestro país, como la pobreza estructural y la nueva, el desempleo, los avances tecnológicos, la crisis y la coyuntura, son condicionantes en el elevado índice de violencia y delincuencia que van afectando de forma integral el desarrollo del sistema educativo. La educación en contexto de encierro (ECE), permite exponer los hechos carcelarios y previos como fruto de una relación económica y social, producto de un régimen de acumulación colapsado, que postula un ciclo educativo gradual y en parte obligatorio, a la vez que excluye a quienes lo integran. Desde la génesis del capitalismo, pobreza y delito formaron parte de la misma ecuación, tal como los campesinos se vieron impulsados al trabajo en la fábrica o a la vagabundez, castigados por la transformación del modelo que los convirtió en “delincuentes" desde los inicios de la primera Revolución Industrial. Ante la perturbación de las desigualdades que se manifiestan en todos los aspectos de la vida social, se hace pertinente cuestionar a la Justicia y al Derecho, como una estructura de poder que defiende los derechos ciudadanos, pero que a la vez se impone a los sectores vulnerables como instrumento de dominación, donde el régimen legal es tan solo el orden y la regulación de esta forma de control social, garantizado a través de:  Medios represivos para el control compulsivo y violento de la mayoría de la población, como lo son los cuerpos de seguridad, las fuerzas armadas, el aparato judicial y las cárceles.  Medios simbólicos, reconocidos en el resto de las instituciones de administración y gestión del Estado, escuelas y universidades, partidos, iglesias, que actúan como dispositivos necesarios para reforzar ese control social. Dentro de este análisis crítico de una situación que reproduce las condiciones actuales de dominación, induciendo a los sectores opuestos a la sumisión, adaptación o resignación, se tratará de distinguir una beta que impulse a la reflexión actualizada de las condiciones de dominación, y a una visión esperanzada y movilizadora que permita activar a los sectores potenciales de transformación, en un esfuerzo mancomunado a partir del conocimiento y la acción. Es por eso que se plantea la necesidad de intercambiar diferentes teorías, que mediante la adaptación de sus elementos a la problemática, hagan posible abordarla en su complejidad, desde un enfoque ecléctico, expuesto a esclarecer la temática, como así también a generar nuevos interrogantes.

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Intentaremos desmenuzar los enunciados clave en el origen y desarrollo del modelo teórico de la Intencionalidad Editorial. Analizaremos cada uno de sus elementos para luego retotalizarlos en función de ubicar el lugar del periodismo en un sistema social. Para ello es necesario preguntarnos: ¿Qué entendemos por "poder"? ¿Cuál es el marco que contiene las luchas por el poder? ¿Cuál es el sentido de la conversión de parcialidad en objetividad? Abordaremos la complejidad del concepto de hegemonía y su relación con la actividad periodística. En otras palabras, nos ocuparemos de focalizar la especificidad del proceso periodístico en la totalidad social desde la perspectiva gramsciana.

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Este trabajo tiene como propósito realizar una comparación sistemática y crítica de las concepciones que de la ideología pueden encontrarse en las producciones de Antonio Gramsci (1891-1937) y Louis Althusser (1918-1990). Si bien existen algunos análisis orientados a encontrar las similitudes y diferencias entre dichas interpretaciones, referidas a un concepto de vital importancia para la teoría marxista en su conjunto como es el de ideología, nos parece pertinente seguir indagando ya que consideramos que subsisten algunas áreas inexploradas. Los dos aportaron una nueva visión al marxismo y se convirtieron en importantes figuras de la cultura del siglo XX. Partimos del supuesto de que el pensamiento de ambos autores constituye más que un simple aporte al marxismo. Significan, por el contrario, una contribución decisiva. Para enriquecer el análisis también compararemos los conceptos de hegemonía y Estado, dado que creemos que son inseparables de la problemática de la ideología. Entendiendo que el capitalismo tiene una enorme capacidad de metamorfosis, y a la luz de la crisis financiera actual del sistema capitalista, creemos que indagar sobre la problemática de la ideología, la hegemonía y el Estado es importante para entender posibles cambios venideros.

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Ao analisar as políticas públicas para o Ensino Médio no último decênio teve-se objetivo desvelar o papel do Estado na produçao de políticas públicas para essa etapa da educaçao básica brasileira, partiu-se da premissa de que tal fenômeno somente pode ser compreendido a luz das demandas e exigências sociais de um dado processo histórico verificando as alteraçoes no tempo e no espaço. O Programa Ensino Médio Inovador instituído pelo MEC, em 2009 integra as açoes do Plano de Desenvolvimento da Educaçao em que foram estabelecidas açoes a fim de atingir em 2022, a média dos países integrantes da OCDE, como estratégia do Governo Federal brasileiro para induzir a reestruturaçao dos currículos do Ensino Médio até o Pacto Nacional de Fortalecimento do Ensino Médio oficializado em novembro de 2013 objetivando a elevaçao da qualidade dessa etapa da educaçao básica serviu como parâmetro de estudo. Ocupamos-nos em examinar criticamente aquilo que o Estado tem proposto e as estratégias elencadas para o cumprimento das metas referidas a partir de Marx, Gramsci, Coutinho e Dureguetto a fim de verificar em que medida houve avanço ou retrocesso no atendimento do Ensino Médio no País

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Durante la etapa colonial, Angel Rama analiza ciertas estructuras de poder subyacentes en las letras y en la cultura latinoamericana bajo el concepto de "Ciudad Letrada". Abordaremos dicha estructura subyacente desde diversas perspectivas teóricas, avocándonos en este caso a la Cultura académica contemporánea. De acuerdo con lo anterior, se abordarán los siguientes textos: De Antonio Gramsci Los intelectuales y la organización de la cultura, y Filosofía política y Educación; Pierre Bordieu, Jean Claude Passeron "Los Herederos Los estudiantes y la Cultura"

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El presente artículo tiene como objetivo comprender los vínculos entre la estrategia de "modernización" educativa llamada territorios educativos de Programa de Más Educación y el permanente proceso de expansión de la escuela pública brasileña para las funciones que no hay clases. Por lo tanto, se realizó un análisis de los llamados documentos oficiales (BRASIL, 2013) que representa los fundamentos técnicos y teóricos del programa. El analise se realiza esde un enfoque teórico-metodológico vinculado a la tradición de materialismo histórico-dialéctico. destacado como categorías centrales para el análisis: la expansión de la escuela, la oferta educativa (ALGEBAILE, 2009), la modernización (OLIVEIRA, 1988) y la hegemonía (Gramsci, 1968). Los resultados indican que la estrategia de la "modernización" anunciada por los territorios educativos se mejoran las formas de revitalizar los "retrasos" que marca el escenario educativo brasileño. Este processo de modernización ocurre con el crecimiento de las oportunidades de capacitación diferenciadas y pobres para la gestión de la pobreza. En el plano macroeconómico y social, tal modernización ha permitido la mejora del modelo "liberal-periférico" en Brasil, la expresión de la subordinación moral e intelectual de la "retrasada" elite brasileña a los dictados de la burguesía representativas del capital financiero mundial